Conversazioni d'archivio

Vitaliano VI Borromeo, il cantiere dell’Isola Bella ed il barocco lombardo.

Alessandro Morandotti - 27 settembre 2011

Lo storico dell’arte Alessandro Morandotti, presentando i risultati della sua recente pubblicazione relativa al lavoro di catalogazione, ricerca e studio nel palazzo Borromeo dell’Isola Bella, ha aperto il ciclo di conferenze nell’ambito del progetto “Forme che volano”.

Prospect der Insul Borromaea in Lago Maggiore, eine Tagreiße von Mailand gelegen. Acquaforte da Johann Bernhard Fischer von Erlach.

La splendida e strategica posizione dell’Isola Bella, al centro dei possedimenti della famiglia Borromeo fin dai tempi in cui essi vennero ceduti in feudo alla famiglia dagli Sforza nel XV secolo, ispirò già a Carlo III Borromeo, nella prima metà del XVII secolo, l’idea di trasformare in signorile residenza lo scoglio roccioso che ospitava, a quel tempo, solo un piccolo villaggio di pescatori.

Carlo Borromeo (figlio di Renato I e di Elisabetta Farnese e nipote del cardinal Federigo di manzoniana memoria) avviò, nel 1632, l’opera di erezione di un fastoso palazzo, concepito come una vera piccola reggia al centro dei suoi possedimenti, affidandone la progettazione al milanese Angelo Crivelli.

I lavori, interrotti dalle vicende belliche, ripresero con decisione nella seconda metà del secolo per volere di suo figlio Vitaliano VI che volle dare la palazzo, e all’isola tutta, l’aspetto di meraviglia barocca che ancora conosciamo, affidando i lavori al ticinese Carlo Fontana.
Particolare risalto fu dato ai giardini all’italiana disposti su varie terrazze culminanti nella statua del liocorno, simbolo dei Borromeo; anche la vicina Isola Madre era inizialmente adornata da giardini all’italiana successivamente trasformati in giardini all’inglese nel XIX secolo.
L’Isola Bella divenne un centro di aggregazione della nobiltà lombarda attirata dallo splendore del palazzo e dall’incanto dei giardini all’italiana palcoscenico ideale di feste e rappresentazioni per le quali era stato creato anche un teatro oggi non più esistente.
All’esterno il palazzo, è di forme classiche e piuttosto semplici, mentre l’interno è tutto un trionfo barocco di stucchi e decori, bronzi, legni intagliati e dipinti su pietra.

Giberto (1615-1672), creato cardinale nel 1654

In quest’opera Vitaliano fu molto sostenuto dal fratello cardinal Giberto III che da Roma inviava al congiunto non solo quadri e oggetti d’arredo, ma, soprattutto, notizie sulle novità architettoniche, artistiche e teatrali dei palazzi romani che rivaleggiavano fra loro in magnificenze barocche.
Nel palazzo sono presenti due ampie gallerie in cui erano inizialmente distribuiti i numerosissimi quadri della collezione Borromeo che oggi sono rimasti solo nella galleria più piccola in quanto la galleria maggiore fu in seguito destinata ad ospitare gli stupendi arazzi di grandi dimensioni entrati a far parte delle raccolte di famiglia.
La galleria attuale, situata nella cosiddetta “ala Berthier” (dal nome del generale napoleonico che vi soggiornò) è stata recentemente riaperta al pubblico dopo quasi mezzo secolo di chiusura.
Queste gallerie prendevano a modello quella del cardinale Cesare Monti, successore di Federigo Borromeo nella carica di arcivescovo di Milano, che, nel 1636, aveva creato, al primo piano dell’Arcivescovado un grande spazio espositivo che aveva riccamente dotato di dipinti di pregio.
All’Isola Bella i quadri sono disposti, come in origine, su più livelli, a coprire quasi interamente le pareti, incastonati in ricche cornici.
Le ricerche di Morandotti hanno permesso di ricostruire le vicende della galleria, inaugurata nel 1690, partendo dal suo nucleo originario che era stato costituito da Vitaliano, secondo il gusto corrente nel XVII secolo, con molte copie di capolavori di grandi artisti, Raffaello, Tiziano, Crespi, Procaccini, Correggio ecc. molte delle quali dipinte appositamente per la galleria da Paolo Cazzaniga (1649-1719) “pittore di casa” del Borromeo.
Un altro importante nucleo della galleria originale era poi costituito da dipinti di autori barocchi lombardi: Montalto, Cornaro, Nuvolone, Vismara, Discepoli e altri autori all’epoca con numerose e pregevoli nature morte.

La Galleria dei Quadri o del General Berthier

La galleria Borromeo, grazie all’attenzione riservata all’arte dai successori di Vitaliano, fu sempre una galleria “viva”, in continua evoluzione seguendo i gusti dell’epoca con continue acquisizioni che hanno portato il patrimonio artistico della casata a superare le duemila opere suddivise nei palazzi dell’Isola Bella, dell’isola Madre e della Rocca di Angera.
Da un inventario di Rezzonico della Torre conservato nell’archivio di famiglia rileviamo, nei commenti dell’estensore, che, a fine settecento, il gusto era ormai cambiato; i visitatori non erano più interessati alle copie dei grandi maestri ma volevano vedere dipinti originali e anche i pittori barocchi lombardi non riscuotevano più interesse, per cui sull’isola i visitatori venivano essenzialmente attirati dai meravigliosi giardini senza dedicare alla quadreria che una superficiale attenzione.La cosa ovviamente non poteva lasciare indifferenti i Borromeo che, per motivi di prestigio, non volevano che le loro raccolte artistiche fossero considerate di qualità inferiore a quelle di altre grandi famiglie e cambiarono radicalmente l’impostazione della raccolta, con lo spostamento in altri ambienti del palazzo e ad Angera di molti dipinti e l’acquisizione di originali di gran pregio di autori rinascimentali come i due grandi dipinti di Camillo Procaccini che dominano la sala e dipinti di Raffaello, Guido Reni, Gianbattista Crespi, Paris Bordon e altri grandi autori.Il lavoro di Morandotti e Natale ha ricostruito, da inventari e documentazioni d’archivio, l’evoluzione della Galleria Borromeo, ricomponendo quello che era il suo profilo originario ed ha rimesso in evidenza dipinti del periodo barocco, di grande valore artistico, che erano stati nel tempoaccantonati, per il mutare del gusto e che oggi possiamo apprezzare al loro giusto valore.

Relazione di Luigi Simonetta


(1) – Alessandro Morandotti (Roma 1958) docente di storia dell’arte moderna all’Università degli Studi di Torino, si interessa della pittura italiana del Seicento e Settecento studiando in particolare la storia della committenza e del collezionismo. Ha recentemente pubblicato, con Mauro Natale il volume: Collezione Borromeo. La galleria dei quadri dell’Isola Bella, Milano, Silvana 2011.
(2) – Vitaliano VI Borromeo (Milano 1620 – 1690) terzogenito di Carlo III e Isabella d’Adda, dopo gli studi giuridici si dedicò alla carriera militare e diplomatica, partecipando alla guerra Franco-Spagnola del 1647 -1648.
(3) – Giberto III Borromeo (Milano 1615 – Nettuno 1672) fratello di Vitaliano, cardinale dei SS Giovanni e Paolo, fu importante funzionario dell’amministrazione pontificia; ebbe grandi e vari interessi culturali che lo portarono a interessarsi di scienza, pittura e scultura con un particolare interesse per il teatro, sia musicale che di prosa, che ebbe in Roma, a quell’epoca, un momento di grande splendore. Giberto III era lo zio di Giberto IV che fu vescovo di Novara dal 1714 al 1740.

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