Note e documenti

Il piano regolatore generale del 1963

Dal campo romano al Piano Regolatore Generale 1963

L'evoluzione storica delle città segue una propria logica interna come gli organismi viventi, ma è condizionata in modo analogo dai fattori economici, sociali ed ambientali generali nonchè, specificamente, dagli interventi pubblici e privati. Nessuno può considerarsi estraneo e, pur influendo in scala diversa, ogni cittadino partecipa, consapevole o no, al processo creativo urbano, fornendo incentivi o remore a seconda che il suo atteggiamento sia in armonia o in contrasto con la tendenza evolutiva della città.

L’iniziativa privata ha sempre costituito il nerbo dello sviluppo urbano, ma troppe volte si è dovuto lamentare il disordine e lo smarginamento di questi interventi, con il prevalere di personalismi e di interessi che mal si conciliano con i pubblici obiettivi. Di qui derivano gli interventi negativi e disordinati le lacerazioni, le discontinuità di insediamenti, la tendenza alla eccessiva concentrazione di volumi e di attività su sedimi non adeguati, la riduzione degli spazi liberi, l’indifferenza se non l’ostilità per le iniziative già in corso e per i programmi urbanistici, intesi soltanto come una limitazione delle private possibilità.

La città è di tutti poiché tutti sono protagonisti e beneficiari. L'atto del costruire non si esaurisce nella sfera privata come un semplice atto amministrativo ma assume importanza e responsabilità storiche, poichè incide sul volto della città in modo durevole condizionando l'ambiente urbano per non poche generazioni.

Ogni Novarese possiede ben più della propria casa e del proprio alloggio, essendo comproprietario di tutti gli edifici e le attrezzature pubbliche ed il beneficiario diretto dell’intera città. Egli avrà dunque il senso civico e l'ambizion® di conoscere sempre meglio la sua città, di capirne la genesi e le linee di sviluppo e conseguentemente intervenire in modo costruttivo inserendo le proprie iniziative.

Per facilitare la comprensione dei fenomeni di sviluppo e della e dinamica urbana tenteremo di fornire una immagine di Novara nelle varie epoche sottolineando la comparsa dei fattori più determinanti.

Novara

Il Primo tracciato regolatore di novara fu stabilito con l cardo e il decumanus, i due assi stradali principali attorno alla forma pressoché quadrata. Tale schema urbanistico, derivato dall'accampamento romano, rifletteva essenzialmente criteri di ordine ed era idoneo sia all'avvio di modeste comunità che agli ulteriori sviluppi di più importanti insediamenti. Per Novara fissava nella storia l'orientamento della città particolarmente felice sulle direttrici Milano-Torino e Val Padana-Ossola.

Novara

Dopo il Mille. in concomitanza col rigoglio economico e con lo sviluppo sociale si raggiungevauna più complessa strutturazione urbana, la ripartizione delle zone residenziali in circoscrizioni parrocchiali e la organizzazione comunitaria in sodalizi religiosi e corporazioni artigiane. La Novara comunale configurò il centro cittadino secondo l'immagine che noi conosciamo localizzando la sede degli organismi e delle funzioni primarie in modo ben differenziato nella zona circoscritta attorno a Via Rosselli. Accanto alla Piazza delle Erbe (sede del mercato, n. 7 nel disegno) si sviluppavano i portici con le botteghe. Il Broletto accoglieva gli organi della amministrazione pubblica: salone dell'Arengo (per le assemblee ed i tribunali. n. 1) - Palazzo dei Referendari. (n. 2) - Palazzo del Podestà (n. 4) - Palazzo e torre dei Paratici (Corporazioni. n.3). Il cuore della organizzazione ecclesiastica comprendeva la Curia (10), il Vescovado, la Cattedrale (9), con il Quadriportico (8), il Battistero (5), la Canonica (11), la Ministreria dei Poveri (6).

Novara

NEL SEICENTO, durante l'occupazione Spagnola, drastiche esigenze militari impediscono l'espansione esterna della città e bloccano lo sviluppo edilizio esclusivamente entro le mura. Si raggiunge il limite massimo di occupazione del suolo con la congestione dei corpi interni, la riduzione di cortili e giardini, alti indici di densità e degradazione del livello igienico-edilizio. Nell’interno del ristretto nucleo antico i contatti economico-sociali si ritrovano immediati e gli intensi rapporti umani (nel quadro della organizzazione delle classi) producono un vero tessuto connettivo urbano. Spontaneamente, ed entro gli angusti limiti consentiti dalla cinta muraria, si conferma una certa zonizzazione con differenziazione fra zone militari, centro (con il ghetto commerciale © gli edifici pubblici), quartieri borghesi, nobili e popolari, insediamenti ecclesiastici © di comunità religiose, ospedali.

Novara

L'avvento della ferrovia trova Novara ancora bloccata entro le sue mura. Da poco ha cessato di essere città di confine e non ha ancora beneficiato della stabilità e sicurezza necessari alla evoluzione della sua economia. Ma, conclusasi la fase risorgimentale e dopo l'annessione della Lombardia, i legami con l'area milanese verranno stabilmente riannodati e produrranno quegli incentivi allo sviluppo industriale che muterà ben presto il carattere della economia novarese (fino allora prettamente agricola) e, conseguentemente ai noti fenomeni di inurbamento, determineranno l rapida espansione esterna della città con insediamenti residenziali proporzionati alle nuove dimensioni della popolazione, estensione delle aree industriali e ristrutturazione dei servizi e della viabilità. Su questa mappa (che ricostruisce la condizione della città attorno al 1860) si nota già il tracciato dei futuri viali (Dante e Buonarroti). Tra la Barriera Albertina ed il Rondò di S. Martino non è ancora sorto alcun edificio. La fascia esterna attigua ai baluardi (zona rigata) è completamente libera e consentirà successivamente l'impianto delle ampie zone verdi e dei parchi pubblici vicini al cuore della città.

Novara

Novara ai primi del Novecento ha cambiato volto. I fattori determinanti di questo rapido sviluppo sono la ferrovia, i canali, le nuove industrie che danno all'economia novarese una diversa dimensione, i numerosi insediamenti militari, assistenziali e pubblici ed i noti fenomeni sociali di inurbamento che incrementano l'espansione residenziale esterna. Le industrie (indicate con cerchi) si sono polarizzate attorno agli scali ferroviari ed in prossimità delle vie d'acqua nel settore nord-est (tra i due sobborghi di S.Andrea e di S.Agabio) che assume così una tipica caratterizzazione. L'edilizia residenziale si espande dove può verso l'esterno senza legami di continuità con il centro antico. Si configurano, sulle direttrici di traffico, i nuclei autonomi di Corso Torino, S.Martino, Corso Risorgimento, Viale Roma e Porta Mortara, come un sistema satellite complesso ed articolato, mentre il vecchio nucleo ormai saturo e bloccato su tre lati dalla ferrovia e verso sud dai giardini (tratteggio) e da edifici di servizio collettivo (ospedali, istituti, scuole, caserme, indicati in nero) resta come cristallizzato e non subisce alterazioni sostanziali alla sua configurazione originaria.

Novara

1937: IL PIANO REGOLATORE non percepisce le indicazioni fornite dalla evoluzione spontanea di Novara nei decenni precedenti e, tentando la reciproca saldatura fra i nuovi nuclei esterni sorti come unità autonome, dimostra di intendere lo sviluppo della città come un fatto indifferenziato e quindi concepisce l'espansione esterna come un semplice fenomeno di saturazione con progressione di densità dalla periferia verso il centro dell'orbita e nella diretta competenza del centro cittadino con il quale vuol mantenere legami di stretta dipendenza. Tenta di dare a quest'ultimo assetto e strutturazione commisurati alla nuova dimensione urbana. In questo spirito vengono intesi gli interventi nel centro cittadino, a partire dal fatidico «colpo di piccone» dell’8 ottobre 1934. Il bilanco consuntivo di 25 anni di attività edilizia entro i baluardi, mentre annovera al suo attivo la consapevole urgenza e volontà del risanamento del nucleo antico, segna in passivo un elenco di occasioni mancate e di interventi poco corretti con edifici che, in assenza di preoccupazioni urbanistiche, sono commisurati so]tanto con la larghezza stradale. Le nuove costruzioni hanno prodotto nuovi vani e negozi più moderni, ma hanno altresì aumentato ]a densità edilizia effettiva, incrementato le presenze, distrutto ulteriormente i cortili e le zone verdi, ignorato il problema della macchina e dei servizi, creato portici e spazi pubblici fuori scala, favorito insediamenti disordinati e casuali. Sono cioé mancati in buona parte gli obiettivi dell'intervento: risanamento igienico e ristrutturazione. Per non parlare del sovvertimento di valori e delle lacerazioni nel tessuto urbano consumate nella saltuarietà e casualità degli interventi. Quasi in ogni via del centro possiamo notare queste presenze poco riguardose e certamente fuori scala. Si è verificato in sostanza un fenomeno di involuzione. Il riscatto del nucleo antico deve certamente avvenire, ma con premesse cui la nostra cultura può rinunciare e con programmi oculati e limpidi.

Novara

1963: Il piano Regolatore generale riesamina l'espansione esterna della città come un fenomeno positivo di cui determina l'incremento sulle previsioni statistiche ottimali, e studia quindi la riorganizzazione dei settori residenziali che sorgono al contorno del nucleo antico, differenziamdoli in quartieri autonomi completi di attrezzature e di servizi. nella planimetria si scorgono, nelle zone contrassegnate a tratteggio, i nuclei che costituiscono le comunità organizzate con proprie scuole, zone commerciali, chiese, ecc. Lo studio della grande viabilità esterna, la stretta delimitazione delle zone industriali e delle fasce urbanizzabili entro il verde agricolo, il trasferimento degli impianti sportivi nel nuovo Parco all'Agogna, l'acqisizione di numerose aree per costruzioni scolastiche e d'interesse collettivo, costituiscono la soma dei provvedimenti posti in opera in appoggio alla tendenza spontanea della edilizia privata, al fine di garantire ai nuovi insediamenti dignità, chiarezza ed efficienza. L'allentamento dei legami di stretta dipendenza tra il centro ed i quartieri periferici con il trasferimento verso le zone marginali esterne dei servizi essenziali, produce un alleggerimento delle funzioni meno qualitativamente differenziate del nucleo antico, riservando a quest'ultimo le attribuzioni che più propriamente gli competono come luogo d'incontro e di scambi fra le comunità urbane e fra città e territorio. Conseguentemente al trasferimento degli insediamenti residenziali all'esterno, nella loro sede più logica ed attrezzata e su ampie aree che consentono una felice diluizione della densità abitativa, sarà finalmente possibile il recupero del centro storico antico, ormai reso disponibile alle sue funzioni primarie, mediante interventi di risanamento e di ristrutturazione.

Carlo Ravarelli