duomo 1 archrom 5 archrom 6

L'Architettura Romanica nel Novarese - I Monumenti



CALTIGNAGA - San Lupo

I. - Era l'antichissima Chiesa del castello: ora è profanata e ridotta a magazzino (fig.33).
Era ad una sola navata, terminata da un'abside semicircolare e coperta dal solo tetto.
La muratura della parte inferiore del muro a giorno (fig.35) è formata di grossi ed irregolari mattoni, per lo più frammenti di laterizi romani, disposti in corsi approssimativamente orizzontali: vi si scorgono tracce di due finestre e di elementi decorativi la muratura della parte superiore è invece formata da mattoni più piccoli, disposti in corsi orizzontali e frammenti a spina pesce.
È probabile che negli altri muri, mascherati da intonaci e opere di rinforzo posteriori, vi sia anche una struttura simile.
La chiesa attuale appare quindi frutto di una sopraelevazione eseguita già in epoca assai antica.
Questo fatto è confermato dall'osservazione dei residui dell'abside originale che appare troppo bassa rispetto all'altezza attuale della chiesa di tale abside, semicircolare; sono tuttora riconoscibili le fondazioni, sporgenti da terra ed un frammento della parte estrema della curva colla soprastante cornice, incorporato nel presbiterio attualmente esistente, costruito nel periodo barocco.
Dall'interno si osservano alcuni elementi strutturali di un certo interesse: un grande arcone sporgente dal muro absidale (fig.34) ed alcune lesene (fig.36) sporgenti dai muri laterali (tre per ogni muro, a distanze regolari), di cui e rimasta solo più la parte superiore e che forse servivano come rinforzi nei punti di appoggio delle incavallature: tutti questi elementi fanno parte della sopraelevazione ricordata ed appartengono quindi alla seconda fase costruttiva.
Alla chiesa era attiguo un campanile di cui è rimasta la parte inferiore (fig.33).
La sua muratura è rozza, con paramenti di mattoni anche romani e pochi frammenti a spina di pesce (fig.37), qualche cosa di intermedio fra quelli della parte inferiore della chiesa e quelli della parte superiore.
Il carattere di rozzezza di essi li avvicina per altro in modo particolare a quelli della parte inferiore: parrebbe così che il campanile sia stato costruito pochi anni dopo la parte più antica della chiesa e, relativamente, molto prima che si iniziasse la sopraelevazione.
L'osservazione del punto di contatto delle strutture del campanile e della Chiesa ne conferma l'indipendenza e l'erezione in una fase costruttiva intermedia fra le due della chiesa.


II. - La decorazione della parte più antica della Chiesa era probabilmente limitata a coppie di archetti: sul muro a giorno si vedono ancora le tracce di due coppie: le lesene di separazione non continuavano fino a terra, ma si interrompevano presto formando dei riquadri (fig.33 e fig.35).
Nella parte residua dell'abside si scorge traccia di una larga lesena: è probabile che vi fossero anche qui archetti a coppie: le lesene di separazione continuavano per altro fino a terra; la cornice terminale è di mattoni aggettati e smussati in modo da formare una superficie inclinata.
Le finestre originali, di cui si vedono tracce sul muro a giorno (fig.35), erano rozzissime, semplicemente centinate e piccole, e vennero otturate quando la chiesa fu sopraelevata.
La decorazione del campanile (fig.33) era formata sul piano inferiore da arcate cieche, due per parete, e sul piano superiore da grossi archetti a coppie, due coppie per parete.
La parte soprastante venne demolita: le finestre, erano centinate, ma senza strombatura (fig.37).
La decorazione della parte superiore della chiesa è composta da archetti pensili senza lesene intermedie, ben eseguiti in mattoni ed apparecchiati per lo più intorno a conci semicircolari in cotto.
Le finestre sono ampie ed alte, a doppia strombatura, centinate ed eseguite con una certa cura; nelle spalle è fatto uso talvolta di grossi mattoni messi di piatto (fig.33 e fig.35).


III. - In Caltignaga vennero fatti ritrovamenti di ruderi romani e materiale archeologico (1).
La storia della Chiesa di S.Lupo, sita nel castello, non può andare disgiunta da quella dei signori di Caltignaga, che ebbero una certa importanza verso la metà del secolo X e nel secolo seguente.
I signori di Caltignaga, secondo il Guasco (2), derivavano da un Gherardo conte di Vienne che aveva avuto Caltignaga in beneficio da Ludovico il Cieco.
Noi troviamo poi ricordato un Ildeprando di Caltignaga come già defunto nel 958, in un atto steso in Caltignaga e sottoscritto dai tre figli Riccardo, Ademaro e Ratborno (3).
Questo Riccardo può forse essere identificato con quello favorito nel 945 da un diploma di Ugo e Lotario (4).
Si arguisce, anche dalla ricorrenza dei nomi, che da questa famiglia discendesse Ildeprando di "Lumellogno" che ebbe, tra gli altri, un figlio di nome Riccardo non è chiaro per altro se Ildeprando, che, a quanto pare, risiedeva a Lumellogno (5) fosse figlio di una sorella dei Riccardo Ademaro e Ratborno sposata ad Aimone Conte di Vercelli (6) o se fosse invece figlio del Riccardo ricordato nell'atto testé menzionato del 958 (7) e sposato ad una figlia di Aimone stesso.
Comunque sono ricordati sovente nei documenti del tempo i figli di Ildeprando, intraprendenti e litigiosi seguaci di Re Arduino: Uberto il Rufo, Conte di Vercelli nemico irreconciliabile di Leone, Vescovo di Vercelli, la "volpe rossa" dalle lettere leoniane al'Imperatore, che dopo la caduta e la morte di Arduino diresse e guidò la lotta contro il partito dei vescovi, da Leone stesso vinto e scomunicato nel 1019 (8); Rozone ed Ugo di Montiglio, che avevano ereditato la Signoria di Montiglio anch'essi da Aimone (9) e dei quali troviamo memoria nel discusso diploma enriciano del 1014 a favore della chiesa di Vercelli che li spoglia dei beni quali seguaci di Arduino (10); Riccardo infine Conte dell'Ossola che insieme alla consorte Waldrada è ricordato più di una volta nelle carte del tempo, esso pure nemico del partito vescovile.
Già nel 998 Riccardo ebbe col vescovo di Tortona, Liutefredo una vertenza per i diritti su molte terre: la risoluzione si ebbe in Pavia con un duello in presenza di Ottone III fra l'avvocato del Vescovo e Riccardo in persona che fu vinto (11).
Nel diploma del 1014, già ricordato, anche il Conte Riccardo e la Consorte Waldrada sono spogliati di beni a favore della chiesa di Vercelli, secondo i desideri del Vescovo Leone (12).
Troviamo invece un atto del 15 marzo 1013 per cui Riccardo e Waldrada vendono per denaro il teloneo ed il distretto di Lumellogno a Pietro Vescovo di Novara (13), alleato di Leone e nemico acerrimo di Arduino.
Come possiamo credere che Riccardo abbia venduto liberamente questi beni, ereditati dal padre suo ad un nemico, anzi a quello dei suoi nemici che l'anno seguente 1014 otterrà la sua spogliazione della contea dell'Ossola per esserne egli stesso insignito? (14).
Appare evidente che nel nostro caso si tratta più che di una vendita, di una specie di spogliazione a cui Riccardo dovette, date le condizioni sue particolari nel 1013, acconsentire.
Questo vescovo Pietro acquistò inoltre da Riccardo anche beni in Caltignaga: in una donazione fatta nel 1015 dal vescovo Pietro ai Canonici Novaresi di S.Maria e S.Gaudenzio è ricordato infatti, fra l'altro, un appezzamento sito in Caltignaga acquistato, dice l'atto, appunto da Riccardo e Waldrada (15).
Ad ogni modo il vescovo Pietro, nei trapassi di poteri e di proprietà che precedettero o seguirono il crollo di Arduino, fu largo di favori alla sua famiglia che in breve divenne, non sappiamo con precisione come, ma possiamo indovinarlo, padrona di Caltignaga.
Sappiamo che il 20 gennaio 1014 Gisulfo, fratello del Vescovo Pietro e Giudice, comperò case e beni esistenti in Caltignaga, anche in castello, dal diacono Telesone, probabilmente parente o congiunto di Riccardo; con quanta buona volontà da parte di Telesone l'atto stesso lo dica: per esso il Giudice Gisulfo si impegna di annullare l'atto di vendita fatto nello stesso giorno, se entro il mese di luglio gli si verseranno trentasei lire pavesi (16) sono evidenti le condizioni poco felici in cui si trovava l'infelice Telesone. Comunque pare che la vendita sia rimasta immutata e che il castello di Caltignaga sia passato nelle mani del nemici dei suoi antichi signori poiché troviamo il figlio di Gisulfo ricordato nel 1075 col titolo "Adelbertus de Caltiniaco" (17).
Un altro signore di Caltignaga Bonifacio del fu Rotefredo è ricordato in una carta del 4 novembre 1068 (18).
In conclusione il castello di Caltignaga, a giudicare dai documenti a noi pervenuti necessariamente frammentari, ebbe un periodo di fortuna verso la metà del secolo X, ai tempi di Ildeprando e dei suoi figli ed un altro periodo di fortuna nella seconda metà del secolo XI quando vi si consolidò la signoria dei discendenti del Giudice Gisulfo: queste considerazioni ci possono essere di aiuto per fissare l'epoca in cui la chiesa di S.Lupo venne costruita la prima volta e ricostruita: non ci possono per altro illuminare sulla causa che ha determinato la ricostruzione, se sia stato un incendio od un danneggiamento per mano di nemici o più semplicemente il desiderio di ampliare e rendere più degna la chiesetta del castello.
Questa (S.Lupo) ebbe dignità parrocchiale insieme a S.Maria e come tale è ricordata dal Bescapé (19): era soggetta ai feudatari del castello, a cui competeva la nomina del parroco (20).
Nel periodo barocco e specialmente nel secolo XVIII venne restaurata profondamente: venne così rifatta la facciata, costruite due grandi cappelle lateralmente, distrutte od otturate le finestre originali e sostituite da altre rettangolari, distrutta in gran parte l'abside semicircolare e sostituita da un presbiterio rettangolare, cotruita sulla nave una volta a botte a profilo ellittico con armatura di cannucce, decorato infine l'interno con stucchi ed intonaci (figg.33, 34, 35 e 36).
Nel 1780 con bolla di Pio VI la parrocchia fu soppressa ed i suoi beni devoluti alla congregazione degli oblati di Novara (21).
Da quel giorno il venerabile monumento fu maltrattato senza alcun riguardo: demolite in buona parte le opere barocche, abbassato il campanile e martoriato in mille guise serve ora come rimessa e ripostiglio (figg.33-37).

»»» CALTIGNAGA - S. Salvatore - al Cimitero.

(1) Cfr.: Novara Sacra 1928 pag.240-241.
(2) GUASCO DI B.: Dizionario feudale pag.351.
(3) BSSS: Vol. LXXVIII doc. LII.
(4) BSSS: Vol. LXXVII, II, doc. III.
(5) Cfr. la carta mutila del sec. X riprodotta in BSSS: Vol. LXXVIII doc. CXIV.
(6) GABOTTO: Ducati e Comitato pag.34, ss.; GUASCO DI B.: Tavole genealogiche alesS.Vol. I tav. I.
(7) Novara Sacra 1928 pag.241.
(8) Cfr.: LOWENFELD: Leo von Vercelli BLOCH: Beiträge Geschichte des Bischofs Leo etc. passim.
(9) GUASCO DI B.: Tavole etc. Vol. I tav. I.
(10) MON. H. P. T. I.: n. 239 pag.406 PROVANA: Studi critici, app. N. 37 pag.389-390.
(11) BSSS: Vol. XLVII doc. III.
(12) Cfr.: doc. di cui alla nota 10 e GABOTTO: Diplomi regi ed imperiali pag.41-52.
(13) BSSS: Vol. LXXVIII docc. CXX XIV e CXXXV.
(14) Cfr.: PROVANA: Studi critici etc. app. n. 38.
(15) BSSS: Vol. LXXVIII doc. CXL. In tale carta Pietro vescovo di Novara dona ai Canonici di S.Maria e S.Gaudenzio tra l’altro terram quam de commite richardo et uxore eius uualderata nostro precio adquisiuimus que in uilla quae caltiniaca nominatur adiacere dinoscitur: notisi tra l’altro che il fatto che Riccardo aveva possessi in Caltignaga riafferma la sua discendenza dagli antichi Signori di Caltignaga.
(16) BSSS: Vol. LXXVIII doc. CXXXVIII.
(17) BSSS: Vol. LXXVII. III., doc. XX.
(18) BSSS: Vol. LXXIX doc. CCXXIII.
(19) BESCAPÉ: pag.107 ed. Ravizza pag.120.
(20) Novara Sacra 1928 pag.244.
(21) Novara Sacra 1928 pag.244.

Immagini

Fig. 33 - Caltignaga - S.Lupo - Pareti a giorno e campanile
Fig. 34 - Caltignaga - S.Lupo - Muro absidale
Fig. 35 - Caltignaga - S.Lupo - Particolare muro a giorno e campanile
Fig. 36 - Caltignaga - S.Lupo - Interno
Fig. 37 - Caltignaga - S.Lupo - Campanile