Spigolature

Novaresi alla Scala

di Luigi Simonetta

Il teatro alla Scala che, purtroppo senza pubblico, aprirà fra pochi giorni la stagione operistica, ha qualche legame con Novara che vogliamo indagare.

Cimitero di Novara - Tomba di Pietro Generali

Alcuni artisti novaresi si esibirono su quel palcoscenico, a cominciare dal grande Guido Cantelli, che della Scala fu direttore musicale, proseguendo con i molti artisti di canto novaresi fra i quali il tenore trecatese Geremia Bettini (1821-1865) che fu il primo "Manrico" scaligero nel 1853 e fu anche grande interprete dell’Ernani; ricordiamo inoltre il tenore pernatese Angelo Badà e il basso Guido Pasella, comprimari scaligeri di lusso; non possiamo poi non citare gli operisti Carlo Coccia e Pietro Generali che a Novara furono per molti anni maestri di cappella e riposano nel nostro camposanto e che diedero al teatro alla Scala molte opere di successo, come pure Saverio Mercadante che a Novara ricoprì lo stesso incarico.

Qui voglio però raccontare in particolare di quei novaresi che della Scala erano comproprietari in quanto titolari di uno o più palchetti del teatro. Come molti teatri la Scala nacque come struttura privata, costruita e sovvenzionata da nobili e ricche famiglie per le quali possedere uno o più palchi era un vero status symbol.

AVOGADRO E TACCIOLI
Il nobile novarese Antonio Avogadro acquistò un palco nel 1825 e lo mantenne fino al 1831 quando lo cedette a Luigi Taccioli, ricco commerciante proveniente da Ghiffa, sul Lago Maggiore, la cui famiglia aveva iniziato in quegli anni una scalata sociale nella borghesia milanese.

GEMELLI E RIGOLA
Anche la nobile famiglia ortese dei Gemelli aveva un palco e anche questo fu ceduto a una famiglia di commercianti oriundi verbanesi, i Rigola di Intra negozianti in droghe e liquori; anche il palco vicino era occupato da un verbanese, il marchese Giuseppe Viani nato a Pallanza nel 1733.

Giuseppe Bossi, Ritratto di Felice Bellotti
Milano, Galleria d'Arte Moderna

VANDONI E BELLOTTI
Due palchi divennero proprietà, nel 1813, del possidente oleggese Francesco Vandoni che lo trasmise al genero, notaio Giuseppe Bellotti, pure lui oriundo di Oleggio; la famiglia Bellotti raggiunse notabili posizioni in Milano: Pietro (1759-1886) fu assessore del comune, Cristoforo (1776-1856) fu architetto come il figlio Gaetano; Felice (1786-1858) fu noto poeta amico del Monti e del Foscolo. Cristoforo, figlio di Pietro (1823-1919) illustre ittiologo fu direttore del Museo di storia naturale di Milano.
CICOGNA MOZZONI, ROVIDA E FOSSATI
Uno dei palchi dei conti Marliani, fondatori della Scala, giunse per via ereditaria ai nipoti Cicogna Mozzoni conti di Terdobbiate che ne rimasero proprietari fino al 1862.
I due palchi vicino furono proprietà, dal 1778 al 1796 del marchese Antonio Rovida di Fontaneto d’Agogna, uno di questi passò poi alla famiglia novarese dei Fossati-De Regibus-Cacciapiatti.

CACCIA DI CUREGGIO
Il conte Annibale Caccia di Cureggio, decurione novarese e la moglie Margherita Pinzio di Carpignano ebbero palco alla Scala in epoca napoleonica poi passato a Giuseppe Perego figlio di seconde nozze della Pinzio.

BAGLIOTTI E ALA PONZONE
Il conte Ignazio Caymi, proprietario di un palco fin dal 1778, lo lasciò al nipote conte Paolo Camillo Bagliotti di Maggiora, decurione novarese, da cui pervenne ai suoi discendenti Ala Ponzone, nobili cremonesi ma residenti a Nibbiola.

Ritratto di Antonietta Fagnani Arese

SOLARI E BRUSATI
La nobile Antonia Solari di Borgomanero vedova Brusati e moglie del conte Giacomo Mellerio di Domodossola, fu una delle prime palchettiste della Scala nel 1778, il suo palco fu ereditato dalla figlia di primo letto Costanza Brusati sposata al marchese Giacomo Fagnani da cui ebbe la figlia Antonietta, bellissima e grande cultura, che fu amante del poeta Ugo Foscolo che a lei dedicò l’ode “all’amica risanata”. Il palco passò poi ai figli di Antonietta e del conte Marco Arese Lucini.

COTTA E TRIVULZIO
Il giureconsulto Giuseppe Cotta Morandini, di Vigevano ma residente a Novara, dove era procuratore generale di giustizia del dipartimento dell’Agogna, in epoca napoleonica, affittò fino al 1813 un palco che fu poi venduto al conte Giuseppe Camillo Trivulzio Manzoni sposato alla contessa Maria Caccia di Camiano proprietaria del ricco palazzo della Cacciana in Sizzano dove ancora vivono gli eredi.

Questi sono i casati novaresi - o con essi imparentati - proprietari di un palco alla Scala; ovviamente molti di più erano quei novaresi che frequentavano regolarmente il teatro come ospiti di altre famiglie imparentate o amiche, come ben si vede infatti la rete di parentele fra le case nobili lombarde e quelle novaresi era assai estesa e i palchi della Scala erano considerati e utilizzati come vere e proprie appendici dei salotti di casa e vi si andava più per chiacchierare e amoreggiare che per ascoltare buona musica.