Parliamo un po' di casa nostra

Tutti: autorità, soci, enti, studiosi locali e non, sanno che la nostra Società Storica Novarese ha la sua sede in via G. Ferrari n. 13, e precisamente in fondo al cortile a sinistra del Palazzo Faraggiana.
Ma quale sede? Coloro che hanno avuto l'occasione o la necessità di accedervi conoscono o hanno potuto constatare le tristissime condizioni in cui si trovano i nostri locali.
A parte la dislocazione non sempre accessibile per i non pratici, la scala d'accesso buia, stretta, letteralmente coperta dai calcinacci che piovono da tutto l'intonaco, e che si rinnovano continuamente, piova o non piova, da un senso di squallore, di desolazione, di sordidezza che stringe l'animo, e induce a considerazioni non certo favorevoli o benevole da parte del visitatore.
Che dire poi dei locali adibiti a segreteria e a deposito delle pubblicazioni? Sono quattro, di cui uno serve da ripostiglio.
A questo punto la situazione si fa veramente tragica, quasi catastrofica, e ne spiegherò i motivi.
Non sono termini esagerati quando si pensi che oltre ai soliti calcinacci, anche qui sempre pi frequenti, vi piove da tutte le parti.
Ad ogni minimo scroscio di pioggia, l'acqua invade i locali, e scorre sui pavimenti con lo spessore di qualche centimetro, tanto che si teme da un momento all'altro che il pavimento, composto di mattonelle e sostenuto da vecchie travi, possa cadere, travolgendo parte del materiale.
Il Municipio, cui appartiene il Palazzo Faraggiana, intervenuto più di una volta, per dire il vero, con saltuarie riparazioni al tetto e ai tubi di scarico, ma esse non sono servite a nulla, ed il gravissimo inconveniente permane nella sua dura e pericolosa realtà.
Le varie e numerose pubblicazioni della Società, e, sopra tutte, le monografie sull'arte novarese, composte, come tutti sanno, in carta patinata, corrono il pericolo di deteriorarsi perché, data la persistente umidità, le pagine e in modo particolare le fotografie, si appiccicano e si incollano, danneggiando in modo disastroso un patrimonio, che è costato fatica e denari non indifferenti.
Qualcuno si chiederà: tutti questi inconvenienti così preoccupanti, soltanto adesso sono balzati alla assennata preoccupazione dei dirigenti? Sissignore, e ne spiegheremo i motivi.
Nei suoi primordii la Società Storica Novarese ebbe una conduzione vorrei dire quasi privata, anzi individuale, da parte di G. B. Morandi, e in seguito, caduto eroicamente quest'ultimo nel novembre del 1915 sul Carso, da parte di Alessandro Viglio, che assommava in se tutte le iniziative culturali della città, e che aveva posto la sede di esse nel Palazzo Orelli, a cui si accedeva dal Corso Italia e dove spesso ebbi ad incontrarlo.
Deceduto il Viglio nel 1943, e dopo l'interruzione di ogni attività durante la guerra, sia del Bollettino sia della Società, mons. Lino Cassani ricostituiva la Società, di cui assumeva la Presidenza l'ambasciatore Vittorio Cerruti.
La Direzione del Bollettino era affidata al preside a riposo Carlo Salsotto, il quale continuò nell'antico sistema di far della sua casa la sede della redazione del Bollettino, mentre gli incartamenti della Società restavano depositati alla biblioteca Negroni, dove erano stati portati durante la guerra.
Date le dimissioni per ragioni d'età il Salsotto, e deceduto successivamente il presidente Cerruti, la Società rimase senza alcun preciso recapito, per cui il sottoscritto, nominato intanto direttore del Bollettino, accentrava all'Istituto Mossotti, di cui era allora preside, sia la sede della Società sia la redazione del Bollettino.
Nel 1967 collocato in quiescenza il sottoscritto, la sede non poteva più rimanere nel suddetto Istituto e per qualche tempo la Società rimase senza fissa dimora, finché il nuovo presidente, dott. Guido Maggia, otteneva dal Municipio l'assegnazione dell'attuale infelicissima sede.
Da allora invano si continuò ad andare alla ricerca di un'altra più decorocsa, più consona alle esigenze della ripresa attività, si insistette ad impetrare dal Municipio un intervento per la salvaguardia del patrimonio cospicuo di questa antica gloriosa Società.
Intanto i locali occupati andavano ogni giorno peggiorando, fino a ridursi nelle condizioni sopra descritte, e chiunque può constatare se vi è stata da parte nostra una qualunque esagerazione con frange iperboliche.
Mentre in altri centri vicini, dentro e fuori della Provincia, come ebbe a visitare il sottoscritto, si può constatare fervore di iniziative, di sistemazioni, di incrementi culturali di ogni genere, storici, archeologici, artistici, di studi, di riviste, che illustrano ed illuminano le vicende del passato lontano e recente della loro regione, qui da noi tutto ristagna e languisce in un torpore obbrobrioso, per non dire un'apatia che rasenta l'ottusità.
Eppure è da più di sessantanni che questa Società Novarese, attraverso le sue svariate pubblicazioni, svolge un compito di primo piano nel ricordare, nell'illustrare, nel mettere in valore il passato della Città e della Provincia, nel rievocarne insomma la storia, facendosi strumento unico ed insostituito di ricerche, di indagini in tutti i settori, le quali sono base e ispirazione dei nostri odierni ordinamenti cittadini.
Basta scorrere le lunghe annate del nostro Bollettino per convincersene.
Ma a che pro soffermarsi più oltre a lumeggiare l'opportunità, anzi, la necessità imprescindibile di avere una Società Storica efficiente e attiva? Tutti ne comprendono l'importanza, e d'altronde le centinaia di soci, che ogni anno rinnovano la tessera, stanno a dimostrare quanto sia sentita la sua esistenza.
E veniamo al quia, e cioè al motivo di questa accorata esposizione, che vuoi essere un appassionato appello a tutte le Autorità cittadine e provinciali, cui dovrebbe incombere il dovere morale di aiutare e sostenere questa Società, perche possa continuare nella sua opera a beneficio della città e Provincia.
In primo luogo è indispensabile una sede decorosa e sicura, quale s'addice ad una istituzione di alto valore culturale, come ogni anno essa viene definita dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
È mai possibile che in una città di cento e più mila abitanti non si possa trovare locali adeguati?
In secondo luogo gli Enti più rappresentativi dovrebbero sentire l'opportunità di un contributo annuale, che permetta di svolgere tutte quelle attività, richieste dal regolamento della Società.
Constatazione dolorosa! Oggi la Società vive esclusivamente sull'importo delle tessere dei soci e su un prezioso contributo della Banca Popolare di Novara.
Tutti i soci possono testimoniare come, nonostante la deficienza di mezzi, la Società, attraverso ripieghi di ogni genere, abbia potuto dare ogni anno due Bollettini molto nutriti di argomenti varii, monografie sull'arte novarese richieste ed elogiate da tutta la stampa, e altre pubblicazioni; tutto ciò nonostante il rincaro della mano d'opera nelle tipografie, della carta, dei clichés, delle fotografie, ecc.
Esposto quanto sopra siamo purtroppo nella penosa necessità di confessare:
a) L'Amministrazione Provinciale non da nessun contributo, nonostante che da sessantanni il Bollettino porti ben chiaro nella sua intestazione che esso è «per» la Provincia di Novara.
b) Sul contributo del Comune di Novara non si può fare assegnamento perché esso è dato saltuariamente. L'ultimo è del 1970.
c) L'Ente Provinciale per il Turismo non da alcuna sovvenzione, pur essendo evidente la sua connessione con la nostra Società, la quale illustra tutte le particolarità della provincia: artistiche, economiche, industriali, archeologiche, storiche, ecc. da cui può essere attratto l'afflusso dei turisti e dei visitatori.
d) La Camera di Commercio e l'Associazione degli Industriali della Provincia di Novara danno ciascuno un sussidio di L. 50.000, sempre ben accetto e del quale ringraziamo, ma è come una goccia nelle aumentate spese della Società in questi ultimi tempi.
e) Tutte le altre associazioni, da quella degli Agricoltori, a quella dei Commercianti, dei Professionisti, ecc. ecc. non danno alcun contributo. Così si dica di tutte le altre Banche.
Come si vede, questa è la ben triste e deplorevole situazione di una Società Novarese, unica forse che sopravviva da molti decenni, svolgendo ininterrottamente un'attività di grande interesse per la nostra Provincia, quale gelosa custode del suo patrimonio storico, della sua arte, delle sue bellezze, del suo prestigio.
Una Società storica, che per le sue lontane tradizioni parecchi centri ci invidiano e ci imitano, e della cui importanza non sempre ci si rende conto.

Alessandro Aspesi, «Parliamo un po' di casa nostra» in BSPN LXIV [1973], n.1 pp.135-139.