La nostra storia raccontata da Francesco Cognasso

Premessa alla prima edizione
Alla memoria di vecchi amici novaresi mi piace dedicare questa mia rinnovata Storia di Novara. Fu verso il 1911 che, ricercando notizie e documenti per preparare l'edizione del cronista novarese del Trecento, l'Azario, narratore e descrittore così bonario ed intelligente, anche, delle vicende della sua città, ebbi a trovarmi in quel cenacolo di studi novaresi che era lo studio di Giambattista Morandi.
Sua iniziativa e di qualche altro entusiasta era stata la Società Storica Novarese e poi quel Bollettino Storico che servì e serve ancora di richiamo a tutti gli innamorati della storia, dell'arte e dell'archeologia novarese: Convegno di persone modeste e sapienti.
Come non ricordare, accanto al Morandi, l'arguto e dotto don Lino Cassiani ed Augusto Lizier, sapiente cultore di storia economica, ed il dottor Pezza indagatore dei misteri archeologici e storici della sua Lomellina!
Poi il Morandi scrisse sul Carso una pagina di storia col suo sacrificio.
Ma il cenacolo rivisse; risorse la Società, risorse il Bollettino ed il nuovo animatore fu Alessandro Viglio, anima di poeta; ma poesia ravvivata dall'amore della ricerca dotta. E poi altri ebbe a raccogliere l'eredità del Viglio.
Amici di studio dunque a Novara. Ma Novara già si era affermata nell'Università torinese, sui banchi della Facoltà di Lettere. Di Novara si parlava con Luigi Fassò ed è un ricordo come di ieri la discussione della sua dissertazione di laurea su l'opera e l'arte del Bazzoni.
E della patria Valsesia il Fassò, mentre alla Università di Pavia parlava dell'Alfieri e del Foscolo, continuò ad occuparsi anche più tardi, specie a proposito dell'intelligente avventuriero del Seicento, il Fassola, riuscito a farsi rinchiudere dal re Sole nella Bastiglia.
Da Bellinzago era venuto a Torino, al Collegio Caccia, il Calcaterra. Figlio di un medico letterato, anch'egli Carlo, Calcaterra sacrificò di passaggio all'arte del bel verso prima di accedere a quegli studi severi sul Sei e Settecento che doveva coltivare all'Università del Sacro Cuore e poi a Bologna dove fu maestro ed educatore nobile.
Ed un altro Novarese era in quegli anni pure a Torino: Angiolo Gambaro di Galliate. Il problema religioso dominante il travaglio spirituale dei grandi spiriti dell'Ottocento come il Lambruschini, il Capponi, il Tommaseo ed il Ricasoli fu oggetto di sue ricerche accurate di cui trasfondeva i risultati nell'insegnamento che doveva impartire per molti anni dalla cattedra di Torino, nel culto di Erasmo e del Rosmini.
Storia recente questa della vita spirituale di Novara che meriterà ricerche da parte di chi dovrà riprendere a tessere la storia della sua città.
E molte ricerche ancora si imporranno a chi voglia chiarire tanti punti o poco chiari o del tutto oscuri della storia di Novara e per l'età medievale ed anche per quella età che vide Novara dominio spagnolo od austriaco.
Così questa mia fatica possa essere di incentivo a progredire nella conoscenza della storia di questa città che collocata tra Sesia e Ticino apparteneva ad un tempo ed al Piemonte ed alla Lombardia favorendone le relazioni culturali ed economiche per la formazione di quello spirito unitario che si doveva sviluppare attraverso ad una lunga serie di tempi.
E con questo augurio faccio a Novara la mia offerta modesta ma cordiale.

[Francesco Cognasso, Storia di Novara, Lazzarelli, Novara 1971]