Bollettino Storico per la Provincia di Novara - CII (2011) I

Mario Crenna Direttore del Bollettino Storico
In memoria

La Redazione ricorda con affetto la figura e l’opera del Direttore.

«Dominus Crenna vere talentum historicum habet
È la chiosa del giudizio che a Roma, il 17 dicembre 1957, la commissione di Padri Gesuiti della Pontificia Università Gregoriana emetteva al termine della publica dissertatio ad lauream consequendam in Storia della Chiesa tenuta da Don Mario Crenna sul tema “Il Concordato francese del 1817 secondo i documenti degli Archivi Vaticani”, sviluppato in un massiccio volume.

Mario CrennaMario Crenna

Il giudizio degli esaminatori dava, già allora, la misura della stima che il giovane Don Mario raccoglieva, presso gli ambienti culturali più qualificati, alla fine del percorso di studi di storia, paleografìa, archivistica, diritto canonico ed altro ancora, compiuti tra il '46 ed il '57 presso la Gregoriana, insegnando allo stesso tempo religione nel Liceo Mamiani, per mantenersi agli studi.
Come amava spesso ripetere, «si studiava con professori laureati in Università statali! e si studiava musica!».
Le sue qualità intellettuali gli avrebbero permesso di fare una brillante carriera a Roma ma egli preferì rientrare a Novara dove, dopo un primo biennio di insegnamento di storia presso il locale Seminario ed altri presso il Seminario di Vercelli, insegnò religione, fino al 1990, all'Istituto Omar.
Era suo vanto essersi sempre mantenuto senza dipendere "dalla bussola delle elemosine".
Nel 1980 aggiunse ai suoi titoli accademici la Laurea in Storia presso la Facoltà di Lettere dell'Università di Genova, conseguita a pieni voti con una poderosa tesi sulla fiscalità novarese del XVI secolo (circa mille pagine tra testo e tavole) di cui pubblicò poi ampi stralci sul nostro Bollettino.
La sua attività di insegnante, con la contemporanea attività di animatore del gruppo giovanile presso la parrocchia di San Marco, lo portò a contatto con molti giovani su cui la sua personalità di uomo di cultura e di grande capacità comunicativa ebbe una notevole influenza.

Mario Crenna - Cantina dei SantiMario Crenna illustra ai presenti il significato del ciclo pittorico della cosiddetta "Cantina dei Santi" [foto di Roberto Besana]

Nel frattempo Don Mario frequentava gli archivi novaresi di Curia e di Stato; gli archivi di Stato di Torino, di Milano, di Vercelli, di Biella, di Verbania, oltre ad altri archivi minori pubblici e privati, fra cui l'archivio del santuario della Ss.ma Pietà di Cannobio, di cui esaminò tutti i documenti pubblicando poi quelli più significativi.
Nel 1973 fu tra i soci fondatori del Museo storico etnografico di Romagnano Sesia, inaugurato, alla presenza dell'allora Soprintendente Franco Mazzini, nel settembre 1975, lo stesso giorno in cui fu aperta al pubblico la «Cantina dei Santi» dove egli aveva, per primo, individuato nei poco leggibili affreschi le storie della vita di Davide, mettendo già allora in relazione il ciclo pittorico con la morte a Romagnano del Baiardo, e cogliendo nelle scene illustrate i richiami alla vita del nobile cavaliere francese.
Nel 1980 entrò nel Consiglio Direttivo della Società Storica Novarese e, dal dicembre del 1982, assunse ufficialmente la carica di Direttore Responsabile del Bollettino Storico per la Provincia di Novara.
Della sua attività sociale ricordiamo anche, soprattutto negli anni Ottanta e Novanta, l'organizzazione di visite guidate e convegni culturali, fra i quali citiamo almeno l'importante convegno sul Bascapè, quello sulla storia di Biandrate e l'incontro con il Prof. Paolo Matthiae sulla Civiltà di Ebla.
Dal momento della nomina dedicò tutto il suo impegno alla nostra Associazione sacrificando spesso le ricerche personali alla redazione del Bollettino, a cui diede una decisa impronta, operando la scelta delle collaborazioni con rigore e serietà, nell'ambizione di farne una pubblicazione di alto livello scientifico, alla pari delle migliori del settore, impegno continuato fino agli ultimi giorni, in cui, pur molto sofferente, ha lavorato per portare a termine questo volume.
Chi ha avuto il piacere di conoscerlo ne ricorderà sempre la cordialità, l'enciclopedica cultura, la strabiliante facilità di lettura dei manoscritti più complessi e quella capacità, tipica del vero Storico, di far parlare i documenti, mettendo in connessione fra di loro i frammenti che il tempo ci ha lasciato, ricollocando al giusto posto le tessere del grande mosaico della Storia.
«Vere talentum historicum habet.»

E qui, in ordine strettamente cronologico, vogliamo ricordare quello che Egli ha pubblicato nelle pagine del Bollettino Storico per la Provincia di Novara:

1980

Appunti ed ipotesi sulla vetus ecclesia S.ti Gaudentij extra muros,
LXXI n. 2, 27-63

1981

1520. Liber omnium benefitiorum Civitatis et totius Dioecesis Novariae una cum toto redditu Ep.atus eiusdem Civitatis cum feudis omnibus tam nobilibus quam honerosis dicti Ep.atus,
LXXII, 189-209, 458-479

1982

Carlo Francesco Frasconi e la storiografia novarese,
LXXIII, 298-302
Museo lapidario della canonica del duomo di Novara,
LXXIII, 298-309

1986

Quintino Sella e la provincia di Novara (1862-1884), in collaborazione con Luigi Bulferetti dell’Università di Genova, volume monografico, LXXVI-LXXVII, pp. 656
Chi era il nobile scozzese di S. Maria delle Grazie in Novara?,
LXXVII, 185-194

1987

Agli albori della burocrazia fiscale. Il censimento di Carlo V nella provincia di Novara. Parte I e Parte II,
LXXVIII, 169-298, 567-620

1988

Agli albori della burocrazia fiscale. Il censimento di Carlo V nella provincia di Novara. Parte III e Parte IV,
LXXIX, 105-152, 431-449
Curiosità storiche sulla roggia Mora,
LXXIX, 387-404
Un soggetto araldico per lo stemma di Galliate,
LXXIX, 509-510

1989

Un dinamismo comunitario esemplare: il caso di Fara Novarese,
LXXX, 141-148
L’Inquisizione nel Novarese,
LXXX, 177-261
I modi inquisitoriali nel Novarese,
LXXX, 455-491

1990

Trascrizione del manoscritto “Iscrizioni antiche novaresi”del Frasconi,
LXXXI, 161-312
Un reportage d’epoca (Antronapiana 1642),
LXXXI, 313-314
Di professione notaio, nel principato vescovile di Riviera,
LXXXI, 527-543

1991

Atti di governo di Carlo Bascapé vescovo conte,
LXXXII, 221-251
Sui sinodi diocesani novaresi,
LXXXII, 253-256
Giambattista Baratta da Fossano vescovo di Novara,
LXXXII, 257-268

1992

Una premessa esplicativa,
LXXXIII, 9-10
Tutti per uno, uno per tutti,
LXXXIII, 219-230
“Barba elettrica”, Generale Annibale Bergonzoli,
LXXXIII, 231-242
1258. La rotta di Bellinzago Novarese,
LXXXIII, 243-254
15 agosto 1531. Il memorabile pontificale di Sua Eccellenza mons. GioAngelo Arcimboldo,
LXXXIII, 255-271
Trascrizione di “Carte risguardanti la nobile famiglia de' Conti di Biandrate” del Frasconi,
LXXXIII, 295-313
Don Carlo Bascapé Vescovo di Novara e Conte di Riviera,
LXXXIII, 619-657
Trascrizione di “Dei vescovi novaresi (Supplemento a F. Ughelli)” del Frasconi,
LXXXIII, 658-737
Trascrizione di “Antico duomo di Novara. La cappella di S. Agabio” del Frasconi,
LXXXIII, 739-750

1993

Carlo Bascapé vescovo di Novara (1593-1615). Tecniche pastorali,
LXXXIV, 129-146
Le carte di S. Agnese nella regestazione del Frasconi,
LXXXIV, 147-153
Trascrizione di “Carte antiche del monastero di Sant'Agnese di Novara, già di San Domenico, dell'ordine di Santa Chiara” del Frasconi,
LXXXIV, 155-264
Il Comune di Biandrate ha non meno di 900 anni,
LXXXIV, 313-315

1994

Ricordando Enrico Bianchetti (sei lettere inedite),
LXXXV, 295-304
Su Quarna Sopra diamo la parola ai documenti,
LXXXV, 369-415
Ultime volontà di un nobile cannobiese di fine ’500,
LXXXV, 559-622
Il problema del Museo Lapidario della Canonica (dall’archivio della Società storica novarese),
LXXXV, 895-909

1995

Trascrizione della “Topografia antica di Novara e suoi sobborghi” del Frasconi,
LXXXVI, 581- 844
In margine alla topografia antica del Frasconi,
LXXXVI, 845-872

1996

Le avventure e disastri di Rosina Antonio Maria Secondo Eustachio di Giuseppe Antonio di Borgo Lavezzaro,
LXXXVII, 3-71
Novara repubblicana. Memorie di un “cittadino canonico”,
LXXXVII, 73-120
“Honi soit qui mal y pense”, ovvero qualche ragguaglio su origine e vicende della Società Storica Novarese,
LXXXVII, 371-410
Novara repubblicana. Appunti di un “cittadino canonico”, con appendice,
LXXXVII, 455-472
Fonti archivistiche: il fondo pergamenaceo della ex Fondazione Galletti di Domodossola,
LXXXVII, 561-616
Fonti archivistiche: il fondo pergamenaceo di San Vittore di Cannobio,
LXXXVII, 617-648

1997

Monache, frati, preti, ecc. a Novara (secc. IX-XIX),
LXXXVIII, 127-138
Trascrizione di “Documenti risguardanti le chiese, monisteri, conventi e spedali già esistenti in Novara e suoi sobborghi da' più rimoti secoli sino al primo decennio del corrente XIX, ecc.” del Frasconi,
LXXXVIII, 139-472
Come fare la Patria degli Italiani? Dal carteggio (1848-1872) di Francesco Guglianetti,
LXXXVIII, 501-582

1998

Teoremi inquisitoriali e istanze d’ortodossia,
LXXXIX, 177-256
Archivio della Veneranda Confraternita di S. Giovanni Battista. Ancora un inedito di C. F. Frasconi,
LXXXIX, 555-681

1999

C’est l’argent qui fait la guerre (con appendici docum.),
XC, 11-188
19 luglio–10 ottobre 1495. Assedio alla città!,
XC, 189-212
Cabale processuali... d’altri tempi [fine ’500-inizio ’600, inquisizione, ordinanze, prebende],
XC, 391-523

2000

Quando, come, perché un’indulgenza plenaria fatta in casa,
XCI, 169-179
Un antidoto impetratorio (collaudato?) d’altri tempi per le perturbazioni metereologiche,
XCI, 180-187
Gli Statuti di Valle Antigorio. Un cimelio storico,
XCI, 353-463
M. F. Baroni, L’estimo di Crevola del 1396 [recensione],
XCI, 493-494
M. F. Baroni, Gli Atti dell’Arcivescovo e della Curia Arcivescovile di Milano nel sec. XIII. Ottone Visconti [recensione],
XCI, 494-496

2001

Purità di fede e sanità di corpo,
XCII, 121-128
Il Novarese alla portata dei militari,
XCII, 129-139
Lombardi, occhio ai Savoia!,
XCII, 401-410
Un commiato regale datato 7 dicembre 1798,
XCII, 411-421
Sponsali d’élite in Casa Natta,
XCII, 422-432

2002

Macugnaga tra leggenda e storia, dalle memorie di don P. Rigorini,
XCIII, 185-231
Barbiere, flebotomo ed esorcista interinale,
XCIII, 457-523

2003

Strategie ferroviarie risorgimentali. L’imponente programma cavouriano. Le visioni tecnosistematiche di C. Cattaneo. Il tracciato della “strada ferrata” da Genova alla Svizzera e le diatribe novaresi,
XCIV, 261-367
Quando è la Patria che chiama...,
XCIV, 395-398
“Pulvis es et in pulverem reverteris”,
XCIV, 553-586
Un cesellatore nella storiografia locale. Alcuni scritti di Giovanni Cavigioli (1879-1947),
XCIV, 587-589

2004

1543-1602. Così si evolse la fiscalità di Stato,
XCV, 1-158
Una rispolverata “haute” d’altri tempi,
XCV, 159-160
Temperie didattiche novaresi dal sec. XVII all’anno XVII dell’Era Fascista,
XCV 207-286
Vicende comitali d’epoca sforzesca,
XCV, 569-582
1544: «Li delitti che si obliga denontiare...,
XCV, 583-591
Proclama del ’600 per gli animalisti d’oggi,
XCV, 592-600
“Illustrissima”... è la città di Novara,
XCV, 601-634
Rimembranze di pratiche... alquanto devozionali,
XCV, 635-642

2005

Delenda est! questa casa e quest’altra...,
XCVI, 269-286
Una sonata... non proprio pastorale. Vessati diritti di pascolo sull’Alpe Mera nel sec. XV,
XCVI, 323-372
A proposito di archivi parrocchiali,
XCVI, 491-492.

2006

Come e perché si è edificato un santuario. Dall’archivio della Ss.ma Pietà di Cannobio,
XCVII, 9-111
Magnifica... stercorosa Civitas Novariae. Vicissitudini igienico-sanitarie cittadine d’altri tempi,
XCVII, 343-372
Ottocento ferroviario nella provincia di Novara. Progetti, problematiche ed istanze d’epoca,
XCVII, 373-425v2007

Documenti inediti d’epoca napoleonica: a) Il “Giornale delle operazioni del blocco e dell’assedio della piazza di Venezia” del generale Seras (3.11.1813 – 27.4.1814); b) Proclamation de Napoléon Buonaparte à ses nouveaux sujets, suivie de la Constitution de l’Île d’Elbe (con traduzIione a fronte), XCVIII, 29-237

2008

«Où Bayard a-t-il été inhumé?»,
IC, 1-87
Nel 90° anniversario della fine della 1a guerra mondiale, IC, 89-90
Viticoltura ed enologia, fattori storici per la nostra gente, IC, 319-366
Se la mula del Vescovo fa le bizze..., IC, 367-370
“A. O. I.”: sigla dismessa... da rimembrare, IC, 439-462

2009

Quel fatidico 1859... per i Novaresi infausto!,
C, 9-24
Servizio postale...rapido e puntuale!,
C, 229-235
A proposito di “figli esposti”,
C, 236-238
La “Cantina dei Santi” a Romagnano Sesia ovvero “il sito dei fraintendimenti”,
C, 613-630

2010

Angustianti traversie d’età sforzesca,
CI, 297-380


Altri suoi scritti:

«Novara e Contado: lineamenti di storia per i secoli XVI e XVII», in Il Contado di Novara. Paesaggio e storia, catalogo della mostra documentaria dell’Archivio di Stato di Novara, Novara 1977
«La campagna novarese: panoramica storica», in La bassa novarese, Camera di Commercio Industria Artigianato Agricoltura, Novara 1981
«Viticoltura novarese: arte secolare», in Novara, notiziario economico della CCIAA di Novara 1979, n° 3
«Quando si dice: Novara Città- forte», in Novara, cit., 1982, n° 2
«“Da mandrita a reussir fora de Novara...” in ricognizione entro un borgo cittadino», in Novara, cit., 1983, n° 4
«1628: processo per debiti di gioco ed altre male pratiche ad Intragna», in Novara, cit., 1989, n° 6
«A Trivero esisteva un castello...», in «Bollettino del DocBi, Studi e ricerche sul Biellese» 1994
Il miracolo di Cannobio. Rogito delle testimonianze del 1522, Santuario della Ss.ma Pietà di Cannobio, 1997
San Vittore. La chiesa parrocchiale di Cannobio a 250 anni dalla Consacrazione Parrocchia di San Vittore di Cannobio, 1999


 

Torna all'inizio

«Igiene sanitaria ed acribia mercantesca»

di Mario Crenna

piazza delle Erbe, anticamente detta "Piazza delle Beccherie maggiori" in quanto i macellai, conciatori e calzolai vi tenevano i loro banchi

Disposizioni comunali che regolavano, nel 1608, la vendita delle carni a Novara, con tutte le minuziose regole contro le frodi alimentari e le truffe fiscali accompagnate dalle relative pesanti sanzioni.
Il rogito notarile qui pubblicato, in quanto tale, fornisce un indubbio apporto storico di notevole rilevanza alla conoscenza dell’ordinamento amministrativo della Città in periodo secentesco. Vi si rileva la conformità ai provvedimenti invalsi, ad iniziare da quelle prime leggi che possiamo definire “annonarie” emanate da Gian Galeazzo Visconti il 18 luglio 1386, sostitutive delle norme d’epoca comunale e quindi valide nell’ambito dei singoli statuti cittadini, che consentirono ad ogni città di controllare innanzitutto localmente la provvisione e la vendita di prodotti alimentari nell’ambito territoriale di propria competenza, sia per prevenire possibili carenze di cibo, sia ormai più per evitare il contrabbando, in spregio di norme che fissavano rigidi criteri di smercio alimentare entro i mercati ... .(m. c.).


 
 


 

Torna all'inizio

«Spigolature d’archivio»

di Mario Crenna

Due documenti del 1582 relativi al risarcimento dato ai canonici di San Gaudenzio per l’abbattimento della Basilica extramurana.

... Dil che S. Beatid.ne benignamente ci compiacque facendone caldo officio con S. M.tà per suoi brevi accompagnati da lettere de alcuni Ill.mi Cardinali; da quali mosso S. M.tà di novo diede ordine al Ecc.mo suo Governatore di Milano che facesse visitar tal rovina con fargline rellatione, la qual fu fatta derettamente per l’ill. s.r Taboada per quanto si è potuto intendere et già inviata in Spagna a S. M.tà.
Et ascende l’estimatione alla somma de 18.mila ducati. Hora il s.r Cornelio Carnago alla Corte solicita per il Capitulo; da Mons. Rev.mo di Novara al M. Ill. et Rev.mo Mons. di Lodi Noncio presso S. M.tà è stato raccomandato questo negozio di volerne fare caldo officio che li piaccia risarcire il danno di questa Chiesa.

Gaudenzio Ferrari, Polittico rappresentante nel riquadro superiore: Gabriele, Natività e Annunziata; nell'inferiore: Madonna col Bambino e i Santi Ambrogio, Agabio e altro santo; a sinistra: San Pietro e San Giovanni Battista; a destra: San Paolo e San Gaudenzio.

Segue poi la trascrizione del contratto stipulato dai canonici di San Gaudenzio con Gaudenzio Ferrari per l’ancona da porre nella basilica e rogiti ad esso correlati.

[20 luglio 1514]
Magister Gaudentius de Ferarijs vallissicide pictor promissit
facere Anconam unam ad Altare maius in longitudine brachiorum
decem quam in latitudine brachiorum sex cum sua capsa, de bono
quam optimo lignamine; cum tribus figuris ligneis de relevo ponendis
in sumitate dicte Ancone; et dicta Ancona sit facta cum
subtili quam optimo Jntalio per manum optimi Magistri lignaminis
secundum Modellum datum dictis Canonicis per suprascriptum
Magistrum Gaudentium, et in meliori bonitate ... .

Torna all'inizio

«L’avvio del Risorgimento nelle 48 lettere di Costantino Reta a Carlo Negroni»

di Giulio Quirico

Ritratto di Carlo Negroni
[Giulio Cesare Vinzio (1881-1940), olio su tela, Biblioteca Civica Carlo Negroni]

La vivace amicizia di un effervescente giornalista e di un avvocato serio negli anni quaranta dell’Ottocento.(1)
Due personalità, due destini di vita molto diversi quelli di Carlo Negroni e di Costantino Reta (2). Avvocato di fama, docente universitario, con prestigiose cariche pubbliche, tra gli ottimati novaresi, cospicuo possidente, bibliofilo, benefattore, insomma figura di grande rilievo nella Novara del secondo Ottocento il primo; scrittore di magro successo, giornalista influente, deputato sì, ma poi coinvolto in una insurrezione, condannato a morte esule tra grandi difficoltà il secondo. Anche la durata della loro vita differisce molto: il Negroni, nato nel 1829, vivrà fino al 1896, mentre il Reta, più anziano di quindici anni, muore nel 1858 a 44 anni.
Diverso infine l’ambiente sociale d’estrazione: il Reta nasce a Genova in una famiglia di modesti commercianti; il Negroni, vigevanese d’origine, ma poi cresciuto a Novara dopo il trasferimento del padre, è figlio del magistrato, avvocato fiscale e assessore istruttore Giovanni Battista, emarginato per il suo coinvolgimento nei moti del 1821, successivamente reintegrato e dotato di un sussidio del re negli ultimi anni perché malato.
Vi è tuttavia un tratto comune di quei percorsi differenti di vita:sono gli anni 1840-1849, durante i quali Reta e Negroni condividono aspirazioni letterarie e giornalistiche, ideali politici, si frequentano, dimostrano familiarità e confidenza reciproca.

Costantino Reta

Costantino Reta (1814-1858) giornalista e politico fu ardentissimo patriota, inserito nella fazione più estremista dei costituzionalisti, lontano da ogni compromesso fu deputato al parlamento, letterato e giornalista di successo, collaborò a numerosi giornali: L’Eridano, Il Telegrafo e ad altri ancora fra cui il Risorgimento di Cavour; intrattenne rapporti epistolari con altri patrioti piemontesi e fra questi con il novarese Carlo Negroni (1829-1896) a cui lo accomunava l’ardore patriottico anche se le loro strade vennero poi a divergere per la crescente radicalizzazione delle idee politiche del genovese che andarono sempre più discostandosi dal più moderato e realistico atteggiamento dell’avvocato novarese.
Costantino Reta ebbe una parte rilevante nei moti genovesi del 1849 e fu per questo condannato a morte in contumacia e fu costretto a fuggire in esilio a Ginevra dove ebbe vita alquanto travagliata e dove morì nel 1858 senza poter vedere la vittoria della politica cavouriana a cui si era, negli ultimi anni alquanto ravvicinato.
L’analisi che Giulio Quirico fa delle lettere inviate al nostro conterraneo ci restituisce, con abbondanza di particolari, l’immagine della situazione politica negli anni precedenti alla Prima guerra per l’indipendenza italiana, all’avvio del Risorgimento.


(1) Mi è doveroso ringraziare vivamente la dott. Carla Bertona della Biblioteca Civica Negroni di Novara per la disponibilità, l’aiuto e la collaborazione.
(2) Per la conoscenza del Negroni possiamo ricorrere al lavoro collettaneo Carlo Negroni e il suo tempo 1819-1896, Atti del Convegno di studi nel centenario della morte, Novara 7 marzo 1997, a cura di M. C. Uglietti, Comune di Novara – Interlinea 2000, ricco di una bibliografia esauriente. Il Convegno aveva analizzato separatamente, con le necessarie sovrapposizioni, i vari aspetti dell’attività del Negroni e ovviamente il volume segue lo stesso processo. Ai fini di questo lavoro si segnalano i saggi di G. SILENGO, Carlo Negroni nei documenti d’archivio; M. BOSSI, Carlo Negroni: cenni biografici attraverso i periodici locali dell’epoca; D. TUNIZ, Carlo Negroni giornalista, politico e amministratore.
– Non altrettanto si può dire del Reta. Oltre alla voce, assai striminzita, sull’Enciclopedia italiana Treccani, e a quella più robusta sul Dizionario del Risorgimento Nazionale (d’ora in poi DRN, curato dal Rosi nel 1933) vol. IV p. 49, a cura di E. Michel, dobbiamo risalire alle non molte – prevalentemente citazioni – pagine di G. BUSTICO, Costantino Reta,
Casale 1920, già apparso come saggio in «Il Risorgimento italiano» vol. XIII fasc. 1-2 per averne una presentazione d’insieme che oggi a distanza di quasi cento anni non possiamo certo dire soddisfacente. Riferimenti al Reta si possono trovare in G. SPINI, Risorgimento e protestanti, 2. ed. (ristampa) Claudiana 1998. Antonella Grimaldi lo ha studiato nella prospettiva della storia dell’evangelismo, ma non solo. Si vedano: Un evangelico protagonista del Risorgimento italiano: Costantino Reta, «Bollettino della Società di Studi valdesi» 2002 n. 191; L’esperienza spirituale di Costantino Reta. Dalla nascita della Chiesa Evangelica libera di Ginevra alla pubblicazione dell’Innario Evangelico (1853) II, «Studi ecumenici» 2006. A. 24 n. 1; Costantino Reta negli anni dell’esilio (1849-1858), «Rassegna storica del Risorgimento» 2007 A. 94; L’insurrezione genovese del 1849, «Rassegna storica del Risorgimento» 2008 A. 95.

Torna all'inizio

«Tempi di felici speranze»

di Maria Cristina Rossari

Nibbiola - Parrocchiale e Municipio

Nibbiola ai tempi del sindaco Ravizza e del parroco Bignoli.

Nei giorni in cui si preparavano i grandi eventi della nostra storia patria, Nibbiola si apprestava a vivere «tempi di felici speranze» e di fermento politico e sociale che, come ebbe a dire con grande soddisfazione un protagonista di quei momenti, Giuseppe Ravizza, avrebbe fatto di questo paese uno dei più progressisti, avanzati e solerti nel dimostrare affezione alle istituzioni liberali ed al re Carlo Alberto. Alla vigilia della prima guerra d’indipendenza due figure di forte profilo guidavano la comunità, il sindaco Giuseppe Ravizza e il parroco Giuseppe Bignoli.
Il primo fu fervente sostenitore dell’imminente realizzarsi di un mondo sempre «più distante dal cieco pregiudizio e dai privilegi dell’assolutismo, e avviato al progresso morale, civile e politico», il secondo fu testimone di una fede non disgiunta da passione civile ed il cui ingresso nella nostra parrocchia fu salutato come un evento provvidenziale, al quale i fedeli, insieme agli amministratori comunali, tributarono vere e proprie esplosioni di giubilo.

Non furono immeritati l’affetto e la solidarietà che il paese di Nibbiola riservò ai suoi due più autorevoli rappresentanti: dalle loro volontà scaturì fervore ed attivismo ben giustificati dalle aspettative storiche (e dalle contraddizioni) che il nostro Risorgimento avrebbe alimentato.

Lapide dedicata a Giuseppe Ravizza

Maria Cristina Rossari, infaticabile ricercatrice delle patrie memorie, legate in qualche modo al piccolo paese di Nibbiola, ha questa volta puntato il suo obiettivo su un novarese di notorietà internazionale, Giuseppe Ravizza, di cui si è appena celebrato il bicentenario della nascita.
L’ideatore del cembalo scrivano, non viene qui ricordato per la sua attività di inventore, ma per la sua funzione di Sindaco di Nibbiola, carica che ricoprì dal 1848 al 1855 quando, pressato da altri importanti incarichi, dovette rinunziare al mandato; assieme alla sua opera viene analizzata quella del sacerdote Giuseppe Bignoli che resse, negli stessi anni, la parrocchia.
Nibbiola non è Brescello, chiesa e municipio sono contigui e non contrapposti ai due lati della piazza come nel paese emiliano, e la coabitazione fra il Ravizza e il Bignoli fu più pacifica di quella fra Peppone e Don Camillo, tuttavia non mancarono, fra l’istituzione ecclesiastica e quella civile, momenti di divergenza, riflettendosi, anche nel microcosmo del paesino, la generale contrapposizione di quegli anni fra la Chiesa, ferma su posizioni conservatrici e lo Stato lanciato verso l’affermazione di istanze liberali e laiche.

Torna all'inizio

«Antifascisti novaresi all’inizio del Ventennio»

di Luigi Simonetta

Primo Landoni [Landone]

La Commissione Provinciale vista la proposta del Sig. Questore di Novara per l’assegnazione al confino di polizia di Landoni Primo di Francesco e di Cestagalli Angela, nato a Lumellogno 13 febbraio 1891 qui domiciliato in corso 28 ottobre n. 20, muratore, visti i documenti e le informazioni che lo riguardano; risultato che il sopraddetto Landoni Primo continua ad esplicare attività politica tendente a sovvertire gli ordinamenti dello Stato, concorrendo gli estremi di cui all’articolo 184 del T. U. della Legge di P. S., ritenuto che il Landoni Primo di Francesco è effettivamente persona pericolosa all’ordine pubblico, ordina che il predetto Landoni Primo di Francesco sia inviato al confino di polizia per la durata di anni cinque.
La Commissione dispone inoltre che il medesimo sia immediatamente tratto in arresto.
Del che si è redatto il presente verbale che, previa lettura e conferma, viene sottoscritto da tutti gli intervenuti.
Lo stesso giorno, alle ore 19,30, i carabinieri si presentarono alla casa del Landone in corso 28 ottobre (oggi via Andrea Costa) e lo condussero al castello di Novara, che a quell’epoca era sede delle carceri giudiziarie.

Ermenegildo Proto [Protti]

In data 28 novembre un telegramma del ministro Suardo dispose la traduzione alla colonia penale di Favignana di Primo Landone, Proto Ermenegildo e Carlo Manzini che, sette giorni più tardi, furono accompagnati dai carabinieri all’isola siciliana, avanguardia dei molti novaresi inviati al confino dal regime fascista.
Dai giornali locali dell’epoca, da documentazioni private e da un’ampia documentazione d’archivio Luigi Simonetta ricava un quadro dell’antifascismo dei primi anni del Ventennio fascista nella nostra zona, partendo dalla ricostruzione delle vicende del nonno materno: Primo Landone, che fu il primo novarese ad essere inviato al confino di polizia.
La gran parte delle notizie proviene da documentazione del “Fondo sovversivi” della questura di Novara, depositato presso l’Archivio di Stato novarese; fondo ancora poco esplorato ma di eccezionale importanza per la storia dei movimenti di opposizione al regime; vi sono conservati 75 faldoni, contenenti ognuno una trentina di cartelle personali di sorvegliati politici, compilate in un arco temporale che va dai primi anni Venti agli anni Sessanta del secolo scorso.
Landone Primo, Luigi Gilodi, Giuseppe Giarda, Biagio Bazzani, Ermenegildo Proto, Carlo Manzini, Giuseppe Rimola, Garzoni Giacinto questi e altri ancora sono nomi ormai sconosciuti alla gente e nessuna lapide o strada li ricorda, eppure sono i nomi di chi, a Novara, anche nel periodo più buio per la Democrazia, ha continuato a “tenere alta la torcia” e ha lottato e sofferto nella speranza di un domani migliore, l’articolo cerca di sollevare il velo d’oblio depositatosi su questi umili combattenti per la Libertà.