I. - L’interessante edificio è costituito da una navata, rettangolare, terminata ad oriente da un’abside semicircolare (fig.201): al muro a notte e adiacente un campanile con cinque piani di cornici e finestre (fig.202).
La chiesa è di esecuzione molto rozza ed era coperta in origine dal solo tetto: la muratura è costituita da pietrame e ciottoli disposti con grande disordine; quella del campanile è di qualità migliore poiché non vi si trovano ciottoli ma solo pietra spaccata, e questa è messa in opera secondo corsi orizzontali.
II. - La decorazione della chiesetta è limitata ad archetti spartiti da lesene a due a due nella sola abside nove coppie in tutto; gli archetti hanno apparecchio poco felice in frammenti di laterizio: in vicinanza del peduccio, cioé nel punto d’unione, di certe coppie vi è un laterizio tagliato a losanga.
Le finestre erano a doppia strombatura con apertura a feritoia ed archivolto semicircolare: si conservano in facciata, nel muro a giorno e nell’abside, più o meno danneggiate dai restauri.
Il campanile è decorato da archetti in gruppi di tre e di quattro: le finestre sono feritoie o bifore: queste hanno il capitello mediano di tipo semplicissimo a gruccia.
III. - La storia della cappelletta risulta esclusivamente dallo studio stilistico poiché fanno difetto notizie di qualsiasi genere.
Evidentemente il campanile fu aggiunto in un secondo tempo, poco dopo la costruzione della chiesetta, poiché la muratura e lo stile decorativo presentano un carattere piu evoluto.
Nel sec. XV l’interno del monumento fu coperto quasi interamente da affreschi di notevole interesse iconografico ed artistico: contemporaneamente furono otturate alcune delle finestrelle originali (1).
Nel sec. XVI la navata fu provvista di un soffitto a grandi cassettoni in legname: la struttura e la decorazione a dentelli di questo soffitto accrescono notevolmente il pregio del monumento.
In seguito furono eseguite alterazioni ed aggiunte all’esterno poiché l’edificio fu adibito a cappella del cimitero.
(1) NIGRA: S.Marcello di Paruzzaro pag.15-16.
