Spigolature

Mercadante a Novara

di Luigi Simonetta

Lapide commemorativa
Novara, corso Giuseppe Mazzini, 23

Questa lapide marmorea, sulla facciata di un edificio ottocentesco al civico 23 di corso Mazzini a Novara ricorda ai passanti che lì abitò, per sette anni, Saverio Mercadante, uno dei più insigni operisti dell’Ottocento.

Novara, corso Giuseppe Mazzini, 23

Figlio illegittimo di Giuseppe Mercadante e di una sua domestica Rosa Bia, Giuseppe Saverio Raffaele nacque il 17 settembre 1795 in Altamura, registrato come figlio di genitori incogniti e legittimato solo nel 1808 per farlo ammettere al conservatorio della Pietà dei Turchini a Napoli dove fu allievo di Zingarelli (1).

Nel 1819 cominciò la carriera di operista che lo portò nei maggiori teatri d’Europa; nel 1826 ebbe grande successo con la Donna Caritea regina di Spagna (2), nel 1833 ottenne la carica di maestro di cappella del duomo di Novara (3) per cui compose molta musica sacra, fra cui va ricordata la cantata sacra “Le ultime parole di Nostro Signore”.

Nei sette anni in cui fu a Novara Mercadante continuò comunque a scrivere per il teatro e fu spesso assente per viaggi in Italia e Francia; a Novara scrisse molte opere di successo fra cui i suoi tre capolavori: il Bravo, il Giuramento e la Vestale.

Nella stagione di carnevale del 1834 al Teatro Nuovo di Novara fu rappresentata la sua opera i Normanni a Parigi, ma il più grande successo novarese del Mercadante fu quello dell’opera il Giuramento nella stagione di carnevale 1838-39.

L’opera andò in scena il 26 dicembre 1838, preparata con gran cura da Mercadante che diresse l’orchestra con la presenza del librettista Felice Romani (4) che fu suo ospite per alcuni giorni e ne scrisse un entusiastico resoconto sulla Gazzetta del Piemonte (5).
In quell’occasione i sostenitori del maestro partenopeo organizzarono grandi manifestazioni di affetto culminate nell’incoronazione del musicista sul palcoscenico con una corona d’alloro.

Copie dei libretti di sala

Di quella messa in scena ho avuto la fortuna di rintracciare, il libretto stampato per l’occasione su una bancarella di vecchi libri in un gruppo di libretti d’opera del periodo assieme al libretto del Bravo, rappresentato a Novara nella stagione 1841-1842; sul frontespizio di questo libretto si può notare la nota manoscritta Melchioni 96 che ci permette di risalire all’originario possessore dei libretti, il barone Giovanni Antonio Melchioni (6) proprietario di un palco al Teatro Nuovo.

Queste due opere: il Giuramento e il Bravo, costituiscono, assieme alla Vestale, il trio al vertice della produzione del Mercadante, opere che segnano il distacco dell’operista di Altamura dal modello rossiniano (7) furono subito considerate i suoi capolavori e ancora oggi vengono rappresentate sulle scene anche se non con la frequenza che meriterebbero.

Ritratto di Saverio Mercadante

Tutti questi suoi massimi melodrammi e altri ancora furono composti da Mercadante a Novara assieme a una vasta produzione di musica sacra; evidentemente l’aria delle risaie stimolava il Genio dell’artista e il musicista si creò, negli anni trascorsi nella nostra città, una fitta rete di amici e ammiratori fra cui primeggiava il commediografo Luigi Camoletti (8) a cui lo unì un duraturo rapporto di amicizia e a cui scriveva il 30 agosto 1864:” anch’io non ho mai dimenticato quel tempo così felicemente passato in Novara, da tutti amato ed apprezzato più che il meritava, da dove non avrei mai dovuto muovermi…”.

Un altro Novarese con cui l’operista mantenne rapporti duraturi fu l’ing. Giuseppe Savio che continuò per molti anni a curare in Novara gli interessi economici del maestro, riguardo a investimenti finanziari (prestiti e ipoteche) di cui restano documenti in archivio di stato.
Mercadante si congedò dai novaresi il 15 agosto 1840, festa dell’Assunta, con l’esecuzione di una nuova messa da lui composta per il Duomo di Novara.

Dopo una breve sosta a Bologna quale direttore del Liceo Musicale ricevette la nomina a direttore del Reale Conservatorio di Napoli e si trasferì nella capitale partenopea dove rimase fino alla morte che lo colse il 17 dicembre 1870. Ricorre quindi quest'anno il 150° anniversario.

Copie dei libretti di sala

A titolo di curiosità segnalo che a Novara il nipote di Saverio, Carlo Mercadante di Civitella del Tronto fu a capo della banda civica e insegnante di violino all’istituto Brera, morì a Novara a soli 40 anni e fu sepolto nel campo centrale dove ancora una lapide lo ricorda.

(1) – Nicola Zingarelli (1752-1837) fu operista notissimo. Scrisse 38 opere, fu maestro di cappella a Milano, Loreto e Napoli, diresse la scuola di musica di Napoli dal 1813 fino alla morte.
(2) – I fratelli Bandiera quando si avviarono alla loro fucilazione, nel 1844, nel vallone di Rovito, intonarono il coro “chi per la Patria muor vissuto è assai” tratto da quest’opera.
(3) – Per questo incarico, molto ambito, a Novara, concorsero anche Carlo Coccia e il giovane Gaetano Donizzetti raccomandato dal suo maestro Simone Mayr ma a quell’epoca il Mercadante era molto più famoso di loro.
(4) – Felice Romani (1788-1865) genovese, fu il più famoso librettista della sua epoca scrisse per Bellini, Donizzetti, Coccia, Generali, Mayr, Pacini e Meyerbeer; fu anche rinomato versificatore tanto da essere nominato poeta ufficiale per le nozze di Napoleone con Maria Luisa d’Austria.
(5) – Della rappresentazione Antonio Negroni scrisse velenosamente al fratello Carlo, il benefattore novarese all’epoca studente a Torino: “ne ha parlato la Gazzetta del Piemonte alla quale non voler credere a tutto, perché Romani scrisse quell’articolo ancora esilarato dai vini e liquori bevuti alla mensa di Mercadante e certo gli dolevano le mani dai continui applausi prodigati la sera di Santo Stefano allo spettacolo”.
(6) – Giovanni Antonio Melchioni, nato nel 1796 e morto nel 1852 era figlio del celebre ingegnere Ignazio ed aveva sposato Antonietta Tornielli di Vergano; la loro discendenza continuò nella figlia Giuseppina sposata all’industriale Attilio Bollati genitori dell’ambasciatore Riccardo Bollati.
(7) – In una lettera del 1838 a Francesco Florimo Mercadante scriveva: ” Ho continuata la rivoluzione principiata nel Giuramento: variate le forme, bando alle cabalette triviali, esilio ai crescendo, tessitura corta , meno repliche , qualche novità nelle cadenze, curata la parte drammatica, l’orchestra ricca senza coprire il canto; tolti i lunghi assoli nei pezzi concertati che obbligavano le altre parti ad essere fredde a danno dell’azione; poca gran cassa, pochissima banda”.
(8) – Luigi Camoletti (Novara 1803-1880) farmacista e commediografo di un certo successo autore di opere molto romantiche e, all’epoca, molto popolari; la sua Suor Teresa fu un cavallo di battaglia di Adelaide Ristori nel 1951 ne fu tratto un film interpretato da Lea Padovani. Camoletti fu anche direttore del settimanale novarese l’Iride.