Bollettino Storico per la Provincia di Novara - CXI (2020) I/II


Un secolo di storia sulle pagine del Bollettino

 

di Sandro Callerio

Cento anni sono ormai trascorsi della nascita della Società Storica Novarese.

Affermare che la nostra associazione è figlia di Giovan Battista Morandi e del "suo" Bollettino Storico per la Provincia di Novara può essere considerata una tautologia. Come ha sottolineato Mario Crenna:

Il neosodalizio era, peraltro, il naturale completamento dell'iniziativa editoriale voluta dal Morandi nel 1907, unica nel suo genere entro il vasto terttitorio provinciale; il Bollettino Storico, che, con periodicità non interrotta neppure dalle asperità economiche della guerra mondiale 1914-1918, era ormai divenuto il punto di riferimento di valenti studiosi e ricercatori di storia locale.

Assumendolo come proprio organo di informazione, la Società Storica e incorporò ben presto gli abbonati, raggiungendo in tal modo la vistoa consistenza di oltre centotrenta associati. A costoro, convocati nella citata assemblea del 20 maggio 1920, si chiedeva «di far conoscere il nuovo sodalizio, di farlo pregiare, di tessergli intorno la tela sempre più salda e vasta delle buone amicizie».

Ripercorreremo quindi i momenti più significativi della "nostra" storia attraverso le pagine del Bollettino, che pubblicando gli «Atti» e i «Notiziari» ne ha conservata memoria ...

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2020 Gli anniversari "mancati"

di Alberto Viarengo

Il 2020, tra le altre cose, è stato l’anno del non detto.

Alcuni appuntamenti già programmati sono stati tenuti in vita dalla "distanza", dalla comunicazione via web; alcuni si sono potuti inserire in quei brevi periodi di apertura "straordinaria" in mezzo all’ordinarietà della pandemia, dell’invisibile problema della nostra vita odierna; altri, seppure programmati, non sono mai nati.

Nel 2020 il Conservatorio di Novara voleva ricordare e far ricordare, al mondo e all’arte, il nome della sua intitolazione, Guido Cantelli, nel centenario della sua nascita e i 150 anni dalla morte di Saverio Mercadante, musicista che a Novara lasciò ricordi indelebili della sua carriera e della sua avventura umana.

Insomma, non c’è stata la possibilità di dire, di comunicare testimonianze, informazioni, documenti su questi due giganti della nostra musica.

Allora il non detto, almeno in alcune sue parziali manifestazioni, si palesa nello scritto: il Bollettino Storico della Provincia di Novara, in un anno che ricorda e festeggia un altro fondamentale centenario, quello della Società Storica Novarese, raccoglie tre ricordi musicali: il Cantelli prima dell’incontro con Toscanini, nella impaginazione del biografo cantelliano per eccellenza, Mario Giarda; il Cantelli allievo tra gli allievi di Giorgio Federico Ghedini, nella accurata ricostruzione di un periodo musicale ancora poco svelato da parte di Paolo Paolini; il Mercadante del lavoro novarese più significativo: Le Sette Ultime parole di Nostro Signore sulla croce tra cronaca, religiosità e musica.

Tre piccoli tasselli per ricordare, sebbene un po’ da lontano, avvenimenti e uomini che hanno ancora qualcosa da dire al nostro presente e, sicuramente, ad un futuro che avrà certamente bisogno anche di loro per riprendere il corso di una vita al momento ancora troppo incrinata.

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Cantelli prima di Toscanini

di Mario Giarda

Molto spesso e soprattutto in passato il mito di Guido Cantelli è stato associato al mito di Arturo Toscanini.

Il grande, vecchio Maestro aveva ascoltato e visto il 28enne direttore novarese sul podio della Scala, il 21 maggio 1948, e ne era rimasto talmente colpito da affidargli qualche mese dopo la sua orchestra, la NBC, spalancandogli così le porte degli Stati Uniti e, via via, del successo internazionale.

Nel racconto popolare Guido diventava non solo il pupillo, ma quasi una creatura di Toscanini.

Per di più, morto tragicamente tanto giovane da rimanere eternamente ragazzo e da sollecitare, anche a decenni di distanza, l'inevitabile domanda: chissà fino a dove sarebbe potuto arrivare, chissà che cosa avrebbe fatto ancora se fosse vissuto a lungo come il suo mentore ...

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Gli allievi milanesi e torinesi di G. F. Ghedini

di Paolo Paolini

Guido Cantelli e gli allievi del Conservatorio di Milano.

Guido Cantelli1, dopo aver seguito dal 1939 al 1941 alta Composizione con Arrigo Pedrollo, proseguì gli studi con Giorgio Federico Ghedini, giunto nel prestigioso istituto musicale milanese proprio in quell’anno di guerra dopo una parentesi al Conservatorio “A. Boito” di Parma.

L’avvicendamento tra il compositore veneto e quello piemontese nella cattedra al “G. Verdi” era avvenuto a causa del doppio impegno che vedeva Pedrollo impegnato sia nella direzione dell’istituto musicale di Vicenza sia, dal 1941, del Liceo Musicale di Padova.

Già a vent’anni, Cantelli aveva fatto il suo esordio nel circuito dei teatri di provincia, certamente poco aiutato dall’entrata in guerra dell’Italia; contemporaneamente, completava gli studi di Direzione d’Orchestra con il celebre Antonino Votto ...

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Le Sette Ultime Parole di N. S. sulla Croce di Saverio Mercadante

di Alberto Viarengo

Saverio Mercadante, nella sua lunga avventura professionale, artistica e umana, passò sette tra i suoi più intensi anni a Novara, in qualità di maestro di cappella della Cattedrale cittadina quale successore di Pietro Generali.

Di questo periodo novarese che va dal 1833 al 1840 hanno trattato, in particolare, Guido Bustico, Luigi Sante Colonna, Gaspare Nello Vetro, lo scrivente oltre che Mercadante stesso attraverso il suo epistolario ...

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La Guardia doganale nel Novarese

di Enrico Fuselli

L’unità del paese fu attuata secondo il principio della “piemontesizzazione”; nelle regioni che nel corso del biennio 1859-1860 erano state annesse al Piemonte, furono introdotte le istituzioni e le disposizioni di legge del vecchio Regno di Sardegna.

Tale processo riguardò anche la legislazione doganale: nella Lombardia, ceduta dall’Austria, fu adottata la tariffa sarda del 9 luglio 1859 (essa entrò in vigore il 25 dello stesso mese).

In conseguenza di ciò, dal 15 luglio 1859 vennero soppresse le linee doganali tra le provincie piemontesi e lombarde (in periodi successivi quelle con gli ex ducati padani di Modena e Parma, il vecchio Granducato di Toscana, la Romagna, l’Umbria, le Marche e l’ex Regno delle Due Sicilie) ...

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Le lettere africane del sottotenente Alfredo Rota

di Gianluca Chiericati

Anni addietro, nel corso delle mie ricerche presso l'Archivio di Stato di Novara, mi sono imbattuto nel Fondo avv. Giovanni Piccinini.

Tale documentazione inerente i più disparati argomenti fu donata all’ente dal figlio, geom. Alfredo Vittorio Piccinini, negli anni ‘70-‘80 del secolo scorso.

Tra il materiale ivi contenuto, una busta di plastica trasparente con un «pizzino» recante la scritta Lettere di mio nonno Brigadiere generale Rota Alfredo all’epoca Tenente nel 7° Regg. Bersaglieri attira prontamente la mia attenzione di appassionato di storia militare.

Esaminato il contenuto appaiono undici lettere scritte, tra il febbraio 1887 e l’aprile 1888, dal Corno d’Africa alla famiglia, che gustosamente tratteggiano la vita quotidiana e il servizio di un giovane subalterno di fanteria - futuro generale novarese d’adozione - ai primordi della nostra tardiva avventura coloniale in Africa orientale ...

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Vittorio e i mattoni

di Corrado Beldì

La luce del mattino, il porticato tutto attorno e un percorso in beola che corre verso l’angolo del giardino, ti giri e vedi solo pareti di mattoni, hanno i corsi perfetti e sono di un rosso acceso.

«Il Beldì si vede dal mattone». Lo slogan della nostra fornace funzionava, era arrivato in tutto il Nord Italia perché in effetti erano belli, pettinati, bugnati, rusticati, bisabbiati, inevitabile che un giorno mio padre Franco Beldì li usasse per costruirsi una casa proprio sui terreni della cava e per mille ragioni l’unico architetto possibile poteva essere Vittorio Gregotti.

Amici da una vita, le avventure coi fratelli Chicco e Mariella fin dalle serate del martedì col padre Gigi, industriale novarese e aviatore per diletto, dall’aeroporto di Cameri ogni estate col suo Piper li portava in vacanza.

Romagna, Abruzzo, Puglia, Albania, un pieno dopo l’altro si arrivava sino in Grecia e persino in Egitto a scoprire se davvero si poteva salire in cima alle piramidi, mentre Vittorio già passava le giornate a disegnare e a consumare i libri di architettura ...

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