Spigolature

Testimonianze della Grande Guerra - 1917

[Metz - Centre Pompidou - 26 maggio/24 settembre 2012]
di Sandro Callerio


Christopher Richard Wynne Nevinson - Paths of Glory

Comment appeler la guerre actuelle? – On a commencé l’appeler la “guerre de 1914”, puis, 1915 venant, on dit “la guerre europenne”, puis, les Amricains s’y mettant, on parla de “guerre mondiale” ou de “guerre universelle”, ce qui est d’une meilleure langue. “La grande guerre” a aussi ses partisans. “La guerre des nations” pourrait runir des suffrages. “La guerre des races” pourrait se défendre. […] Mais “la guerre des Fronts” exprimerait peut-tre mieux le caractère de cette lutte gigantesque. [1]

1917 Copertina del catalogo

Il 1917 è un anno cruciale per la storia della nostra civiltà: segna l'entrata in guerra degli Stati Uniti a cui fa eco l'ammutinamento, nel settore francese, di 30.000 soldati di prima linea, vede il compiersi delle rivoluzioni russe ma anche la prima esposizione della "Fontana" di Marcel Duchamp...
E proprio al "1917", è dedicata la grande mostra allestita presso il Centre Pompidou - Metz, che affronta il tema della creazione artistica durante la guerra, ed in particolare in questa "annata impossibile"[2] durante la quale il mondo sprofonda nei momenti peggiori di un conflitto devastante.

La velleitarietà delle intenzioni degli allestitori si manifesta all'ingresso della mostra, dove le sei tonnellate d'acciaio del carro Renault FT17, primo carro da combattimento con torretta girevole a 360°, vorrebbero rappresentare - sarebbe interessante sapere a quanti ciò possa essere parso evidente! - la visione panoramica e circolare dell'esposizione. Ma fortunatamente la qualità dell'idea, e soprattutto del materiale esposto, fa rapidamente dimenticare queste piccole presunzioni.

John Nash - Over The Top

Diviso, anche fisicamente, in due parti, l'allestimento propone inizialmente, negli spazi della Galleria del 1° piano, la riflessione sulla vicinanza – o lontananza – fisica ed emotiva degli artisti agli avvenimenti, offrendo un panorama della estrema articolazione della produzione culturale del 1917. E nello spazio della Grande Navata al piano terreno cerca poi di analizzare le complesse relazioni tra distruzione, ricostruzione e creazione.
La mostra, ricca e multidisciplinare, propone uno sguardo istantaneo su ogni aspetto della creatività durante questa fase cruciale della <em>Grande Guerra</em> ed inaugura, con ispirata lungimiranza, il ciclo di manifestazioni francesi previste per il centenario della Prima Guerra Mondiale.

Il 1917 si caratterizza per la molteplicità della produzione culturale, di cui l’esposizione cerca di rendere conto, illustrando la variegata condizione degli artisti con la pluralità delle opere presentate.

Otto Dix - Autoritratto
1.000 Fondelli di cannone da 75mm, scolpiti, incisi e dipinti

Al fianco dei "maestri" le cui opere sono più o meno direttamente ispirate dagli accadimenti, possiamo vedere l'espressione di "amatori" che sentono la necessità di reagire alle sollecitazioni del conflitto attraverso una creatività spontanea, quale ad esempio l’arte "delle trincee" - raccolta di oggetti realizzati a partire dai residuati bellici - la cui collezione costituisce uno dei momenti emotivamente più significativi dell'esposizione.

Je suis une brave poule de guerre
je mange peu et produis beaucoup

Non mancano poi le "visioni ufficiali", commissionate tanto per la documentazione della realtà quanto per il suo uso propagandistico così come le espressioni individuali di coloro che intendono lasciare una testimonianza della memoria del conflitto.

Hentri Matisse - Lorette a la tasse de cafe

E ad esse si accompagna la produzione di coloro che sembrano totalmente estranei alla cruda realtà della guerra.
Grande merito di questa esposizione quello di mettere in discussione molti dei pregiudizi legati alla guerra: ad esempio la separazione e l'isolamento degli artisti inviati al fronte.

Giorgio De Chirico - Interno metafisico (con sanatorio)
Giorgio De Chirico - Ettore e Andromaca

E proprio la guerra ha permesso l'incontro di artisti che, probabilmente, non si sarebbero mai conosciuti, se gli eventi bellici non li avessero "costretti" ad una degenza nello stesso ospedale.
Paul Éluard incontra Max Ernst in trincea, Louis Aragon e André Breton sono infermieri all'ospedale Val-de-Grce, ed è proprio nell'ospedale militare di Ferrara che Giorgio De Chirico e Carlo Carrà gettano le basi della pittura metafisica!

Claude Monet - Nymphas
Marcel Duchamp - Fountain

Allo stesso modo si è portati a credere che la guerra sia stata un periodo di "forzato silenzio" a causa della penuria di risorse o della dispersione dei "richiamati", dimenticando che taluni affermati artisti – Henri Matisse, Claude Monet - sono troppo anziani per esserlo e altri, come Marcel Duchamp o Francis Picabia vivono in paesi non (ancora) coinvolti nel conflitto.

La guerre, qui n’est pas que destructrice, mais qui est aussi féconde, a déterminé des vocations...[3]

Calchi di feriti, sfigurati, eseguiti negli ospedali a documentazione delle tecniche chirurgiche di "ricostruzione".

Le ferite si manifestano tanto sui corpi quanto nelle anime. Sfigurano i volti, sconvolgono i paesaggi. La morte onnipresente, ed il tema della protezione, dal “camouflage” alla maschera, nelle diverse espressioni militari, mortuarie o primitive, definisce il percorso tra distruzione e creazione. Percorso la cui “forzatura” costituisce il “coup de theatre” dell'allestimento, con la presentazione del fondale di scena, realizzato nel 1917 da Picasso, per il balletto Parade, su richesta di Sergej Pavlovič Djagilev, direttore dei Balletti russi di Parigi.

Pablo Picasso - Fondale di scena per il balletto Parade 10,50m x 16,40m.

(1) Mercure, chos – Revue de la quinzaine, Mercure de France, Paris, 1 novembre 1917, tomo 124, n. 465, p. 187.
(2) Jean-Jacques Becker, 1917 en Europe: l'année impossible. Bruxelles, Éditions Complexe, 1997
(3) Clment-Janin, Les Estampes et la guerre , Gazette des Beaux-Arts, Paris, ottobre-dicembre 1917