Note e documenti

L'arte tra i sepolcri

di Sandro Callerio

Sulla prima pagina del numero 89-90, del 30 ottobre 1906, de Il Giornale di Novara. Organo ufficiale della Federazione Popolare Monarchica compare, a firma "quidam", un articolo intitolato «L'arte tra i sepolcri (Una visita al nostro camposanto)», dedicato alla descrizione di quelle opere d’arte, le quali da sole ben varrebbero ad eternare nomi dei compianti concittadini nostri anche se le loro opere buone non ce li ricordassero perennemente.

Lo riportiamo integralmente, corredato dalle immagini fotografiche attuali, ad essi dedicate, di Luigi Simonetta.

La mesta ricorrenza ne conduce a volgere il passo verso il nostro camposanto, dove la pielà dei parenti si rinnova e si manilfesta con doni di fiori intessuti in corone.

Il tempo melanconicamente piovoso sì accorda con la tristezza dell’animo che è oppresso dai tristi ricordi, e sola dà pace e rasserena l’arte funeraria la quale ha, in mezzo a tanti dolori, una missione confortatrice.

Il camposanto nostro, che vanta belle opere d’arte, le quali da sole ben varrebbero ad eternare nomi dei compianti concittadini nostri anche se le loro opere buone non ce li ricordassero perennemente, s’è accresciuto di buoni monumenti di artisti novaresi di cui è doveroso far cenno.

Uno solo di questi monumenti nuovi non appartiene a scalpello nostro, ma vanta un artista così eletto che noi veramente dobbiamo sopra tutto mostrarci compiaciuti della rara e nuova gemma che al camposanto novarese è portata.

Tomba Cerruti.

La severa e pensosa figura del senatore Carlo Cerruti (1), uomo di grande tempra e di superbo ingegno come pochi se ne contarono fra noi, rivive in un marmo di Luigi Canonica che l’ha ritratto con una evidentissima e ingannevole verità. Ammirammo già or è qualche tempo il busto del nostro giureconsulto illustre, e pensiamo ch’esso avrà degna sede sulla grande mensola di marmo antico che vedemmo murare l’altro giorno nell’arco Cerruti. Il decoro dei marmi nei quali la policromia accenna come ad un grande calice di fiore azzurro, che s’apre con imprecisi contorni verso l’alto, il bello stile italiano della mensola che ti fa pensare al capitello fiorito di un qualche sontuoso tempio corinziaco, faranno certamente degnissima cornice al capolavoro del Canonica che ai novaresì sarà scoperto domani sollevando un gentile tumulto di affetti ed orgogli civici e di emozioni estetiche.

Fermeranno il loro piede i visitatori di domani anche ad altre tombe dalle quali l’arte consolatrice sì affaccia accennando.

Tomba Donnino.

Ecco un grande marmo il quale ricorda le benemeranze di Giovanni Donnino (2) con una eloquente epigrafe.
Il monumento Donnino, opera del nostro scultore prof. cav. Benvenuto Pirotta, richiama l’attenzione principalmente per la primaverile freschezza del simbolo che è concretato nelle due leggiadre figure cha vivono sul candido marmo. In una zona di fiori e d’erbe appare una fanciulla dal corpo ancor giovinetto che un angelo accarezza prima di rapirla con sè, nuova anima, al cielo. Da un viluppo di fiori e di roccia si affaccia il Donnino, in un ritratto non ancora compiuto e su cui ha evidentemente ancora da adoperarsi lo scalpello dello scultore.
Le figure sono in altorilievo, ma sopra forti ombre, ed appaiono come in visione, per quanto siano disegnate con vigoria non comune. Ciò che forma un contrasto disarmonico in questo monumento è la cancellata di ferro poco adatta e troppo pesante.

Un'altra grande tavola di marmo ha ancora lo scultore Pirotta: ed è il monumento della famiglia Coppo nel quale uno studio di rose è condotto con agile modernità di spirito. Non è chiuso da un cancello e perciò nessun elemento decorativo dell'opera viene perduto. Per quanto quest'ultimo monumento non sia proprio di quest'anno noi vi accenniamo compiacendoci soprattutto del simpatico motivo delle rose. E, se ci fosse lecito esprimere un desiderio, noi vorremmo che la polvere, che si trova su quel marmo e dà tanto valore ai gradi dell’alto rilievo rafforzando sapientemente le ombre, non venisse tolta.

Tomba Molina.

Lo scultore cav. uff. Gaudenzio Rossi scopre anch'egli un bello e grande marmo dedicato alla memoria doll'ottimo Cesare Molina, spento improvvisamente sulle soglie dalla giovinezza. E cinque giovani donne, che si profilano dolcissime su di un ampio bassorilievo, lasciano andare a piene mani dei fiori sulla tomba del giovane. Il suo ritratto marmoreo, che domina il monumento, è fedele a preciso di linee.

Tomba Omarini.

Quanto valga lo scultore Rossi nella arte del ritratto vediamo qui nel busto di Antonio Omarini, sorretto da un breve piedastallo ornato d’un bassorilievo rappresentante un genietto che porge dei fiori. Il ritratto dal sig. Omarini campeggia su d'un grandissimo marmo di Carrara nitidissimo ed in quella signorile semplicità assume un maggiore e nuovo valore.

Tomba Zanconi.

Dello scultore Rossi abbiamo notato i ritratti in marmo del signor G. Zancone (3), della signora Guglielmina Faà Dones eseguiti con evidente bravura e per i quali al cavalier Rossi si deve il nostro plauso.

Altro di lui non ci sembra aver notato nella nostra rapida scorsa al camposanto ma ciò cui abbiamo fatto cenno è ben sufficiente perchè si possa tribuire all’artista operoso un saluto.

Altre belle opere dobbiamo ricordare ancora dello scultore prof. Pirotta e chiediamo venia al lettore se citiamo senza ordine.

Tomba Bricchetti.

Ecco qui un’erma che è una scoltura gentilissima. Rappresenta un’angelica fanciulla, Linuccia, l’adorata figlia adottiva del cav. Bricchetti che fu già direttore delle R.R. Poste a Novara. È una soave figurina di educanda che possiede una notevolissima grazia.

Il busto poggia su di un gruppo fittissimo di belle rose fiorite: la rugiada di queste rose cade in gocciole giù lungo il piedestallo e si ferma alla base dell’erma che appare cosparsa di lacrime. Ideazione gentile questa delle rose che spargono lacrime sotto il bocciolo innanzi tempo strappato! Il marmo ha un bel tono di avorio vecchio di aspetto simpaticissimo.

Alle rose ha chiesto ancora il contributo decorativo il Pirotta facendone base al monumento Fasola Berard: un bello esperimento di policromia nel marmo che è giusto osservare ed apprezzare convenintemente.

Tomba Curti.

Notiamo ancora del Pirotta un bel busto ritratto del compianto ing. Dell’Ara, già ingegnere capo del Municipio, ed il medaglione dell’egregio sig. Curti nel sepolcro Curti, che ha buona ispirazione e fedeltà di linea.

Altro non aggiungiamo per oggi: è certo che per quante dimenticanze abbiamo potuto fare nella frettolosità d'una prima visita, l'arte novarese si manifesta con vigoria tra i sepolcri.

quidam

Possiamo infine osservare come il desiderio espresso dall'autore dell'articolo noi vorremmo che la polvere ... non venisse tolta sia stato assolutamente esaudito ma che, contrariamente al quanto osservava: [la polvere] dà tanto valore ai gradi dell’alto rilievo rafforzando sapientemente le ombre ... finisca, dopo cento anni di depositi, per rendere assai meno percepibile la qualità dell'opera degli scultori...

(1) Carlo Cerruti. Novara 13 novembre 1840 - Novara 19 dicembre 1904. Avvocato [Laurea conseguito presso l'Università di Torino nel 1867]. Eletto deputato nel Collegio Novara I il 23 maggio 1886 [XVI legislatura del Regno d'Italia] e confermato nello stesso collegio il 23 novembre 1890 [XVII legislatura] e il 13 novembre 1892 [XVIII legislatura]. Nominato Senatore il 17 novembre 1898.

(2) Giovanni Donnino. Benefattore. Un suo busto è presente nel cortile d'onore dell'ospedale Maggiore di Novara. il nome "Donnino" è inoltre legato alla non più esistente Istituto Donnino per Sordomuti in Vignale il cui edificio è attualmente utilizzato come scuola primaria.

(3) Si tratta presumibilmente di Cesare, Giuseppe, Giovanni Battista ZANCONI, figlio di Giulio e di Marietta Crespi, battezzato in Cattedrale il 14 agosto 1844. Tale data pone un evidente problema in relazione a quanto indicato nella stele.