Ai Soci della SOCIETÀ STORICA NOVARESE

AVVERTIAMO che le tessere sono pronte e verranno consegnate ai Soci che sono al corrente con i versamenti delle quote sociali. Essi sono pregati di inviare alla Segreteria o rimettere personalmente la loro fotografia formato 5 x 4 da applicare sulla tessera. Essa servirà di identificazione del Socio e gli consentirà l’accesso gratuito ai Musei Civici.

Il Socio in regola col pagamento delle quote sociali che non disponesse presentemente di una sua fotografia riceverà ugualmente la tessera che dovrà, nel suo interesse, munire egli stesso della fotografia.

SEGNALIAMO che per semplificare il versamenio delle quote sociali è stato aperto un conto corrente postale nell’Ufficio di Novara col N. 23/34416 Società Storica Novarese.

PREGHIAMO i pochi soci che non sono ancora in regola coi versamenti delle quote di servirsi di tale mezzo rapido e comodo, evitando così di non ricevere tempestivamente il Bollettino Storico che viene inviato soltanto ai Soci che sono in regola amministrativamente.

COMUNICHIAMO avere la Società trasferito la propria sede, cosicchè la corrispondenza dovrà essere indirizzata al seguente indirizzo: SOCIETÀ STORICA NOVARESE, Palazzo del Broletto, Novara.

CONFIDIAMO nell’ interessamento degli Enti che generosamente sovvenzionano la SOCIETÀ STORICA NOVARESE e nell’opera attiva dei Soci per ottenere l'adesione di nuovi Soci, divulgare gli scopi della Società che, a mezzo del proprio Bollettino, rievoca ed illustra gli avvenimenti storici e le ricchezze artistiche della regione.



Vita della Società   [BSPN XLVI [1955] n.1]

Verbale dell’assemblea del 27 marzo 1955

Nella sala Faraggiana del Museo Civico g. c., la seduta ha avuto inizio alle ore 19,30. Non molto numerosi i soci presenti ed anche assenti aleuni consiglieri: tra essi il Prof, Salsotto, Direttore del Bollettino Siorico, per cause di salute; a lui il Presidente invia il saluto e l'augurio dell'assemblea.

Letto ed approvato il verbale della seduta precedente, l'Avv. Piras riferisce che il Congresso di Cuneo, dove era stato delegato a rappresentare la nostra Soc. Storica, è riuscito molto interessante.

Quindi il Presidente annuncia la morte dei soci Scarzello, Vercelli, Ferraris e Sella che Mons. Cassani commemora.

Segue la relazione da parte del Presidente $, E. Vittorio Cerruti sulla attività della decorsa annata: Egli anzitutto rivolge un caloroso ringraziamento al Sig. Sindaco che ha concesso alla Società Storica di servirsi per sua sede di un locale nel Broletto, sede modesta ma di grande valore morale in quanto già ufficio personale del compianto Prof. Viglio.

La attiva campagna di propaganda ha dato buoni risultati ed ora, grazie all’interessamento della On. Commissione dei Musei cittadini, i soci della Soc, Storica hanno anche la qualifica di «Amici dei Musei cittadini» che tra l’altro comporta l'ingresso gratuito ai Musei stessi.

A questo proposito il Presidente offre in visione ai presenti una copia della nuova tessera della Soc. Storica che reca la suddetta qualifica.

Riguardo alla situazione finanziaria anche quest'anno l'Ente Naz. per la carta e la cellulosa ha riconosciuto il notevole valore culturale del nostro Bollettino, assegnandogli il contributo di L, 100.000; la Giunta Municipale, su proposta del Sig. Sindaco, ci ha assegpato il contributo una-tantum di L. 100.000 ed ha destinato la somma annua di L. 20.000 ad un premio da intitolarsi «Città di Novara», per un lavoro di storia riguardante la stessa città. La Banca Popolare, dimostrando ancora una volta il suo apprezzamento pel nostro lavoro ha stanzialo un contributo di L. 150.000 e ha deciso di concedere inoltre la somma annua di L. 25.000 per un premio «Banca Popolare di Novara», per uno studio di caraltere storico-economico della regione novarese.

Dal canto suo la Soc. Storica pensa che sarebbe opportuno, accanto a queste nuove iniziative, far rivivere il premio «Morandi», il cui conferimento è prescritto dallo Statuto sociale ed è regolato da apposile norme, le quali tuttavia sono ormai sorpassate dai tempi, a incominciare dall’ammontare del premio stesso.

Il Sig. Sindaco ha concertato col Presidente le modalità per lo scoprimento della lapide in onore di Ugo Ferrandi, stabilendo per la cerimonia la data del 14 maggio p. v., ed ha invitato la Società a voler partecipare alle prossime onoranze indette per celebrare il centenario della invenzione del «cembalo serivano» da parte del concittadino Avv. Ravizza.

Il Presidente ricorda poi all'Assemblea che la consigliera Prof. Maria Giovanna Virgili, coadiutrice del Preside Salsotto nella direzione del nostro Bollettino, si è spontaneamente sobbarcato il non lieve favoro di un censimento di tutti i Bollettini stessi giacenti presso la locale Biblioteca, affinchè la Società potesse conoscere con sufficiente esattezza a quanto ammonta il suo patrimonio di copie arretrate di un'opera che si avvia a diventare una rarità bibliografica: purtroppo è risultato che la Società non possiede una raccolta compleia di tutti i suoi bollettini.

Infine il Presidente ringrazia la Biblioteca Civica e Negroni per la gentile ospitalità accordataci per tanti anni e la Cartiera Burgo di Romagnano Sesia che ha offerto gratuitamente due quintali di carta per la stampa del Bollettino; presenta il bilancio consuntivo pel 1954 ed apre la discussione.

La prima discussione si ha intorno ai vari premi annunciati: Avv. Piras dice che il premio «Morandi» dovrebbe essere annuale e di almeno 20.060 lire e quello della Banca biennale, di L. 50,000, per attirare maggiormente. L'Avv. Stoppani propone il «Morandi» quinquennale di L.100.000 e la consigliera Prof. Cucchi appoggia questa tesi, ricordando le difficoltà che si incontrano per la compilazione di un buon lavoro. Il Gen. Sartoris chiede che vengano ben definiti gli argomenti da trattarsi in ciascun concorso. Infine l'assemblea delega il Consiglio a stabîilire le modalità particolari.

Riguardo all'invito a commemorare l'Avv. Ravizza il Sig. Fumagalli fa presente che presso il Museo civico vi è una abbondante documentazione e da molti soci si esprime il parere che sarebbe opportuno alfidare la commemorazione stessa a un tecnico di valore, quale potrebbe essere l'Ing. Adriano Olivetti.

Per ovviare alla mancanza della collezione dei Bollettini da parte della Società il Prof. Bonola si offre di chiedere alla Biblioteca, che ne possiede tre collezioni, di cedercene una, ma la consigliera Signorina Attilia Torelli offre senz’altro la sua raccolta completa, in memoria del Padre che della Soc. Storica fu socio dalla fondazione.

L'Assemblea poi approva lo Statuto rinnovato in alcuni punti e il Comitato Direttivo e si associa al ringraziamento che il Presidente rivolse al Sig. Fumagalli per la sua opera solerte soprattutto nel campo del tesseramento.

La seduta ha termine alle ore 16,40.



Rendiconto economico - Anno 1954   [BSPN XLVI [1955] n.1 - pp. 126-127]

Rendiconto economico esercizio 1953

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Statuto della Società Storica Novarese   [BSPN XLVI [1955] n.1 - pp. 128-129]

1. È istituita una Società promotrice di studi storici relativi alla città di Novara e ai territori la cui storia, indipendentemente da circoscrizioni amministrative, s'intrecci in qualche modo con quella della Città stessa.

2. Scopi della Società.

Scopi della Società sono:
a) illustrare le memorie storiche ed artistiche delia Provincia mediante pubblicazioni periodiche e speciali;
b) contribuire alla conoscenza, sorveglianza e conservazione delle memorie e delle cose d’arte locali;
c) amministrare ed aumentare i fondi raccolti per la costituzione del Premio Morandi e provvedere alla nomina della Commissione per l'assegnazione del premio stesso, secondo le norme stabitite dal relativo regolamento.

3. Pubblicazioni.

Pubblicazione periodica della Società è il Bollettino Storico per la Provincia di Novara, fondato da G. B. Morandi, che raccoglierà gli atti della Società e la produzione scientifica interessante la storia novarese.

4. Pubblicazioni speciali.

Le pubblicazioni speciali saranno, caso per caso, deliberate dall'Assemblea su proposta del Consiglio Direttivo.

5. Soci.

I soci sono di tre categorie:
vitalizi, benemeriti e ordinari.
I vitalizi sono tenuti al pagamento di L. 10.000 una tantim; i benemeriti al pagamento di L. 2.000 annue e i soci ordinari a quello di L. 1.000, entrambi con l'obbligo sociale di tre amni; qualora il socio intendesse recedere dalla Società, ne darà il preavviso alla Presidenza entro il mese di ottobre dell'ultimo anno del triennio.
I soci hanno diritto a ricevere gratuitamente il Bolleitino Storico, e ad uno sconto sulle pubblicazioni della Società.
Chi avrà acquistato benemerenze speciali verso la Società potrà essere acclamato socio onorario.
La proposta per l'ammissione di un nuovo socio deve essere fatta per iscritto al Consiglio Direttivo e portare la firma di due soci.

6. Cariche sociali.

Il Consiglio della Società è costituito da un Presidente, da un Vice-Presidente, da un Segretario-Tesoriere e da un numero minimo di 5 Consiglieri e massimo di 9, i quali durano in carica un triennio e saranno rieleggibili. Il Consiglio nominerà nel suo seno un Comitato Direttivo, composto dal Presidente - e in sua assenza dal Vice-Presidente - e da due consiglieri oltre ai segretario-tesoriere. Uno dei consiglieri fungerà anche da direttore del Bollettino Storico. Al Comitato Direttivo sono devolute le deliberazioni di ordinaria amministrazione.

7. La Presidenza.

Il Presidente rappresenta la Società, firma gli atti d'ufficio e la corrispondenza, prende i provvedimenti urgenti che ritiene necessari, riferendone poi al Consiglio Direttivo. IL Vice-Presidente sostituisce il Presidente in sua assenza.

8. Il Segrelario-tesoriere.

Il Segrelario-tesoriere assiste il Presidente, compila i verbali, attende alla corrispondenza d'ufficio, cura la riscossione delle quote sociali, firma le quietanze, tiene i registri d'amministrazione. I fondi sociali sono, a cura del tesoriere, depositati presso quello fra gli istituti di credito della Città che sarà scelto dal Comitato Direttivo, e il ritiro delle somme occorrenti verrà fatto su assegni firmati dal Presidente e dal Tesoriere.

9. L'Assemblea generale dei soci si raduna una volta all'anno nella primavera, ma potrà essere convocata altre volte, quando il Consiglio lo ritenga opportuno.

10. Le adunanze sono valide con qualsiasi numero di soci presenti mezz'ora dopo quella fissata. Le deliberazioni obbligano tutti i soci. Nelle adunanze e nelle votazioni ciascun socio, se munito di delega scritta, potrà rappresentare un socio assente, ma non più d'uno.

11. L'Assemblea delibera sull'andamento della Società, discute ed approva i conti annuali, elegge i membri del Consiglio, delibera sull'eventuale passaggio in caso di liquidazione della Società e sulla destinazione dei fondi residui.

Necrologi   [BSPN XLVI [1955] n.1]

Dott. Prof. Oreste Scarzello

Nativo di Corneliano Piemonte, in quel di Cuneo, venne a Novara l’anno 1910 quale docente di Storia nell'Istituto Tecnico Mossotti, ove diligente, preciso, sereno conquistò subito e mantenne fino all'ultimo la stima, l’attenzione, la riconoscenza degli allievi, i quali furono il suo amore di quegli anni e furono, e tanti di loro sono ancora, il suo onore.

Ancora prima che si costituisse la Socielà Storica Novarese Egli si era unito al Prof. Morandi, ai Professori Leone, Lizier e Gabotto per la pubblicazione delle Carte Antiche dell'Archivio della nostra Cattedrale, opera fondamentale per la Storia della nostra Diocesi e Provincia. Si tratta di documenti in pergamena che vanno dall'anno 729 dell'era cristiana all'anno 1205 e sono in numero di 748. La trascrizione della maggior parte di essi, dopo la morte del Morandi, è opera dello Scarzello. Fu soldato negli Alpini col grado di Tenente e spesso si allietava dei ricordi di quella vita.

Costituitasi la Società Storica Novarese, ne fu il primo segretario finchè rimase in Novara. E contemporaneamente scrisse nel nostro Bollettino Storico la recensione delle pubblicazioni di autori novaresi e di soggetto novarese: ciò fece specialmente dopo che il Prof. Leone ebbe abbandonata questa rubrica.

Un suo lavoro di grande utilità per la Storia Novarese fu la sua compilazione e pubblicazione dell’«Indice delle annate XX del nostro Bollettino Storico» bel volume di 284 pagine. È un indice analitico dei cognomi e del materiale storico contenuto nel primo ventennio del Bollettino fatto con metodo, in cui la precisione e la compiutezza sono mirabili.

L’opera sua però che gli conferì, anche fuori della nostra Provincia, grande onore fu il volume di 270 pagine intitolato «Il Museo lapidario della Canonica e gli antichi Monumenti epigrafici di Novara» stampato nel 1931, dal nostro Bollettino.

È una guida che illustra la storia, la bellezza, l’importanza di ogni singolo monumento dandoci così come in uno specchio, nozioni interessantissime sulle famiglie romane novaresi, sulle deità venerate in epoche antiche qui da noi, sulle cariche varie di questa religione, sulle autorità civili, municipali, politiche romane nel Novarese, ecc. ecc. Si tratta di un complesso di 167 monumenti e di ben 128 inscrizioni.

Il volume è completato da una serie di riuscitissime fotografie dei monumenti più interessanti.

La gratitudine dei Novaresi per il Prof, Oreste Scarzello, che tanti dei nostri giovani ha istruito e che tanto apporto ha dato per lo studio della storia della nostra regione è raccomandata alle stesse sue opere.

Per aderire al desiderio vivissimo della madre adorata e della sorella, cuore del suo cuore, da Novara era passato alle scuole di Cuneo, e di qui al paese nativo, ove visse di Comunione Eucaristica quotidiana, e preso da colpo apopletico, in casa del parroco, morì piamente il giorno del suo compleanno, 16 dicembre 1954.

Lui, tanto schivo di chiasso ed amante di riservatezza, ebbe per parte di popolo e di autorità intervenute da Cuneo un funerale che parve trionfo.

L[ino]. CASSANI

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Dott. Gian Luigi Sella

Nato in Quarona Sesia, rimasto orfano di padre, dovette sormontare grandi difficoltà; ma dotato di ingegno e di tenacia colle sole proprie forze raggiunse la licenza liceale. E con essa vinse il concorso ad una pensione nel Collegio Convitto Universitario Borromeo a Pavia.

Conseguita una splendida laurea in filosofia e belle lettere, si era proposto di fare onore al proprio amato e compianto Genitore, il Prof. Luigi già membro di questa nostra Società, insegnante in Novara, ed apprezzatissimo scrittore di cose Valsesiane nel nostro Bollettino, col seguirne le orme e nelle pubbliche scuole e nella stampa.

Ma colpito quasi subito da grave malore e rimasio gravemente minorato in una gamba e nella lingua si vide preclusa inesorabilmente la via all'insegnamento. Tuttavia non si perdette d’animo.

Continuò privatamente e tenacemente negli studi storici e letterari. E, mentre dava una mano, in quella poca misura che poteva, all'azienda del fratello, nel paese nativo, collaborava largamente ai giornali valsesiani.

Essendo membro della nostra Società, pubblicò in questo nostro Bollettino Storico notevoli articoli quali sono:
«Toponomastica dei Comuni e delle Frazioni di Comune della Valsesia»;
«Intorno alle origini Novuresi»;
«Una lettera inedita ed alcuni versi di Giuseppe Regaldi»;
«Profilo storico del Giornalismo Valsesiano»;
«Alberto Durio».

Amante, come ogni buon valsesiano, della sua terra, condusse una buona battaglia in favore della millenaria basilica di S. Giovanni al monte in Quarona, ricca di affreschi d'ogni epoca e di un pregevolissimo polittico del Lanino. E l’anno scorso ebbe la gioia di assistere alla inaugurazione dei grandi restauri compiuti in quel monumento tornato coi suoi dipinti all’antico splendore.

Ma troppo presto Egli è mancato alla sua Famiglia ed alla nostra Società. Nel gennaio di quest'anno Egli spirava quasi improvvisamente dopo di aver scritto un pregevole articolo d’indole storico-religiosa.

L[ino] CASSANI

Scoprimento di una lapide a Ugo Ferrandi   [BSPN XLVI [1955] n.1 - pp. 130-134]

Domenica 15 maggio u. s. fu inaugurata la lapide apposta sulla casa natale di Ugo Ferrandi a cura della Società Storica Novarese. La cerimonia dello scoprimento fu preceduta dal discorso, che qui riferiamo, di S. E. l’Ambasciatore Cerruti.

Alle parole del Presidente della Società Storica rispondeva brevemente il Sindaco di Novara Avv. Prof. Allegra, ringraziando la Società Storica e dicendosi lieto che la città ricordi i suoi figli migliori, sicuro esempio per le nuove generazioni.

Seguiva l’omaggio di una corona d'alloro alla lapide già da tempo esistente in via Ravizza, sulla casa Ferrandi, e un signorile rinfresco nei locali del Municipio, a cui partecipava, oltre alle autorità civili e militari e ai consiglieri della Società Storica, un eletto gruppo di discendenti dello stesso Ferrandi.

Discorso del Presidente

La Società Storica Novarese deliberò, nel centenario della nascita di Ugo Ferrandi di ricordarlo ai posteri con una lapide apposta alla casa in cui nacque in questa piazza centralissima di Novara. Esiste bensi già un ricordo di lui nella casa che fu sua, in Via Ravizza, ma è in luogo appartato e non colpisce l'occhio. Mentre, se gli uomini passano ed i tempi mutano, è bene che gli esempi maggiori siano additati ai giovani perchè essi si ispirino alle insigni opere compiute, che essi possano, levando gli occhi per leggere un nome illustre, sentire l'impulso di fare altrettanto, ciascuno nel proprio campo, per il benessere della umanità, per il lustro della propria città.

Ugo Ferrandi, pur avendo trascorso gli anni migliori della sua vita lontano dalla città natale, conservò intenso l’amore per Novara dove sempre ritornava quando rientrava in Italia e dove dimorò gli ultimi anni. Dimostrò il suo affetto a questa città in modo tangibile legandole la ingente mole di libri, riviste, carte geografiche concernenti l’Africa, nonché le importanti sue raccolte etmografiche.

Non tutti i Novaresi sanno che la biblioteca africana di Ugo Ferrandi è la più ricca che esista in Italia, superiore per il complesso di opere, di cui alcune rarissime, anche a quella ordinata dal Ministero dell'Africa, talchè quando egli fu solennemente commemorato nel 1949 gli africanisti qui convenuti per onorarne la memoria, visitando le due vaste stanze della Biblioteca Civica che contengono i suoi libri, ebbero a dire che in nessuna parte studiosi di problemi africani avrebbero trovalo maggiore materiale per compiere le loro indagini. Novara gli deve per questo gratitudine imperitura.

Ugo Ferrandi fu indubbiamente predestinato ad essere esploratore. Divenne marinaio e chiese di poter navigare sopraltulto lungo le coste orientali dell’Africa. Sentiva che l'Italia doveva, in un periodo in cui altri Stati europei avevano alzato la loro bandiera in molti punti dell'Africa, svolgere pur essa attività colonizzatrice, cioè civilizzatrice, laddove era ancora possibile farlo, e dedicò tutta la vita a questo compito. La sua attenzione fu subito rivolta alla Somalia, di cui divenne esploratore e colonizzatore, fra infinite difficoltà e pericoli, con mezzi assai modesti, grazie all’interessamento alle sue imprese prima della Compagnia di Vincenzo Filonardi, poi della Società Geografica Italiana, ma con animo elevatissimo non di conquisiatore, ma di amico degli indigeni, di consigliere dei loro capi sì da divenirne il confidente, il difensore e da essere da tutti considerato il «grande capo» a cui era dovuta gratitudine cd obbedienza.

Quando, intorno al 1890, africanista alle sue prime armi, aveva pensato di risalire il Giuba per conoscere una regione ignota, ne fu sconsigliato perchè l’anno prima una spedizione tedesca cera stata trucidata in quella regione. Ugo Ferrandi prudentemente scelse un’altra via di penetrazione verso l'interno e, durante il lungo percorso mostrò in modo così convincente le sue disposizioni ed intenzioni amichevoli verso ie popolazioni indigene che, quando qualche anno dopo riprese il viaggio, interrofto per un soggiorno in Italia, apprese che il Sultano di Lugh che ne aveva sentito parlare, desiderava conoscerlo e lo invitava ad andare da lui.

Così svolse la mirabile azione durata oltre trent'anni, in cui dimostrò qualità di eroico soldato quando, a capo di pochi fedelissimi indigeni difese la fortezza di Lugh della quale era stato nominato comandante contro l'aggressione di orde avversarie. La sua modestia era tale ch'egli disse allora — cito parole sue — «che la sua missione non si limitava alla tutela ed alla sicurezza della stazione, ma doveva estendersi a tranquillare le popolazioni». Quale altro soldato avrebbe pensato, anzichè ad annientare le tribù nemiche, a tranquillarle?

Egli riusciva nel suo intento di propagar la civiltà con i mezzi più semplici, soprattutto coll’esempio personale: si faceva capo-mastro, falegname, fabbro, costruendo per la residenza edifici che ancorchè modesti stupivano gli indigeni ed accrescevano il prestigio italiano.

Circondato dal generale rispetto e considerato «saggio per eccellenza» divenne arbitro in ogni vertenza. Il suo verdetto fu legge per tutti, legge che non risultava da codici, ma dal suo innato senso di giustizia che, anche se talvolta era assai severo, era accettato senza discussioni. Ugo Ferrandi molto fece per attenuare, in quanto possibile, la schiavitù, ma anche in quest'opera mostrò saggia moderazione, distinguendo fra i padroni che trattavano i loro schiavi come esseri umani e quelli che non solo li privavano della libertà, ma pretendevano da loro lavori eccessivi, prestazioni di ogni sorta, spesso infamanti. «In paessi in cui manca tutto, in cui occorre aprire strade, mantenere libere le vie dei mercati — scriveva Ferrandi — abolire la schiavitù con un tratto di penna è la cosa più facile del mondo, ma se si tiene conto dell’organizzazione delle popolazioni musulmane, arabe ed indigene della regione si deve convenire che la schiavitù in una simile società ha origine dal bisogno». Occorreva dunque in primo luogo liberare quelle popolazioni dall’assillo del bisogno diffondendo fra esse i benefici della civiltà.

Senza averne il titolo ufficiale, Ugo Ferrandi fu il primo Governatore del Benadir, chè così allora si chiamava la Somalia da lui esplorata in ogni senso e retta con metodo insuperato.

Un altro grande colonizzatore, giustamente esaltato neila sua patria, il Maresciallo Lyautey, giunto a governare il Marocco dopo che la sua conquista era costata alla Francia oltre 25.000 morti, ispirò la sua ammirevole opera al principio: «bisogna disporre di una forza militare imponente per mostrarla alle popolazioni sottoposte al proprio gover«no: mostrarla per non doverla adoperare». Saggia massima ma assai diversa da quella che Ugo Ferrandi aveva molti anni prima posta in atto, senza notevoli forze, quando oltre a tutelare la sicurezza delia conquista, diceva che occorreva «tranquillare» le popolazioni avverse.

L'era delle colonie è terminata. Non è questo il luogo per indagarne le ragioni. Esse stanno insorgendo in nome del nazionalismo, costituiscono gravi problemi morali e militari per le Nazioni che le crearono e che, con maggiore o minore avvedutezza, fecero conoscere a popolazioni talvolta assui arretrate i benefici della civiltà occidentale, validamente aiutate dai missionari.

Noi Italiani fummo fra i migliori colonizzatori, non andammo alla ricerca di territori per sfruttarne le risorse naturali a unico beneficio della madre-patria. Ovunque portammo il nostro lavoro, la nostra esperienza nel campo agricolo ed industriale, ovunque costruimmo strade per favorire i commerci e dare alle popolazioni indigene quel benessere materiale e morale, quel senso di garanzia dai soprusi che è il fondamento della giustizia e di norme amministrative uguali per tutti.

Cosicchè se abbiamo perduto tutte le colonie ed i possedimenti conquistati man mano, spesso ad assai duro prezzo, ci rimane la consolazione di sapere che ovunque il tricolore dovette essere ammainato, permane fra le popolazioni indigene il ricordo nostalgico del tempo in cui esso sventolava glorioso e protettore. Ovunque è tuttora richiesto il consiglio di Italiani rimasti, auspicata la venuta di altri Italiani che possano, come fecero in passato, aiutarle a raggiungere un più alto livello di vita.

Questo è il frutto del seme sparso non inutilmente dai nostri colonizzatori e se la Somalia oggi, domani o doman l'altro sarà del tutto indipendente, la gratituiine ed il pensiero dei suoi liberi cittadini andranno certamente e spesso al «Haggi Kavvagga» di cui i vecchi parlano ai giovani come di un saggio leggendario. E questo per Ugo Ferrandi nell’al di là il più ambito premio della sua operosa esistenza

Novara, 15 maggio 1955.