NOTIZIARIO   [BSPN XXI [1927] fasc. I - pp. 119-131]

La quadreria Giannoni donata al Comune di Novara.

Per l'importanza straordinaria dell'avvenimenio, che darà alla nostra città ciò che non ebbe ancora e che non avrebbe mai potuto avere, cioè una ricca e significativa raccolta di opere d'arte di pittura e di scoltura moderna, ripubblico qui questa notizia uscita nella Gazzetta di Novara del 5-6 febbraio 1927 n. 10.

Siamo in grado di dare al nostri concittadini una di quelle notizie che si possono chiamarne eccezionali; alle quali, diciamolo pure sotto voce, Novara non è molto abituata, almeno nel campo dell'arte.

È sul tavollo dell nostro Commissario prefettizio l'atto notarile col quale il cav. uff. Alfredo Giannoni offre in dono alla sua città la raccolta dei quadri ch'egli è venuto radunando in trent'anni, con vigile attenzione e a costo di non lievi sacrifici.

Non intendiamo di dilungarci oggi nel dare informazione particolaregguata sul numero e sul valore delle opere d'arte della raccolta Giannoni: ciò dovrà essere fatto più tardi e in modo degno. Del resto, a questo proposito, basterà dire che artisti e critici di alto valore espressero sulla galleria Giannoni i giudizi più lusinghieri; uno dei più severi, il Modigliani, Direttore di Brera e Sopra Intendente alle Gallerie della Lombardia, dichiarò che parecchie di quelle opere egli vorrebbe vedere nella pinacoteca di Brera; Bistolfi, che conosce, assai bene la galleria Giannoni, ha tenuto a mettere in rilievo il concetto che questa raccolta è un alto titolo d'onore per l'intelligenza artistica, per il buon gusto e per l'aristocratico discernimento di chici l'ha formata, e sarà un tesoro tanto più prezioso per Novara che non possiede nulla di simile. Novara avrà così una scuola d'arte viva, permanente e suscettibile di continuo incremento. Il popolo potrà accorrervi gratuitamente a vedere che cosa sia la pittura d'artisti diversi di tendenze, di scuole, di temperamento, di valore, ma tutti ormai celebri o molto apprezzati; e imparare quali furono le correnti e le manifestazioni pittoriche nell'Italia dalla metà del secolo scorso ad oggi e conoscere i migliori pittori che onorarono la nostra provincia con la loro arte.

Nel dare queste notizie poniamo ogni studio per frenare la nostra ammirazione e la nostra gioia che vorrebbero prorompere in parole di esaltazione; il cav. Giannoni non ne avrebbe certo piacere perché, uomo d'esperienza e d'azione, sa, che le parole costano assai meno dei fatti ed egli ama i fatti. La Galleria Giannoni troverà la sua sede degna negli edifici dell'antico Broletto del Comune, restaurati e adattati convenientemente. Questo gesto signorile e generoso del cav. Giannoni ne ha provocato un altro, egualmente inspirato al sentimento del più alto civismo. La Banca Popolare Cooperativa di Novara, che aveva già stanziata in bilancio negli anni scorsi per solennizzare il suo 50° anno di fondazione una cospicua somma per un'opera di pubblico decoro, offre tale somma al Comune per il restauro degli edifici destinati a sede della galleria Giannoni.

La cittadinanza novarese sentirà la bellezza di queste gara e darà all'autorità comunale la forza e l'entusiasmo del suo consenso perché l'opera magnifica si compia entro breve giro di mesi. In questo fervore di vita che prelude a una nuova grandezza della patria, ogni città deve gareggiare con le altre in silenziosa operosità. La nostra città, presa tutta da una febbre di sviluppo e di incremento, dovrà affrontare e risolvere molti problemi in ogni campo: ma il restauro del suo centro, che fu in ogni tempo, dall'epoca romana al glorioso Comune medioevale il cuore della vita cittadina, e più tardi, ahimè il rifugio delle cose meno nobili, deve essere intrapreso subito e condotto innanzi con ritmo costante e sostenuto.

Il broletto coi suoi edifici deve ritornare quello che fu e più di quello che fu: il sacrario della vita municipale e il giardino dell'arte. Lo straniero che passerà di qui non dovrà dire che noi sappiamo soltanto distruggere i monumenti antichi e le bellezze incomparabili delle visioni alpine, ma sappiamo anche ricostruire quello che gli altri hanno lasciato cadere in rovina.

A[lessandro] V[iglio]

Torna all'inizio


Un importante gruppo di nuove denominazioni di vie cittadine e suburbane.

La Commissione costituita dal Commissario Prefettizio Trinchero, con deliberazione del 16 giugno 1926, per la denominazione delle vie e delle piazze cittadine (1), radunatasi nei giorni 23 giugno, 15 luglio e 2 novembre 1926, ha compiuto la non lieve fatica di fissare i criteri per le denominazioni di 68 vie nuove e di trovare i nomi a cui intitolarle.

Anzitutto per ricercare i nomi più convenienti alle dette vie già aperte, ma ancora anonime o designate con terminologia incerta, provvisoria o vuota di significato, la Commissione, di comune accordo, ha fissato che tali nomi venissero scelti secondo questa graduatoria:
1. Nomi di cittadini novaresi di ogni secolo, meritevoli di rimanere scritti non soltanto nella storiografia locale, ma anche nella memoria delle generazioni succedentisi.
2. Nomi di comprovinciali che si illustrarono o si resero in qualche modo benemeriti nelle opere dell'ingegno o della filantropia.
3. Nomi, di italiani illustri.
4. Nomi di fatti celebri nella storia d'Italia.
5. Nomi di località italiane degne di ricordo.

Un'altra norma che la Commissione ha posto al suo lavoro, fu quella di raggruppare i nomi di persone, di fatti o di luoghi dello stesso ordine e della stessa natura, in modo che ne risultino quartieri a denominazione tipica e a fisionomia caratteristica, perche più facile riesca l'orientamento nella ricerca delle diverse località cittadine: questa norma, ormai adottata anche nelle grandi città, s'impone anche per Novara che va assumendo uno sviluppo periferico veramente straordinario. Un primo esperimento fu già ultimamente compiuto nella zona fiancheggiante, a destra e a sinistra, il Corso XXIII marzo 1849, le cui vie furono intitolate ai nomi delle grandi battaglie nazionali, dall'epoca lontana dei Comuni a quella dell'ultima guerra redentrice. Fissati questi criteri e fatte alcune proposte di nomi nelle due sedute del 23 giugno e del 15 luglio, la Commissione ha poi dato incarico al Segretario di coordinare le proposte, di trovare un buon numero di nuove denominazioni, di riferire in una successiva seduta e di stendere la relazione definitiva.

Nell'adunanza del 2 novembre u. s. il Segretario presentò le proposte definitive per la denominazione delle 68 vie secondo i criteri fissati. La Commissione esaminò, a una a una, le proposte, discusse, approvò o modificò secondo che le parve opportuno e condusse al termine il suo lavoro.

Ecco i nomi delle nuove vie:
Via G. B. Paletta, chirurgo, 1748-1832; via Enrico Bottini, chirurgo, 1825-1903; via Francesco Parona, chirurgo, 1842-1907; via Nicolao Sottile, filantropo, 1751-1832; via Pietro Paganini, igienista, 1772-1839; via Francesco Alcarotti, viaggiatore-geografo, 1535-1596; via Conti di Biandrate; via Goffredo Mameli, poeta-patriota, 1828-1849; via Gaudenzio Merula, archeologo, 1500-1555; via Alessandro Volta, fisico, 1745-1827; via Firenze; via Venezia; via Verona; via Padova; via Palermo; via Bologna; via Ravenna; via Pietro Mercandetti (il Generali), musicista, 1782-1832; via Luigi Camoletti, commediografo, 1804-1880; via Giuseppe Argenti, scultore, sec. XIX; via Daniele Ranzoni, pittore, 1843-1889; via Antonio D'Enricis (il Tanzio), pittore, 1574-1644; via Guido Boggiani, pittore-esploratore, 1861-1902; via Barlolino da Novara, architetto, sec. XIV-XV; via Gian Battista Ricci, pittore, 1555-1621; via Stefano Grosso, filologo, 1824-1903; via Francesco Gemelli, letterato, 1736-1808; via Carlo Racca, archeologo, 1804-1867; via Gian Battista Morandi, storico, 1876-1915; via Giuseppe Zanoia, architetto-poeta, 1752-1817; via Giuseppe Torelli, letterato, 1816-1866; via Bartolomeo Taegio, letterato, giurista, sec. XVI; via Francesco Sesalli, stampatore-scrittore; via Caio Albucio Silone, oratore, sec. I av. Cr.; via Monte S. Gabriele; via Gorizia; via Col di Lana; via Isonzo; via Bainsizza; via Cernaia, 1855; via San Giulio, sec. IV; via San Giuliano; via San Lorenzo al Pozzo; via B. Bernardino Caimi, sec. XV; via B. Pacifico da Cerano, 1425-1482; via Melchiorre Langhi, benefattore, sec. XVI, via Cristoforo Colombo, 1455-1506; via Marco Polo, navigatore, 1250-1325; via Amerigo Vespucci, navigatore, 1451-1512; via Giovanni Visconti, vescovo, signore, 1290-1354; via Martino Della Torre, signore di Novara, 1263; via Giuseppe Belletti, idraulico, 1820-1868; via Giovanni Biroli, agronomo, 1772-1825; via Domenico Maria da Novara, matematico, sec. XV-XVI; via Gian Battista Bazzoni, scrittore, 1803-1850; via Giuseppe Galvagna, benefattore, sec. XIV; via B. Odescalchi, Papa Innocenzo XI, 1611-1689; via Giovanni Della Noce, Papa Innocenzo IX; 1519-1591; via Fulcieri Paulucci De Calboli, patriota, 1893-1919; via Giosuè Borsi, patriota, 1888-1915; via Vittorio Locchi, patriota, 1889-1917; via Renato Serra, patriota, 1884-1915; via Filippo Corridoni, patriota, 1888-1915; via Nino Oxilia, patriota, 1889-1917. La Commissione ha anche proposto al sig. Commissario alcune sostituzioni di nomi insignificanti di vie cittadine con nomi nuovi di cittadini benemeriti e cioè: la sostituzione del nome di Via del Mercato con quello di Giuseppe Ravizza, inventore-meccanico, 1811-1885 e la sostituzione del nome di via Orfanelle con quello di Cesare Magnani-Ricotti, generale-ministro della guerra, 1822-1917; su proposta poi dello stesso sig. Commissario la Commissione ha deliberato di dedicare l'attuale Corso Cavallotti al nome della Regina Margherita.

Le proposte furono accolte e approvate dal sig. Commissario prefettizio dott. Trinchero, dalla R. Sopra Intendenza per l'arte medioevale e moderna e dal sig. Preletto della Provincia.

Torna all'inizio



Per il restauro degli edifici dell'antico Broletto.

Nello scorso anno per iniziativa di amici della Società Storica Novarese, col consenso del Commissario del Comune comm. Trinchero, a spese dell Comune e sotto la direzione tecnica dell'ing. Giuseppe Bronzini e del suo collaboratore arch. Lazanio, furono compiuti importanti lavori di assaggio alle riquadrature delle finestre del palazzetto prospiciente a nord, già Palazzo del Podestà, i quali rivelarono i bei cotti quattrocenteschi che rendevano tutta una festa e un sorriso luminoso quel grazioso edificio. Assaggi furono fatti nella muratura dell'edificio di ponente prospiciente a levante: qui la ricerca rivelò gli arconi delle antiche botteghe e: tracce molto scarse e diluite di antichi affreschi. Importante lo scavo per rintracciare le fondazioni della scala esterna dell'arengheria. Ogni lavoro fu accompagnato da ricerche d'archivio che riuscirono talora abbastanza fruttuose. Da quei lavori e da quelle ricerche molto si avvantaggiò in questo scorso anno la ricostruzione storica e architettonica di quello splendido (un tempo!) centro cittadino.

Il Lazanio ne trasse un gruppo di disegni che sono nel loro complesso il frutto del lavoro compiuto, e la ricompensa delle fatiche, la gioia, degli occhi e dei cuori che sanno vivere di bellezza, e uno stimolo a fare.

Sullo scorcio del '26 e nel principio del nuovo anno, si delinearono le direttive pratiche per avviare alla soluzione il complesso problema.

Entrò nella fase risolutiva la questione della destinazione degli edifici da restaurare e della conveniente collocazione in altra sede degli uffici che attualmente li occupano.

Il cav. Giannoni, come diciamo in altra parte della Rivista, ha fatto cessione e dono della sua cospicua quadreria al Comune a condizione che sia sistemata in una parte degli edifici restaurati. Il Barone Basile, Segretario politico provinciale del Partito Fascista, mente aristocratica e colta, ha afferrato saldamente e assunta la proposta di fare dell'antico palazzo del Comune la Casa del Littorio suggeritagli dal Conte Marco Caccia di Romentino.

La Banca Popolare di Novara, il Comune, istituti bancarii locali e privati cittadini d'ogni ordine, hanno ormai dato malleveria per la impostazione della somma necessaria all'opera lunga e complessa. In una recente seduta a cui presero parte le due commissioni (finanziaria e tecnica) nominate dal Barone Basile e da lui presiedute (7 marzo 1927), furono esaminate le linee fondamentali del problema. Il Presidente ha concluso la discussione invitando i tecnici a fare proposte rapide e concrete sui primi lavori che potrebbero essere intrapresi anche prima dello sfollamento degli edifici che intanto deve procedere gradualmente. E ha dichiarato in modo reciso che l'opera deve essere presto iniziata e non più interrotta.

Daremo di volta in volta notizia del progresso che farà il problema.
Per ciò che riguarda la bibliografia dell'argomento, citerò qui gli articoli e le notizie che si verranno pubblicando su giornali novaresi o di fuori.

Intanto dopo lunghe ricerche d'archivio ho potuto mettere insieme una relazione al Commissario prefettizio nella quale escludo in modo assoluto che la costruzione del nucleo più antico degli edifici, e cioè del Palazzo del Comune, sia opera del Lampugnano ricordato nella lapide murata nel Broletto. Quella lapide fu sinora la fonte di tutti gli errori affermati intorno all'origine del Palazzo. Ma la relazione, a ricerche compiute, diventerà, spero, uno studio che permetterà di orientarsi meglio intormo alla vicenda di questo gruppo di edifici. Insieme a tale relazione ne fu presentata un'altea di carattere tecnico dal'ing. Bronzini il quale vi unì anche un prevemitivo di spese.

Ricorderò qui un articolo del dott. Toselli Colonna in Il Popolo d'Italia di Milamo, gennaio 1927, riassumente la relaz. storica presentata al Commissario, riprodotto in: L'Italia Giovane di Novara, gennaio '27, n. 2. A tale articolo risposi sulla stessa Italia Giovane del gennaio stesso, n. 3, con la seguente lettera:

Egregio signor Direttore, Ho letto con vivissimo interesse l'articolo del dott. Toselli Colonna, pubblicato nell'Italia Giovane di ieri, nei quale egli ribadisce, con giovanile fervore, il concetto già svolto in altri articoli scritti per il Popolo d'Italia e per questo stesso giornale, che la scelta dell'antico palazzo dei Comune a futura sede del Littorio fu una idea magnifica entusiasticamente assunta nel programma di opere del Fascismo novarese.

Così, d'un balzo, il sogno di alcuni modesti idealisti, fiorito nell'ombra discreta degli studioli popolati di libri e melle platoniche conversazioni dai visionari, si avanzò alla ribalta della vera vita e prese consistenza di contorni e concretezza di aspetto.

Si dice che l'appetito vien mangiando. In sei mesi l'idea ha fatto buon cammino e promette di farne dell'altro. Pure, permetta che io Le dica che la bella idea, camminando così, arriverà forse molto tardi alla sua mieta. L'idea è buona, approvata, accolta generalmente. È molto ma fino a quando essa non diventerà un piano concreto e convalidato di lavori da eseguirsi entro un termine sicuro, da cominciarsi molto presto e da condurre innanzi con una logica e serrata vicenda, sospinto continuamente dall'impeto di una volontà realizzatrice, l'idea celebrata, esaltata, idoleggiata, resterà una splendida parvenza.

Io ho fede, ma sa che la vita quotidiana è una insaziabile divoratrice di sogni, di ideali e di programmi.

Il programma di questo restauro non è così semplice come parrebbe: si tratta di un complesso di problemi, che diremo pregiudiziali, che bisogna risolvere subito.

Intanto è necessario por mente al fatto che si tratta del restauro di tutto il complesso di edifici costituenti l'antico broletto e specialmente di quelli a nord a ovest e a sud del cortile. Il lato di est (della loggetta) avrà forse bisogno soltanto di leggeri adattamenti. Si sa che in questi edifici da restaurare dovrà trovar posto una magnifica quadreria moderna che il cav. uff. A. Giannoni con generosità, di cui spiegheremo altra volta tutto il significato e il valore, sta per donare alla sua città benamata. E il cav. Giannoni nell'atto di donazione ha fissato anche un termine breve (1927) all'accoglimento e sistemazione della sua galleria.

Negli altri edifici e specialmente in quello a nord, costituente la grande aula del Consiglio generale della Credenza, avrà sua sede il Littorio. È il più vasto, il più antico, il più augusto sacrario della gloriosa vita del Comume novarese affermatosi con potenza romana su vasto territorio nel sec. XIII.

Tutto ciò è ovvio, è logico, è stupendo; ma non è stato concretato. Bisogna definirlo e volerlo sul terreno della realizzazione. L'egregio dott. Toselli Colonna ha parlato di un milione.

Io posso affermare che si tratta di molto meno, forse nemmeno della metà, se si voglia parlane delle parti da restaurare a sede del littorio. Per gli altri edifici c'è già, sicuro, un largo contributo della nostra potente, e generosa Banca Popolare e ci deve essere un largo contributo del Comune, il quale, accogliendo il superbo dono del cav. Giannoni, dovrà pure contribuire alla spese per accoglierlo degnamente.

Orbene, se questi edifici fossero già vuoti e a nostra disposiziome, l'inizio dei lavori potrebbe anche non tardare. Ma si pensi che nessun d'essi è libero e che anzi sono occupati da istituti e uffici ai quali non si può dire bellamente la parola del congedo, ai quali anzi bisogna preparare la casa altrove. Il palazzo Fossati dovrebbe accogliere Tribunale e Procura; ma il palazzo Fossati deve essere convenientemente apparecchiato alla bisogna. Il progetto di massima, c'è e anche approvato dagli uffici d'arte competenti; ma e l'appalto, e l'esecuzione dei lavori non brevi e il trasporto degli uffici? Cose facili a dirsi; ma chi avvierà questa immensa macchina? chi le imprimerà il moto sempre più veloce e ne guiderà e reggerà il complicato meccanismo?

Ancora: l'isolamenito del futuro palazzo dei Littorio richiede la sistemazionie di una zona di edifici privati e comunali circostanti: quindi necessita d'iniziare le pratiche e di preparare il terreno.

Un diligente progetto di massima per il restauro del broletto, compiuto con fervore insonne dall'ing. Bronzini e dall'architetto Lazanio, approvato e lodato dalla Sopra Intendenza, l'abbiamo ed è stata opera previdente e saggia. Ma resta ancora da studiare tutta la sistemazione interna dei fabbricati a seconda della loro futura destinazione.

E smetto, per ora, per non tediare. Non ho voluto fare opera di scoraggiamento; non posso esserne sospettato, perché alla realizzazione del bel sogno ho votato le mie modestissime forze da alcuni anni. Ma la gente che vuole fermamente, che ha fede e forza, non si impaura e non arretra davanti agli ostacoli; anzi li vuoi vedere tutti nella loro imponenza e complessità per sbarazzairsene con ordine e metodo intransigente e audace!

Signor Direttore, perdoni la chiacchierata; Ella cortesemente mi ha chiesto un articolo illustrativo della storia del broletto antico e io ho cominciato con questo mattone indigesto… l'altro glielo manderò più tardi.

Cordialmente suo
Novara;, 13-1-27. A[lessandro] V[iglio].

Torna all'inizio



Il Commissario Prefettizio, compiuto l'esame delle proposte, faceva pubblicare nella «Italia Giovane» n. 5, del 1927, il seguente comunicato:

Vista la relazione tecnica e quella di storia e d'arte a illustrazione del disegno di restauro del Palazzo Pretorio, antica sede della vita comunale, per tramutarlo in Palazzo dei Littorio, non appena l'edificio divenga disponibile col trasferimento delle sedi giudiziarie al palazzo Fossati secondo il relativo progetto già pervenuto allo stadio dell'esecutorietà; ritenuto che l'edificio, pregiato per architettonica bellezza e collocato nel più bel centro della Città, quando sia restaurato secondo le linee dell'antico stile, servirà di condegna sede di tutte le attiività del Fascismo Provinciale, compresa la Milizia di Sicurezza Nazionale, oltre ai trovarvi decoroso posto la Pinacoteca offerta alla città dalla munificenza di un benemerito concittadino; ritenuto che l'opera è per sé medesima di tal natura da richiamare tutto il più vivo interessamento dell'amministrazione municipale ed il più largo concorso della finanza comunale, per la sua utilità, per il lavorio che impiega, come indice di floridezza ed anche come espressione della grandezza, a cui sospinge un formidabile impulso che parte dallo Stato verso un sempre più alto perfezionamento; né potrebbe il Comune estraniarsi alla risoluzione di un problema fosse pure semplicemente d'arte e d'architettura, poiché si tratta del ripristino del vetusto Palazzo Comunale, comprensivo di almeno tre edifici di epoche diverse, dei qualli il più antico di stile romanico, costruito nella prima metà del XIII secolo, ben conservato nella muratura e frascato e che è uno dei più antichi d'Italia; ritenuto che il restauro servirà di indiscutibile ornamento artistico dell'età che prende nome ed elaterio dal trionfo del Fascismo rinnovatore; il Commissario Prefettizio, visto il voto della Società Storica Novarese e quello della locale Commissione Edilizia, con esercizio dei poteri del Consiglio comunale, delibera il progetto di massima, compilato dall'ing. Giuseppe Bronzini colla coadiuvazione dell'arch. prof. Giovanni Lazanio e del dott. prof. Alessandro Viglio direttone del Museo e Archivio storico, pel restauro del Palazzo Pretorio, da destinare, quale Palazzo del Littorio, in parte a sede della Federazione Provinciale del Partito Nazionale Fascista ed in parte a Galleria d'arte moderna. Alla prevista spesa d'intorno a un milione, per la parte che non sarà coperta dalla pubblica sottoscrizione già in corso, si farà fronte con opportuni stanziamenti del bilancio comunale.

Torna all'inizio



Il Sindacato provinciale novarese degli Ingegneri e Architetti, unitamente al Collegio degli Ing. e Arch. della Prov. di Novara, pubblicava nell'Italia Giovane n. 7 del 1927, il seguente ordine del giorno:

Il Sindacato Provinciale Fascista Ingegneri ed Architetti, in unione al Collegio degli Ingegneri ed Architetti della Provincia di Novara, riconoscendo che il Palazzo Pretorio Novarese presenta elementi architettonici artistici tali da classificarlo fra i più insigni monumenti cittadini, che tale edificio, unico, ricorda le tradizioni del periodo comunale novarese, che il restauro del palazzo, collocato nel centro vivo della Città, è altresì imposto da ovvie ragioni tecniche e di decoro cittadino, plaudono agli iniziatori dell'opera altamente patriottica e deliberano di assecondarla, facendo voti affinchè essa possa realizzarsi e venga condotta con elevata coscienza civica, storica ed artistica.

Dopo una recente seduta importantissima dei capi del Comune, del Partito Fascista, della Banca Popolare, del cav. uff. Giannoni e di qualche altro, la questione dei restauri e della destinazione degli edifici del Broletto, della sistemazione generale delle sedi di parecchie istituzioni, a cominciare da quella del Comune, ha assunto un ritmo e una direttiva in parte nuovi e di cui, per ora, non possiamo dar notizia. Possiamo soltanto dire che il Podestà Gen. Oddone si è riservato di studiare con attenzione profonda il multiforme problema che gli sta massimamente a cuore, come pochi altri. Dalla sua intelligenza acuta e dalla preziosa collaborazione di uomini fattivi ch'Egli ha al suo fianco, verrà, confidiamo presto, la soluzione che attendiamo con viva ansia, e la parola realizzatrice: Cominciamo!

Torna all'inizio



Due angioli del Crespi.

Il Museo nostro aveva acquistato nel 1914 due piccole tele in pessimo stato, rappresentanti due angioli suonatori di strumenti musicali, provenienti dalla Congregazione degli Oblati. Su proposta del Direttore del Museo, il Commissario prefettizio autorizzò le spese di restauro. Il quale fu compiuto essenzialmente rinforzando la tela, ripulendo dai depositi i dipinti e rinnovando le cornici. L'operazione compiuta con tutta prudenza ci ha restituiti due graziosissimi putti che furono già attribuiti al Lanino e che io credo invece del Cerano; il modo come furono originariamente ritagliati e forzati a entrare in due cornici troppo strette mi fa pensare anche che facessero parte di un quadro grande d'altare, rovinato. Ora sono esposti nella sala maggiore del Museo Civico.

Torna all'inizio



Di un carteggio sul culto del Beato B. Caimi.

Padre Agostino Salsa dei Francescani di S. Andrea di Novara, che ha recentemente raccolto un diligeintissiimo notiziario sul culto di Bernardino Caimi in occasione della ripresa del processo canonico di beatificazione del Fondatore del Sacro Monte di Varallo, mi informa di essere venuto in possesso di un importante carteggio fra il Prevosto di Carpigniano Sesia Don Alfonso Chiara, e Padre Senesi sull'argomento che stava a cuore ai due benemeriti Sacerdoti. Il carteggio va dal 7 marzo 1909 al 2 ottobre 1913; ma vi sono lacune che fanno pensare che il manipolo di lettere fosse più copioso. Tali lettere hainino importanza sia per l'ardore della fede con cui i due sii studiiamo di patrocinare la nobile causa sia per le notizie retrospettive sui diversi tentativi fatti da altri per riuscire nell'intento.

Torna all'inizio



Una Commissione provinciale per la tutela e valorizzazione delle bellezze artistiche e naturali della nostra regione.

Fu tale Commissione recentemente nominata dal Barone C. E. Basile, Segretario Politico provinciale del partito fascista, e posta sotto gli auspici della Federazione degli Enti Autarchici.

Non occorre spiegare gli scopi proposti alla Commissione: che sono già evidenti nella sua denominazione stessa; non occorre dire che non vuole essere un duplicato delle altre commissioni governative deputate alla tutela delle bellezze artistiche e naturali del Paese. Vuole essere invece un organo più snello di sorveglianza e di collaborazione con gli altri organi e con i Comuni per aiutare l'incremento e le salvezza del patrimonio artistico nazionale, per impedire guasti, dispersioni e offese d'ogni genere.

La Commissione fu così costituita per le varie zone della Provincia:
Stresa: Nob. Ferdinando Basile, Podestà di Stresa.
Pallanza: cav. Agostino Viani.
Ossola: Avv. Nino Bazzetta di Vemenia.
Novara: Conte Caccia di Romentino, Prof. Alessandro Viglio.
Oleggio e dintorni: Dott. Enzio Iulitta.

La prima adunanza ha avuto luogo il 17 febbraio 1927 e fu presieduta dal Barone C. E. Basile stesso, che tracciò alla Commissione le linee fondamentali e direttrici dell'opera sua; in tale adunanza furono fatte numerose proposte importanti per le quali rimandiamo al numero del 23 febbraio dell'Italia Giovane.

Torna all'inizio



(1) Commissione composta dai signori: Avv. A. Tadini; Dott. O. Cipollino; Dott. A. Ferrero; Prof A. Corradi; Prof. R. Lampuginani Dott. Cl. Ferraris; Prof. A. Viglio, segretario relatore.


Museo Civico - Archivio Storico: 1926, doni   [BSPN XXI [1927] fasc. I - pp. 132-133]

Doni al Museo Civico - Archivio Storico nel 1926

1. - Quadro a olio rappresentante una scena biblica (?), di scuola bolognese, del sec. XVII, in ricca cornice moderna imitata dal barocco.
Dono del sig. Comm. Capitano Ugo Ferrandi.
2. - Quattro lettere al Generale Orero di Menelik (20-V-1882), di Ras Mescianià (22-V-1890), di Ras Alula (28-V-1890), di Ras Mangascià (28-V-1890).
Dono della Sig.na Teresa Orero.
3. - Quarantacinque fotografie di antiche chiese a volta del Novarese e del Vercellese (sec. XI-XII-XIII) eseguite a spese del Comune di Novara, per l'Esposizione piemontese di architettura retrospettiva di Torino.
4. - Medaglia d'argento della Mostra Internazionale di Edilizia di Torino alla Città di Novara (1927).
5. - Medaglia d'oro ai sottoscrittori maggiori al Prestito del Littorio assegnata alla Città di Novara (1927).
6. - Busto in gesso rappresentante il pittore Anadone, opera dello scultore Z. Carestia.
7. - Quattro bozzetti (tre in gesso, uno in terracotta) per il monumento non eseguito ai professori del Ven. Seminario Mons. Scavini e Del Vecchio, opera dello scultore Z. Carestia.
Dono della Ven. Curia Vescovile di Novara.
8. - Biglietto di credito di L. 50 emesso a Torino il 1° aprile 1796.
Dono della signora Vedova del Dottor Luigi Rossari di Castelletto Ticino.
9. - Manipolo di autografi così specificati:
► Nove lettere di Padre Stefano Grosso al sig. Conte avv. Vittorio Tornielli di Vergano dal 1876 al 1897;
► una lettera di Padre Stefano Grosso al sig. Libraio Carlo Moscotti di Novara (18, II 1891);
► cinque cartoline postali al sig. Conte avv. Tornielli dal 1877 al 1897;
► una dello stesso al libraio Moscotti (27, II, 1898);
► tre biglietti dello stesso al Conte Vitt. Tornielli (1872, 1895, 1897),
► altro dello stesso alla Signora Contessa Fanny Tornielli (23, I, 1896).
Lettere sette (2 del Dott. Silvio Pellini, 3 della signora Cat. Nardulli, 2 del Prof. Ronchetti) al sig. Conte V. Tornielli sul Grosso e sul patriota Ravina. Altri 4 tra cartoline e biglietti sul Grosso di diversi.
Dono del sig. Conte avv. Vittorio Tornielli di Vergano.
10. Una lettera (13-1-99) di Padre Grosso agli avv.ti Tadini e Torelli: due cartoline postali all'avv. Tadini (7-V e 31-VIII del 1872).
Dono dell'avv. A. Tadini.
11. - Dodici grandi disegni a penna (copie) rappresentanti i particolari del restauro degli edifici del Broletto eseguiti dall'Arch. Lazanio con la collaborazione dell'Ing. Bronzini.
Dono dell'Arch. G. Lazanio.
12. - Due disegni a penna per il restauro del Cenobio di S. Marta presso Novara (sec. XIII).
Dono dell'Arch. G. Lazanio.
13. - Catalogus Codicum Hagiographicorum latinorum, Biblioth Nat. Paris; Brussellis 1889, 1890, 1893; 3 voll. oltre gli Indices.
Dono di A[lessandro] V[iglio].
A questi doni occorre aggiungere tutte le raccolte di Riviste Storiche di varie provincie d'Italia e di alcune straniere e alcuni notevoli volumi inviati in cambio al Bollettino Storico nostro e dalla Direzione di questo ceduti alla biblioteca del Museo Civico.

Torna all'inizio



Numero dei visitatori del MUSEO CIVICO
nell'anno 1926


Sebbene, per alcune coincidenze di festività solenni, il Museo sia rimasto in quest'anno chiuso un notevole numero di domeniche più del consueto, la frequenza raggiunse una cifra totale che s'avvicina a quella comune degli altri anni; i visitatori furono 4692, non computando in questo numero le diverse scolaresche delle scuole medie ed elementari accompagnate in visita dai loro insegnanti.

Torna all'inizio

Atti della Società Storica Novarese   [BSPN XXI [1927] fasc. II - pp. 209-219]

Verbale dell'Assemblea Generale
del 19 giugno 1927.

Il giorno 19 giugno 1927, alle ore 16, nella sala maggiore del Museo Civico, in Novara, si è convocata la terza Assemblea Generale della Società Storica Novarese, per la trattazione del seguente ordine del giorno:
1. Relazione sull'andamento della Società;
2. Palazzo del Pretorio;
3. Museo Lapidario e Canonica del Duomo;
4. Restauri di antiche Chiese novaresi;
5. Comunicazioni e proposte varie.

Presiede l'Assemblea il cav. avv. Antonio Tadini, ed è presente l'Ill.mo Signor Podestà di Novara Generale ing. Filippo Oddone Mazza, espressamente invitato dal Consiglio Direttivo. All'assemblea sono intervenuti i soci S. E. Rossini on. avv. Aldo, Bagnati Can. Don Giovanni, Bronzini ing. cav. Giuseppe, Cantoni cav. uff. prof. Carlo, Cassani teol. don Lino, Gerosa ing. Antonio, Cesare prof. Natalia Rosa, Colombo notaio Davide, Fedeli prof. uff. Vito, Finazzi avv. cav. Marco, Giannoni cav. uff. Alfredo, Lampugnani prof. cav. Giuseppe, Lampugnani prof. cav. Rinaldo, Lazanio arch. Giovanni, Marchisio gr. uff. dott. C. Felice, in rappresentanza della on. Commissione Reale della Provincia, Marocco mons. cav. Vincenzo, Marzoni ing. cav. Luigi, Morengo prof. cav. uff. Mario, Pellagatta sac. don G. M., Rasario prof. cav. Achille, Ravizzotti sig. Beniamino, Rolando cav. Ambrogio, Rosina dott. Ildebrando, Rizzotti geom. Umberto, Scarzello prof. Oreste, Silva avv. cav. uff. Ettore, Somaglino C. Augusto, Viglio prof. Alessandro.
Funge da segretario il prof. O. Scarzello.
Hanno mandato la loro adesione scritta i soci Caccia di Romentino conte avv. Marco; Pellanda on. comm. prof. Paolo; l'Archivio di Stato di Milano per mezzo del sopraintendente prof. G. Vittani.

Alle ore 16:30, essendo trascorsa mezz'ora da quella fissata per la convocazione (art. XI dello Statuto Sociale) il Presidente dichiara aperta la seduta: e partecipa anzitutto all'Assemblea la nomina del primo SOCIO ONORARIO della nostra Società, nella persona dell'Ill.mo Sig. Ing. Generale Filippo Oddone Mazza, primo podestà di Novara.
Con questa nomina la Società intende rendere omaggio all'illustre cittadino e nello stesso tempo al Governo Nazionale che lo ha destinato all'insigne carica, la quale significa anche per Novara l'inizio di una storia nuova.

Il Presidente quindi commemora il socio prof. Antonio Massara, Preside del R. Istituto Magistrale di Como, morto l'11 nov. 1926. Ricorda con commosse parole l'illustre estinto e le sue benemerenze nel campo degli studi storici: l'opera da Lui svolta come consigliere della nostra Società: le sue ricerche e le sue pubblicazioni di Storia Novarese. Illustra tra esse quelle che hanno valore fondamentale per i nostri studi, specialmente quelle relative a Pier Lombardo e il volume sui «Tipi e costumi della campagna Novarese». Il Presidente quindi propone tra le vive approvazioni di tutti i presenti, che dei sentimenti di rimpianto e di ammirazione dell'Assemblea sia data partecipazione alla vedova dell'illustre socio estinto.


Passando alla trattazione dell'ordine del giorno, il segretario, dietro invito del Presidente, da lettura della seguente

Relazione sull'andamento della Società Storica Novarese nell'anno 1926-27.

Onorevoli consoci,
Il fatto più importante avvenuto nel nostro Sodalizio dopo l'ultima Assemblea Generale fu l'inclusione nella Società di tutti gli abbonati al Bollettino Storico per la Provincia di Novara.
Con tale fusione si è effettuato un voto più volte espresso nelle riunioni del Consiglio Direttivo, e ripetuto ancora durante l'ultima Assemblea Generale. L'esperienza di parecchi anni ha dimostrato che l'attività della Società Storica si svolge quasi esclusivamente attraverso il Bollettino, il quale si afferma sempre meglio come il mezzo più pratico ed efficace per corrispondere agli scopi statutari, che sono «conservare ed illustrare le memorie storiche ed artistiche della nostra regione». Ne consegue che il compito principale della Società consiste nel sostenere l'interessante e preziosa rivista.
Ora è evidente che il fatto di essere abbonato al Bollettino dimostra per se stesso una perfetta coincidenza con gli ideali ed i fini della Società, e si traduce in un contributo pratico per il loro incremento. Pertanto il Consiglio Direttivo - di comune accordo con la Direzione del Bollettino, che ne resta avvantaggiata unificando il proprio sistema d'amministrazione - ha deliberato che «siano nominati e inscritti tra i Soci ordinari della Società Storica tutti gli abbonati al Bollettino Storico per la Provincia di Novara».
Con tale deliberazione si è formalmente inteso che nessun obbligo nuovo, materiale o morale, viene imposto a coloro che prima erano soltanto abbonati. È invece la Socìetà Storica che - per attestare la propria riconoscenza - si assume l'impegno di estendere anche ad essi quei piccoli vantaggi materiali, di cui potrà eventualmente disporre, e la solidarietà spirituale, che unisce gli appartenenti al nostro Sodalizio.
Un centinaio, o poco meno, di nuovi Soci entra cosi a far parte della nostra famiglia: e ad essi oggi l'Assemblea da il benvenuto più cordiale. Nello stesso tempo possiamo comunicare con legittima compiacenza che si è raggiunto e sorpassato considerevolmente il numero di duecento soci, e grazie ad esso la nostra Società viene ad occupare uno dei primi posti tra le altre consorelle d'Italia.
Neppure la recente disposizione amministrativa, che ha sdoppiato l'antica provincia di Novara, ha avuto conseguenze sfavorevoli per l'incremento della nostra Società. Infatti i soci appartenenti alla nuova provincia di Vercelli, consapevoli della lunga relazione che ha unito le loro terre con questa nostra città, sono rimasti nel nostro Sodalizio, intendendo di collaborare ancora con noi in nome di quella idealità che ci tenne congiunti per tanti anni. Tale comunione di sentimenti fu già prevista nel dettare lo statuto sociale, che nel suo primo articolo stabilisce che il campo della nostra attività scientifica si debba estendere a tutti i territori «la cui storia, indipendentemente da circoscrizioni amministrative, s'intreccia in qualche modo con quella della Città di Novara».
Con il corrente anno la quota sociale fu elevata a lire venticinque, secondo la deliberazione dell'ultima Assemblea. Il piccolo aggravio fu volonterosamente accettato dai soci, e venne compensato con un nuovo incremento del Bollettino, che ha raggiunto il numero di cinquecento pagine.
È veramente encomiabile l'attività dei Soci che sempre più numerosi se ne fanno collaboratori, dimostrando che l'interesse per i nastri studi è più che mai vivo ed intenso.
E se purtroppo dobbiamo rimpiangere alcune perdite dolorose tra le nostre file, d'altra parte vediamo sorgere elementi nuovi ad occupare il posto di quelli che si sono perduti; ed ogni anno che passa porta qualche nuovo contributo al grande edificio. Siamo sicuri che l'Assemblea si compiacerà con noi di questa attività di studi, e si unirà al nostro plauso per il collega Direttore del Bollettino, che ne è il benemerito ed efficacissimo animatore.
Una piccola innovazione di cui i Soci sono già a conoscenza, e che ora si sottopone alla ratifica dell'Assemblea, fu introdotta nel sistema di riscossione delle quote sociali. A cominciare dal presente anno finanziario dette quote devono essere versate al Direttore del Bollettino Storico, il quale, eseguitane la riscossione (a lui resa agevole dal fatto di essere in corrispondenza con tutti i Soci), ne trasmetterà l'importo al Tesoriere della Società.

Non crediamo di presentare una relazione finanziaria speciale, perché nel corrente anno la Società non ha avuto nessuna entrata e nessuna uscita straordinaria. Lo stato di cassa al 1 gennaio 1927, netto da spese, secondo i conti presentati del Tesoriere risulta il seguente:

a) Stato di Cassa della Società Storica Novarese:
1. Avanzi del bilancio 1926 L. 586,00
2. Conto morosi e pagatori in anticipo 660,00
3. Libretto Cassa di Risparmio 1008,00
Totale L. 2254,00

b) Stato di Cassa del Premio Morandi:
1. Libretto Cassa di Risparmio L. 385,60
2. Interessi 1 gennaio 1928 sul capitale di L. 3000
di Consolidato» 150,00
Totale L. 535,60.

Come negli anni precedenti la Società Storica ha continuato a rivolgere la sua attenzione e le sue cure particolari ai monumenti cittadini e a quegli edifici, che in qualche modo conservano il ricordo del nostro passato.
Ma siccome un argomento cosi interessante sarà trattato con miglior competenza e ricchezza di particolari dai relatori dei successivi numeri dell'ord. del giorno, lasciamo ad essi la parola, e concludiamo rendendo vive grazie ai soci qui presenti, i quali con l'intervento alla presente adunanza attestano solennemente che oggi più che mai, mentre la civiltà presente protende ogni suo sforzo alla conquista dell'avvenire, anche il culto delle sacre memorie del passato ha i suoi fedeli e nobili sostenitori.
Il Relatore: O. Scarzello.
La relazione è approvata integralmente e senza osservazioni dall'Assemblea, la quale passa a trattare il secondo tema dell'ordine del giorno.

Torna all'inizio


La data di costruzione dell'antico Palazzo del Comune.

Il relatore prof. Viglio, espone i risultati delle sue ricerche eseguite durante l'anno intorno alla questione della data di costruzione del nucleo più antico degli edifici del Broletto e cioè del Palatium Communis Novariae. Premessa una notizia sullo stato delle cognizioni relative al problema fino ad oggi possedute e tradizionalmente trasmesse di autore in autore, esamina criticamente il valore della lapide gotica murata nell'edificio all'ingresso dei Tribunali, dalla quale fu assunta, come dato incontrovertibile, l'affermazione che il Palazzo fu costruito per iniziativa di Tomasino di Lampugnano, podestà, nel 1346.

Il relatore nega ogni valore probatorio alla testimonianza della lapide, la quale fu posta in altro luogo e per altra opera ancora da individuare. Il più elementare esame critico del monumento dal punto di vista artistico e storico mette fuori discussione la lapide del Lampugnano.

Sbarazzato cosi il sentiero da quell'ostacolo il relatore procede nell'esame degli Statuti novaresi e dei più antichi documenti nei quali è cenno del Palatium. Accosta ad essi una testimonianza dell'Azario, desunta dalla Cronaca, e trova che documenti e cronista, statuti ed esame architettonico dell'edificio e artistico di elementi secondarii (fascia pittorica, protomi) confluiscono a una dimostrazione eloquente della esistenza del Palazzo già nei primissimi anni del XIII e forse negli ultimi del XII.

Afferma che l'esame comparativo del nostro monumento con la Loggia delle Grida di Brescia e con altri edifici sincroni potranno fra breve dargli altre soddisfacenti riprove della sua tesi, la quale, sfatando un grave errore tradizionale cronologico, riporta la fondazione dell'edificio a un secolo e mezzo più indietro.

Rivolgendosi al signor Podestà conchiude con queste parole:
I soci della Società Storica Novarese conoscono le difficoltà della soluzione di questo magnifico e nobile problema e, insieme, la molteplicità delle questioni secondarie, ma non meno gravi, che s'inseriscono nel problema centrale. Essi sentono però una grande passione e guardano con trepida commozione al giorno in cui quest'oasi di bellezze architettoniche tornerà a vivere e a sorridere nel cuore della nostra città. E sopra tutto hanno una incrollabile fiducia nella severa e silenziosa tenacia di volontà del Gen. Oddone e gli augurano di essere il primo e grande podestà dell'età nuova che restituirà la vita a questo edificio sorto in secoli lontani, nel cuore della città romana, ad affermare romanamente la libera vita Comunale.
L'Assemblea, che ha seguito con vivo interesse la dotta comunicazione del prof. Viglio, applaude al relatore e al Podestà Gen. Oddone.

Torna all'inizio


Successivamente il Presidente dà la parola al relatore del terzo argomento posto all'ordine del giorno.
Il teologo cav. don Lino Cassani espone il risultato dei suoi studi sulla fondazione della casa dei Canonici del Duomo, nel chiostro della quale si conserva il Museo lapidario, proponendosi di risolvere la seguente questione pregiudiziale:

Da chi fu edificata la Canonica dei Duomo?

In Novara non meno antico e venerando del Palazzo del Comune medioevale è il chiostro della canonica cattedrale.
Prima che la città nostra si governasse col regime dei liberi comuni italiani, tutta un'ottava parte della quadrata città romana era stata trasformata dai Vescovi, in una vera città ieratica con confini, porte e forse anche con fossato.
Essa era la sede vera e potente del governo dei Vescovi, che avevano anche giurisdizione civile.
Centro di questa città ieratica era il quadriportico della Canonica, costituito da 42 archi in stile romanico, evidente monumento della potenza dei Vescovi.
A chi farne risalire la costruzione?
La risposta non sarebbe facile se si parteggiasse cogli scrittori novaresi (G. B. Piotti, Bagliotti, Rossignoli, Barlassina) che vorrebbero attribuire al primo Vescovo, S. Gaudenzio, l'istituzione della vita canonica, ossia in comune, del clero novarese, de ordine, addetto al servizio della Cattedrale.
Ben più chiaro si presenta il problema se si accetta dal Frasconi la tesi che l'istitutore della vita canonica, o claustrale, del clero maggiore di Novara sia stato S. Adalgiso.
Questa sua tesi il Frasconi, illustrò nelle sue Osservazioni sull'ufficiatura delle tre feste di S. Gaudenzio.
La principesca donazione di Adalgiso per il vitto e vestito di 40 chierici, che ivi continuamente dimorando, come dice il Bascapè, dovessero alle ore stabilite celebrare i divini offici, donazione fatta verso l'anno 840 e confermata dall'imperatore Lotario, è l'argomento principe su cui si basa l'asserzione del Frasconi.
Altra ragione, sebbene indiretta, può essere la donazione, forse contemporanea, dello stesso Vescovo per la vita in comune di 20 chierici destinati al servizio della basilica di S. Gaudenzio.
In questa seconda carta è nominato esplicitamente anche il locale «canonica»: circostanza, che manca nella prima carta perché semplice abbreviatura dell'originale, ora smarrito.
Terzo argomento è la carta del 25 dicembre 1007 dell'Arch. S. Maria, nella quale si nomina per la prima volta, la canonica, di cui si sta parlando; ma si dice pure che è dal tempo di S. Adalgiso che là si vive tutta la quaresima coi redditi della donazione del medesimo.
Altro argomento lo addusse l'architetto Giuseppe Fassò nella sua monografia «la Canonica» paragonandola al chiostro di S. Gallo, sul lago di Costanza (riedificato dall'anno 822 in avanti) e dicendola coeva a questo, cioè del tempo di S. Adalgiso.
Anche la volta a terreno del campanile del duomo ha dei riscontri colle volte del quadriportico della canonica. E si sa che il campanile esisteva già ai tempi del Vescovo Cadulto, 881-889.
Ora dei cinque Vescovi che si susseguirono da S. Adalgiso a Cadulto, due sedettero un anno solo, e gli altri tre, come appare dalla visita di Pietro III del 25 dicembre 1007, nulla fecero per la vita canonicale del clero del duomo.
A chi dunque assegnare se non ad Adalgiso la costruzione di queste volte romaniche, cosi evidentemente sorelle?
Non ultimo motivo di credibilità è la grandiosità del monumento, che ben si addice alla nota munificenza di S. Adalgiso e alla forza finanziaria derivantegli dal potere civile avuto dai Carolingi.
Nessun Vescovo prima di Adalgiso, nessun'altro dopo di lui si trovarono in migliori circostanze per erigere questo chiostro, che da più di un millennio assiste allo svolgersi dei destini di Novara e che nel 1813-14 col migliore accordo tra il Capitolo Cattedrale ed il Municipio venne destinato a Museo lapidario.
I marmi celti, romani, paleocristiani, scritti o scolpiti, che ivi si raccolgono, formano tale un'attrattiva ed un lustro per la nostra città da meritarsi che il citato accordo sia continuato per la più sicura e decorosa tenuta del monumento.

Allo scopo di conservare ed aumentare il pregio del Museo lapidario, il relatore fa le seguenti proposte:

A. Programma minimo.
1. — Preghiera al Ven. Capitolo Cattedrale per assicurare al chiostro della Canonica una maggiore sicurezza e dignità al Museo lapidario civico.
2. — Acquisto di una tomba granitica, probabilmente gallica, ora a Pombia.
3. — Acquisto di una piccola tomba celtica ora adoperata come acquasantino in un oratorietto di San Bernardino. E collocamento di entrambe nel Museo lapidario della canonica.
4. — Fissazione nel predetto Museo dei frammenti di mosaico dell'antico duomo, di mosaici d'altra provenienza, e di frammenti varii di antichi marmi lavorati, ora tutti giacenti in una sala del Pretorio.
5. — Raccolta di stemmi marmorei, di antiche famiglie novaresi, sparsi un po' dovunque, e loro collocazione nella canonica, reparto stemmi.

B. Programma massimo.
1. — Trasporto e collocazione nel Museo lapidario di Novara del Museo di Suno, già offerto da quel comune alla nostra città.
2. — Assaggi ai muri della ex loggetta da cui parlò il Pe-trarca, almeno per metterne in luce i fregi delle finestre che chiusero la loggetta.

Le conclusioni del relatore Cassani ottengono il consenso unanime dell'Assemblea.

Torna all'inizio



L'ing. G. Bronzini dichiara di aver fondata speranza di poter eseguire presto alcuni assaggi alle finestre e ai muri della Canonica.
Il Podestà, Gen. Oddone, dichiara che per parte sua accoglie pienamente le proposte dei due programmi, e che darà le opportune disposizioni affinchè queste vengano attuate il più presto possibile. L'assemblea accoglie con vivissimi applausi le dichiarazioni del Podestà di Novara, che rispondono magnificamente al voto di tutti i presenti e di tutta la cittadinanza colta novarese. E per significare il suo plauso l'assemblea delibera che la Società Storica Novarese, contribuisca, nei limiti delle sue possibilità finanziarie e nei modi che saranno studiati dal Consiglio Direttivo, alle spese richieste da una migliore sistemazione del Museo Lapidario.
Sempre sullo stesso argomento il prof. Viglio, facendosi interprete anche del pensiero di altri soci, deplora la trascuratezza presente del chiostro della Canonica, che fu già rilevata da altri studiosi, specialmente in occasione del Congresso Storico di Alessandria. È necessario un accordo tra Municipio e Capitolo della Cattedrale per rimuovere alcuni inconvenienti, che tutti conoscono, e che furono già deplorati anche dalla stampa cittadina. Si tratta di assicurare la perfetta conservazione del prezioso materiale archeologico del museo lapidario, provvedendo anche alla tutela del decoro della città.
Il socio scultore Cantone ricorda la convenzione precedente tra Comune e Capitolo della Cattedrale, che si dovrebbe richiamare in vigore. Anche su questo argomento il Podestà di Novara promette il suo interessamento.

Torna all'inizio


Esaurita la discussione l'Assemblea passa a trattare il quarto argomento dell'ordine del giorno.

Restauri di antiche Chiese Novaresi.

L'arch. Lazanio legge una sua relazione sulle antiche chiese novaresi. E anzitutto accenna alla chiesa di S. Maria d'Ingalardo (VI-VII sec. d. C), di cui resta soltanto l'abside, ma della quale recentemente il relatore trovò le fondazioni e parte del prospetto. Egli ha già illustrato nel Bollett. Storico p. la Prov. di Novara l'edificio ricostruendone idealmente e disegnandone la struttura.
Accennato al forse coevo Duomo distrutto e al Battistero, il Lazanio propone un audace e magnifico progetto, a cui sarebbero già consenzienti gl'interessati: resterebbe solo il consenso del Municipio… Si tratterebbe di abbattere la Chiesa di San Giovanni, isolare il Battistero romanico restaurato, dare luce e aria alla facciata sontuosa del Duomo. L'uditorio accoglie con approvazioni lo stupendo progetto.
Tralasciando di parlare della Madonna del Latte di Gionzana, della badia di S. Nazzaro della Costa, della chiesa e del chiostro di S. Andrea, si sofferma alquanto a parlare della Chiesa di S. Marta, sui margini dell'Agogna e della strada per Torino.
Fu semidistrutta; resta poco più di una campata; ma il rudere è cosi bello che fa sognare e desiderare la S. Marta del sec. XIII. Il monumento pare opera del periodo lombardo-gotico. Il Lazanio lo descrive diligentemente, da conoscitore sicuro del monumento del quale, per generosità dell'attuale proprietario, egli si appresta a restaurare la parte superstite per restituirla al culto.
Da ultimo il relatore parla della bella S. Maria delle Grazie, sorta nella seconda metà del XV sec, a cavaliere e con le stigmate di due diverse epoche stilistiche: la gotica e quella del rinascimento. Per il Lazanio, Santa Maria delle Grazie fu costruita in due tempi, a breve distanza l'uno dall'altro. L'abside e il presbiterio in un primo tempo: la nave principale e la facciata in un secondo; e la dimostrazione riesce evidente per gli elementi rintracciati dal relatore in una sua minuta visita anche al sottotetto. La decorazione pittorica recentemente scoperta, è invece tutta di un tempo solo, fatta però da artisti differenti, di modo che l'ingenuità delle figure sulla parete contrasta con la sapiente finitezza del fregio ricorrente nella ghiera, degli archi e sul fregio.
Il relatore esamina anche attentamente la particolarità delle colonne granitiche del presbiterio e, vagliate le ipotesi prospettate, conchiude che, a parer suo, le colonne furono poste all'epoca del portale barocco della facciata. Si augura che l'attuale parroco, che già tanto ha fatto per l'abbellimento dell'interno, riesca a trovare i fondi per il definitivo restauro dell'insigne edifìcio.
La geniale e dotta comunicazione dell'architetto Lazanio è seguita attentamente dall'Assemblea ed è approvata con vivissimi applausi.

Torna all'inizio


Passando l'Assemblea a discutere l'ultimo oggetto dell'ordine del giorno (proposte varie), il prof. Viglio ricorda l'illustre concittadino G. Ravizza, a cui Novara sta preparando degne onoranze, e propone che anche la Società Storica vi partecipi con un contributo finanziario, volendo significare che in G. Ravizza non solo dobbiamo celebrare l'inventare geniale, di cui ora si rivendica la scoperta per troppo tempo ingiustamente dimenticata, ma anche l'intelligente e appassionato cultore di studi storici novaresi. La proposta del prof. Viglio è approvata dall'Assemblea, che da mandato al Consiglio Direttivo di stabilire l'entità del contributo che la Società storica dovrà versare al Comitato per le onoranze.
Infine il prof. Viglio fa presente all'Assemblea che il socio cav. uff. Alfredo Giannoni ha offerto in dono alla città di Novara una sua magnifica collezione di quadri di artisti moderni, che ha raccolto con grandissima competenza e signorilità di mezzi. Con la donazione Giannoni si formerà una Galleria d'arte moderna - di quell'arte moderna che non è ancona rappresentata nel Museo di Novara - la quale sarà ottima scuola di preparazione artistica, e diventerà il nucleo intorno al quale nell'avvenire si raccoglieranno altri preziosi prodotti dell'arte contemporanea.
Il prof. Viglio si rallegra perché molte delle iniziative cittadine di carattere culturale e artistico sono opera di membri della Società Storica Novarese; tanto più si rallegra oggi nell'annunciare la donazione generosa del Giannoni, socio del nostro Sodalizio.
Il Presidente avv. Tadini propone che la Società Storica, orgogliosa dell'atto munifico del proprio consocio, non potendo meglio dimostrargli il proprio plauso, nomini il cav. uff. Giannoni socio benemerito. La proposta del Presidente è approvata con applausi vivissimi dall'Assemblea.
Il socio cav. uff. Giannoni ringrazia ed esprime l'augurio che, rimosse alcune ultime difficoltà d'indole tecnica, il suo proposito possa essere tradotto in realtà nel più breve tempo possibile.
Alle ore diciotto, esaurito l'ordine del giorno, il Presidente dichiara chiusa l'Assemblea.

Il Segretario O[reste] Scarzello.

Torna all'inizio

NOTIZIARIO   [BSPN XXI [1927] fasc. II - pp. 232-234]

Sistemazione del cortile del Palazzo Bellini.

La Banca Popolare di Novara, che sa armonizzare le esigenze di istituto finanziario con quelle del buon gusto e del rispetto all'arte, sta in questi giorni restaurando il bel cortile del suo palazzo e liberando anche le arcate di nord ch'erano state chiuse alcuni decennii or sono per accrescere il numero delle sale di un Circolo. Ottima decisione che restituirà aria e luce e signorilità e imponenza al porticato attribuito dal Bianchini al Pellegrini.
Ma Pellegrini, o Alessi, o un altro architetto, non importa. Importa che ritorni puro e armonioso come una volta.

Torna all'inizio



Per l'Abbazia di S. Nazzaro Sesia.

Della storica Abbazia, la cui fondazione risale al XI e forse al X sec, si è parlato in questo Bollettino, amorosamente, più volte. Più volte si espresse l'augurio che se ne pubblicasse il cartario e la storia compiuta; che se ne curasse la conservazione e il restauro, che se ne impedisse il decadimento.
Si capisce bene che l'articolo di un Bollettino storico può fare l'effetto di una puntura di spillo sull'epidermide umana. Sensazione dolorosa d'un attimo!
Poi tutto ritorna nella norma quotidiana: cioè tutto se ne va con l'onda del tempo…
E la bella Abbazia, che ha resistito a tanti secoli, perde ogni anno un po' della sua beltà e della sua vita. E la colpa è un po' di tutti. Lasciamo stare, per ora, il restauro e la reintegrazione del chiostro tutto ridente di terre cotte e di logge e d'angoli pittoreschi: vogliamo soltanto parlare del tetto che sta sopra il portico frescato. La nostra Società Storica ha coi suoi mezzi modesti compiuto due fa il bel gesto di far ricavare, a sue spese, le fotografie degli affreschi di S. Benedetto, che pubblicheremo a suo tempo con le dichiarazioni dell'ottimo Padre Barbonaglia, che è il pio numen loci. Ora si tratta di impedire che quelle pitture pregevoli, inedite, e non studiate, vadano decadendo sempre più. Visto che non è possibile chiedere al Governo denaro per questo monumento nazionale, bisognerà trovarlo privatamente.
Persone autorevoli e intelligenti hanno dimostrato di voler impedire una maggiore iattura; il Podestà del luogo ha dato affidamento di far contribuire il Comune alle spese necessarie.
In settembre il Comitato di poche e volonterose persone raccoglierà i fondi. Bisogna che l'inverno prossimo non possa più infierire contro quelle opere d'arte.

Torna all'inizio



Per G. Ravizza.

Si intende di onorare nel Ravizza l'inventore della macchina da scrivere e di far assurgere le onoranze ad affermazione di priorità nazionale italiana in tale invenzione. Noi che abbiamo imparato ad amare in lui prima il dotto commentatore del Bescapè e l'archeologo, godiamo che sia affermata anche la originalità dell'ingegno multiforme del Ravizza inventore meccanico. E diamo notizia qui del nuovo Comitato costituitosi sotto gli auspici del Municipio e del Podestà Oddone, come in altra parte diamo notizia della esaltazione fatta di lui in seno all'Assemblea della Società Storica Novarese.
Il Comitato per le onoranze all'inventore della moderna macchina da scrivere, ricostituito dal signor Podestà sotto la presidenza del prof. cav. Giuseppe Lampugnani, ha ripreso i suoi lavori. Il signor Podestà, insediando il nuovo Comitato, gli ha rivolto parole di viva simpatia e di incitamento a condurre rapidamente a termine la nobile fatica di affermare in modo tangibile ed efficace agli Italiani e a tutti la gloria del Ravizza, geniale inventore della macchina da scrivere; ed ha promesso di seguire con viva simpatia i lavori del nuovo Comitato e di volere appoggiarne tutte le proposte entro i limiti del bilancio.
Il pres. Larnpugnani ha riconosciuto il lavoro già compiuto con buona volontà dal Comitato precedente, alcuni membri del quale sono passati all'attuale, e ha chiamato a raccolta la buona volontà di tutti, perche si giunga a una conclusione degna della città nostra e dell'alto scopo.
Espose il concetto che non conviene circoscrivere le onoranze nell'ambito strettamente cittadino, ma farle assurgere a testimonianza di riconoscenza nazionale e a dimostrazione di una priorità Italiana nella invenzione ingiustamente attribuita a se da altre nazioni e specialmente dall'America. Vuole che si intensifichi la propaganda per mezzo della stampa e che, dopo agosto, si riprenda il lavoro di raccolta dei fondi, già bene avviata.
Propone la nomina del Prof. Viglio a Segretario, al quale viene anche attribuito dal Comitato l'incarico di raccogliere documenti e pubblicazioni nel civico Museo, scelto come sede del Comitato stesso e come recapito per la corrispondenza.

Torna all'inizio

NOTIZIARIO   [BSPN XXI [1927] fasc. III - pp. 334-341]

L'inaugurazione di una lapide ad Antonio Massara alla presenza del Maresciallo Cadorna.

Togliamo dall'Italia Giovine del 24 settembre '27 questa notizia che ci ha recato commozione e gioia profonda. Quando Novara farà altrettanto per il suo Morandi?

Con rito semplice e commovente, è stata scoperta domenica 20 settembre una lapide murata all'ingresso dello scalone del Museo del Paesaggio, in memoria del prof. Antonio Massara, che il Museo fondò ed elevò con slancio d'innamorato dell'arte e con passione di studioso, a grande splendore.
All'intima cerimonia sono convenute numerose autorità e personalità della pittura e della politica. Abbiamo notato oltre il Maresciallo Conte Luigi Cadorna e i parenti del prof. Massara, il Podestà ing. Erta, il Principe Borromeo, il sig. Kaupe, il comm. Pennè, il dott. Fantoli, il cav. Schönenberg e gli altri membri del Consiglio del Museo, il geometra Agnelli, il cav. Pittore Viani, il pittore Mochi, l'arch. Bottini, e molte altre personalità ed eleganti signore.
I Ballila, le Piccole Italiane, e i Pompieri in grande uniforme, schierati all'ingresso e sull'ampio e signorile scalo, prestavano servizio d'onore.
Il Podestà comm. Erba, con brevi parole pervase di una accorata poesia, ha rievocato la figura del prof. Massara, anima nobilissima e poliedrica che univa in sé l'artista sognatore, l'apostolo tenace e realizzatore d'ogni idea grande e bella.
L'ing. Erba, affermato che l'amato scomparso è scolpito nei nostri cuori e ogni soave sentimento per lui custodito nella nostra anima per cui inutile sarebbe ogni segno esteriore, se noi non fossimo fragili mortali, invita S. E. Cadorna, a inaugurare la lapide.
Il valoroso Condottiero, fra la commozione degli intervenuti, toglie la tela che scopre ai nostri occhi il bellissimo marmo bianco di squisita fattura, incorniciato da una corona di alloro, e che reca le seguenti nobili ed elevate parole, dettate da Renzo Boccardi:
«Assorto - ne le fantasime de la Storia - e ne le imagini de la bellezza - Antonio Massara - sognando l'azzurro poema - del Verbano - questo Museo ideava - ne l'anno MCMIX - Al suo Scomparso Fondatore - con mesta riconoscenza - questo marmo dedica - il Museo del Paesaggio - perché da le cose sue - non si diparta - lo Spirito - che le amò e raccolse».

Torna all'inizio



Il XX Congresso Storico Subalpino.

Fu tenuto nei giorni 18 e 19 del settembre scorso a Biella. Il Congresso parve un poco appartato e segregato in mezzo al tumultuare delle cerimonie e delle feste di quei giorni nella città industriale. Le sedute furono un poco velate dalla tristezza per l'assenza del Presidente e del Vice Presidente ammalati.
Tuttavia il lavoro non fu scarso, né sterile. Importanti temi furono trattati e discussi sopra un orientamento pratico della collaborazione fra studiosi e istituti subalpini per raggiungere risultati proficui negli studi storici della regione. Comunicazioni assai notevoli e veramente interessanti furono fatte da diversi soci per illustrare la poliedrica personalità di Q. Sella. Furono distribuiti importanti volumi e cioè: Le carte dell'Archivio Comunale di Biella, vol. I per cura di L. Borello e A. Tallone; gli Atti del XIX Congresso Storico Subalpino, l'Epistolario inedito di Q. Sella, e una monografia del nostro Socio Poma, edita dal nostro Bollettino, sulle Cartiere e tipografie, biellesi [Cesare Poma, «Tipografie biellesi dal 1541 al 1814», BSPN XXI [1927] n. 3, pp. 280-296; XXI [1927] n. 4, pp. 397-423; «Cartiere biellesi», XXII [1928] n. 3, pp. 314-333].

Torna all'inizio



Quadriportico della Canonica.

Con lodevole buona volontà e con perfetto accordo tra l'on. Podestà di Novara e il Ven. Capitolo dei Canonici si eliminò dal bel cortile l'inconveniente già da noi segnalato di costruzioni eterogenee e antipatiche.
Ci auguriamo che prossimamente, con la collaborazione volonterosa del Comune, del Capitolo e della Società Storica Novarese si possa giungere a una sistemazione che rimetta in pieno onore il bel museo lapidario tanto importante per il suo valore storico e artistico.

Torna all'inizio



Per S. Nazzaro della Costa.

Una confidenza amichevole che abbiamo accolta con vera esultanza ci fa sperare in un possibile restauro della Chiesa e del Chiostro di S. Nazzaro della Costa. Noi promettiamo all'opera tutto il modesto contributo delle nostre forze, tutta la più viva entusiastica adesione della Società Storica Novarese.

Torna all'inizio



Per il Broletto.

Sappiamo che il nostro Podestà medita seriamente la soluzione concreta del complesso problema dei restauri dello storico edificio.
Il 9 di Agosto scorso il Ministero, in seguito alle pratiche iniziate dal Comune, mandò a Novara una Commissione di tre Architetti a esaminare sul luogo la convenienza e la possibilità di tale opera. La Commissione, (architetti Moretti, Chevalley e Bertea) ebbe una eccellente impressione degli edifici e dei restauri proposti. La loro relazione ci farà certaimente fare molti passi avanti.

A[lessandro] V[iglio]

Torna all'inizio


L'edilizia a Novara negli ultimi anni.

Nel risveglio generale di attività edilizia subentrata alla stasi bellica e postbellica, Novara non fu ultima tra le sue consorelle italiane. Se prendiamo come indice il moltiplicarsi di aree fabbricate nella nostra città, dovremmo dedurne che essa si è quasi raddoppiata. La pletora di casette, villette e minuscoli fabbricati sorti alla periferia ne ha enormemente accresciuta la rete stradale e con tale ritmo accelerato che a passare in certi rioni si rimane stupiti.

Grandi costruzioni propriamente ne sorsero poche; in generale furono costruite casette per uso di famiglia; ciò nonostante abbiamo alcuni esempi di costruzione di case da pigione e di palazzi come Novara da un pezzo più non vedeva.

Sarebbero da menzionare anche parecchi restauri e sopraelevazioni, dei quali alcuni importanti, ma a voler fare la cronistoria di tutti s'andrebbe troppo per le lunghe.
Mi limiterò ad accennare alle nuove fabbriche più importanti, a quelle che hanno cambiato o modificato lo sconcio di qualche via, l'area di qualche piazza, la prospettiva di qualche punto di vista caratteristico.

Il più importante e senza dubbio il migliore edificio è il nuovo Palazzo della Banca d'Italia. Sorto sull'area ove esisteva la casa degli Oblati, in una strada angusta, ha saputo così bene ambientarsi che la sua linea pure severa ed imponente si fonde ed armonizza con la località, sicché dall'angolo di Via Cairoli, la fuga prospettica del palazzo seguito dal barocco S. Marco che ne fa quasi un'aggiunta ed un completamento, specialmente di mattino quando il gioco delle luce e delle ombre è più equilibrato, ci fa scambiare la località per un angolo romano.
Perché romano è l'architetto Maggiora e da ogni linea, da ogni paiticolare, da ogni segno sprizza fuori quel gusto di tardo cinquecento modernizzato che piace tanto ai romani d'oggi.
Il pianterreno è in arenaria veronese, a forti bugne ed il finestrato dalle robuste inferriate, dal disegno chiaro e castigato sono ad arco nel corpo centrale. Sulla mezzeria dell'edificio si apre il portone sovrastato dal balcone sorretto da due colonne lucide di granito rosso. È un portone, a dire il vero, un po' angusto, data la mole dell'edificio. Il finestrato del primo piano è a lesene dal forte aggetto, portanti un'architrave dalla robusta massa; nel corpo centrale i pilastrini sostengono un cappello curvilineo con una bella testa di ariete incastonata nel timpano.
Più sobrio quello del secondo piano. Fastoso e di mirabili proporzioni il coronamento di gronda, sostenuto tra finestra e fines-lra da alte paraste che partono dallo stilobate e, tra lesena e lesena, abbiamo un paramento di mattoni romani. Fra qualche anno, quando il rosso dei mattoni si sarà più fuso col gialliccio della pietra l'edifìcio sarà perfetto. Sculture decorative la cui eccessiva finitezza nuoce all'effetto generale, decorano le estremità del corpo triforo centrale.
Il salone a cui si accede da grandiosa porta dagli stipiti di macchiavecchia è grande e ricco ma non si può dire indovinato come l'esterno, specialmente negli spicchi delle lunette ove il tipo di intonaco rustico mal si addice ad un locale di tanta finitezza. Lo scalone è in chiampo ed offre un buon effetto prospettico.

La casa Rossini in Piazza del Duomo, purtroppo costruita solo per una metà per ragioni indipendenti dalla volontà del proprietario, è un altro bell'esempio di architettura cittadina. Il progettista, ing. Bronzini, dovendo liberare il portico da una scala che ne impediva il rettifilo, non potè far altro, date le condizioni statiche dell'edificio, che venirne alla completa demolizione ed alla ricostruzione su linea arretrata.
L'edifizio si ispira in parte al barocchetto piemontese modernizzato, con gusto personale dal progettista. Al piano terreno ha ampi negozi con belle vetrine in mogano e cristalli e coi pilastri lucidi di granito e sienite. Il soffitto del portico, lavorato a stucco dipinto, è piano, venendo così a portare un soffio rinnovatore al vecchio sistema di crociere ed a dare il la per gli eventuali restauri dei portici della piazza.
Il primo piano, tutto a balconcini, ha le decorazioni delle finestre in pietra di Brenno, di buona modellazione con gli eleganti mascheroni sostenenti alternativamente i balconcini del secondo piano in cui, i cappelli delle finestre, sempre in pietra, sono più leggeri e sobrii.
La modellazione delle opere in pietra è pregevole lavoro dello scultore Giandomenico Pecora.
Nell'ultimo piano abbiamo al centro la caratteristica della casa: una loggetta ad archi tondi che forma un originale belvedere dall'ampio cornicione di legno. Altra particolarità: tutta la facciata è ricoperta da affreschi dal robusto chiaroscuro e dal disegno sicuro e vigoroso. Essi sono opera del pittore Mainini di Vanzaghello. Nel complesso è una casa che, benché di modeste proporzioni, risulta grandiosa, e signorile nell'assieme, e nei minimi particolari curati e studiati con certosina costanza e ricercatezza.

Il Palazzo dei Fratelli Bellomi in Corso XX Settembre opera del geom. Viganotti, è il più vasto fabbricato costruito ultimamente a Novara. Esso è porticato con colonne di granito lucido. Si presenta come una massa grandiosa e compatta di cemento battuto alla martellina. Le decorazioni che lo ricoprono sono modellate con spigliatezza di tocco dallo scultore Reali di Milano. Esso, data la sua vasta mole e la esuberanza delle sue decorazioni, fa pensare ad un palazzo genovese. Peccato che non si sia voluto sfruttare l'angolo con un motivo dominante.

Più modesto, sebbene sempre vasto e grandioso, il palazzo Ferrario, Rosci e C, fiancheggiante quello descritto. Progettista ne fu il geom. Rosci. Minore di un piano e più parco nelle decorazioni ha due avancorpi laterali di lievissimo aggetto, in cemento battuto alla martellina, mentre lo parte centrale è in stucco lucido, di un colore giallino che forma un contrasto forse un po' forte col freddo grigio del cemento.

I Palazzi dell'Associazione Generale Venezia, sul lato di ponente della piazza Vittorio Emanuele si erigono con la massa di cemento bianco sulle forse un po' esili colonne, quale sipario a nasconderci la nostra bella allea. Di fronte al Coccia classicheggiente, di fianco al Palazzo del Mercato dell'Orelli, ed al vetusto rudere del Castello la massa dei due casamenti simmetrici, con le loro paraste dal forte aggetto, coi loro cornicioni, coi loro frontoni portano una nota di carattere totalmente nuovo. Nelle discussioni polemiche circa l'opportunità di questa costruzione qualche voce autorevole si levò a difendere lo statu quo della piazza, ma vinsero i fautori della sistemazione attuale.
La piazza così non è sistemata - dicevano questi - il lato libero la deturpa, e poi, davanti al bisogno urgente di aree libere centrali, occorre lasciare agli artisti ed ai sospirosi romantici il campito di piangere su di una pianta abbattuta ed un angolino di verde occultato.
Rispondevano gli altri: Di aree libere non ne esistono altre? E per sistemare una piazza dalla scenografia naturale come questa occorre forse nascondere questo panorama con dei palazzi? 0 non piuttosto studiare una soluzione che inquadri pure la piazza, magari con una esedra, ma che lasci intravedere lo scenario? Ma ritorniamo ai palazzi. Essi sono simmetrici rispetto all'asse della piazza ed hanno fra loro uno spazio adibito a strada. Il pianterreno è porticato con colonne lucide di granito rosso. Due piani superiori sono racchiusi da alte lesene, poi su una linea arretrata dal prospetto abbiamo un altro piano terminato da un frontone.
L'architettura è moderna, ispirata ad un lontano classico. Ne è progettista l'arch. Crippa di Genova.

Pure del medesimo autore è il Circolo Commerciale in via Regaldi, costruzione che ricorda un po' il padiglione d'esposizione. Coi due pilastri senza copertura sulla fronte e colle indovinate decorazioni policrome a Mondi dorati e argentati opera della ditta Q. Ferrario.

La casa Paccagnino del geom. Viganotti, grande mole di cemento in Via Duca di Genova, ha le stesse caratteristiche del palazzo Bellomi, più sopra citato, fatta astrazione della parte a terreno che qui non è porticata.

Altre costruzioni che meritino cenno speciale non ne abbiamo: molte le ville delle quali qualcuna di una certa grandiosità. Degne di particolare rilievo per la località isono le villette della Banca Popolare di Novara in via Regaldi, sotto il Baluardo Q. Sella.

Concludendo: a Novara molto si è fatto e molto si farà, ma con un po' di sorveglianza ed un po' di tuona volontà si potrà fare (c'è da sperarlo) meglio di prima, di modo che la nostra città che cinta dalla verde collana dei suoi baluardi ò in posizione magnifica e privilegiata rispetto alle consorelle possa prendere quel posto che nei riguardi della sua popolazione e delle sue ricchezze le spetta.

Arch. G[iovanni] Lazanio

Torna all'inizio

NOTIZIARIO   [BSPN XXI [1927] fasc. IV - pp. 477-487]

Reliquie di Novara romana.

Negli scavi lungo le principali vie cittadine, intrappresi per l'impianto della conduttura sotterranea dei telefoni, qua e là sono venute alla luce numerose tracce di pavimentazione stradale romana.
In qualche punto, come al margine del corso Carlo Alberto e sul filo della Piazza Statuto, la pavimentazione conservava ancora l'assetto primitivo di masselli di una specie di granito delle nostre montagne (sarizzo), di varie dimensioni (35-80 di langh. x 40-60 di lungh. x 35 circa di spessore) accostati diligentemente gli uni agli altri sopra un fondo di ghiaia. Altrove i masselli apparivano invece smossi e mescolati col terriccio e con altro materiale misto di riporto.
La scoperta venne fatta, come dissi, in luoghi diversi e cioè: lungo il Corso Carlo Alberto, il Corso Cavour (più scarsi), il Corso Regina Margherita e il Corso Umberto I.
Evidentemente l'attuale crociera delle vie principali era i anche quella romana. Quanto alla profondità si può dire che essa varia da m. 1 a m. 1,50, secondo la località.

Ricordo di altri rinvenimenti consimili abbiamo in un opuscolo raro di A. Rusconi: Il cippo di Valerio Augustale scoperto sotto il Duomo di Novara, maggio 1884, Novara, Tip. Commerciale.
Il Rusconi fa qualche affermazione che non ci pare esatta. Anzitutto dice che il piano della Novara romana fosse a circa 3 metri di profondità sotto l'attuale livello e si richiama alla scoperta di pavimentazione a piccoli tasselli marmorei egregiamente congiunti, rinvenuta in contrada di S. Marco, mentre si stava ricostruendo la casa Tarella.

Quella pavimentazione può essere ricollegata a quella rinvenuta nella casa di fronte alla casa Tarella, l'anno scorso, negli scavi per la fondazione dell'attuale Banca d'Italia.
Si trattava non di pavimentazione stradale, ma di camere di un edificio probabilmente destinato a terme, data la quantità di fistule plumbee, di cisterne per la conduttura delle acque rinvenute e data la grandiosità dell'edificio i cui ruderi si vedono ancora nel cortile e nel giardinetto esterno in Via Bescapè. Quelle camere erano certo sotto il livello stradale. Il Rusconi ricorda alcuni particolari narrativi di un manoscritto dell'avv. Giovanetti, riguardante certi rinvenimenti avvenuti nello scavo in vicolo di S. Giacomo, mentre si faceano lavori attorno alle case laterali, alla profondità di circa due metri. Dice il Giovanetti: «Si rinvenne un antico selciato di strada, composto di grandi massi di granito, ciascuno dei quali aveva la faccia superiore di figura poligona irregolare, coi lati di 60 agli 80 cm. onde ne risultava un pavimento d'opera incerta, non dissimile da quelle costrutte dai Romani, alla cui epoca sembra appartenere. Questi massi erano posati a secco sopra uno strato di ghiaia, accomodati l'uno presso all'altro, colla più scrupolosa cura, per cui i lati cogli angoli corrispondevano perfettamente l'uno coll'altro. Egli era perfettamente conservato, e si rinvenne sempre allo stesso livello, per la fuga di 12 metri e 2 di larghezza escavati: sotto questo pavimento a cm. 60 circa, si rinvenne un condotto della luce di m. 2 e cm. 80. Le spalle e la volta erano di ciottoli rotolati con cemento di calce: il fondo a grossi mattoni, ciascuno di cm. 60 x 40 e dello spessore di cm. 8. Il cemento era indurito più dei ciottoli stessi. Per alcuni metri di fuga il condotto si rinvenne in buono stato, essendo l'altra porzione smossa ed ingombra di materiale» (pag. 13).

Il Giovanetti non ci dice la direzione della strada, che era probabilmente da sud a nord. Resti di ciottoli e calce e di mattoni come quelli descritti del Giovanetti furono anche recentemente scoperti in Piazza Cavour quasi all'angolo col Baluardo Q. Sella.

Anche i nostri numerosi masselli hanno la forma di quelli descritti dal G., meno forse le dimensioni: infatti i nostri hanno dimensioni minori e varie. Notevole la loro forma a cunei nella parte inferiore e te levigatezza qua e là incavata dall'uso nella parte superiore.

Tutto questo materiale è stato ritirato per ordine del sig. Podestà Generale Oddone Mazza, in attesa di una conveniente destinazione alla quale penserà la Società Storica Novarese con il validissimo appoggio del Podestà stesso che si è assai interessato al rinvenimento, per cui gli dobbiamo essere grati.

A[lessandro] V[iglio]

Torna all'inizio


Il restauro di S. Nazaro della Costa.

Nell'ultimo numero del Bollettino, brevemente, demmo notizia di un probabile restauro dell'antica badia di S. Nazaro della Costa. L'illustre amico che me ne informava, e di cui faremo a suo tempo e con sua licenza il nome, ci disse anche che stava alacremente annodando le fila sparse (ahimè e quanto!) per incominciare l'ardua nobilissima tela. Speriamo che la fiera mutuazione della collina su cui sorge la Chiesa non abbia a causar danno irreparabile alla bella impresa, e che, anzi, possa fornire il partito per una grande scalea che conduca al Santuario riconsacrato alla religione, all'arte e alla patria. Pubblichiamo qui, togliendolo da L'Italia Giovane del 3 dic. 1927, un articolo del nostro socio, prof. Vito Fedeli, perché contiene parecchie notizie informative sul colle e sulla badia e un po' di cronistoria retrospettiva della iniziativa a cui è legato anche il nome del nostro non dimenticato A. Massara.

Della Chiesa e del Chiostro parlò già in un dotto e rarissimo opuscolo il nostro socio dott. Davide Colombo L'antico convento di S. Nazaro della Costa presso Novara, Novara, Miglio 1907.

A[lessandro] V[iglio]

Giorni addietro mi venne dato di leggere in un giornale novarese (la Provincia, se ben ricordo) un cenno sulla probabile ripresa del progetto di restauro della chiesa di S. Nazzaro, progetto che è stato sempre caldeggiato da quanti intendono il valore storico, religioso, artistico e patriottico della vetusta abazia.
Mi sia lecito ricordare che nel settembre 1923 in una mia interpellanza al Sindaco (dott. Dante Bocci) mi ero reso interprete dei colleghi consiglieri e di gran numero di cittadini i quali desideravano che l'antico tempio, restaurato, venisse dedicato alla memoria dei novaresi Caduti per la grande guerra.

Nella seduta del 17 settembre svolsi l'interpellanza; ed eccone il verbale:
Fedeli, avuta la facoltà di parlare per l'ulteriore svolgimento dell'esposto (in una diffusa relazione, di cui di Sindaco aveva dato lettura e che è riprodotta negli atti), dice che il monumento dei Caduti deve essere tale da distinguersi da quelli dei piccoli Centri e da avere un significato proporzionato all'importanza di questa città che è una delle più facoltose d'Italia e a nessuna seconda per sentimento patriottico.
Dichiara che egli non intende muovere alcuna critica al Comitato promotore, che è degno di molta lode per l'iniziativa presa e per la sua laboriosa zelante attività.

Esso non potè dare vaste proporzioni al suo programma, poiché non sarebbe stato secondato né dall'amministrazione comunale, né da quella parte della cittadinanza che subiva l'influenza pel partito politico dominante in Municipio. Il programma del Comitato che ora appare modesto, era invece molto considerevole per quell'epoca, dati gli ostacoli e le ostilità che il Comitato aveva di fronte. Ritiene che in Novara si debbano onorare i Caduti facendo qualche cosa di più e di meglio dei soliti monumenti che si vedono sorgere ora in tutti i piccoli Comuni d'Italia.

A Milano per onorare la memoria di Umberto I fu ricostruito il Castello Sforzesco; a Como pare si voglia ricostruire, l'antica torre del Broletto in onore dei Caduti. In Novara molti ritengono che per onorare i Caduti concittadini sarebbe desiderabilissima una qualunque delle tre opere da lui accennate nella relazione; (le tre opere progettate erano: restauro della Chiesa di S. Nazaro; restauro del palazzo pretorio; restauro del castello).

L'attuazione di una di tali opere di ricostruzione non escluderebbe l'erezione del monumento: la ricostruzione potrebbe farsi sia in coordinazione come indipendentemente dal monumento stesso.

La Chiesa di S. Nazaro, della quale si proporrebbe il restauro, è insigne, antichissima, ed è situata in eccellente posizione su di una collina attigua alla città. La prima notizia storica di detta chiesa risale al 1124; era allora sede di ecclesiastici con l'annesso chiostro - ed era oggetto di aspre contese cittadine. Verso la fine del secolo XII un Canonico Tornielli, novarese, con una masnada vi fece irruzione e man bassa di tutto. Nel secolo XV san Bernardino da Siena restaurò chiesa e convento e vi stabilì i francescani che vi dimorarono per molto tempo. Fra costoro vi si distinsero il beato Pacifico da Cerano, i beati Caccia e Noli, novaresi. La venerazione dei cittadini per questa chiesa era sì grande che le più facoltose famiglie desideravano avervi la propria sepoltura. Durante la dominazione spagnola illustri generali vi furono sepolti.

La collina di S. Nazaro, su cui sorge la chiesa, era considerata il più importante punto strategico militare di Novara, essendo l'unica che domini la città e attigua alle sue porte.
Difatti, nel 1706 Vittorio Amedeo II di Savoia e il principe Eugenio, assedianti Novara contro gli spagnoli, da quell'altura spararono il primo colpo d'artiglieria che bastò, dicesi, a far innalzare la bandiera bianca dal governatore Canetta. In quel colle, la sera del fatale XXIII marzo 1849 Radeski ricevè il Sindaco e il Vescovo.

Il valore artistico della chiesa di S. Nazaro non è affatto inferiore alla sua importanza religiosa e storica. E' costruita in bellissima architettura lombarda e ricca d'affreschi del Lanino e d'altri eccellenti dipintori, tanto che venne dichiarata monumento nazionale.

Qui l'oratore apre una parentesi per dire, che, essendosi recato giorni indietro a visitare la detta chiesa, ebbe la spiacevole sorpresa di vederla tutta piena zeppa di fieno; egli chiede se la on. Commissione conservatnice dei monumenti e l'amministrazione dell'Ospedale Maggiore, proprietaria dello stabile, siano a cognizione di ciò: chiede, ad ogni modo, che venga sollecitamente provveduto.

Per completare le informazioni intorno alla notorietà della chiesa di S. Nazaro egli aggiunse che fino dal secolo XVI S. Nazaro era ben nota nella classica letteratura italiana a causa d'una novella di quell'imitatore di Boccaccio che fu Agnolo Fi-renzuola, l'autore dell'Asino d'oro (v. novella sesta: Fra Cherubino, ecc.).

Il progetto di restauro comprenderebbe: restauro completo della chiesa (e ripristino della sua ufficiatura) che verrebbe interamente dedicata ai Novaresi morti per la Patria; nei sotterranei si potrebbe mettere l'ossario dei militari sepolti attualmente nel cimitero.

Il vetusto e artistico tempio diverrebbe così il Pantheon patriottico dei novaresi. Nella collina prospiciente, della estensione di due o tre mila metri quadrati, sorgerebbe il parco della rimembranza o bosco sacro, con alberi sempre verdi di lauri, cipressi e magnolie; nel centro potrebbe sorgere molto opportunamente il monumento scultorio progettato dal Comitato. Questa collina lievemente saliente sino alla chiesa, presenterebbe così trasformato, un'ottima prospettiva estetica: e tutt'insieme, chiesa e parco della rimembranza, costituirebbero la località più indicata per ricordane degnamente i Caduti, per offrire alle loro famiglie un luogo di raccoglimento sdipanato dai rumori della vita cittadina e pur attiguo all'abitato, un luogo di meditazione e di preghiera, di pio pellegrinaggio dei cittadini in occasione di ricorrenze commemorative e dimostrazioni patriottiche. Il monumento ideato dal Comitato sarebbe ivi bene esposto e ben custodito ed onorato.

Questo progetto, anche per il suo ampio significato di storia cittadina, di religione, di arte, incontra le generali simpatie.
Circa i mezzi finanziari, l'oratone ritiene cha non potrebbero difettare, a quanto gli è stato ripetutamente assicurato, in ragione della simpatia e della adesione ad un progetto più rispondente ai desideri della cittadinanza. Basta considerare, egli afferma, che Novara è una delle più facoltose città italiane in cui non dovrebbe essere difficile raccogliere, per un'impresa di sì grande significato, non soltanto poche centinaia di migliaia, ma anche qualche milione dii lire.

Conclude chiedendo che le sue proposte vengano prese in considerazione e invocando che nella esplicazione del sacro dovere d'onorare la memoria dei concittadini Caduti per la Patria, vi sia piena concordia d'intenti, serenità e impersonalità di apprezzamenti.
Ora, sarà possibile riprendere in esame il progetto più o meno modificato? Auguriamolo.

V[ito] Fedeli

Torna all'inizio


Affresco in S. Maria d'Ingalardo.

Nel consolidamento del basamento del Campanile di S. Pietro al Rosario i cui lavori interessano una parte dell'Abside, è stato scoperto un frammento di affresco. Esso era dipinto sopra la porta d'accesso alla Basilica di S. Maria d'Ingalardo di cui già mi occupai su questa Rivista, ed il cui muro frontale fu appunto incorporato nella muratura del coro durante la costruzione dell'odierna chiesa.
E' un 'frammento di circa mezzo metro quadro e ci da a vedere una teoria di personaggi con un papa in primo piano in adorazione, probabilmente, e di S. Domenico di cui si vede solo una parte del manto ed una mano.
Il dipinto fu eseguito sull'arco soprastante la porta, trovato ancora in parte sotto l'intonaco, ed i cui mattoni erano circa di 30 x 40 x 7.
Il fresco denota poca finezza di particolari ed ingenuità di disegno; ciò nonostante la composizione decorativa, l'espressione non più arcaica di certi visi, la linea, mal disegnata, ma con intendimenti che ci rivelano come l'artista avesse di già visto e gustato carte mani e certi panneggi di Gaudenzio Ferrari, mi fanno porre il dipinto nella seconda mieta del XVI secolo.
Chi volesse ora esaminarlo lo troverebbe nella Sagrestia ove lo trasportò con cura e perizia il Prof. R. Lampugnani.

G[iovanni] Lazanio

Torna all'inizio



Decorazioni in casa privata.

Nella casa Morera, in corso Umberto I, nel magazzeno della cappelleria Branzini, per lo scrostamento di un soffitto di legno vennero in luce, dipinti sui bordi delle travi, stemmi e fregi decorativi.
La loro finitezza è molta curata ed i colori, ora in parte anneriti, dovevano essere vivacissimi ed offrire un bell'effetto di policromia.
Negli stemmi si ripete con insistenza il campo spaccato con leone nel basso e aquila nell'alto. Lo stemma è quello della nobile Famiglia dei Rasario di Valduggia. In qualcuno abbiamo il profilo di una testa muliebre disegnato magistralmente. Pure questi dipinti vanno attribuiti al XVI secolo. Ora si conservano sotto uno strato di calce che i bisogni degli odierni affittuari hanno fatto stendere sulle memorie del passato.

Torna all'inizio



In memoria dello scultore Zeffirino Carestia.

Pochi artisti hanno lasciata viva e affettuosa memoria di sé tra i concittadini come il nostro Carestia.
Alla sua morte un gruppo di amici (segretario il prof. pittore R. Lampugnani) provvide a raccogliere i fondi necessari per assicurargli una sepoltura stabile nel Cimitero urbano, sulla quale fu alzato un cippo. Ed ora la Società Storica Novarese, per iniziativa di alcuni suoi soci, provvide a completare le modeste onoranze all'eletto artefice, incidendo sul cippo una epigrafe che meglio lo ricordasse e ornando la fossa di due candelabri in ferro battuto.
Ci piace qui mettere in rilievo la gentile gara di disinteresse con cui il geom. U. Rizzotti, per incarico degli amici della Società Storica, condusse a termine l'iniziativa, il marmista Angelo Zara scolpì l'epigrafe e pose i candelabri, il paziente fabbro di Borgosesia Andrea Peroni foggiò le due graziose opere d'arte, degno omaggio di artista valsesiano al suo geniale compatriota, l'Ufficio tecnico municipale diede l'opera spontanea e pronta per la collocazione dei due tripodi. Ed ecco l'epigrafe che il prof. Viglio dettò a ricordo del nobile infelice scultore:
Qui riposa - Zeffirino Carestia - artefice eccellente - spirito inquieto infelice - che nella scultura - cercò ed espresse - la vita - raggiante dal pensiero. - Riva Valdobbia 1849 - Novara 1908.
Lo spirito buono dell'uomo che non ebbe in vita compensi morali e materiali alle opere della sua fantasia, che conobbe la fame, la miseria, la solitudine, il disprezzo e la derisione degli indifferenti e dei cattivi, sente ora aleggiarsi intorno la memoria affettuosa di coloro che lo compresero, lo amarono e apprezzarono la nobiltà del suo grande ingegno.

Torna all'inizio




Toponomastica stradale e monumenti a personaggi contemporanei.

Nel corrente anno la Commissione e gli uffici municipali competenti hanno spiegata una attività non comune nell'opera di sistemazione delle denominazioni di vie, strade e piazze cittadine: il lavoro continua alacremente anche per le vie e piazze dei sobborghi. Ci pare utile pubblicare qui le norme sapientemente sancite dal Governo nella legge 23 giugno 1927, n. 1178, e che vengono a togliere tanti abusi e incongruenze commessi finora in questa materia. Dalla legge presente risalta anche il nuovo onorevole ufficio attribuito alla nostra Società Storica, che è già stata chiamata a dare il suo giudizio in diversi casi di denominazioni di strade e piazze pubbliche in località della Provincia:

Vittorio Emanuele III ecc.
Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato: Noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue:
Art. 1. - Nessuna denominazione può essere attribuita a nuove strade e piazze pubbliche senza l'autorizzazione del Prefetto o del Sottoprefetto udito il parere della Regia Deputazione di storia patria, o, dove questa manchi, della Società storica del luogo o della regione.
Art. 2. - Nessuna strada o piazza pubblica può essere denominata da persone che non siano decedute da almeno dieci anni.
Art. 3. - Nessun monumento, lapide od altro ricordo permanente può essere dedicato in luogo pubblico od esposto al pubblico a persone, che non sono decedute da almeno dieci anni. Rispetto al luogo deve sentirsi il parere della Regia Commissione provinciale per la conservazione dei monumenti.
Tali disposizioni non si applicano ai monumenti, lapidi o ricordi situati nei cimiteri, né a quelli dedicati nelle chiese a dignitari ecclesiastici o a benefattori.
Art. 4. - Le disposizioni degli art. 2 e 3 non si applicano alle persone della Famiglia Reale, né ai caduti in guerra o per la causa nazionale.
E' inoltre in facoltà del Ministro per l'Interno di consentire la deroga alle suindicate disposizioni in casi eccezionali, quando si tratti di persone che abbiano bene meritato della nazione.
Art. 5. - Entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente legge, le Amministrazioni comunali dovranno procedere alla modificazione delle denominazioni stradali ed alla rimozione dei monumenti, lapidi ed altri ricordi permanenti, che contravvengono al divieto, di cui agli articoli 2 e 3, fatta eccezione di quelli la cui conservazione sia espressamente autorizzata dal Ministro per l'interno ai sensi del secondo comma dell'articolo precedente. In difetto provvederanno i prefetti o risipettivamente i sottoprefetti, a spese dell'Amministrazione inadempiente.
In caso di rimozione di un nome recente, sarà di preferenza ripristinato quello precedente o quello tra i precedenti che si ritenga più importante rispetto alla topografia o alla storia.
Art. 6. - Nulla è innovato al R. decreto-legge 10 maggio 1923, n. 1188 convertito in legge con la legge 17 aprile 1925, n. 173.
(Celerifera, 10-20 settembre 1927).
Ordiniamo, ecc. - Data a San Rossore, addì 23 giugno 1927 - Anno V.
Vittorio Emanuele
Mussolini - Fedele.
Visto il Guardasigilli: Rocco.

Torna all'inizio



Regi Ispettori onorari dei monumenti per Novara ed il Novarese.

Dal Bollettino Ufficiale del Ministero della P. I. del 1° dic. 1927, togliamo la seguente notizia:
I signori sottoindicati sono nominati, per un triennio, Regi Ispettori onorari dei monumenti, degli scavi ed oggetti di antichità e d'arte della provincia di Novara per le attribuzioni a fianco di ciascuno indicate: Cassani rev. sac. don Lino per i Mandamenti di Novara, Arona, Biandrate, Borgomanero, Borgoticino, Borgovercelli, Oleggio e Romagnano Sesia per le antichità.
Lampugnani prof. cav. Rinaldo per gli stessi mandamenti, per l'arte medioevale e moderna.
Decio ing. Giulio, per il mandamento di Orta Novarese.
Pellanda on. dott. Paolino, per i mandamenti di Domodossola, Bannio, Crodo, e Santa Maria Maggiore e Grana.
Ai quattro Ispettori, nostri carissimi amici, i più vivi rallegramenti e l'augurio di un fervido e proficuo lavoro.

Torna all'inizio

Atti della Società Storica Novarese   [BSPN XXI [1927] fasc. IV - pp. 487-489]

Palazzo Pretorio e Galleria Giannoni.

Il Consiglio Direttivo della Società Storica Novarese, nell'adunanza dell'11 dicembre u. s. tra altre deliberazioni ha approvato il seguente ordine del giorno, che portiamo a conoscenza dei Soci tutti, trattandosi di un argomento che interessa vivamente la storia e l'arte cittadina,
ORDINE DEL GIORNO:
Il Consiglio Direttivo della Società Storica Novarese, in sua adunanza 11 dicembre 1927 (anno VI):
ricordate le precedenti deiliberazioni della nostra Società ed il vivo interessamento di tutti i soci per la sistemazione del Palazzo Pretorio e della Collezione d'Arte moderna del cav. A. Giannoni;
considerala la necessità di affrettare una soluzione del grave problema, che si rende sempre più urgente per il progressivo deterioramento dell'edificio;
consideralo inoltre:
I. che con il corrente anno 1927 scadono contemporaneamente gl'impegni del cav. A. Giannoni e della Banca Popolare di Novara per le offerte rispettivamente della preziosa Collezione di Arte moderna e del contributo per i lavori di restauro;
II. che se si lasciasse cadere la duplice generosa offerta la città di Novara perderebbe ad un tempo stesso un inestimabile patrimonio di arte moderna e l'occasione di procedere immediatamente al restauro (che d'altronde sta per diventare imprescindibile) del principale monumento della sua storia cittadina;
III. che è dovere della Società Storica, sia per le finalità della sua esistenza stessa, sia per rappresentare i giusti desideri dei proprii soci, che costituiscono la parte più colta della cittadinanza, di adoperarsi in tutti i modi per impedire che si veirifichi l'eventualità sopra prospettata;
da mandato ad una Commissione, composta dai signori:
Avv. Ettore Silva, Vice Presidente della Società, Conte Marco Caccia di Romentino, Consigliere, Prof. Rinaldo Lampugnani, Consigliere e Ispettore Onorario per la Conservazione dei Monumenti medioevali e moderni, Don Lino Cassani, Consigliere e Ispettore dei Monumenti antichi, di conferire con le superiori Autorità Cittadine e Politiche, per illustrare ad esse l'urgenza e la gravita del problema ed eventualmente per studiare insieme i mezzi per divenirne ad una soluzione rispondente ai desideri della cittadinanza e al culto dell'Arte e della Storia.

Il Presidente: A. Tadini.
Il Segretario: O. Scarzello.

Torna all'inizio



Con vivissima compiacenza riportiamo la seguente risposta dell'Ill.mo Sig. Podestà di Novara, che ci perviene in questo momento:
Ill.mo Sig. Presidente della Società Storica Novarese
Ho ricevulo l'Ordine del giorno votato per la Quadreria Giannoni e pel restauro dell'antico palazzo del Comune.
Ho scritto all'on. Bernini per un colloquio e al cav. Giannoni per una proroga del termine.
Da parte comunale è stato stanziato in bilancio il fondo preparatorio per l'adattamento del Palazzo del Broletto; e nutro speranza che i lavori possano intraprendersi nell'annata entrante.
Con tutta stima
.

Il Podestà: Filippo Oddone Mazza.

Torna all'inizio