IN MEMORIAM   [BSPN LXXI [1980] n.1 - pp. 3-4]

Con Alessandro Aspesi è scomparso — il 20 Aprile — lo storico e lo studioso che diresse con tanto prestigio questa rivista per 23 anni (1957-1980).

Non mi soffermo sulle Sue pur eccellenti note biografiche, sulle Sue benemerenze militari, sulla Sua ultra quarantennale opera nella Scuola, sugli Istituti da Lui fondati e diretti, sui libri e sulle centinaia di articoli di storia e di letteratura: altri lodevolmente ne dissero e ne diranno.

Ricordo con emozione dolente l'uomo e l’«amico» come Egli benevolmente, nonostante la differenza d'anni, voleva che Lo chiamassi, rammentandomi spesso quelle che per Lui erano le caratteristiche della vera amicizia: la confidenza ed il mutuo, disinteressato aiuto nel bisogno.

Conobbi Aspesi, tramite la Società Storica, alla fine degli anni sessanta; nelle nostre lunghe conversazioni del lunedì sera, una consuetudine che ora mi lascia un triste vuoto, il discorso prima o poi cadeva inevitabilmente sui Suoi ricordi di Capo di Istituto ed Egli mi raccontava aspetti e vicende degli anni ormai iontani.

Ne usciva il ritratto di un uomo forte ed equilibrato, che aveva il senso della responsabilità fin oltre il dovuto: mai Egli scaricò ad altri il peso delle difficoltà che insorgevano, nemmeno quando avrebbe potuto farlo e spesso i superiori lo fecero con Lui. Certe Sue decisioni, prese con giusta fermezza nell'ambito delle Sue funzioni, spesso non erano nè facili, nè popolari, e di qui uscì presso taluni la favola di Aspesi burbero e caratteraccio.

Sicuramente — e ne ebbi concreta reiterata contezza — non adulò mai il potere, qualunque esso fosse, non servendo se non la propria missione, non accettando nè per sè nè per gli altrî raccomandazioni di sorta, senza tuttavia negare l’aiuto e l'incoraggiamento a chi riteneva meritevole.

Suoi modelli culturali, come mi riferiva, furono Anatole France, Gaetano Negri e lo storico Alberto Lumbroso che Egli conobbe e che al pari di altri letterati del Novecento Gli fu familiare. Credo proprio di potere paragonare la figura di Aspesi a quella di France e ad alcuni suoi celebri personaggi: come l'Abate Coignard (La rôtisserie de la Reine Pédauque), Egli fu spirito scettico e ironico apparentemente egoista ma moralmente impegnato, dotto bibliofilo, pieno di quella vitalità che solo le ultime gravi sofferenze riuscirono a piegare.

Carissima gli fu la nostra Società Storica alla cui fortuna dedicò gli ultimi vent'anni; il destino volle che Egli spirasse proprio circondato dagli amici della Società, che gli erano affettuosamente vicini in quel ventoso pomeriggio di primavera inoltrata.

Alfredo Papale


La scomparsa del Ragionier Antonio Contini (15 gennaio 1980) segna una grave perdita per la nostra Società, alla quale in qualità di Segretario Tesoriere recò per lunghi anni il contributo della Sua competenza professionale.

Il Rag. Contini, nato a Novara nel 1908, spese l'esistenza nella più completa dedizione alla famiglia ed al Suo lavoro di contabile e di libero professionista; fu Maggiore di fanteria e come tale partecipò al II° conflitto mondiale.

Alla Moglie ed alla Figlia la certezza del nostro ricordo.

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RICERCHE PER TESI DI LAUREA COMPIUTE NELL'ARCHIVIO DI STATO DI NOVARA   [BSPN LXXI [1980] n.1 - pp. 155-157]

Si inizia, con questo numero, la segnalazione delle tesi di laurea e di altri lavori inediti elaborati sulla base di materiale documentario conservato presso l'Archivio di Stato di Novara.

Dal 1972, da quando cioè l'Archivio di Stato ha aperto i suoi battenti al pubblico degli studiosi e dei ricercatori, sono stati compiuti numerosi e pregevoli lavori storiografici su vari aspetti della storia di Novara e del suo territorio.

La maggioranza di tali ricerche è stata fatta a fini di tesi di laurea, ma soltanto una minoranza dei laureati ha adempiuto all'obbligo, che è in primo luogo morale, di donare all'Archivio una copia della tesi.

Si ritiene dunque di far cosa utile, informando i cultori di storia novarese sull'esistenza di contributi storiografici, quali sono le tesi di laurea, molto spesso validi e caratterizzati da serietà e rigore scientifico, ma per loro natura ignorati.

Si dà ora qui di seguito un breve cenno su alcune delle tesi condotte a termine negli anni passati.

Andreino Coppo

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Bollettino Storico: quale avvenire?   [BSPN LXXI [1980] n.2 - pp. 3-9]

Con l'occasione del cambio di direzione avvenuto nella nostra rivista per la scomparsa del compianto Prof. Aspesi, vale la pena di soffermarci a dare un'occhiata al nostro passato e cercare di formulare qualche programma per i prossimi anni.
Il Bollettino Storico per la Provincia di Novara dalle sue origini nel 1907 al presente numero 2-1980 ha pubblicato in 21.100 pagine 1.215 saggi, mettendo a disposizione degli studiosi un complesso di materiale veramente ragguardevole (1).
Per vedere in che direzione si sono mossi gli autori dei saggi, almeno dalla ripresa post-bellica ad oggi (1947-1980), abbiamo suddiviso per materia i 474 articoli del periodo considerato:

FONTI MEDIOEVALI3
FONTI MODERNE2
STORIOGRAFIA2
PALEOGRAFIA4
ARCHIVISTICA9
NUMISMATICA7
ARCHEOLOGIA43
EPIGRAFIA2
TOPONOMASTICA1
CULTURA MATERIALE1
TRADIZIONI POPOLARI4
BIBLIOGRAFIA1
DEMOGRAFIA STORICA1
STORIA ANTICA13
STORIA MEDIOEVALE42
STORIA MODERNA81
STORIA DEL RISORGIMENTO64
STORIA DELL'ARTE ANTICA4
STORIA DELL'ARTE. ARCHITETTURA24
STORIA DELL'ARTE. PITTURA23
STORIA DELL'ARTE. SCULTURA9
STORIA ECONOMICA5
STORIA DELLE ESPLORAZIONI2
STORIA AGRARIA1
STORIA DEL TERRITORIO2
STORIA DELLA MUSICA1
STORIA ECCLESIASTICA39
STORIA DEL DIRITTO8
STORIA LETTERARIA27
BIOGRAFIA49
TOTALE474

Immediatamente si vede come gli Autori abbiano dato la loro preferenza ai saggi di storia locale, archeologia e storia nelle varie periodizzazioni, mentre per contro appare scarsa la percentuale di studi a carattere generale e metodologico ed infine troppo esigua la pubblicazione di fonti.
Fatta questa premessa, puramente quantitativa sugli articoli del Bollettino e senza entrare nel merito della qualit degli stessi, dobbiamo obiettivamente registrare che la storia locale a partire dalla fine degli anni sessanta ha assunto primaria importanza, passando dalle mani degli eruditi di tipo tradizionale agli istituti di ricerca, alle universit, dove le tesi di storia sono ormai prevalentemente sulla ricerca locale.
Si è avuta quasi ovunque una netta ripresa delle vecchie Deputazioni di Storia Patria e la fondazione di nuove, la messa in cantiere di grandi imprese editoriali con metodologie nuove nel campo della storia, (2) la nascita di un buon numero di riviste storiche di elevato livello, dove ampio spazio hanno i saggi di storia locale: citiamo l'esemplare caso dei Quaderni storici dell'Università di Ancona (3).
Nella nostra provincia, dove prima il Bollettino Storico era l'unica voce, sono apparsi, con un loro pubblico e con un raggio di ricerca abbastanza ben definito, diversi periodici, che si occupano di ricerca locale; ricordiamo la comparsa nel 1967 di Novarien (4), nel 1971 di Oscellana (5), nel 1976 de Lo Strona (6), nel 1979 di Paese Nuovo (7), di Verbanus (8), di Ieri Novara Oggi (9), mentre continua ad uscire in bella veste editoriale Novara, la rivista della Camera di Commercio, che sembra si orienti, giustamente, su saggi di carattere storico-economico ambientale.
Ma, fatto ancora pi importante, nei medesimi anni sono sorte istituzioni culturali che hanno dato un impulso determinante a nuove ricerche: la creazione, da parte di Don Stoppa, presso l'Archivio Storico Diocesano, dell'Associazione di Storia Ecclesiale Novarese (1964), l'apertura ad opera del Dottor Giovanni Silengo dell'Archivio di Stato di Novara (1972) e della Sezione di Verbania (1976), la nascita nel 1970 della Fondazione Marazza a Borgomanero, dove con l'aggiunta ai fondi originari dell'Archivio Molli e delle Biblioteche Molli e Tornielli si è formata una sede di studio di alto livello.
E inoltre, la costituzione nel 1968 dell'Istituto Storico della Resistenza Piero Fornara in Novara, il sorgere di biblioteche in molti centri della Provincia, l'organizzazione di convegni, conferenze e mostre da parte di Enti quali il Museo del Paesaggio di Verbania, l'Antiquarium di Mergozzo, la Fondazione Monti di Anzola, il Museo Civico di Oleggio, la Biblioteca Civica Negroni di Novara.
Senza scendere poi ad enumerare i libri, i saggi, le iniziative promosse da enti pubblici e privati (10), ci pare che in questi anni si sia lavorato parecchio nel campo della cultura storico-locale novarese: ebbene, il nostro Bollettino in questo rinnovato fervore di studi deve mantenersi degno della sua antica tradizione, offrendo lavori che alla chiarezza ed all'interesse uniscano il dovuto rigore scientifico.

Scriveva nel 1972 lo storico Giuseppe Martini, recentemente scomparso: ... Di storiografia locale del tipo tradizionale ne è stata prodotta tanta, ma, pur senza negare quanto in essa ve di buono, non possiamo esserne soddisfatti. Nei casi migliori è diffcile che non sia occasionale, provocata cioé dal desiderio di pubblicare o sfruttare una certa fonte che si ha sottomano, e unilaterale, in quanto tratta di pochi aspetti e pochi problemi.
Oggi le nostre esigenze sono diverse e non ci possiamo accontentare di contributi isolati e parziali, anche se utili come documentazione o prima interpretazione, né tanto meno di sintesi affrettate...
(11).
Scomparsa la storia globale, sepolta quella universale, il territorio dello storico appare quanto mai suddiviso non solo dal punto di vista disciplinare, spaziale e temporale, ma addirittura nelle sue componenti etnologiche, antropologiche, semiologiche e psicanalitiche; le diverse realtà studiate poi nelle loro relazioni permettono la ricomposizione del panorama unitario e lo storico locale, architetto di un solo mattone, fornisce la materia prima per la costruzione dell'edificio.
Ecco allora scaturire risultati eccellenti dall'incontro tra lo storico di professione (professore, archivista, bibliotecario) e lo storico locale quale è definito dal francese Paul Leuillot: ...Voici donc l'historien local installé dans la connaisance de la histoire de son pays, de son terroir, il possède et défriche son champ du passé, en bon paysan, le reflexe historique apparait lié à une sorte d'instinct de la propriété, d'origine terrienne (12).
Il primo fornisce il quadro interpretativo, la metodologia, gli strumenti sofisticati d'indagine, mentre il secondo apporta la conoscenza delle fonti locali, dell'ambiente e dell'humus culturale; per di più lo storico locale, affiancato dal professionista, eviterà quelli che sono i suoi tradizionali punti deboli: tendenza agiografica, lettura errata dei documenti, visione generale insufficiente, scarso aggiornamento metodologico.
Alla luce di questi orientamenti generali, per il futuro del Bollettino crediamo di potere tracciare le seguenti linee programmatiche:
— Collegamento con le Università.
— Maggior spazio alla pubblicazione di fonti in considerazione dei grandi fondi documentari resisi disponibili in questi ultimi anni. Particolarmente significativa sarà l'edizione di piccoli gruppi di documenti (ad esempio le 4-5 pergamene di un archivio comunale), che non possono trovare luogo in pubblicazioni specifiche.
— Ricerche documentate a tutto tondo su un villaggio, un territorio, una istituzione od un'opera d'arte, con esclusione di saggi occasionali dovuti allo studio di un unico documento.
— Incremento degli articoli dedicati alle scienze ausiliarie della storia, alla toponomastica, alla storia agraria (13), alle tradizioni popolari, alla cultura materiale, all'uso della documentazione orale.
— Limitazione, per quanto possibile, trattandosi di una rivista storica, dei saggi a carattere letterario, biografico o comunque che non siano frutto di ricerca documentata.
— Promozione di iniziative che aggancino le nostre pubblicazioni alla didattica, in considerazione del crescente interesse che la scuola dimostra nei confronti della storia locale.
Questi i nostri modesti intendimenti, che non significano nulla se non ci sorregge l'aiuto dei collaboratori, degli amici e di quanti hanno a cuore la rivista e la Società Storica.
Per concludere, dichiariamo apertamente che, senza cadere nel trasformismo, non faremo discriminazioni di indirizzo o scuola: rivolgiamo piuttosto un invito a collaborare a tutti i ricercatori onesti, cui offriamo cordiale ospitalità sul Bollettino. Auspichiamo largo confronto di idee anche da noi, proprio nel momento in cui in Italia il dibattito storiografico(14) è molto vivo e stimolante.

Alfredo Papale


(1) Hanno diretto il Bollettino Storico per la Provincia di Novara: Giovanni Battista MORANDI dal 1907 al 1915, Alessandro VIGLIO dal 1916 al 1943, Carlo SALSOTTO dal 1947 al 1956, Alessandro ASPESI dal 1957 al 1979.
(2) Ricordiamo la Storia d'Italia di Einaudi, uscita tra il 1972 ed il 1976 e coordinata da Ruggiero Romano e Corrado Vivanti, quale importante intreccio di molti e diversi filoni di indagine, storia economica e religiosa, sociologia, geografa; gli Annali, sempre di Einaudi, di cui sono finora apparsi tre volumi, in continuazione alla Storia d'Italia; infine la Storia d'Italia, diretta da Giuseppe Galasso, che esce presso la UTET, a partire dal 1976, in volumi a schema regionale.
(3) I Quaderni storici hanno assunto la denominazione attuale nel 1970 dopo essere usciti per quattro anni come Quaderni storici delle Marche; la rivista, quadrimestrale, esce ora presso II Mulino di Bologna ed è diretta da Sergio Anselmi, Alberto Caracciolo, Carlo Ginzburg, Edoardo Grendi, Giovanni Levi, Carlo Poni, Raffaele Romanelli, Pasquale Villani.Sono finora usciti 44 fascicoli in veste di numeri unici, aperti su frontiere inedite della storiografia italiana, quali la demografia storica, la cultura materiale, la storia orale, l'antropologia.
(4) Novarien la prestigiosa rivista dell'Associazione di Storia Ecclesiale Novarese che nel periodo 1967-1980 ha pubblicato in 10 quaderni un buon numero di saggi di elevato livello. Direttore Don Angelo Luigi Stoppa, coadiuvato da un comitato di redazione formato da Giancarlo Andenna, Giuseppe Briacca, Emilia Dahnk Baroffio, Piergiorgio Longo, Mario Perotti, Federico Ponti.
(5) Oscellana rivista illustrata della Val d'Ossola, quadrimestrale al decimo anno di vita, è diretta da Tullio Bertamini che ne è il principale animatore. Tra gli autori principali dei saggi di arte e di storia, segnaliamo, oltre al direttore, Gianfranco Bianchetti, Beatrice Canestro Chiovenda, Leandro Felici, Alberto De Giuli, Guido Cesura, Alessandro Giozza.
(6) Lo Strona, rivista trimestrale illustrata, diretta da Lino Cerutti, esce da cinque anni e si interessa prevalentemente del Lago d'Orta e zone limitrofe. Di elevata impostazione editoriale, si imposta per lo splendido apparato iconografico e per i collaboratori quali Piero Chiara, Mario Bonfantini, Marziano Guglielminetti, Andreina Griseri, Gianni Rodari, Mario Soldati. Il numero 1-1980, uscito in veste monografica, è stato dedicato ai Walser.
(7) Paese Nuovo sotto la direzione di Giuseppe Franzosi di Bolzano Novarese è uscito nel periodo 1975-1980 sotto varia forma e periodicità: dal ciclostilato mensile al volumetto trimestrale. Si è interessato prevalentemente di tradizioni popolari e di cultura materiale.
(8) Di Verbanus è uscito il primo numero nel 1979. Si tratta di un raffinato volume di 300 pagine edito da Alberti di Intra e curato da Pierangelo Frigerio, Claudio Mariani, Pier Giacomo Piisoni, Franco Vercellotti. È il IX volume della collana Pubblicazioni storiche della zona verbanese con cui Alberti, creatore fra l'altro del premio Verbanus, ha dato un netto impulso agli studi sul Lago Maggiore.
(9) Ieri Novara Oggi - Annali di ricerca contemporanea, dell'Istituto Storico della Resistenza in Provincia di Novara, esce dal 1979 per le cure di un comitato di redazione composto da Mauro Begozzi, Cesare Bermani, Adolfo Mignemi, Roberto Negroni, Francesco Omodeo Zorini. Il numero 2-1979 registra un notevole contributo sulla storiografia locale contemporanea riportando le comunicazioni dell'incontro di studio Storia di paese, paesi nella storia tenutosi a Novara il 5 maggio 1979. L'Istituto pubblica dal 1968 il bollettino mensile Resistenza unita.
(10) Ricordiamo le mostre più significative:
Novara e Antonelli (Archivio di Stato di Novara), gennaio 1976;
Arona Sacra. L'epoca dei Borromeo (Comune di Arona, Soprintendenza ai Beni Artistici del Piemonte, AA.S.T. di Arona), 28 maggio - 12 giugno;
Il Contado di Novara - Paesaggio e Storia (Archivio di Stato di Novara), maggio 1977;
Il centro storico di Oleggio (Comune di Oleggio, Biblioteca Civica Enzio Julitta), 23 ottobre - 21 novembre 1977;
Novara classica e cristiana (Associazione Storia Ecclesiale Novarese, Rotary Club di Novara), 29 aprile - 10 maggio 1978;
Novara e la sua terra nei secoli XI e XII. Storia, documenti, architettura (Comune di Novara), settembre-ottobre 1980.
(11) Giuseppe MARTINI, «Attuali indirizzi della storiografia medioevale», in Nuovi metodi della ricerca storica. Atti del II Congresso Nazionale degli Storici Italiani, Salerno 23-27 aprile 1972, Milano, 1975, p. 119.
(12) Paul LEUILLOT, «Histoire locale et politique de l'histoire», Annales E.S.C., 1974, n. 1, p. 141.
(13) Si veda in proposito: Angelo L. STOPPA, È tempo di fare la storia della agricoltura novarese, Novara, 1979, n.6, pp.39-71.
(14) Ci riferiamo al saggio di Giuseppe GALASSO, «L'Italia come problema storiografico». Introduzione a Storia d'Italia, Torino, 1979; al Convegno su Les "Annales" et l'historiographie italienne organizzato da L'Ecole Française di Roma; al dibattito fra gli storici italiani di cui si è fatto eco il settimanale L'Espresso:
n. 33-1977: Giuseppe GALASSO, La storia come pensiero e come cattiva azione.
n. 31-1979: Paolo MIELI, La storia con la "S" maiuscola; E. GRANDI, In Italia, invece, sono tutti maiuscoli; Giuseppe GALASSO, Ma le vie della storiografia sono infinite.
n. 6-1980: Furio DIAZ, E così la Storia finisce in crusca; Giovanni SABBATUCCI, Le Annales: 50 anni, però non li dimostra.
Per un orientamento generale sul problema storiografico italiano si veda: Ruggero ROMANO, La storiografia italiana oggi, Milano, 1978; mentre per il Piemonte fondamentale il recente numero speciale di Studi Piemontesi (aprile 1980), «Studi sul Piemonte: Stato attuale, metodologie e indirizzi di ricerca». Atti del Convegno di Torino (16-17 novembre 1979).

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