Spigolature

Un musicista novarese Maestro di Gioacchino Rossini

di Luigi Simonetta

Il grande musicista pesarese Gioacchino Rossini (1792-1868) non venne mai a Novara, ma un legame con la nostra città è dato dal suo primo maestro di musica, “tal Giuseppe Prinetti di Novara”, “maestro di cappella e liquorista” che, in Bologna, gli diede le prime lezioni di musica, insegnandogli a suonare la spinetta nell’anno 1800, quando il giovanissimo Gioacchino fu condotto nella città felsinea per ricevervi istruzione letteraria e musicale.

Prinetti di Miasino - Stemma [Vittorio Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana]

I Prinetti erano una famiglia patrizia della Riviera d’Orta, originaria di Miasino, dove si può ancora vedere, nella chiesa parrocchiale, il sepolcro famigliare adornato da un stemma con un castello a due torri contornato da tre gigli. Dal ceppo di Miasino discendono alcuni rami che cercarono fortuna a Novara e in Lombardia; fra questi il ramo dei nobili Prinetti-Castelletti, tuttora fiorente.

Da Miasino proveniva anche Giandomenico Prinetti fu Giuseppe, che troviamo residente in Novara, nel 1776, con il fratello Tommaso. Giandomenico, che aveva allora 55 anni, dichiarava di essere lottonaio, ovvero, come il fratello, fonditore di metalli (1); in altri documenti viene definito: “assai esperto nella scultura metallica”, era, presumibilmente, uno di quegli esperti artigiani fonditori realizzatori delle statue e degli ornamenti bronzei che ancora adornano palazzi e chiese della nostra zona.
Con Giandomenico vivevano la moglie Annamaria Ramponi e i due figli Giuseppe, organista di 17 anni e Gaudenzio, statuario di 15.

San Giovanni Battista in san Gaudenzio, ultima opera di G. Prinetti.

Gaudenzio, nato a Novara il 21 gennaio 1760, fu mandato a studiare a Bologna presso i Gandolfi, rinomati artisti felsinei: Ubaldo e Gaetano erano pittori e scultori, Rinaldo, fonditore di metalli; tutti erano insegnanti all’Accademia Clementina.
Il giovane Gaudenzio fu verosimilmente accompagnato dal fratello maggiore Giuseppe (2) certamente desideroso di perfezionare gli studi musicali in quella che era considerata, all’epoca la capitale di tali studi; probabilmente i fratelli erano già in Bologna nel 1780 (3); sicuramente ci vivevano nel 1788 quando Giuseppe risulta essere maestro al cembalo nell’esecuzione, nel locale teatro, dell’opera “Il barone per forza” di Marcello di Capua.

Monumento sepolcrale di Gaudenzio Prinetti nel cimitero urbano di Novara.

Gaudenzio fu anche premiato, nel 1791, con medaglia d’oro assegnata dall’Accademia Clementina; lavorò ancora qualche anno in Bologna, poi, sul finire del secolo, spinto forse anche dai sommovimenti politici in corso, ritornò a Novara dove lavorò per quasi quarant’anni in case private e pubblici edifici, sia come pittore che come scultore. Di sua mano sono molte delle statue della basilica di san Gaudenzio e quelle dell’orazione nel Getsemani già nel battistero del duomo (4) in cui realizzò anche gli affreschi. Morì a Novara per colpo apoplettico il 25 gennaio 1835.

Giuseppe invece rimase a Bologna probabilmente guadagnandosi la vita come strumentista e insegnante di musica, apparentemente senza molta fortuna perché, da come lo ricordano i biografi rossiniani, era assai male in arnese (e aveva solo 30 anni!); pare facesse una vita quasi da barbone, fosse spesso ubriaco e non avesse neppure una casa come ricordò il Rossini stesso:

“non ebbe mai un letto in vita sua, giunta la notte, si avvolgeva nel suo mantello e si rincantucciava in un angolo dei portici di Bologna. La mattina, assai di buonora, veniva da me e, trovatomi, naturalmente, ancora a letto, mi obbligava a vestirmi alla meglio per mettermi alla spinetta. Però, dopo le prime note, egli che durante la notte non aveva potuto riposare abbastanza, cadeva addormentato su la sedia. Io ne approfittavo subito per ricacciarmi sotto le lenzuola e quand’egli, schiacciato il suo sonnellino, veniva a richiamarmi, gli rispondevo che avevo già eseguito il mio esercizio senza farvi un errore. Del resto, il povero uomo, aveva un metodo di insegnamento niente affatto moderno: mi faceva fare la scala col pollice e l’indice.”

Il metodo d’insegnamento del Prinetti non dovette essere di grande efficacia e Rossini, per nutrire il suo genio ebbe in seguito ben più efficaci maestri.
Giuseppe Prinetti visse a Bologna ancora qualche anno; di lui restano conservate presso la biblioteca del Liceo musicale di Bologna alcune partiture di musica sacra, composte fra il 1780 e il 1806.

Il legame fra Rossini e Novara proseguì virtualmente per tramite del nostro Carlo Coccia che di Rossini fu grande estimatore, apprezzandolo fin dalle prime prove operistiche. Nel 1869, su invito di Giuseppe Verdi, scrisse un Lacrimosa per la messa destinata a celebrare, a Bologna, il primo anniversario della morte del genio pesarese.

Pare opportuno ricordare che Pietro Generali (Roma 1783-Novara 1832), celebre operista e maestro di cappella del duomo di Novara dal 1827 alla morte, fu ricordato nell’epigrafe apposta sulla sua tomba come “inventore del crescendo” e celebrato dalla Gazzetta di Milano e da Stendhal, il più noto biografo contemporaneo di Gioacchino Rossini, come “precursore” dello stesso Rossini.
Proprio nel teatro di Novara, nell’anno 1800, il diciassettenne Stendhal ebbe il primo felice incontro con l’opera italiana, rimanendo incantato da una esecuzione del Matrimonio segreto di Cimarosa e diventando da quel momento il melomane appassionato che seguì fin dagli inizi la carriera di Rossini, dedicandogli una ammirazione sconfinata.

(1) – Tommaso Prinetti, oltre che lottonaio è detto anche “artigliere provinciale” il che fa pensare che fosse incaricato della fabbricazione dei bossoli in ottone per le guarnigioni locali.
(2) – In quegli anni fu allievo di Ubaldo Gandolfi in Bologna anche il pittore e plasticatore Carlo Prinetti (1757–1784) originario della Riviera d’Orta, morto purtroppo in Bologna appena ventisettenne; una sua bella “Flagellazione di Cristo” è datata 1779 ma la sua prima commessa pubblica in Bologna fu, l’anno seguente, la decorazione a fresco dell’oratorio della Confraternita del Buon Gesù; nella chiesa di san Giuliano eseguì le statue in stucco dei santi Matteo e Marco e lavorò alle figure del portale della scuola d’ingegneria.
Carlo era molto probabilmente fratello maggiore di Gaudenzio e Giuseppe: in una guida di Bologna edita nel 1792 si afferma che le figure che ornavano il portale del convento dei Celestini erano opera di Carlo in collaborazione con un suo fratello.
(3) – In Bologna è conservata una partitura di Giuseppe datata 1780.
(4) – Durante i restauri del Battistero degli anni 1959-1966 gli affreschi del Prinetti furono distrutti; le statue sono ora conservate nel Museo della canonica.