I Direttori del "Bollettino" - GIOVAN BATTISTA MORANDI

Battista Pietro Morandi di Cesare e di Clementina Cucchi nacque a Novara il 3 dicembre 1876 e a Novara compì i suoi studi, dalle scuole elementari alla licenza liceale. Nel 1897 lo troviamo all'Università di Torino, inscritto nella facoltà di lettere. Non fu mai uno studente modello, sia detto senza offesa alla sua memoria; ciò, del resto, non toglie nulla alla sua bella intelligenza e alla stima larga e sicura che s'era acquistata in patria e fuori precisamente come studioso. Per la sua scarsa adattabilità allo studio coatto e così spesso poco attraente e formativo delle scuole nostre, egli si crucciava con sé stesso e andava cercando una giustificazione alla sua coscienza, come di grave mancanza verso l'affetto dei suoi cari...

Sicché egli fu, come bene è stato detto, un autodidatta. Da sé vide e iniziò la sua vita di studioso; da sé apprese il suo modo attraente di trattare gli argomenti di storia locale anche più complicati e aridi e astrusi, da sé preparò il suo vasto programma di lavoro. Del rigoroso metodo storico di certe scuole universitarie egli fastidì il desolato squallore e accolse soltanto il mezzo della dimostrazione rigorosamente documentata; e la muta e cieca oggettività di metodo irradiò di voci e sorrisi che gli salivano dell'anima attenta, presente e commossa...

Quando, se non erro, il Governo fece il primo esperimento dei corsi di ufficiali di complemento, un po' per l'entusiasmo che si era diffuso tra le file dei giovani universitarii, un po' per fastidio degli studi compassati e del chiuso di collegio (era alunno interno del Collegio Caccia di Torino), disertò l'Università e con altri suoi amici, nell'ottobre del 1897, si arruolò nella milizia alpina. Il dì 13 di febbraio del 1898 scrive al padre annunziando il suo ritorno dalle fatiche del campo con espressioni di orgogliosa soddisfazione per i disagi sofferti e per gli spettacoli che la montagna gli ha concesso di godere. In quei brevi giorni di vergini entusiasmi (dal 7 al 12 febbraio 1898), egli tracciò per la mamma e per la sorella delle note di campo che sono impressioni di cose e di luoghi raccolte e sentite con animo proteso ad ogni vibrazione di vita, ad ogni espressione di bellezza. I suoi concittadini non riconoscerebbero certo in queste note il giovane tutto assorto in sé, appartato dalla vita, dignitoso, solitario, che faceva solo rare apparizioni co' suoi libri tra di essi, conducendosi a mano qualche attonita figura del passato, ch'egli sospingeva fuor dagli archivi, sospirosa di luce e di moto. In queste note la giovinezza trionfante per la vigoria del saldo corpo e la festività dell'anima serena...

Terminato il periodo obbligatorio del suo servizio, si congedò col grado di sottotenente e riprese a studiare e a dare gli esami dei vari corsi. Ma nel 1903 è richiamato sotto le armi nella 45* Compagnia del Battaglione Morbegno e riprende le corse per valli e per monti coi suoi diletti alpini che ammirava e amava e innamorava di sé con il suo carattere buono e cortese. Dopo il congedo, nel novembre del 1903, s'inscrive nell'Università di Genova per compiervi gli studi e sostenervi l'esame di laurea. Tutto era già condotto a buon segno, quando, per un puntiglio, piantò in asso ogni cosa e si ritirò a Novara; e qui si dedicò tutto a quella preparazione severa che doveva farlo così sicuro conoscitore e critico di storia cittadina. Entrato in dimestichezza con il venerando Direttore della Biblioteca Civica, avvocato Raffaele Tarella, ne acquistò subito la stima e l'affetto e nella consuetudine di quell'amantissimo della sua città e delle antiche memorie, s'accese di nuovo fervore nei propositi di studio, amorevolmente consigliato e incoraggiato. Quando il Consiglio Comunale decretò la riunione della Biblioteca Civica alla Negroni (1904 1905), il Morandi fu, con l'autore di queste note e col personale già addetto alla Civica, incaricato del catalogo di tutte le opere da consegnare alla nuova amministrazione, ed ebbe così modo di acquistare una più compiuta conoscenza di tutto quel patrimonio di erudizione col quale doveva poi arricchire la sua cultura onde muovere a molteplici fortunate ricerche e a splendide affermazioni di intelligenza, di attività e di amore alla storia cittadina...

Il 24 dicembre 1906 gli viene affidato dalla Giunta Municipale l'incarico dell'inventario del Museo Civico e quello di provvedere con l'avv. Silva, allora benemerito assessore dell'Istruzione, alla consegna del Museo stesso all'Amministrazione della Biblioteca Negroni...

Il 16 gennaio 1910 viene aperto al pubblico solennemente il Civico Museo: è il riconoscimento ufficiale della creatura caramente diletta dal Morandi; il 14 aprile 1911, in prima votazione unanime, egli viene nominato Direttore del Museo: è il riconoscimento ufficiale e il premio di tante fatiche e di una fervida attività quasi gelosamente celata nell'ombra. Così egli andava diventando il fulcro sul quale dovevano imperniarsi tante belle iniziative di studi e di pubblicazioni importanti, onde a Novara si riaccese più vasto e fiammante quell'ardore di lavoro erudito che aveva mandati i primi bagliori con la Società Archeologica, costituita da' migliori per intelligenza, coltura e censo fra i Novaresi, il 21 novembre 1874.

Eletto Direttore dal Civico Museo e dell'annesso Archivio Storico, il Morandi si diede con mente alacre e industriosa ed assestare il materiale affidatogli e ad imprimere il ritmo della vita ad un istituto che esisteva ormai soltanto di nome. E che il Museo e l'Archivio avessero ripresa e accresciuta la loro vitalità, mercé l'opera del Morandi, diranno altri in questo Bollettino; ma io so che all'annunzio della morte del loro Direttore, mi parve che anche per il Museo e per l'Archivio fosse accaduto qualche cosa di irreparabile: e quel senso di profonda desolazione e di sconforto per la scomparsa dell'uomo e per la iattura degli studi nostri fu sentita da molti che non vivono soltanto per gli affari e per il pane.

[tratto da Alessandro Viglio, G. B. MORANDI. Il carattere e la vita in BSPN, IX (1915), fasc. VI, p. 169-180]

Egli amava l'arte, ma prediligeva la storia. Il suo grande ideale era la storia di Novara che è ancora da scrivere. A questa aveva consacrata la sua nobile vita.
Entr quindi nel museo civico di Novara per farne non solo una raccolta di arte per la gioia degli occhi dei Novaresi, ma principalmente un santuario delle antichità, delle rarità locali, dei ritratti, delle stampe, dei documenti che attestassero qualche cosa della storia di Novara; un rifugio delle icone, degli affreschi e di quanto la moderna materialistica concezione della vita spazza via dai conventi e dalle cappelle, ridotte ad usi civili; farne un altare, un'apoteosi di quelle opere d'arte che fossero il frutto del genio artistico novarese tanto antico che contemporaneo...

[tratto da Lino Cassani, G. B. MORANDI - Direttore del Museo Civico di Novara in BSPN, IX (1915), fasc. VI, p. 213-223]