Spigolature

I "cento anni" di Guido Cantelli

di Alberto Viarengo e Luigi Simonetta

Il 27 aprile 1920 vedeva la luce a Novara Guido Cantelli, una delle più grandi glorie musicali cittadine, l’uomo che ha incarnato per 36 anni l’essenza della musica, un breve quanto intenso periodo conclusosi il 24 novembre 1956, giorno della tragedia di Orly, giorno della conclusione di un percorso mortale reso immortale dalla sua arte nata nell’epoca della riproduzione del suono e della amplificazione mediatica.

Guido Cantelli e Arturo Toscanini

Di Cantelli conosciamo la biografia, la parabola ascendente culminata con la nomina a direttore dell’orchestra del Teatro alla Scala, il percorso formativo e professionale punteggiato da due grandi incontri, Giorgio Federico Ghedini e Arturo Toscanini.
Ne conosciamo la vita intima e familiare, la quotidianità di una vita spesa per l’arte e per gli affetti più cari, i gusti musicali e le scelte stilistiche, il metodo di studio e la comunicativa, a tratti spigolosa, con i suoi tanti alter ego orchestrali.
E di tutto ciò conosciamo, anche se indirettamente, il risultato, le registrazioni degli esiti sonori della sua ricerca costante della perfezione “imperfetta”, proprio perché umana.
Di Novara ha parlato relativamente spesso, a Novara ha messo piede proprio all’ultimo, da Novara è partito per un’avventura che doveva per forza di cose svolgersi altrove, con Novara ha mantenuto un rapporto a tratti inespresso e forse a volte conflittuale.
Novara lo ha ricordato da subito e ne serba il ricordo di nume tutelare che ha saputo incarnare nella sua arte alcuni tratti della nostra città, austera, nebbiosa, ma in fondo molto umana.

[Alberto Viarengo]


 


Per ricordare il centenario di Cantelli ho pensato di presentare un ritaglio, poco noto, tratto dal trisettimanale Ardimento, datato 23 gennaio 1945.

(La commemorazione pucciniana al Coccia in) Ardimento del 23 gennaio 1945

Cantelli, nella sua breve carriera, si dedicò essenzialmente al repertorio sinfonico e l’unica testimonianza sonora della sua attività operistica è la registrazione del Così fan tutte mozartiano, opera da lui diretta nel 1956 alla Piccola Scala.
Dei suoi approcci operistici precedenti si ricorda in genere, nelle biografie, soltanto il debutto al Coccia di Novara il 21 febbraio 1943, in pieno tempo di guerra, dirigendo una Traviata con Gina Cigna; a questa esecuzione seguirono un’altra Traviata con Margherita Carosio, una Madama Butterfly e un Werter.
L’articolo citato riguarda invece l’ultima esecuzione operistica diretta dal giovane direttore a Novara due anni più tardi, durante le celebrazioni per il ventennale della morte di Giacomo Puccini, avvenuta a Bruxelles il 29 novembre 1924.
La città di Novara aveva deciso di solennizzare la ricorrenza mettendo in scena, nel periodo della festa patronale di san Gaudenzio, due rappresentazioni di Tosca, sabato 20 e domenica 21 gennaio 1945, con la direzione del Cantelli e con il soprano Iolanda Magnoni, il tenore Antonio Salvarezza e il baritono Giovanni Inghilleri (1).
Il cronista commenta, nel suo articolo: Guido Cantelli ha diretto con foga giovanile e con esuberante sentimento, sempre vigile e attento, ricavando tutto il possibile dall’orchestra di cui disponeva. Prima dell’opera egli diresse l’intermezzo del IV atto di Manon che gli valse una grande acclamazione.
Guido Cantelli tornò a dirigere al Teatro Coccia il 17 novembre 1956, pochi giorni prima della sua tragica scomparsa.
Fra gli estimatori del giovanissimo Cantelli vi fu anche Alessandro Viglio, all’epoca anche Provveditore agli Studi della Provincia di Novara e Direttore del nostro Bollettino Storico, che mise a sua disposizione un salone per esercitarsi con un’orchestra di allievi dell’Istituto Brera.

[Luigi Simonetta]

(1) – Il cast era di grande qualità.
La Magnoni era una affermata cantante pucciniana (la sua Butterfly fu inserita in un film degli anni Cinquanta) rinomata anche come interprete di Wagner e Puccini.
Il tenore Salvarezza è ritenuto fra i maggiori Cavaradossi del secolo.
Anche l’Inghilleri (nell’articolo erroneamente indicato come Anghilleri) aveva alle spalle una carriera internazionale e aveva cantato con Beniamino Gigli.

«La commemorazione pucciniana al Coccia» in Ardimento del 23 gennaio 1945

Tosca , l'opera prescelta per commemorare Giacomo Puccini, ha avuto, domenica e lunedì, un esito veramente trionfale.
Il teatro, gremito fino all'inverosimile, ha segnato il ¨massimo¨ degli incassi e noi ne siamo lieti, oltre che per il risultato artistico, anche per quello finanziario, che ha premiato gli sforzi generosi ed altamente encomiabili di una impresa che merita tutta l'ammirazione degli amatori della musica.
Solo con due esauriti si potevano raggiungere le sfere enormi - e che i più non conoscono — inerenti all'organizzazione e, su tale argomento, ci riserviamo di ritornare.
La protagonista dell'opera Iolanda Magnoni, il tenore Antonio Salvarezza, Cavaradossi il bartono Giovanni Anghilleri, Scarpia, hanno costituito una triade di grande valore ed hanno gareggiato in bravura per dare alla serata quel tocco di caldo consenso che, ininterrottamente ha seguito lo svolgersi dell'opera. Per parlare di ognuno di questi artisti ci vorrebbe dello spazio che, purtroppo ci manca. L'entusaismo del pubblico, a scena aperta e numerosissime chiamate (oltre una ventina) alla fne di ogni atto, ci esonerano da ogni commento.
Eccellenti collaboratori furono Gino Lussardi, il sagrestano, artista di classe e Guido Uxa e Vittorio Brunetto, rispettivamente Spoletta e Angelotti.
Guido Cantelli ha diretto con foga giovanile e con esuberante sentimento sempre vigile e attento, ricavando tutto il possibile dall'orchestra d cui disponeva.
Prima dell'opera egli diresse l'intermezzo del quarto atto di Manon che gli vaise una calda acclamazione.
All'inizio dello spettacolo il collega Colombo, con appropriate parole accomunò nella commemorazione di Giacomo Puccini, a nome dei compagni d'arte, il baritono Armando Borgioli, vittima di mitragliamento aereo.


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