Notiziario   [BSPN XXIV [1930] fasc. I - pp. 133-139]

Per Ugo Ferrandi.

S. E. il Ministro delle Colonie G. De Bono, trasmetteva con lettera 3 febbraio 1930, A. VIII, direttamente alla Società Storica Novarese il Decreto del Reggente il R. Governo della Somalia italiana in data 25 dicembre 1920-VIII, N. 7915, col quale in memoria (dice la nobile lettera) del valoroso precursore della nostra espansione nell'Africa orientale ed accogliendo il voto di codesta on. Società, il nome della Residenza di Lugh è mutato in quello di Lugh-Ferrandi.

Da questa Rivista vada a S. E. il Ministro De Bono, a S. E. il Reggente della Somalia Italiana il vivo, riconoscente ringraziamento per il pronto adempimento della nobile iniziativa che, proposta da un nostro Socio, nel primo numero del Bollettino del 1929, (il dott. cav. G. Lampugnani) fatta propria dalla Società Storica, patrocinata validamente dall'Ill.mo Signor Podestà, e da S. E. il Prefetto di Novara, sostenuta fervidamente in Parlamento dall'on. E. M. Gray, è giunta in breve tempo in porto.

Ecco il Decreto:

Oggetto: Residenza Lugh-Ferrandi
Decreto N. 7915 SOMALIA ITALIANA Il Reggente il Governo
Vista la legge 5 aprile 1908, n. 161;
Visto l'Ordinamento Amministrativo della Somalia Italiana, approvato con Regio Decreto 4 luglio 1910, n. 502;
Visto il D. G. 15 gennaio 1912, N. 814 che approva il Regolameno per l'amministrazione regionale e locale;
Considerato che è debito patrio onorare e tramandare alle nuove generazioni il nome di coloro che in tempi oscuri tennero alta la bandiera della Patria in terre lontane;
Considerato che Ugo Ferrandi - pioniere della vostra opera colonizzatrice nell'Africa Orientale - fece di Lugh nel Natale 1896 centro di epica resistenza contro orde nemiche - per cui meritò degna ricompensa al Valore Militare - e faro luminoso di audace esplorazione e di italica civilizzazione onde il nome di Ferrandi e la località di Lugh sono associati nella storia alle ardite esplorazioni del Giuba;
Ritenuta meritevole di accoglimento la proposta della Società Storica Novarese di perpetuare la memoria del Ferrandi unita a quella di Lugh;
Decreta: Articolo unico.
La Residenza di Lugh prenderà il nome di «Residenza Lugh-Ferrandi.

Dato, a Mogadiscio, li 25 dicembre 1929 - anno VIII E. F.
f°) Qubirolo. P. C. C.
Il Direttore Affari Civili G. Papale.
Sigillo del Governo della Somalia italiana Direzione Affari Civili.

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Rinvenimenti archeologici a Novara.

Nei lavori di riforma che si compiono in questi giorni nel caseggiato Leonardi in Via Prina, durante gli scavi per la cantina e per la sottomurazione degli elementi fatiscenti, venne in luce la fondazione di un muro parallelo della strada, in perfetto stato di conservazione, alla profondità di circa un metro dall'attuale suolo pubblico.
Esso è formato da una gettata di ciottoli di fiume, cementati con malta idraulica che porta vari filari di mattoni 40 per 30 per 7; una grossa tavola di pietra arenaria si presentò alla superficie e fu rimossa. Negli scavi furono pure trovati frammenti architettonici, che io reputo essere basi di paraste. Tutto il complesso è dell'epoca romana, epoca che a Novara ha lasciato copia di ricordi come lo dimostrano i vari scavi fatti nei punti più diversi della vecchia città, non ultimo dei quali quello in Corso Umberto in cui è sorto un muro identico a quello ritrovato ora.

Una constatazione, però, si può fare: che all'epoca Romana le strade erano più larghe di adesso e gli edifìci presentavano dovizia di ornamenti in pietra nobile come lo dimostrano i vari frammenti recuperati, fra i quali, primo fra i primi, quelli trovati nelle demolizioni di Casa Rossini, pure in Via Prina, veri lavori di orafi eseguiti sul marmo.

Negli ultimi mesi dello scorso anno, nei lavori di riordino dello stabile in Via S. Gaudenzio n. 8, durante le demolizioni che interessavano buona parte del fabbricato, venne in luce una parete medioevale.
Essa presentava due archi a tutto sesto nel piano terreno e un loggiato di varie aperture pure a tutto sesto, sostenute da pilastri in cotto, al piano superiore.
L'architettura, il modo di costruzione, il materiale stesso fanno classificare la costruzione fra i tipi della fine del '200. È caratteristico e scenografico il movimento di luci ed ombre date da questo rudere che probabilmente faceva parte di un cortile. È un esempio di architettura domestica medioevale che si riallaccia stranamente a certe forme di novecentismo che appaiono sul Bauformen tedesco. Il razionalismo nelle costruzioni forma catena in tutti i tempi cambiando materiali, ma conservando lo spirito.

Questo è un esempio che sarebbe degno di essere posto in luce e meditato per la sua semplicità limpida e lineare da noi, poveri costruttori, che andiamo in cerca del bello.
Ora la parete si trova incorporata nei muri della ricostruita casa e non un mattone fu guastato.
Speriamo che il destino ci conceda, un giorno, di poter rivedere la sua linea armoniosa.

Arch. G[iovanni] Lazanio.

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I restauri al Broletto.

Procedono con ritmo sicuro verso la fase conclusiva, tanto che se ne può prevedere la fine verso l'ottobre di quest'anno. Ma la sistemazione della Pinacoteca Giannoni potrà esser fatta molto prima e cioè in primavera, appena compiuta la scala nuova di accesso, già studiata d'accordo con la Sopra Intendenza dall'Architetto Lazanio e già in via di esecuzione. Il Palazzetto del Podestà e quello di ponente sono ormai restaurati, meno qualche dettaglio al pianterreno.

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Luisa Corsi.

Una splendida raccolta di 100 miniature di ritratti femminili e maschili celebri, passata per generoso dono di Prospero Bollini al Museo Civico di Novara sarebbe meritevole di essere degnamente illustrata.

In attesa, dò qui alcune notizie biografiche sulla autrice di tali miniature, trasmessemi cortesemente dal Direttore della Villa des Arts di Parigi, Carlo Jeannerat.

Luisa Corsi, nata in Firenze il 27 dic. 1831, ebbe i primi rudimenti d'arte da suo padre e fu più tardi allieva del Bezzuoli e dell'Alessandri. Si occupò oltreché di pittura anche di miniatura, per la quale ebbe numerosa clientela. Nel suo 42° anno si ritirò nel convento di Coverciano presso Firenze, dove vestì l'abito religioso il 19 febbraio 1879 prendendo il nome di Suor Maria Giuseppa. Da questo momento si occupò soltanto di pittura sacra. Morì nel convento il 1. dicembre 1913.

Il p. Zeffirino Lazzari O. F. M. nel periodico La Verna, in un articolo su: «Il Monastero di Piccarda ossia la classe di Monticelli nella storia di Firenze» (Estratto, Arezzo 1912) parla di vari quadri sacri di Suor Maria Giuseppa, riproducendo anche il ritratto di lei.

Luisa Corsi lasciò un'allieva nella cugina Annunziata Corsi, moglie del pittore Odoardo Lalli, la quale, nata in Firenze il 9 nov. 1863, è tuttora vivente.

Corsi Luisa - Celebre miniaturista toscana, nata a Firenze nel 1830. Seguendo la naturale inclinazione per l'arte, studiò in patria, dove ebbe a maestro il Bezzuoli. Ben presto salì in rinomanza come miniatrice ed in questo genere di pittura non ebbe chi le stesse a confronto. Le sue miniature sono preziosissime.

Condusse anche lodate opere di pittura sacra per varie chiese. In questi ultimi anni vestì l'abito religioso e si ritirò nel convento delle monache di S. Maria a Coverciano presso Firenze.

Cesare Conti, La donna nell'arte. Pittrici e scultrici … nel secolo XIX ed oggi, Torino 1913.

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La graduale estinzione della vita nel Lago d'Orta.

La prof. Rina Monti, in una recente seduta dell'Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, fece una interessante e dolorosa comunicazione sulla graduale estinzione della vita nel Lago d'Orta. Il lago d'Orta, che fu celebre per la sua ricchezza di pesce, specialmente per le belle trote salmonate, è ormai diventato sterile e deserto. Tutta la flora e la fauna d'alto lago è già completamente scomparsa, ed i pesci, che pur sopportano lunghi digiuni, non sono più in grado di riprodursi e vanno morendo di inanizione.
L'estinzione della vita è dovuta all'immissione nel lago di rifiuti industriali dello stabilimento Bemberg, che anche in dosi infinitesimali esercitano un'azione tossica. Questa venne accertata mediante molte e diverse esperienze di laboratorio, che ne hanno dato la prova perentoria ed inconfutabile.
Se la cosa avrà un seguito, terremo informati i nostri lettori.

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Una mostra di Daniele Ranzoni a Torino.

Dopo la prima del 1911 a Intra, ordinata da Renzo Boccardi e da Raffaello Giolli; dopo quella di Milano del 1921 al Circolo di Coltura, importantissima perché valorizzò storicamente il Ranzoni, dopo le due di Venezia (1924 e 1928) ecco questa mostra della Società Amici dell'Arte di Torino. La mostra in verità non è completa, ne vasta; ma ha servito a rivelare ai Torinesi che nulla - si può dire - posseggono del nostro Ranzoni, quale temperamento di grande artista egli fosse. Alla mostra figurano anche due opere del Ranzoni proprietà del nostro Museo e cioè: Due teste di fanciulli e Ritratto femminile (controluce), opere giovanili. All'apertura della Mostra, quale rappresentante del Comune, il sig. Podestà inviò il cav. uff. A. Giannoni.

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Istituto Storico Bibliografico Italiano.

L'Istituto, di carattere esclusivamente culturale ha per scopo particolare:
a) Eseguire ricerche in Archivi esteri per rintracciare documenti riguardanti la storia ed il pensiero italiano, sia in generale, sia in particolare alle persone, alle famiglie, alle opere archiviando in indici per Nazioni e per materia le notizie e i risultati delle ricerche;
b) Compilare dal XX Sec. ai secoli più bassi, la bibliografia delle opere straniere o stampate all'estero in relazione all'Italia in tutti i campi del pensiero;
c) Raccogliere materiale di documentazione italiana esistente all'estero e che potesse andare disperso;
d) Pubblicare annualmente un indice delle pubblicazioni straniere in relazione all'Italia.

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Il II Congresso Nazionale di studi romani.

È ancora viva l'eco del I Congresso Nazionale di Studi Romani tenutosi nell'aprile del 1928.
Gli Atti del Congresso, che sono stati pubblicati nello scorso anno ottenendo l'alta approvazione del Duce e suscitando l'interesse più vivo nel mondo scientifico e nella stampa italiana, costituiscono una mirabile documentazione dell'importanza di quel Convegno e dei suoi risultati ideali e pratici.

I voti formulati ed approvati sono ora per la massima parte o già realizzati o in via di attuazione, grazie all'Istituto di Studi Romani.

Già fervono i preparativi presso l'Istituto stesso per l'organizzazione del II Congresso che avrà luogo in Roma nel prossimo aprile.
Il II Congresso, come il primo e come gli altri che seguiranno, doveva essere inaugurato nel giorno sacro di Roma: il 21 aprile, ma in vista della ricorrenza Pasquale, la data dell'inaugurazione è stata lievemente spostata e fissata per il 24 aprile. S. M. il Re s'è degnato di accettarne l'alto Patronato e il Duce la Presidenza onoraria.

Presidenti sono S. E. il Ministro dell'E. N. e S. E. il Governatore di Roma.
La Giunta Direttiva presieduta da S. E. Vittorio Scialoia è composta dei seguenti commissari, ognuno dei quali presiederà una Sezione del Congresso:
prof. Giulio Q[uirino] Giglioli (Antichità);
S. E. Carlo Calisse (Medioevo);
prof. A[ntonio] Munoz (Rinascimento ed Era Moderna); Conte Paolo d'Ancora (Era Contemporanea);
S. E. Vittorio Scialoja (Discipline Giuridiche);
prof. V[ittorio] Rossi (Letteratura e Filologia);
Sen. [Federico] Millosevich (Discipline Scientifiche).
egretario Generale del Congresso è Carlo Galassi Paluzzi.

Quanto prima sarà reso noto il programma particolareggiato dei lavori.

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Museo Civico - Archivio Storico. Anno 1929   [BSPN XXIV [1930] fasc. I - pp. 140-143]

Acquisti.

1. - Medaglia di bronzo grande commemorativa della liberazione di Torino dalla peste per opera della Madonna Consolata (MDCCCXXXVI).
2. - Medaglia di bronzo commemorativa di Giuseppe Saluzzo di Monesiglio, scienziato, fondatore della R. Accademia delle Scienze di Torino (1783?).
3. - Medaglia d'argento piccola del Collegio Caccia. Nel recto il busto del Conte G. F. Caccia fondatore, in costume del XVII, con la croce del collegio dei giureconsulti; intorno la leggenda I.C.C. J. FRAN. CACCIA COM. ET EQ. DE COLL. I.P.P. NOVAR. Nel verso la Croce di Malta caricata dello scudo dei Caccia; in giro la leggenda: COLL. NOBB. DE CACCIIS NOVAR. FVNDAVIT PAPIAE 1626.
4. - Medaglia di bronzo grande commemorativa del sesto centenario della nascita di Dante Alighieri.
5. - Scudo d'argento del Governo Provvisorio di Lombardia (1848).
6. - Medaglia d'argento grande commemorativa di Gregorio XVI (1831) LUMEN AD REVELATIONEM GENTIUM.
7. - La Madonna addolorata e S. Giovanni Battista. Statue in legno (sec. XVII); due poltrone del '600; dall'Oratorio del Cimitero di Monticello.
8. -Lastra di rame incisa da P. F. Prina nel 1711 per il frontespizio dell'opera di G. A. Prina: Il Trionfo di S. Gaudenzio, in occasione della traslazione del corpo del Santo, edita in Milano da M. A. Pandolfo Malatesta MDCCXI.


Doni.

1. - Un trombone del sec. XVIII; un fucile arabo con calcio in avorio e placche in argento lungo la canna; un moschetto; un fucile da caccia; due scudi di pelle d'ippopotamo (abissini); un berretto di gendarme austriaco.
Dono del cav. uff. A. Giannoni..
2. - Uno scudo di fibra di forma oblunga; quattro lance; otto pugnali a frastaglio e a traforo; undici falci; tutte armi del Congo Belga.
Dono della signorina Eugenia Severina..
3. - Due archibusetti a focile e tre pistole ad avancarica. Una spada d'alto ufficiale austriaco, moderna, con impugnatura dorata e ornata di fregi.
Dono del signor Gili..
4. - Ventinove lettere di Francesco Antonio Bianchini, storico di Novara, dal 1828 al 1839 (28 dirette al Sac. Canonico Carlo Antonio Pattoni di Omegna; una al Can. Francesco Antonio Torre di Omegna).
Dono del gr. uff. avv. Giov. Voli..
5. - Lire trecento.Dono della Banca Popolare Cooperativa di Novara, impiegate in acquisto di opere di critica storica e artistica per la biblioteca del Museo..
6. - Grande affresco rappresentante Cristo Crocifisso con la Vergine e Santi, della Chiesa di S. Andrea di Novara (sec. XV- XVI).
Dono dei Frati di S. Andrea.
Lo strappo eseguito dal pittore Anadone e il trasporto al Museo furono fatti a spese del Comune di Novara.
.
7. - Spada del Generale Ettore Perrone.
Dono del signor comm. F. Peroni di Milano..
8. - Il Decennale, volume pubblicato daìl'Associaz. Volontari di guerra, Edit. Vallecchi, 1928.
Dono del Consiglio Provinciale dell'Economia di Novara..
9. - Moneta (medio bronzo) di Cesare Augusto, rinvenuta a Corciago DIVVS AVGVSTVS PATER. Testa coron. a sinistra. Ara (?) tra S. C. Sotto PROVIDENTIA.
Dono del signor Commissario Prefettizio di Pisano..
10. - Le Medaglie d'oro (1833-1925). A cura del Comitato di Torino del «Gruppo M. O. al V. M.» per cura di Nicola Brancaccio, Costante Giraud, Umberto Griffini, Alessandro Salamano, vol. in 8 di pagg. 488.
Dono del comm. Umberto Griffini..
11. - La Congregazione dei Canonici Reg. Lateranensi. Periodo di formazione, per N. Widloecher C.R.L. Gubbio Scuola Tipografica Oderisi 1929; 1 vol. in 8 gr. di pag. 439.
Dono dell'Autore..
12. - Quattro incisioni in cornice e cioè: (1) La bella Giardiniera; (2) la Madonna del Cardellino di Raffaello, dis. e incisa da Pietro Nocchi; (3) La Deposizione dalla Croce di Rembrandt. Leggenda: Rembrandt f. cum privl.° - 1633 Amstelodami Hendricus Vlenburgensis Excudebat. Acquaforte; (4) La descente de Croix di Rubens, grande litografia, incis. Decrouan, Parigi.
Dono del signor Notaio Davide Colombo..
13. _ Vecchia fotografia di G. Garibaldi (da un quadro?).
Dono di G. Bertelli..
14. - Restauro di un prezioso tappeto persiano, già di proprietà del Museo, ad opera delle Orfanelle di S. Lucia e a spese del Comune.
15. - Tutte le Riviste che hanno il cambio col Bollettino Storico e diverse opere in omaggio al medesimo.
Dono della Società Storica Novarese e della Direzione del Bollettino Storico p. la Provincia di Novara..
16. - A. M. Riberi: S. Dalmazzo di Pedone e la sua abazia (Borgo S. Dalmazzo) con docc. inediti, Torino-Voghera 1929, vol. CX della B.S.S.S.; pagg. 518 in 8°. Miscellanea Cuneese, vol. stampato sotto il patronato e a spese del Municipio di Cuneo. Torino-Casale Monf. 1930, vol. CXI della B.S.S.S.; pagg. 354 +XVIII in 8°. - G. Borghezio e G. Pinoli: Cartario della Confraria del Santo Spirito d'Ivrea (1208-1276), Torino, Bocca, 1929. Vol. LXXXI, II della B.S.S.S.; pag. 70 in 8°; G. Borghezio e G. Benedetto: Statuti di Tavagnasco, Torino, Bocca, 1929; vol. LXIV, IIIdella B.S.S.S., pagg. 40 in 8°.
Dono della Biblioteca della Società Storica Subalpina..


Visite al Museo Civico nel 1929.

Il Museo Civico fu aperto 44 domeniche: il numero totale dei visitatori, compresi quelli straordinarii dei giorni feriali (scolaresche, comitive), fu di 6920.

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Atti della Società Storica Novarese   [BSPN XXIV [1930] fasc. II-III - pp. 318-344]

Verbale dell'Assemblea Generale del 15 giugno 1930 - Anno VIII E. F.

L'anno millenovecentotrenta, anno VIII. E. F., addì quindici del mese di giugno, alle ore quindici, in Novara, nella Sala maggiore del Museo Civico, regolarmente convocata, si tenne l'Assemblea Generale ordinaria della Società Storica Novarese, per la trattazione del seguente ordine del giorno:
1. Commemorazioni. - Relazione morale e finanziaria.
2. Proposta per ricordare il Generale Ettore Perrone e l'esploratore Ugo Ferrandi. (Rel. On. E. M. Gray).
3. Il R. Museo Torinese di Antichità e i Musei locali. (Rel. P. Barocelli).
4. Il Museo Lapidario di Novara. (Rel. O. Scarzello).
5. I restauri del Broletto, di S. Nazzaro della Costa e di S. Nazzaro Sesia. (Rel. G. Lazanio).
6. Onoranze a Giuseppe Ravizza. (Rel. G. Lampugnani).
7. Proposte per l'incremento degli studi di Folklore nella Provincia. (Rel. A. Viglio).
8. Elezione del Presidente.
9. Nomina del Consiglio Direttivo.
10. Varie.

Presiede l'adunanza l'avv. cav. uff. Ettore Silva, vice-Presidente della Società Storica, e sono personalmente intervenuti i soci:
Comm. Dott. Giacomo Sechi, Vice-Prefetto di Novara,
il Signor Ing. Angelo Falconi, Vice-Podestà, in rappresentanza del Podestà di Novara,
S. E. il Senatore Gr. Uff. Aldo Rossini,
on. Gr. Uff. Ezio Maria Gray,
Gr. Uff. dott. C. Felice Marchisio,
Comm. dott. Ottavio Cipollino,
ing. ispett. Giulio Decio,
prof. cav. Piero Barocelli,
sig. Camillo Bertela,
cav. ing. Giacomo Berteli,
dott. Alessandro Bermani,
geom. E. Boggione,
Conte avv. Marco Caccia di Romentino,
teol. mons. Lino Cassani,
prof. dott. Rosa Cesare,
cav. prof. Carlo Conti,
canonico sac. Antonio Gattini,
prof. cav. uff. Vito Fedeli,
notaio avv. A. Filippetti,
conte avv. Francesco Gibellini Tornielli,
dott. Gaudenzio Julitta,
dott. cav. prof. Giuseppe Lampugnani,
architetto G. Lazanio,
avv. comm. Pacifico Montani,
avv. not. L. Nicolotti,
dott. comm. Francesco Pezza,
can. mons. G. M. Pellagatta,
sig. Marco Proverbio,
prof. cav. Achille Rasario,
geom. Umberto Rizzotti,
comm. Giuseppe Rossi,
ing. Sutermeister di Legnano,
sig. G. Tadini,
ing. comm. Alberto Tarella,
ing. Paolo Verzone,
prof. A. Viglio,
prof. O. Scarzello, Segretario.

Hanno inviato adesione scritta i soci:
cav. uff. dott. Mario Morengo,
conte Della Porta de Carli,
can. don Giulio Romerio,
gr. uff. ing. Ercole Ajmone,
prof. cav. Rinaldo Lampugnani.

Alle ore 15,30, essendo trascorsa mezz'ora da quella fissata per la convocazione (art. 9 dello Statuto Sociale) il Presidente dichiara aperta la seduta, e con commosse parole rievoca all'Assemblea la figura scomparsa, ma sempre presente nei ricordi, dell'Avv. Antonio Tadini, primo Presidente della nostra Società Storica.
Illustra le doti preclare dell'estinto: cittadino e uomo virtuoso; giurista e avvocato insigne; cultore appassionato delle storiche discipline, che allo studio, alla famiglia, al bene dedicò esclusivamente tutta l'operosissima esistenza. Invita i presenti a raccogliersi con un minuto di silenzio nel pensiero dello Scomparso; e l'Assemblea, in piedi, riverente, rende l'omaggio di devota e sentita riconoscenza alla memoria di Lui.

Su proposte del cav. uff. dott. Cipollino l'Assemblea delibera d'invertire l'ordine del giorno, per procedere anzi tutto alla nomina delle cariche direttive della Società Storica per il prossimo triennio 1930-1932.

In seguito ad acclamazione dell'Assemblea unanime il nuovo Consiglio Direttivo risultò così formato:
Presidente: On. Gr. Uff. Ezio Maria Gray;
Vice-Presidente: Silva cav. uff. avv. Ettore.
Direttore del Bollettino Storico: Viglio prof. dott. Alessandro.
Cassiere: Cassani mons. cav. teol. Lino.
Consiglieri:
Ajmone gr. uff. ing. Ercole,
Bronzini ing. Giuseppe,
Caccia di Romentino conte avv. Marco,
Cesare prof. Natalia Rosa,
Cipollino cav. uff. dott. Ottavio,
Lampugnani cav. dott. prof. Giuseppe,
Lampugnani cav. prof. Rinaldo,
Lazanio arch. Giovanni,
Marucco mons. cav. Vincenzo,
Marzoni cav. ing. Luigi.
Segretario: Scarzello prof. dott. Oreste.

Accolto dall'applauso vivissimo di tutti i presenti, il nuovo Presidente della Società Storica Novarese, on. E. M. Gray, assume la Presidenza dell'Assemblea. Rivolge anzi tutto un caldo ringraziamento agl'intervenuti che lo hanno designato all'alto e gradito incarico: ricorda ancora il compianto avv. Tadini, che egli ebbe occasione di conoscere ed apprezzare in special modo come collaboratore e compagno d'ufficio del proprio padre. Si propone di continuare l'opera a pro' della Società Storica Novarese: la quale continua degnamente la tradizione di quei volonterosi che, sorretti da una forza puramente ideale, tanto in tempi senza storia quanto in tempi di storia intensissima, tennero vivo ed onorato il culto delle memorie locali. Non per vana curiosità, o per erudizione fine a se stessa e appartata dalla vita civile: ma con intendimenti di viva italianità. Le storie municipali, la conservazione delle memorie, delle tradizioni, degli usi locali non sono in contrasto con l'unità della nazione: Roma, che ha riunite le varie stirpi italiane, ha sempre permesso e voluto lo svolgimento delle attività locali: essa volle l'unità, non l'uniformità. E per questo l'opera della nostra Società Storica s'inquadra magnificamente nel movimento di ascensione nazionale presente e vi collabora anch'essa.

Oggi mentre esaltiamo i ricordi di Ettore Perrone e di Ugo Ferrandi non consideriamo la piccola gloria locale, ma sentiamo la fierezza di dare un alloro ed un fiore alla grandezza d'Italia. - Per il Perrone - il cui nome è già ricordato da una caserma e da una via della città nostra - intendiamo segnalare il punto preciso dove egli spirò la grande anima, in seguito alla mortale ferita al capo ricevuta alcuni giorni prima, nell'estrema resistenza dell'esercito piemontese contro un nemico già vittorioso. Grande figura quella di Ettore Perrone: cospiratore, esule, agricoltore e direttore di bonifiche in Francia, che gli meritarono l'elogio del re Luigi Filippo: soldato ed eroe, egli irradia una luce fulgidissima sopra un grande avvenimento, che fu detto infelice, ma che oggi l'Italia annovera tra le sue glorie. - Ugo Ferrandi è la prova che la grandezza della patria si afferma con l'opera svolta al di fuori dei confini. Purtroppo Ferrandi - disdegnoso quasi della fama meritata, - distrasse volutamente quei documenti che meglio avrebbero illustrato il suo pensiero, non meno grande della sua opera. Così andarono perduti quei carnets che riferivano le discussioni sotto la tenda, presso Harrar, tra lui e il Rimbaud: due uomini che disdegnavano il mondo: due grandi, ma quanto di questi maggiore è l'Italiano! Procuriamo che Novara - abituata a livellare con troppa facilità le gloriole locali - non trascuri troppo questo suo figlio veramente grande: l'unico suo vero esploratore! La Società Storica, che già ha ottenuto la denominazione di Ferrandi per la residenza di Lugh, (e l'aveva domandata per la località geografica), non trascurerà la presente occasione per affermare la sua ammirazione riconoscente per l'illustre esploratore.

Il prof. Viglio illustra le seguenti proposte concrete del Consiglio Direttivo, intese a ricordare i due nomi illustri:
I. Collocare una lapide marmorea, con iscrizione commemorativa del fatto, in una parete visibile al pubblico, della casa di Largo Cavallazzi, nella quale spirò il generale Perrone il 29 marzo 1849;
II. Far eseguire una doppia riproduzione in bronzo del medaglione raffigurante Ugo Ferrandi, eseguito dallo scultore Tandardini. È un ritratto di grande somiglianza e di una espressione veramente notevole; il Ferrandi stesso aveva acconsentito a farsi effigiare dallo scultore concittadino. Uno dei bronzi sarà collocato in Novara, in luogo ben visibile al pubblico, preferibilmente nella casa da lui abitata; l'altro sarà donato alla città di Mogadiscio, per ricordare nella nuova colonia italiana le sembianze di colui che l'ha salvata alla patria.
L'Assemblea unanime approva le due proposte, ed incarica il Consiglio Direttivo dell'esecuzione.

Il Senatore Rossini - accanto ai nomi dei due grandi che si vogliono onorare - ricorda quelli di altri personaggi che la Società Storica farebbe opera degna e veramente patriottica di celebrare con essi. Sono i generali Passalacqua, altro caduto di Novara: il generale Cavalli, l'innovatore delle artiglierie moderne: l'esploratore Boggiani, di Orta Novarese quindi anch'esso gloria specialmente nostra. La raccomandazione del Sen. Rossini è accolta con plauso dall'Assemblea, e il Consiglio Direttivo studierà i mezzi affinchè la proposta sia concretata in modo tangibile.
In seguito il Presidente dà la parola al Dott. Barocelli, il quale legge una dotta e interessante relazione:
Sul Museo Torinese di Antichità e i Musei locali.
La relazione illustra i risultati degli scavi archeologici eseguiti in Piemonte nel secolo XIX: i quali hanno portato a scoperte importantissime e superiori all'aspettativa. I materiali rinvenuti affluirono per la maggior parte al Museo di Antichità di Torino: dove oggi è conservata un'abbondantissima suppellettile archeologica, che è la base indispensabile per ricostruire, con metodo nuovo e risultati attendibili, la storia antica delle nostre regioni, un tempo o sconosciuta affatto o piena di errori.

Nel frattempo, quasi a complemento del Museo Torinese, sorsero in parecchie città del Piemonte i Musei locali; tra cui il Museo Lapidario di Novara tiene uno dei primi posti, per la data della fondazione e per la ricchezza del materiale conservato.
Il valore di questi Musei locali va aumentando di giorno in giorno: ad essi si deve la difesa e la conservazione di una ricchezza preziosa, che altrimenti andrebbe in gran parte perduta. È quindi degna di lode ogni azione intesa all'incremento e alla protezione di tali Musei: che nel loro contenuto assommano le pagine di tanti secoli della nostra storia.

L'Assemblea, che ha seguito con vivo interesse la dotta esposizione, accoglie con vivo applauso le conclusioni dell'oratore; il quale offre alla Società Storica i tre fogli da lui completati della Carta Archeologica d'Italia.

L'ing. Falcone, Vice-Podestà di Novara, domanda la parola per una breve comunicazione.
Oggi stesso Novara ha inaugurato un monumento a S. Bernardo di Mentone: ad esso hanno prestato la loro collaborazione parecchi dei soci presenti a quest'adunanza. Ora l'Autorità Comunale di Novara ha intenzione di ricordare in modo analogo un altro novarese illustre per pietà e dottrina religiosa, Pier Lombardo, nella sua nativa Lumellogno, dove si stanno compiendo importanti lavori di risanamento da parte del Comune di Novara. Siccome l'iconografia di Pier Lombardo è molto discorde e mal sicura, egli prega i soci volonterosi e competenti di occuparsi delle ricerche in proposito, studiando la possibilità di ricostruire la figura dell'illustre teologo novarese quale essa fu realmente: in modo da permettere all'eventuale artista di comporre il monumento con la maggior fedeltà storica possibile.

Successivamente il Presidente dà la parola al Segretario, prof. Scarzello. Questi premette che - in considerazione dei molti argomenti che ancora dovranno venir trattati nella presente riunione e per riguardo ai relatori che hanno temi più interessanti da svolgere - ometterà la lettura della Relazione sull'andamento morale della Società nel biennio 1928-1930. Tale relazione sarà pubblicata integralmente nel Bollettino Storico per la Provincia di Novara, insieme al rendiconto finanziario: ed allegato al verbale della presente Assemblea.
Riferendosi ad un punto particolare della suddetta relazione - su cui l'Assemblea deve dare voto esplicito - sottopone al giudizio dell'Assemblea la conferma della spesa straordinaria di L. 1000 per l'acquisto di un ritratto ad olio di G. B. Morandi, eseguito dal pittore Vanzaghi, e destinato ad essere esposto nel Museo Civico. L'Assemblea approva senza osservazioni l'acquisto e la destinazione del ritratto suddetto.

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In seguito il prof. Scarzello, passando al N. 4 dell'ordine del giorno, da lettura della seguente:

Relazione sul Museo Lapidario.

Onorevoli consoci,
In ottemperanza all'incarico avuto dall'ultima Assemblea Generale, il Consiglio Direttivo si è interessato del Museo Lapidario.
Le condizioni di abbandono completo in cui giace da tanti anni la preziosa raccolta dei più insigni monumenti della storia novarese e le molteplici incresciose conseguenze che derivano da tale abbandono, sono note a tutti, e non staremo a ripeterle: esporremo invece i nostri propositi e i tentativi per rimediare al presente stato di cose universalmente deplorato.

La prima soluzione che venne prospettata, perché appariva più facilmente attuabile, fu quella di sistemare decorosamente il Museo nei locali stessi dove si trova al presente, cioè sotto i portici del Chiostro, della Canonica. A tal uopo si rendevano necessari i provvedimenti seguenti:
1° eseguire alcuni lavori di restauro alle pareti e una coloritura fresca a tutto il quadriportico;
2° rinnovare e completare le iscrizioni dichiaratorizce accanto ai singoli pezzi archeologici;
3° fare un inventario completo del materiale;
4° ripulire il cortile interno e sistemare le aiuole;
5° istituire quei servizi di direzione responsabile e di sorveglianza, che finora mancano del tutto.

Per raggiungere l'effettuazione di questo programma il nostro Consiglio Direttivo deliberò di farsi intermediario tra il Capitolo dei Canonici della Cattedrale, proprietario degli edifici in cui sono infissi i pezzi, ed il Municipio di Novara, naturale custode e conservatore responsabile dei monumenti. Fu redatto una schema di convenzione che fissava i reciproci impegni delle due parti, e venne sottoposto all'esame di entrambe, affinchè servisse come base per gli accordi definitivi.

La necessità imprescindibile di giungere ad una soluzione dell'annoso problema venne ammessa e riconosciuta da tutti gl'interessati, e la nostra iniziativa fu vivamente apprezzata. Il Capitolo dei Canonici accettò integralmente la convenzione proposta dalla Società Storica, dichiarandosi disposto all'immediata attuazione. Il Municipio di Novara - sul quale effettivamente gravavano i maggiori oneri - accolse favorevolmente il concetto informatore della nostra proposta: ma prima di prendere una deliberazione impegnativa, si riservò di studiare a fondo la pratica, specialmente in considerazione del fatto che l'impianto del Museo Lapidario, ed i diritti e le servitù del cortile interno del Chiostro, in altri tempi avevano dato origine a controversie, che neppure ai giorni nostri sono definite.

Restando sospesa in tal modo la pratica più importante, il Consiglio Direttivo incaricò il Segretario della Società di procedere alla compilazione di un catalogo-inventario del materiale archeologico. Un saggio di questo catalogo fu pubblicato nell'ultimo numero del Bollettino Storico, ma da pubblicazione integrale è necessariamente subordinata a quella che sarà la sistemazione definitiva del Museo.

In questi ultimi tempi da nostra attenzione venne soffermandosi su quel fausto avvenimento di rinascita storica e artistica per la nostra città, che è il restauro agli edifici del Broletto. Ed appunto in relazione ad esso ci appare la possibilità di una soluzione nuova e radicale, che per molte ragioni riteniamo preferibile a quella finora perseguita. La sottoponiamo ora all'esame della presente Assemblea, domandando un esplicito voto in merito - affinchè esso convalidi solidamente la nostra iniziativa, se risulterà degna di approvazione.

Il nostro progetto è il seguente: la Società Storica deve far opera attiva affinchè tutto il materiale archeologico, preromano e romano, del Museo Lapidario sia trasferito e definitivamente sistemato nei locali restaurati del Broletto.

Le considerazioni in favore della nostra tesi sono così evidenti, che basterà accennare le principali:
I. Negli edifici del Broletto il materiale archeologico sarà meglio difeso dal logorio causato dall'umidità: sarà protetto più facilmente contro le offese di un vandalismo ignorante ed anonimo, che purtroppo ha finora dato tristissimi frutti: sarà meglio esposto alla vista del pubblico, e quindi più valorizzato. Davanti a quegli avanzi venerandi, in quel recinto così suggestivo per la rinata bellezza e per la potenza dei suoi richiami, il cittadino novarese e il visitatore forestiero sentiranno più viva e più vicina la voce ammonitrice della madre Roma.
II. Sappiamo che i nuovi edifici del Broletto sono destinati ad accogliere, oltre la Galleria Giannoni, anche il Museo Civico, con le sue varie raccolte, e gli Archivi cittadini. Trasportandovi anche il Museo Lapidario, resterebbe «accolta in un sol tempio» tutta la storia civile di Novara, dalle sue origini vetustissime ai giorni nostri. Nello stesso tempo si svolgerebbe sotto gli occhi del visitatore intelligente tutta l'evoluzione dell'arte locale, dagli informi tentativi preistorici ai severi monumenti romani, dai rozzi avanzi barbarici agli splendori del rinascimento, alle bellezze dell'arte contemporanea.
III. Gli edifìci restaurati riceverebbero nuovo lustro e nuova importanza da quegli avanzi, che sono i maggiori titoli di nobiltà cittadina.

A queste ragioni ideali vanno aggiunte alcune considerazioni d'indole pratica.
Anzitutto la possibilità di effettuare il nostro progetto in questo momento è singolarmente favorito da circostanze speciali. I lavori di trasporto del Museo Lapidario si possono collegare con quelli dei restauri agli edifìci e completare a vicenda. Gli stessi progettisti ed artefici addetti ai restauri possono facilmente studiare ed eseguire la collocazione dei pezzi archeologici. Essi hanno a disposizione il portico grande sotto la sala dell'arengo - sede indicatissima per i sarcofagi, le casse cinerarie e le grandi are: i due portici della loggetta, il portico del palazzetto del Podestà e le scale, per distribuirvi con opportuno senso d'arte le lapidi e i cippi minori.

Ma la nostra proposta presenta la possibilità di un ulteriore svolgimento. È infatti logico e molto probabile che le sale a pian terreno, sotto la loggetta, siano destinate ad accogliere il prezioso ed abbondante materiale preistorico, romano, barbarico e numismatico, che forma la collezione del Museo Civico - collezione che riceve continuo incremento da nuove scoperte.

Questa collezione, unita a quella lapidaria, formerebbe un Museo storico-archeologico completo: sul tipo di quelli che sono vanto di molte grandi città italiane. Un altro vantaggio, non indifferente, ne verrebbe in conseguenza: l'unità di direzione di tutti i Musei cittadini riuniti nella nuova sede, e la possibilità di stabilire un servizio unico per la sorveglianza, la conservazione e l'incremento di tutti.

Davanti alla prospettiva di tale coordinamento idealmente perfetto, crediamo che il nostro progetto incontri l'approvazione anzi tutto della nostra Assemblea, e successivamente delle Autorità cittadine che dovranno tradurlo in atto. Non ci preoccupano le considerazioni d'indole finanziaria: in primo luogo perché l'esecuzione del nostro programma non richiede spese ingenti: secondariamente perché l'esperienza ci dimostra che le iniziative della Società Storica sono destinate a superare le difficoltà materiali e a raggiungere vittoriosamente il successo.

Il Relatore: O[reste] Scarzello.

La proposta del relatore suscita una viva discussione nell'Assemblea, a cui prendono parte il Presidente, il Sen. Rossini, l'avv. Montani, il dott. Marchisio, l'ing. Verzone, il prof. Viglio ed altri.
Una parte degli intervenuti sono favorevoli alla proposta del relatore, altri contrari.
Le obbiezioni sono essenzialmente due:
il timore che i locali del Broletto non siano sufficienti ad accogliere tutto il materiale archeologico romano, che nella nuova sede potrebbe essere troppo ammassato;
la diminuita importanza del chiostro della Canonica, qualora fosse privato dalla decorazione che oggi è offerta dalla collezione lapidaria.

La questione appare molto complessa e eccezionalmente grave, né l'Assemblea ritiene di prendere una deliberazione in merito. Su proposta del prof. Viglio si dà mandato al Consiglio Direttivo di studiare la questione in tutti i particolari e di presentare proposte concrete ad una prossima adunanza.

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Passando alla trattazione del quinto argomento posto all'ordine del giorno, l'architetto Lazanio da lettura della seguente:

Relazione sul restauri del Broletto, di S. Nazzaro della Costa, di S. Nazzaro Sesia.

I lavori di restauro del Broletto, pur procedendo speditamente per opere di quel genere, risentono nel complesso delle difficoltà che si incontrano, cammin facendo, nella esecuzione, negli studi continui, nella finitezza di certi particolari, nella difficoltà di procurarsi certi materiali che non sono più usati nelle costruzioni moderne e che perciò si trovano a stento sul mercato. Solo il tecnico provato può sapere che cosa voglia dire in una fabbrica l'opera di finimento: ci si immagini quindi nel caso specifico ove siano quasi tutte forniture speciali, quanta inerzia debba contrastare il povero architetto che voglia procedere con una certa speditezza.

Tutti noi che amiamo il Broletto lo vorremmo vedere finito in un batter d'occhio e quelli che stanno vicini all'opera sanno qualcosa delle lentezze ineluttabili quotidiane che non permettono un ritmo più accelerato nella esecuzione dei lavori.

E mi sia permesso di ricordare come l'incessante interessamento dell'egr. sig. Vice Podestà allevii e rimuova tanti ostacoli di ordine sopratutto burocratico. E mi sia pure permesso di ringraziare pubblicamente il Prof. Viglio che con la propria cultura ed esperienza mi è sempre vicino, pronto di consigli, soluzioni e suggerimenti. Ora la Quadreria Giannoni è ultimata. Quanto prima la magnifica pinacoteca sarà ordinata e aperta al pubblico. E allora, questo pubblico che è tanto pronto a criticare ed a dubitare quando non conosce, vedrà se riescirà ancora a ricordare gli anditi, le scalette piene di muffe e di sudiciume che vi ho trovato quando ho dato il primo colpo di piccone. Vedrà se ritroverà nelle sale, parche di ornamenti ma ricche di colore ambientale, l'odore delle scartoffie e degli archivi, che soltanto un anno fa giacevano fra quelle mura.

Il progetto non prevedeva all'interno lo stile non essendosi nei primi superficiali assaggi trovato alcunché di caratteristico e dovendo servire i locali ad uso di pinacoteca moderna. Ma appena incominciò la demolizione del soffitto centinato dei locali ove era la R. Procura e vennero alla luce vari travi con sottomensola e canteretti, allora si venne nella determinazione di ridurre tutte le sale sale pure in carattere. Studiai allora quel tipo di lucernario che sebbene in antagonismo con lo stile è l'unico che permetta una razionale illuminazione e non guasti lo scheletro della architettura. E così si dica per la illuminazione artificiale per cui ho predisposto delle batterie di sorgenti luminose al di sopra dei vetri dei lucernari che coi loro fasci di luce incrociati, illuminano per diffusione l'ambiente ed in special modo le pareti.

I locali della Quadreria si delincavano già nella loro forma quando un problema venne posto. Non stonerà, a sistemazione ultimata, lo scalone nel freddo stile della metà dell'ottocento? Dato, tra l'altro, che non vi è null'altrò di quel carattere in tutto il Palazzo, si venne nella determinazione di toglierlo e di sostituirvi una scala che apparisse fatta in epoca moderna per lo svolgimento delle rampe e per i materiali impiegati, ma che armonizzasse con tutto il carattere dell'edifizio. Si venne con questa soluzione ad ottenere un altro vantaggio: la costruzione di una loggetta sopra i tetti che serve a fare da paravento alla ridda di comignoli che le stanno dietro. Speriamo di vedere presto liberato il Caffè e completata la sistemazione del piano terreno che con il pavimento del cortile che presto si inizierà e che verrà fatto in mattone a spina pesce con cordonature lastricate in beola, renderà l'ambienie intimo ed elegante come una sala.

Il restauro del Salone dell'Arengo venne iniziato più tardi e, data anche la mole dei lavori, è ancora un po' in arretrato. Vennero demoliti tutti i muri interni, le volte, i soffitti centinati ed il tetto. Venne ripristinato tutto l'immenso piano della muraglia del prospetto e vennero completate le trifore ricopiando i capitelli da originali esistenti in Canonica. La struttura del tetto venne studiata accuratamente, dai vari elementi desunti in luogo con il diretto confronto di tetti consimili, primo fra tutti quello della chiesa di S. Vincenzo in Prato a Milano e si convenne nel disegno eseguito, che è il più razionale e statico di quelli che si conoscono.

Il pavimento verrà fatto in cotto a spina pesce con mattonelle, di misura più piccola della comune, disposte in modo da formare riquadri e disegni che rompano la monotonia della vasta area. Un pancone con alto schienale e cassapanca verrà posto su tre lati di questo immenso salone e sto facendo eseguire in questi giorni un campione che mi serva ad equilibrare le masse e gli spessori di legnami alla maestà dell'ambiente. Non potendosi, per ora, per motivi indipendenti dalla nostra volontà, demolire la casa comunale ex Sacchi per dar luogo allo scoprimento dei prospetto nord del palazzo, ho pensato di demolire tre o quattro metri di volta e di tetto dell'androne verso il Corso Umberto in modo da dare luce a due trifore che altrimenti resterebbero cieche ed a mettere in mostra, dal basso, una parte di questo muro fra le due interessanti finestre.

La scala nuova nel cortile, detta l'Arengheria, è stata costruita su elementi trovati in posto su disegno dell'Ing. Bertea, Sopraintendente ai Monumenti. Gli elementi decorativi sono stati tolti dalla scala del Palazzo Comunale di Castellarquato che è identica alla nostra salvo gli archi rampanti che sostengono le rampe e le colonne che anziché rotonde sono ottagonali.

I dipinti, furono, oltreché restaurati, sempre seguendo le preziose indicazioni di Bonomi, ambientati sapientemente, in modo da renderne oltremodo suggestiva la visione.

* * *

E ora dirò due parole sui restauri del Convento di S. Nazzaro della Costa per conchiudere sulle tristi condizioni della torre di Sannazzaro Sesia.

A S. Nazzaro della Costa nella Chiesa sono stati eseguiti i pavimenti delle cappelle in mattoni a spina pesce e fu solidificata l'ultima cappella di destra. Gli intonaci, non potendo i RR. PP. disporre, per ora, per la decorazione, furono eseguiti in modo comune, sperando di potere presto sovrapporre uno strato di calce bianca lisciata che formi il fondo a fregi ed affreschi che integrino quelli rimasti. Lavoro che è stato compiuto lo scorso anno è il restauro della facciata della chiesa che però non è ancora finito perché manca la stilatura dei giunti e la patinatura generale. Entro quest'anno verrà ricostruito il chiostro piccolo con l'ediflzio di divisione dei due chiostri, ora demolito perché cadente. Il progetto è già stato approvato dalla competente Sopnaintendenza ed in questi giorni una squadra di operai assunta in proprio dai RR. Frati, ha iniziato i lavori. Anche questo monumento è così sulla strada della rinascita e del ritorno integrale alle antiche forme. Speriamo che con la nuova strada che presto verrà aperta e con il progettato parco della Rimembranza nuovo lustro e decoro venga a questa insigne Chiesa che è nel cuore di ogni novarese che ami il passato della propria città.

Per la torre campanaria di Sannazzaro Sesia, invece, le cose non si mettono in modo del tutto roseo: le biffe poste nel 1928 presentano incrinature capillari che denotano il lento ma inesorabile procedere dei fenomeni che hanno procurate le paurose lesioni. La relazione che ho fatta e che è stata inviata alla Autorità competente getta il grido d'allarme: speriamo che esso venga raccolto e sia così salvato questo superbo monumento, vanto indiscusso dinnanzi al mondo di questa nostra bella regione.

Arch. G. Lazanio.

L'accurata relazione, che interessa non solo la nostra Società, ma tutta la cittadinanza novarese, è seguita con intensa attenzione e vivamente acclamata da tutta l'Assemblea...

A proposito dei restauri di San Nazzaro della Costa il sen. Rossini prende la parola per chiarire le condizioni fatte dall'Amministrazione dell'Ospedale Maggiore di Novara ai Padri Cappuccini, nel concedere il godimento trentennale della Chiesa e del convento. Questi sono tenuti a fare i restauri secondo le norme fissate dalla Sopraintendenza dei monumenti e dalla dignità dello storico monumento. Il merito della rinascita si deve sopra tutto al contributo finanziario dato dalla beneficenza cittadina. Ringrazia la Società Storica dell'interessamento finora dimostrato e si augura che questo abbia sempre a continuare con uguale intensità fino al compimento dei restauri.

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Intorno alle onoranze a Giuseppe Ravizza riferisce brevemente il prof. Giuseppe Lampugnani.

Il comitato cittadino eletto a tale scopo, e da lui presieduto, sospese, da qualche tempo le proprie iniziative, essendosi costituito in Firenze un Comitato generale per la rivendicazione di quegli inventori italiani, le cui benemerenze sono tuttora misconosciute, specialmente all'estero. Questo appunto è il caso del Ravizza, che fu l'inventore della macchina da scrivere. Tale Comitato Nazionale - che per Novara è rappresentato dall'on. Fregonara - non ha ancora comunicato le direttive secondo le quali si dovrà svolgere l'azione comune: quest'indugio è la causa della sospensione lamentata.
Il prof. Viglio - premesso che Novara ha già ricordato il Ravizza intitolando al suo nome una delle vie centrali della città - ritiene tuttavia che non sia abbastanza soddisfatto il debito cittadino verso l'illustre inventore. Perciò propone che il Comitato già in carica prosegua nelle sue iniziative (indipendentemente da quanto potrà essere fatto dal Comitato di Firenze: al quale eventualmente si potrebbe associare): la Società Storica procurerà di appoggiarlo con quei mezzi che avrà a disposizione.
Il parere del prof. Viglio è approvato dall'Assemblea, ed accolto dal prof. Lampugnani.

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In seguito lo stesso prof. Viglio dietro invito del Presidente, illustra la seguente:

Relazione per l'Incremento degli studi di Folklore nella Provincia di Novara.

Il Relatore accenna alla rinata importanza di questi studii; una prova dell'interesse vivo è venuta dal grandioso Congresso delle Tradizioni Popolari ch'ebbe luogo a Firenze nel maggio 1929, presenti e rappresentate le più alte personalità della politica e della scienza. Anche il Comune di Novara mandò il suo rappresentante nella persona del relatore.

Dice che nella nostra regione tali studii furono sempre tra-scuratissimi; vi sono onorevoli eccezioni: vero banditore dell'importanza di tali studii fra noi è stato l'amico indimenticabile A. Massara. Egli scriveva sul suo bel volume Tipi e costumi della campagna Novarese:

Fra tutte le regioni d'Italia, in questo come in altri rami di studii, la nostra si dimostra la più trascurata; colpa del periodo critico transitorio che le nostre città attraversano, agitate dalle discordie amministrative, lacerate dai partiti, incerte della loro strada, intente ai traffici e ai guadagni dell'ora presente, senza un concetto ideale che le guidi.

Ora alcune di queste cause negative sono cessate, se Dio vuole, anche a Novara. L'ordine e un certo concetto del valore delle cose ideali si sono affermati anche a Novara.
Si può dire anche che non manchino più a Novara né la comprensione dell'importanza di questi studii, né gli uomini, né gli organismi capaci di realizzare una raccolta metodica e seria del materiale folkloristico, né gli aiuti, né i denari. L'ambiente è più che mai disposto e favorevole.
Bisogna fare presto. Siamo nel momento critico: fra poco anche i nostri paesi del monte e del piano saranno penetrati e pervasi di modernità e di dimenticanza del passato.
Bisogna afferrarsi ai vecchi superstiti perché ci narrino le belle cose dei tempi lontani e ci diano modo di fermare e di conservare le tradizioni della vita secolare delle nostre genti non ignare di poesia e di bellezza e di vita interiore.

Si tratta di compilare delle istruzioni chiare e particolareg-giate da diramare a tutti i maestri della Provincia attuale e a tutti i più intelligenti rappresentanti del Dopolavoro di ogni località. Questi nostri amici e collaboratori dovrebbero raccogliere con la fedeltà più devota: Racconti e novelle schiettamente popolari, leggende locali, proverbi, indovinelli, poesie d'amore, nenie, stornelli etc. consuetudini di carattere religioso o profano, rappresentazioni sacre, come quella del Venerdì Santo; usi nuziali e funebri tipici, ancora sopravviventi nei singoli luoghi o di cui sia rimasta memoria: tutto ciò, insomma che contiene elementi morali, religiosi, estetici, scientifici di scienza del popolo e, cioè, di folklore.

Alcuni esperti volonterosi costituiranno una commissione d'esame di tutto questo materiale che sarà raccolto nei singoli paesi e preparerà la materia di uno o più volumi.
È un patrimonio di vita intima e ricca di esperienza secolare, che richiama nostalgicamente a secoli lontani e alle generazioni che vissero nelle nostre terre e nelle nostre case e prepararono a noi la successione.
Così anche noi, conservando e trasmettendo ai nepoti quel tesoro di vita, potremo meritarci la lode dell'antichissimo poeta: et quasi cursores vitai lampada tradunt.

A. Viglio.

L'Assemblea approva con vivi applausi le proposte del relatore. Il Presidente, on. Gray, aggiunge che l'opera folkloristica non dovrà limitarsi a raccogliere i documenti delle tradizioni che vanno lentamente scomparendo; ma dovrà adoperarsi di conservare quelle usanze locali che ancora sopravvivono presso le nostre popolazioni, e rimettere in onore e quasi far risorgere quelle che fossero vicine ad estinguersi.

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Sull'ultimo argomento «Varie» ancora ha la parola il prof. Viglio, il quale richiama l'attenzione dei convenuti sopra un avvenimento d'alta importanza artistica che si compie nel discreto silenzio delle sale restaurate dell'antico Palazzo del Podestà. Ivi il cav. uff. Giannoni sta amorosamente collocando la numerosa teoria di quadri e di sculture di alto pregio che egli è venuto raccogliendo in tanti anni per donarla al Comune di Novara. Il magnifico e munifico dono è oramai nelle mani della Città.
L'Assemblea accoglie la notizia con vivissimi applausi, e delibera che sia comunicato il plauso della «Società Storica Novarese» al suo socio benemerito e beneamato.

Infine il prof. Scarzello - rievocando ancora il compianto avv. Tadini - propone che la Società Storica iscriva il nome di Lui nell'elenco dei Soci benemeriti: in tati modo la sua memoria resterà perennemente legata alla nostra Associazione.
La proposta è accolta con vivo plauso dall'Assemblea ed approvata alla unanimità.
Alle ore 18, essendo esaurito l'ordine del giorno, il Presidente dichiara sciolta l'assemblea.

Il Presidente: E[zio] M[aria] Gray.
Il Segretario: O[reste] Scarzello.

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Allegati

al Verbale della Assemblea Generale della Società Storica Novarese, di cui nella seduta non fu data lettura per mancanza di tempo e che qui si stampano per la loro importanza.

I. - Relazione sull'andamento della Società Storica nel biennio 1928 1930.

Onorevoli consoci,
Ancona una volta la Società Storica Novarese ha dovuto ritardare la convocazione dell'Assemblea Generale per ragioni del tutto indipendenti dalla nostra volontà. Un primo rinvio fu causato dagli indugi nello svolgimento di alcune pratiche che ci stavano particolarmente a cuore; indugi che non ci permettevano di presentare all'Assemblea risultati concreti e soddisfacenti delle nostre iniziative.

In seguito sopraggiunse la grave infermità del nostro venerando Presidente, avv. Tadini, che doveva portarlo alla tomba, dopo alcuni mesi di sofferenze, il 19 dicembre 1929. Fu per la nostra Società una perdita gravissima». Per noi, che lo avemmo prossimo, collaboratore, fu cordoglio profondo. Il Consiglio Direttivo si fece interprete delle condoglianze dei soci verso la famiglia di Lui, così dolorosamente colpita; e - non potendo procedere a dimostrazioni particolari nei funerali, per non contrastare alla Sua espressa volontà - dovette limitarsi a disporre che la Società Storica diffondesse l'annunzio della morte per mezzo della stampa quotidiana.

Mentre iniziamo la rievocazione delle vicende del nostro Sodalizio in quest'ultimo biennio, più vivo si ridesta in noi il rimpianto per la sua dipartita. Mandiamo un pensiero inasto e reverente alla sua buona immagine patema, e uniamovi il ricordo degli altri soci defunti: il Comandante Ugo Ferrandi e il cav. Carlo Müller, soci vitalizi; il Sacerdote Federico Andenna, il Gr. Uff. Amos Brughera, il Canonico Giovanni Bagnati, soci ordinari; l'ing. Mario Rosina, sostenitore entusiasta della nostra Società.

* * *

Quasi a conforto delle dolorose perdite non ci mancano motivi di soddisfazione, se si riguarda il periodo trascorso dall'ultima nostra adunanza. La semente che noi abbiamo gettato continua a dare frutti evidenti, e quelle che ieri sembravano aspirazioni irraggiungibili oggi diventano realtà. Conseguenza certa dei tempi nuovi e della rinata coscienza della nostra stirpe; ma anche opera dell'associazione nostra: merito specialmente di alcuni soci, spiriti irrequieti di avanguardia, che ebbero le iniziative audaci e additarono le mete: merito ancora di altri soci, i quali, occupando i primi posti nelle cariche pubbliche cittadine, raccolsero quelle prime aspirazioni e le tradussero in atto.

Due insigni monumenti del nostro passato - civile l'uno, religioso l'altro: gli edifici dell'antico Broletto e la Chiesa col convento di San Nazzaro della Costa, - sono risorti dall'oblio secolare e si ripresentano nello splendore di altri tempi agli occhi lietamente sorpresi della cittadinanza plaudente. Altri illustrerà con particolare competenza tecnica il valore artistico delle due rinascite: noi qui vogliamo porre in rilievo la valorizzazione e l'incremento dei nostri ideali che da ess«derivano. Non c'interessano soltanto le ricostruzioni materiali, per quanto ci siano motivo di vivo compiacimento. Noi auspichiairto sopra tutto il ritorno di quella coscienza civile del nostri padri, che seppe in altri tempi creare tante opere grandine. E nessuna propaganda, verbale o scritta, gioverà, meglio al nastro fine, quanto lo spettacolo suggestivo di questi monumenti che risorgono dai miseri ruderi, per gettare ai posteri attoniti il loro grido ammonitore.

Intanto annunziamo con vivo e legittimo, compiacimento che proprio in questi giorni la ricca collezione artistica donata al Comune di Novara dal benemerito cav. uff. Giannoni ha avuto la sua collocazione nelle magnifiche sale restaurate dei palazzi del Broletto.

Le pratiche da noi intraprese per la sistemazione del Museo Lapidario ancora non raggiunsero lo scopo perché interrotte per motivi che saranno illustrati nell'apposita relazione. Confidiamo tuttavia che dall'Assemblea presente sorga l'impulso per una soluzione definitiva dell'annoso problema.

Nel frattempo il Museo Lapidario si è arricchito di due preziosi acquisti: il piccolo cippo di marmo nero, scoperto nel 1905 entro i ruderi delle fortificazioni spagnuole ad est della città, documento prezioso per la storia delle corporazioni nel municipio di Novara: e la cassa funeraria in granito di C. Metticio Lampes, ritrovata, verso la metà del settembre scorso, negli scavi delle fondamenta per il cavalcavia di Porta Mliano.

* * *

Un'altra iniziativa, sorta in seno alla nostra Società, fu coronata dal successo.
Quando il 28 ottobre 1928 venne a mancare il grande concittadino Ugo Ferrandi, nostro socio vitalizio, sorse l'idea di ricordarne la memoria in modo imperituro nei luoghi stessi che furono campo della sua gloriosa attività, intitolando al nome di Ferrandi l'emporio commerciale di Lugli, che il suo valore e l'indomita tenacia avevano salvato all'Italia negli anni infausti in cui la patria nostra era vile.

La proposta fu lanciata dal socio dott. prof. Giuseppe Lampugnani e da lui illustrata in un ampio memoriale, che la Società Storica fece suo, e trasmise a S. E. il Ministro delle Colonie per il tramite dell'Ill.mo Podestà di Novara e di S. E. il Prefetto. Dobbiamo sopratutto al vivo interessamento del socio on. Gray - che fu l'autorevole sostenitore della nostra iniziativa davanti al Parlamento - se questa in breve tempo ottenne l'accoglienza desiderata. Infatti un decreto del Reggente il Governo della Somalia italiana, - emanato a Mogadiscio il 25 dicembre dello scorso anno, nella ricorrenza anniversaria dell'epica difesa - ritenendo meritevole di accoglimento la proposta della Società Storica Novarese, assegna il nome Lugh-Ferrandi alla residenza di Lugh.

Il nostro Consiglio Direttivo ebbe occasione di rendere onore a G. B. Morandi, acquistando il ritratto di lui eseguito dal valente pittore concittadino Giulio Vanzaghi, con l'intendimento di farne dono al Museo Civico. Il ritratto, ad olio, in grandezza naturale, ha notevoli pregi d'arte, per cui è degno di figurare nella raccolta del Museo: dove ricorderà visibilmente Colui, che si può considerare il vero fondatore, e nello stesso tempo attesterà la riconoscenza della Società storica verso il Museo, che le concede ospitalità nella propria sede.

Ora il Consiglio Direttivo sottopone alla conferma dell'Assemblea la deliberazione di acquisto e di destinazione in dono del ritratto suddetto: facendo rilevare che tale determinazione venne presa in adempimento di un voto espresso fin dall'adunanza in cui si preparò la costituzione della nostra Società.

Sullo stesso argomento con viva compiacenza comunichiamo all'Assemblea che il nostro socio, prof. iscultore Carlo Conti sta eseguendo un grande medaglione con la figura del Morandi, che intende donare alla Società Storica.

All'egregio collega mandiamo il nostro ringraziamento vìvissimo, e confidiamo che l'Assemblea vorrà unirsi al nostro plauso di riconoscenza.

Il Bollettino Storico per la Provincia di Novara prosegue nella sua magnifica ascensione, tanto che ormai ha conquistato un posto distinto tra le pubblicazioni del genere. All'attività della Direzione corrisponde la collaborazione volonterosa ed efficace dei soci: e la trattazione di argomenti a base storico-artistica, che hanno stretto riferimento con le questioni di più viva attualità, contribuisce a renderlo interessante anche presso coloro che normalmente non sono molto propensi per i nostri istudi.

Confidiamo che la modesta opera da noi svolta ottenga l'approvazione dell'Assemblea: pur riconoscendo quanto essa sia rimasta inferiore a quella che era nel nostro desiderio.

Oggi l'Assemblea è chiamata ad eleggere un nuovo Presidente e un nuovo Consiglio Direttivo. Esprimiamo l'augurio che da queste elezioni la Società Storica Novarese, rinnovata nei suoi elementi dirigenti, raccolga nuova energia e nuovo impulso verso destini sempre più alti.

Il Relatore: O[reste] Scarzello.

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Rendiconto Finanziario per le annate 1928 e 1929

Anno 1928 - Attivo.

  Lire
1 Fondo di Cassa totale 2.604,00
2 Offerta Sig. Notaio D. Colombo per la illustrazione del Convento di S. Nazzaro «della Costa» 500,00
3 Quota Socio perpetuo Sig. Guagno 500,00
4 Idem Conte Negri d'Oleggio 500,00
5 Idem Colonnello Fioccardi 500,00
6 Contributo di L. 5 per N. 215 soci 1075,00
Attivo totale 5.679,00



Anno 1928 - Passivo.

  Lire
1 Spese varie per stampati 15,00
2 Spese per viaggi verifiche e trasporti monumenti Suno 127,00
3 Circolari varie per restauro Santuario Gionzana 52,00
4 Automobile p. Comm. Bertea Gionzana Santuario 72,00
5 Contributo restauri Santuario Gionzana 100,00
6 Alla Collettrice quote annuali 100,00
7 Al Bollettino Storico per maggiori spese nella pubblicazione del numero speciale per «S. Nazzaro della Costa» 500,00
Passivo totale 966,00

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1928 - Attivo 5.679,00
1928 - Passivo 966,00
1928 - Avanzo 4.713,00



Il Cassiere D. Lino Cassani.


Anno 1929 - Attivo.

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1 Avanzo anni precedenti 4.713,00
2 Quota di L. 5 per ogni socio (N. 216) 1.080,00
Attivo totale 5.793,00



Anno 1929 - Passivo.

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1 Al pittore Vanzaghi per il ritratto Prof. Morandi 1.000,00
2 Al medesimo per cornice, placchetta, ecc. «detto ritratto» 188,00
3 Alla Collettrice quote annuali 100,00
4 Al fotografo Bronzini per fotografie degli «Arazzi del Duomo (L. 265); fotografie muri romani in un cunicolo di Corso Umberto (L. 30); fotografia di mura medioevali di Porta Milano (L. 30); fotografia di un sepolcreto granitico romano venuto in luce a Porta Milano (L. 30) totale 335,00
Passivo totale 1.620,00

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1929 - Attivo 5.793,00
1928 - Passivo 5.793,00
1928 - Avanzo 4.173,00



Il Cassiere D. Lino Cassani.

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Premio Morandi

Rendiconto Finanziario per le annate 1928 e 1929

Anno 1928 - Attivo.

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1 Ricevuto dal Comune tre annualità (1925-2627) suo concorso premio 300,00
2 Interessi Capitale L. 3.000 consolidato 5 per cento 1928 150,00
3.Fondo di Cassa (residuo sul libretto) 62,00
  512,00



Anno 1928 - Passivo.

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1 Estinto debito con la Società Storica 350,00

  Lire
1928 - Attivo 512,00
1928 - Passivo 350,00
1928 - Attivo netto 162,00


Anno 1929 - Attivo.

  Lire
1 Avanzo anno precedente 162,00
2 Interessi capitale tremila consold. d. 1929 150,00
Totale 312,00

  Lire
1929 - Attivo 312,00
1928 - Passivo 000,00
1928 - Netto attivo 312,00



Il Cassiere D. Lino Cassani.

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III. Nota archeologica.

Mi limito ad elencare quanto in questo biennio è entrato nel nostro patrimonio archeologico, almeno a titolo di cronaca.

a) Nel Museo lapidario.

Nel novembre del 1928 entrarono nel nostro Museo lapidario le 14 are romane del disperso Museo di Suno. Le belle pietre letterate che attestano la nobiltà della nostra regione sono schierate, lungo tutto il lato settentrionale del quadriportico della canonica, e attendono un'occasione o di restauro di questo nobilissimo sacrario di antichità o del trasporto del Museo lapidawo nei risorgenti palazzi del Broletto, perché si possa dire con solennità ed al Comune di Suno ed al suo degnissimo Podestà, il Comm. Avv. Gaspare Voli la nostra gratitudine.

Nella primavera del 1929 è pure entrato nella Canonica e fu inviato sul lato meridionale di essa un frammento di pietra d'Oira, tanto piccolo quanto elegante ed interessante. Esso ci attesta l'esistenza anche in Novara di Collegi d'operai con proprii rappresentanti nell'amministrazione della cosa pubblica. È il monumentino di Aulio Fusco, che esisteva negletto nel deposito municipale.

Buon acquisto è stato pure il masso di serizzo che fu la tomba di C. Metticio tornato casualmente in luce dal fondo della Cunetta, ove era stato gettato, e donde fu tratto dagli operai costruttori del nuovo cavalcavia a Porta Milano, in quest'inverno 1930.

Il valore di questi marmi sarà illustrato a suo tempo dal nostro segretario Prof. Oreste Scarzello.

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b) Dal sottosuolo della città.

Non trascurabili traccie di romanità sono emerse in questo biennio in vari punti della città: in Corso Umberto, dal cosidetto Portone del palazzo alla «Trattoria delle due Spade», corre nel sottosuolo a un metro e mezzo circa di profondità, un muro romano a ciottoli di fiume e grossi tavelloni in cotto. È stato fotografato. Difficile dire a che cosa servisse. Pare però che vi siano dei richiami architettonici nelle case adiacenti verso mezzodì perché l'ing. Bronzini ne trovò traccie in questi anni passati e ancora in questa primavera, quando in fondo a casa Galtrucco (ora prospiciente sotto i portici di Corso Vitt. Em.), venne in luce, dal sottosuolo di una cantina, un avanzo di ipocausto con le sue belle formelle in cotto, sovrapposte, una all'altra a colonnette, e con la relati va fuliggine ultramillenaria. Anche questo avanzo di ipocausto è stato disegnato dall'ing. Bronzini figlio, indi raccolto e messo a disposizione nel deposito municipale.

In via S. Gaudenzio, nel sottosuolo di Casa Borsotti N. 8/ ed in quello di Casa Leonardi N. 4 in Via Prina, emersero piccoli tratti di muri romani, che furono disegnati, il primo dall'ing. Accomazzi, il secondo dall'arch. Lazanio; e nel terriccio, attorno a questi muri, cruste marmoree, cocci di fittili e qualche frammento di marmo lavorato. Gli avanzi di muro dovettero essere distrutti, e i pochi cocci di fittili o di marmo, accolti nel deposito municipale.

In piazza Vittorio Emanuele II, di fronte al palazzo Venezia, quello verso il Castello, fu invece sepolto, per sua fortuna, un grosso muro romano che aveva il suo lato corrispondente nel sottosuolo del detto palazzo.

Tale corrispondenza emergeva dal pavimento in mosaico, bianco, corrente tra l'uno e l'altro muro. La parete di ovest, sotto il palazzo, risultava franata. Quella di est era tuttora occhieggiante nella piazza, a fior di terra, non vista e non riconosciuta che da qualcuno, quantunque avesse lo spessore di m. 1,40, circa e la lunghezza di m. 10 incirca. La nuova sistemazione della piazza ha steso una coltre di asfalto su questo muro e relativo mosaico per lasciare ad altri il piacere di riscoprirlo. Del lato franato, emerso nel sottosuolo del Palazzo Venezia fu dato a suo tempo, il disegno alla R. Sopraintendenza.

Mi è piaciuto notare questo muro nella speranza che possa giovare a quanti studiano la posizione delle torri di Novara ad occidente della città; ed in relazione al cenno del Bescapè sugli avanzi romani in tale luogo.

Ritengo pure non inutile fare cenno che nella recente posa dei cavi telefonici, un po' ovunque, ma principalmente nelle vie già formanti il cardo della città romana, furono ritrovati avanzi della pavimentazione romana a blocchi di serizzo, quadrangolari, squadrati nella parte superiore e tagliati a prisma nella parte inferiore. Si fa voto che vengano un giorno ricomposti in un breve tratto di vera pavimentazione romana. Intanto furono accolti nel deposito municipale.

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Nella campagna Novarese.

In territorio di Mosezzo, Cascina Zottico, a cento metri dalla sponda sinistra del Canale Cavour, a 60 cent. circa di profondità, vennero in luce, questa primavera, alcune grosse anfore romane, giacenti rivolte ad oriente, segate a metà, contenenti terricio e qualche piccolo residuo di carbone. In causa del fango e d'acqua in cui si trovavano sepolte, ne fu impossibile il ricupero, ad eccezione di una anforetta oblunga ed elegante, die fu depositata provvisoriamente presso l'Ospedale Maggiore, proprietario del fondo di Zottico, ma destinata dalla R. Soprintendenza al Museo di Novara.

Nel Comune di Cameri, Frazione Argine, cortile di certo Chiri© Giovanni, serve da abbeveratoio pel bestiame un colossale coperchio di sarcofago lungo m. 2,60, largo m. 1,08, alto m. 0,60, spessore cent. 8. È di granito; nel bordo porta inciso il solito D. M.; e tracce di scrittura illeggibile.

Pochi anni or sono esso si trovava ancora presso il campanile del luogo. Nasce il sospetto che proprio nel campanile sia murato, come s'usava, il sarcofago.

In Comune di Pombia, presso la Basilica di S. Martino, nel cortile di certo Meloni si trova un altro abbeveratoio; fu tomba romana; è scritto; appartenne alla famiglia Crispa. Si fa voto per il suo acquisto. Intanto fu disegnata e fotografata.

E ho finito.

Ho finito nella fiducia che il mio egregio collega Prof. Rinaldo Lampugnani voglia dire dell'imponente muraglione tangente il baluardo Mazzini di fronte al giardino delle Suore Salesiane e quello della Palazzina della Società Edison per la luce elettrica: muraglione medioevale, alto una diecina di metri, largo 1,60, lungo non si sa, perché ad un certo punto non rasenta, ma va sotto il baluardo.

Scoperta dalla Ditta Valverti per formare i ripari delle vie d'accesso al nuovo Cavalcavia di Porta Milano, fu dalla medesima ricoperto in parte dai detti ripari, ed in parte distrutta per fare posto a queste vie.

D. Lino Cassani.

Necrologie   [BSPN XXIV [1930] fasc. II-III - pp. 344-345]

In memoria del socio ing. Mario Rosina.

Lo abbiamo veduto scomparire rapidamente dalla vita vissuta in pieno, con fervore incessante fino quasi all'ultimo momento; sembrava non volersi piegare alla tempesta che lo schiantava; sembrava non curarsi di essa, pure avendo subito intuito con chiarezza e con calma ammirabile la ineluttabilità della sua ultima vicenda.

La sua carriera di professionista intelligente, universalmente stimato, la sua nobile passione per la montagna, il suo amore sempre giovanile e vibrante per la vita energica - la strenuous life - per la natura, per l'aria libera sono stati degnamente esaltati dal nostro dott. G. Lampugnani a nome di quel sodalizio «La Gnifetti» che fu la seconda famiglia del Rosina.

Io voglio ricordare qui due particolari ragioni della nostra ammirazione per il Rosina e della nostra riconoscenza per Lui.

Egli rispose sempre con semplicità e con slancio cordiale alle iniziative della nostra Società Storica o di Comitati che si proponessero qualche opera nel campo della beneficenza o dell'arte.

Ci assicurava l'appoggio di quel mirabile istituto bancario ch'è onore e vanto di Novara, del quale egli era Vice Presidente - la Banca Popolare Cooperativa - e ci offriva generosamente anche del suo. E contavamo molto su di Lui per l'avvenire in tante altre utili imprese!

Un'altra ragione della nostra ammirazione per lui è l'esempio di saldo coraggio, di nobile stoicismo, o meglio, di cristiana fortezza con cui accettò il suo destino e, nella pienezza delle energie fisiche e morali, nella floridezza di una vita economica e professionale conquistata con lavoro diuturno di decenni, nella dolce sicurezza degli affetti famigliari più belli e più puri, si piegò alla volontà ineluttabile e si preparò alla morte come ad un viaggio lontano senza ritorno, ma senza diffondere intorno a sé il senso dello scoramento e dello sgomento.

Un esempio di questa natura vale meglio di un capolavoro d'arte o di un patrimonio di ricchezze lasciati in eredità agli uomini.

La sua morte ci ha profondamente commossi, ma anche ci ha umanamente arricchiti. Alla sua Famiglia che ha nobilmente sostenuto l'addio straziante il nostro rispettoso omaggio.

A[lessandro] Viglio.

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Notiziario   [BSPN XXIV [1930] fasc. II-III - pp. 353-354]

Statua a S. Bernardo da Mentone.

In questa Rivista si è trattato negli anni scorsi di S. Bernardo da Mentone e di questioni cronologiche della sua vita. Egli morì verso la fine dei sec. XI nel Convento di S. Lorenzo, nell'attuale Parrocchia del Monserrato. Il Parroco della quale, Mons. Marucco, valendosi dell'opera di esimii artisti, volle che fosse eretta alla memoria del Santo una statua sugli spalti della città, nelle vicinanze stesse del luogo dove Egli morì. La bella statua severa, in marmo d'Oira, si erge sopra una colonna romana, forse già elemento costruttivo dell'antico Duomo, e da lungo tempo giacente nel cortile della Canonica. Il plinto, di blocchetti martellati di travertino, della nostra regione, ha tre bocche d'acqua potabile. L'insieme è cosa d'arte giudiziosa e degna. La storia e descrizione dell'opera è nel fascicolo di Giugno del Bollettino del Monserrato: L'Avvisatore.

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Restauri nella Chiesa del Rosario.

Segnaliamo intanto l'opera coraggiosa e infaticabile del Parroco del Rosario, don Pietro Ferraris, che ha raccolto volontà e mezzi per restaurare gli affreschi che ornano il coro, la cupola, la volta della Cappella del Rosario. I robusti e carnosi affreschi del Fiamminghino erano in parte minacciati di rovina imminente. Sotto la direzione del prof. Bardella di Venezia si sta rimediando ad essi; parleremo più a lungo a lavori compiuti.

Francamente l'opera del Parroco del Rosario è degna di essere additata per l'importanza e la serietà degli intenti. Senza volerci dare delle arie di barbassori, diciamo francamente che questa difesa delle bellezze antiche delle nostre Chiese ci commuove, mentre la mania di strafare accumulando ornamenti di pessimo gusto, di disfare il bello per rifarci il brutto, di falsificare aspetti severi e antichi di elementi importanti dei sacri edifici ci spaventa e mortifica. Mi piacerebbe che qualcuno ci desse sulla voce a proposito di queste….. presunte inframmettenze, per poter guardare insieme il problema da vicino e per trattarlo possibilmente senza acredine, ma con sincerità coraggiosa.

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La Galleria Giannoni d'arte moderna sistemata.

Nel Palazzetto del Podestà restaurato e in quello adiacente a ponente è stata in questi giorni sistemata la ricca e numerosa raccolta di pitture e sculture moderne donate dal cav. uff. A. Giannoni alla Città di Novara. Si sta preparando il catalogo delle opere distribuite nelle sale. Segnaleremo a suo tempo le impressioni e i giudizi della critica ufficiale e del pubblico, quando la Galleria verrà aperta ai visitatori. Il che accadrà probabilmente in settembre-ottobre.

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Delle feste tricentenarie per la liberazione dalla peste che saranno celebrate, nel prossimo ottobre, per iniziativa del Parroco del Rosario e d'un apposito Comitato, riferiremo più ampiamente a cose compiute.

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Notiziario   [BSPN XXIV [1930] fasc. IV - pp. 510-515]

L'inaugurazione del Broletto restaurato
(16 novembre 1930 - IX).

Vogliamo essere molto sobrii nel riferire intorno allo avvenimento che ha per noi una importanza eccezionale: sobrii appunto perché mentre da una parte dovremmo abbandonare il freddo linguaggio della cronaca, trascinati dal vortice dell'entusiasmo lirico, dall'altra correremmo il rischio di sembrare invasi da febbre tifosa.

Dunque ieri, 16 novembre 1930, alle ore 14,30 i Principi di Piemonte facevano il loro ingresso sotto l'androne d'accesso al Broletto, dalla Piazza del Duomo. Le piazze e le vie per cui erano passati echeggiavano ancora del grido augurale; il luminoso sorriso dei due Giovani raggiava ancora sulle moltitudini come una scia splendente. Nel Broletto era l'ansioso silenzio dell'attesa. All'ingresso dei Principi prorompe un immenso grido dalla folla stipata nel cortile e sulla loggetta: gagliardetti e labari e bandiere a centinaia s'inchinano e sventolano palpitando al sole.

Si rinnova il miracolo antico: su per la scalea dell'arengheria salgono i due Principi e dietro a loro ministri senatori, deputati, alti ufficiali, decorati, in un accompagnamento sfolgorante. La gran sala dell'Arengo radiosa di sole e di fari è come scossa da un sussulto: ancora e ancora echeggia il grande grido della moltitudine raccolta entro le sale, sulle logge, nel cortile. Lo spettacolo è davvero affascinante. Vediamo i due Augusti Ospiti alzare intorno lo sguardo a contemplare le pareti dell'Arengo coperte di affreschi, la possente travatura dei tetti, le trifore gioiose di luce.

In quella ascesa, in quell'affacciarsi dalla loggia al popolo dei due Augusti Principi, in quella ammirazione compiaciuta dei loro volti davanti allo spettacolo noi avemmo la certezza che l'opera era veramente degna di essere sognata, pensata, amata, voluta, compiuta.

Chi desideri conoscere la cronaca di ciò che fu poi fatto in quella mezz'ora luminosa, s'affidi ai giornali. A noi basta ciò che qui è detto.
Ma è da aggiungere qualche episodio.
Dall'uscita degli Augusti Principi fino alla notte tarda (verso le 23) una fiumana incessante di popolo salì quella stessa scala, si raccolse in quella sala satura della malia dell'antico tempo, stette a lungo a contemplare, quasi incredula di ciò che vedeva, si riversò per la scala nuova della Galleria e lodò l'opera bella e grande. E anche questo fu nuovo e magnifico documento che l'arte ha voce profonda e che l'opera doveva essere compiuta.

Concludiamo: dimenticheremmo volentieri un particolare che potrebbe sembrare ostentazione e vana gloria e meschino auto incensamento, se non avesse un significato che va al di là delle persone e delle personali ambizioni: coloro che le autorità cittadine considerarono gli artefici del restauro, all'ingresso della Galleria Giannoni, vennero presentati alte LL. AA.

E ciò fu buona cosa: perché quell'onore fu, sì, premio all'ardore inestinto e inestinguibile di quei pochi, ma fu anche attestazione e riconoscimento della bontà della propaganda compiuta dalla Società Storica di cui essi sono parte viva, da cui essi presero impulso e autorità: e fu anche, quella presentazione, consenso della Autorità alla prima parte della redenzione del Broletto e impegno a continuare a compiere l'opera redentrice.
Poiché solo le opere hanno valore per oggi e per domani: le parole, anche fiammeggianti e ardenti, si sfanno e consumano nell'aria.

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L'inaugurazione della Galleria d'Arte Moderna Paolo e Adele Giannoni.

Altro avvenimento di capitale importanza e significato è stato l'apertura della quadreria donata dal comm. Alfredo Giannoni al Comune. La Galleria Giannoni è stata inaugurata dai Principi di Piemonte alla presenza dei rappresentanti del Governo, della Provincia, della Città e di alcuni artisti. La visita dei Principi contenuta entro i limiti delle disponibilità del tempo ristretto, diede tuttavia modo ad essi di comprendere la solidità e l'ampiezza della raccolta di opere adunata dal Comm. Giannoni; le LL. AA. se ne felicitarono vivamente col munifico Donatore.

Il quale, dal canto suo, ebbe così la maggiore e migliore delle soddisfazioni morali dopo quella intima della sua coscienza.
Poiché al Giannoni uomo di pratici intendimenti e amante delle realizzazioni, la coscienza è primo testimoni della utilità e della nobiltà educatrice del suo gesto per oggi e per domani.

La visita dei due Principi gli ha approfondita questa convinzione con la solennità del rito; e la decorazione della Commenda assegnatagli per motu proprio da S. M. il che gli ha dimostrato il supremo gradimento per il suo atto generoso.

Novara, frequentando la Galleria Giannoni e facendone la sua scuola d'arte, dimostrerà per l'avvenire che il Giannoni ha colmato una lacuna e ha portato un notevole contributo alla educazione e alla istruzione dei suoi Concittadini.

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Dono di due grandi affreschi quattrocenteschi al Palazzo dell'Arengo.

A decorare le nude pareti dell'Arengo, che avrebbero potuto sembrare troppo gelide e deserte, oltre alla grande Crocefissione della Schola puerorum della Chiesa di S. Andrea, già strappata a spese del Comune e depositata al Museo Civico, occorreva qualche altra cosa.

Sapeva qualche nostro amico che il Conte avv. Gaudenzio Tornielli di Borgolavezzaro possedeva nel suo castello di Barengo due grandi interessantissimi affreschi, strappati su tela, qualche anno fa, e si assunse la iniziativa di … battere alla porta del Signore. Non era nel postulante il minimo dubbio: solo un po' di tremore per il dubbio di riuscire importuno. Ma il Gentiluomo, con la generosità propria delle sue alte tradizioni famigliari e con la nobiltà di intuito di un animo coltissimo e aperto, non solo accolse benignamente la domanda, ma si dichiarò felice di ornare le pareti dell'augusto tempio civico con quelle tele in cui era rappresentato insieme con le figure dei suoi antenati, anche l'amore loro per l'arte e per la religione.

Le due composizioni sono ora già al loro posto; oggetto di ammirazione dei visitatori e di orgoglioso compiacimento per noi che pensammo lo … sfrontato rapimento.

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Doni al Municipio per il Broletto.

Per interessamento del teol. Don Lino Cassani, cassiere della nostra Società Storica e con l'appoggio della Società stessa il Municipio potè recentemente acquistare un sarcofago romano di grandi dimensioni, inscritto, proveniente dal Cascinale Cortenova e ottenere in dono dal Signor Buslacchi, farmacista in S. Agabio in Novara, un altro bel sarcofago romano inscritto proveniente da Garbagna. L'uno e l'altro furono collocati sotto gli archivolti dell'Arengo, insieme a un terzo di cui fu già data notizia, ritrovato negli scavi per la fondazione dei piloni del Cavalcavia di Porta Milano. Delle iscrizioni sarà data prossimamente notizia.
Il M. R. Parroco di Garbagna, nostro fedele socio e buon amico, ottenne poi in dono dalla Fabbriceria della sua Chiesa per il Comune uno splendido stemma marmoreo barocco del Caroelli: anche questo collocato sotto l'arengo.

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Congedo del Segretario della Società Storica Novarese.

Il dott. O. Scarzello, professore di lettere nel nostro Istituto tecnico superiore per lunghi affini, Segretario della Società Storica Novarese dalla sua fondazione fu trasferito in novembre alla residenza di Cuneo per sua domanda.
La partenza di questo ottimo amico ci ha non poco addolorati.

Egli era, per la nostra Società, un elemento di primo ordine e una promessa di largo contributo alle iniziative future nel nostro campo. A lui era affidata la ricostruzione storica del periodo romano così importante per la nostra regione e così malmenata dal dilettantismo di pseudo eruditi del tempo passato. Per fortuna il suo Catalogo ragionato delle reliquie romane del Museo lapidario novarese è pressoché compiuto; ed egli, nella seduta recente del Consiglio Direttivo della Società, in cui il Vice Presidente avv. Silva gli consegnò la penna d'oro come ricordo del nostro sodalizio e il prof. Viglio rievocò l'opera preziosa e complessa compiuta a pro' dei nostri studi storici dallo Scarzello, egli prese impegno di darci, entro il prossimo maggio, compiuto, il suo studio, e promise di rimanerci fedele pur da lontano.

Noi consideriamo la sua promessa come una nuova dimostrazione del suo amore alla nostra Città e ai nostri studi e gliene siamo grati dal fondo del cuore; la sua collaborazione alla nostra Società che noi abbiamo osato ipotecare fino al 1936, ma che egli manterrà certo anche oltre, ci conforta della amarezza per la sua partenza e allevia in parte il senso di solitudine che va facendosi intorno ai nostri studi.

Sappiamo che l'on. Podestà di Novara scrisse al dottor Scarzello una lettera di nobile elogio e di cordiale saluto a nome della Città.
Da queste pagine che egli ha amato e contribuito a rendere pregevoli, gli giunga il nostro affettuoso fervidissimo saluto e l'augurio che la nuova sede, da lui tanto desiderata, gli sia campo fertile di attività e di soddisfazioni morali e materiali.

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La lapide commemorativa dei restauri del Broletto.

Ecco la inscrizione dettata dal prof. A. Viglio, incisa nella lapide egregiamente scolpita dal marmista Rosina di Novara e murata all'ingresso del Broletto, sotto l'androne verso la Piazza di S. Maria del Duomo.

Questi edifici del vetusto Broletto
simboli di potenza e di bellezza
dal Comune splendido innalzati
TRA IL DUGENTO E IL CINQUECENTO
deturpati e sconvolti
in giorni di straniero dominio
Comune fascista e Banca Popolare di Novara
delle antiche memorie reverenti
alle nuove fortune italiche auspicanti
restaurarono e consacrarono all'arte
NEGLI ANNI DEL SIGNORE MCMXXIX - MCMXXX
VII - VIII dell'era littoria

A[lessandro] Viglio.

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