Recensioni e Segnalazioni

Luisa Emanuel Saredo

Luigia Emanuel Saredo

La ri-scoperta di Luigia Emanuel–Luisa Saredo è stata meramente casuale.
Solo un aggettivo, “novarese”, aggiunto alla qualifica di scrittrice. Aggettivo che in altre fonti diventava “torinese” o più genericamente “piemontese”.
Poi una data di nascita senza riscontro (che si sarebbe rivelata errata) e un nome fluido e mutevole come quello di un truffatore.
Sono bastati questi elementi a sollecitare il desiderio di saperne di più.
Ciò che è scaturito da pochi brandelli di informazione reperiti con scienza di rabdomante ha mostrato che si trattava di personaggio degno di ricerca e non solo nell’interesse della storia locale.

Così si esprime Roberto Bottacchi, autore di questa interessante e piacevole biografia, dedicata a Giovanna Luigia Maria Emanuel, una "novarese per caso", nata appunto a Novara il 24 aprile 1829, da Carlo Emanuel segretario di Polizia presso il governo e da Giuseppa Carotti.

Che si tratti di una figura più che degna di attenzione è dimostrato non tanto dalla biografia, curata da Chiara Boninsegni, presente nel Volume 42 (1993) del Dizionario Biografico degli Italiani che sottolinea che ricevette un'educazione signorile e un'istruzione non comune allora per una fanciulla, quanto dal fatto che già nel 1875 fosse citata nella Bibliografia Femminile Italiana del XIX Secolo di Oscar Greco e, quattro anni più tardi, da Angelo De Gubernatis nel Dizionario Biografico degli scrittori contemporanei, che di lei scrisse: Divenuta moglie di Giuseppe Saredo , pubblicò con l'anagrammi pseudonimo di Ludovico De Rosa parecchi racconti , poco noti , finchè nel 1860 uscì nel «Corriere Italiano» di Firenze l'«Affare Zappoli», di cui tutti ricordano il successo veramente straordinario, e che venne pubblicato in un volume.

Lo studio, ovviamente lontano dagli esiti di un’indagine esaustiva - prosegue Bottacchi - e che richiederebbe un adeguato esame critico della produzione letteraria, ha inteso solo riportare in luce gli aspetti più immediatamente notevoli della Saredo. Quelle caratteristiche che, a mio modo di vedere, ne fanno un’eccezione rimarchevole come autrice e come donna.

Era cominciato il tempo delle lotte per il suffragio femminile, per l'emancipazione in senso legale, per il diritto all'istruzione, al divorzio. Il tempo delle bellicose profezie della Mozzoni: “Negare alla donna una completa riforma nella sua educazione, negarle più ampi confini alla istruzione, negarle un lavoro, negarle una esistenza nella città, una vita nella nazione, una importanza nella opinione non è ormai più cosa possibile; e gli interessi ostili al suo risorgimento potranno bensì ritardarlo con una lotta ingenerosa, ma non mai impedirlo”.

Forse non c'è nulla in queste parole che Luigia avrebbe disapprovato in senso assoluto, ma i toni e la lingua non sono di certo i suoi: sono colori troppo chiassosi, un arringare tribunizio, un vorticare minaccioso di parole che non sarebbe mai uscito dalla sua penna.

La via dell’emancipazione per la Saredo non era una sommossa di piazza. Era piuttosto il frutto dell’intelligenza, della passione e della pazienza femminili. Virtù che aveva incarnato perfettamente l’esploratrice Ida Pfeiffer, a cui Luigia aveva dedicato un lungo articolo nel 1869.

È l’idea di una emancipazione gentile ed educata. L’idea di una donna libera, ma femminile, che per affermare sé stessa non ha bisogno di barricate o di rivoluzioni, né tantomeno di mutarsi in uomo. Un lavoro individuale di volontà, una prova di fermezza e pazienza, come le molte eroine di Luigia affrontano nei suoi romanzi.

Il femminismo “gentile” di Luigia sarebbe stato dimenticato con la stessa rapidità con cui i suoi romanzi uscirono dalle collane editoriali. Il mondo aveva cominciato a marciare a una velocità più sostenuta, quella del XX secolo. E dell’oblio a cui sarebbe stata condannata, Luigia probabilmente non si sarebbe stupita, perché, come aveva avuto occasione di scrivere a proposito della regina Anna di Savoia: la storia ha le sue grandi ingiustizie.

Anche la storia della letteratura.

La monografia su Luisa Saredo si rivela quindi una lettura piacevole che ben si coniuga con il carattere della "letteratura amena" del soggetto e che, inoltre, non manca di qualche acuta e sottile riflessione sull'attualità...

Sandro Callerio