Conversazioni d'archivio

Arte barocca nei tessuti e nei ricami in Piemonte ed in Lombardia

Flavia Fiori - 27 marzo 2012

Flavia Fiori ha parlato di un campo dell’artigianato spesso trascurato, quello del ricamo, che tanta importanza aveva nella cultura barocca. La sontuosità delle vesti e degli arredi liturgici, come dell’abbigliamento civile, era un importante elemento di distinzione, all’interno di una Società in cui veramente l’abito “faceva” il monaco, e l’apparire e lo stupire, anche nelle vesti e nell’arredo della casa e della chiesa, era fondamentale. I ricami ed i pizzi, che venivano eseguiti con pregiati fili di seta, argento e oro erano costosissimi, soprattutto perché la loro produzione richiedeva giorni di lavoro di personale altamente specializzato, erano quindi appannaggio e segno distintivo delle classi sociali più elevate.
La relatrice ha presentato tutta una serie di immagini di tessuti di epoca barocca ritrovati nell’ambito novarese, illustrandone la tipologia e parlando di quelle che erano le linee più comuni di questo tipo di decorazione.
Il mondo del ricamo era, in epoca barocca, un settore estremamente specializzato, un artigianato di alto livello che poteva svilupparsi solo concentrato in poche zone: nel nord-ovest d’Italia gli unici grandi centri di produzione di stoffe ricamate di alto prestigio erano Milano - già allora capitale della moda - e Genova e, in misura alquanto minore, Torino e Como; Novara non aveva propri laboratori per produzione di ricami di alto livello ed i tessuti barocchi ricamati presenti nel novarese sono per lo più di provenienza ligure o lombarda; dal milanese i lavori arrivavano ovviamente con facilità, data la vicinanza geografica, da Genova arrivavano invece solitamente per il tramite di emigrati novaresi residenti a Casale, che regalavano paramenti sacri alle chiese dei paesi d’origine.

Madonna vestita, restaurata nel laboratorio Mater Ecclesiae - Isola di san Giulio d'Orta

Sempre a doni di emigrati facoltosi sono da riferirsi tessuti sicuramente provenienti da Lucca (inconfondibile e tipico il damasco bianco e blu lucchese presente in una chiesa valsesiana), dalla Francia e da Roma presenti in alcune chiese dell’alto novarese; i preziosi paramenti liturgici venivano a volte realizzati su ordinazione e portavano spesso la data di produzione ed il nome o la dedica del donatore.
La produzione di alcuni velluti di seta - come il velluto cosiddetto Riccio - era legata alla presenza di maestranze che erano ricercatissime; anche la produzione di particolari e costosissime forme di ricamo in rilievo sviluppate a Burano era stata poi copiata dalla Francia, che aveva importato lavoratrici in grado di insegnare il mestiere a artigiani locali.
La Fiori ha presentato un raro tipo di questo ricamo rinvenuto a Craveggia ed ha mostrato alcuni dipinti d’epoca con nobildonne che ostentavano collarette di questo tipo di pizzo.

Madonna della cintura di Oleggio - manto ricamato

Le forme dei ricami erano abbastanza standardizzate, particolarmente nei tessuti per il culto, dove l’elemento fondamentale era la natura morta con fiori, generalmente tulipani - fiore all’epoca raro e pregiato - fiordalisi e giacinti, con volute di fogliami a cui si mescolavano a volte elementi zoomorfi: farfalle, piccoli insetti, uccellini colorati, spesso intorno ad un’immagine sacra o ad un elemento araldico riferito al donatore o al proprietario della veste liturgica, come in alcuni paliotti con stemma dei vescovi novaresi Volpi e Odescalchi ed in una pianeta con stemma del vescovo Gianbattista Visconti.
I soggetti erano perlopiù provenienti dall’ambiente romano e venivano diffusi, nei centri specializzati per tramite di cartoni, disegni ed incisioni. Alcuni tipi di decorazione avevano un andamento simmetrico, ma le più tipiche ornamentazioni barocche erano quelle più libere e fantasiose. Nel periodo tardo barocco si affermeranno poi modelli floreali più realistici.
Pochissimi, almeno nel novarese, sono gli esemplari superstiti di ricami e tessuti barocchi di abiti; abbiamo però alcuni esempi di abito barocco addosso a talune statue di Madonne vestite, che indossano riproduzioni d’epoca degli abiti indossati dalle gentildonne.
La gran parte dei tessuti superstiti sono pianete, stole ed altre vesti liturgiche, paliotti d’altare e gonfaloni processionali di cui la relatrice ha presentato numerosi esempi.
Un grande patrimonio che solo negli ultimi anni si sta studiando, recuperando e valorizzando.

Relazione di Luigi Simonetta

Torna all'inizio