Spigolature

La "caduta" dei Savoia

di Luigi Simonetta

Dovette passare quasi un secolo dal passaggio del territorio novarese sotto i Savoia prima che la Città di Novara dedicasse un monumento a quello che era stato il primo regnante sabaudo: Carlo Emanuele III. La colossale statua marmorea che tuttora troneggia in piazza Puccini, a fianco del Teatro Coccia, opera di Pompeo Marchesi (1), fu inaugurata il 4 novembre 1837, giorno onomastico del Re Carlo Alberto(2), a cui la Città aveva anche dedicato la porta monumentale, nota come “Barriera Albertina”.

Piazza Statuto e monumento a Carlo Alberto

Dopo la sua morte in esilio, la città nella quale aveva compiuto i suoi ultimi atti sovrani decise di erigergli un monumento che ricordasse con lui anche la battaglia di cui era stato valoroso anche se sfortunato protagonista. Nella piazza intitolata allo Statuto da lui promulgato - oggi piazza Gramsci - alle spalle della sede municipale, fu eretta una alta colonna marmorea troncata sormontata da un gruppo bronzeo raffigurante un’aquila ferita in atto di difendere la bandiera italiana serrata fra gli artigli. Il complesso monumentale fu in seguito completato con l’erezione di due edicole in granito, con decorazioni bronzee, e da due pilastri con le statue della Concordia e della Vigilanza, ad opera di Giuseppe Argenti, cintate da una cancellata artistica su disegno di Pelagio Palagi (3) precedentemente destinata alla Barriera daziaria di Porta Torino.

Piazza Vittorio Emanuele II con il monumento equestre [rivolto verso Torino]

Dopo la scomparsa, nel 1877, di Vittorio Emanuele II, primo sovrano d’Italia, che proprio a Novara aveva ricevuto il trono dal padre sconfitto, la città volle dedicargli la grande nuova piazza del castello, al centro della quale fu eretto il monumento equestre ancora esistente, ma allora orientato verso Torino, inaugurato il 31 ottobre 1881, opera eccellente di Ambrogio Borghi (4).

Monumento a Ferdinando di Savoia-Genova nei giardini dell’Allea

Anche il fratello di Vittorio Emanuele, il duca di Genova principe Ferdinando che aveva eroicamente preso parte alla Battaglia di Novara del 1849 fu ricordato con un busto bronzeo, opera di Benvenuto Pirrotta (5), inaugurato il 27 ottobre del 1901 nei giardini dell’Allea alla presenza del duca Tommaso di Genova.
Ultimo monumento sabaudo ad essere eretto fu quello a Re Umberto I, ucciso a Monza il 29 luglio 1900.

Piazza Umberto I e monumento dello stesso

La grande statua in bronzo su basamento di granito di Baveno, opera dello scultore novarese Gaudenzio Rossi (6), fu inaugurata il 26 settembre 1905 nella piazza prospiciente il Palazzo del Governo, alla presenza di re Vittorio Emanuele III e della regina Elena; il secondo re d’Italia era raffigurato in piedi, in divisa da ussaro.

Ma dopo alcuni decenni di vita tranquilla anche per i monumenti sabaudi novaresi arrivò il “dies irae”; l’iniziativa fu presa da una numerosa squadra di fascisti ferraresi, agli ordini del prefetto Vezzalini - che a Novara verrà poi fucilato nel 1945 - che, nella notte fra il 28 e il 29 settembre 1944, attrezzati con camion, funi e ramponi si dedicarono alla cancellazione della memoria sabauda novarese: le statue dei monumenti a Vittorio Emanuele, Carlo Alberto, Umberto e Ferdinando furono strappate dai piedistalli e trascinate per le strade. Solo la statua di Carlo Emanuele, troppo massiccia e pesante, sfuggì alle violenze repubblichine (7).

Anche dopo la Liberazione e la fine del conflitto l’ambiente novarese, ormai decisamente repubblicano, rimase freddo verso il ripristino delle memorie sabaude. Solo la statua equestre del Padre della Patria, un po’ per il pregio artistico dell’opera e un po’ per la memoria ancora viva che legava il re al Risorgimento Italiano, fu restaurata e riposizionata al centro della piazza ora dedicata ai Martiri antifascisti.
Al posto del busto del duca Ferdinando fu innalzato il monumento in ricordo del vescovo Leone Ossola, protagonista della Liberazione della città dai nazifascisti. I giardini che lo circondano sono stati recentemente intitolati alla principessa Mafalda di Savoia, morta nel lager di Buchenwald, unico tributo dell'attuale toponomastica novarese a casa Savoia.

Cimitero urbano - Ingresso

Il monumento a Carlo Alberto andò perso e la cancellata del Palagi con le sculture dell’Argenti fu utilizzata per creare l’ingresso monumentale del Cimitero urbano, piazza Statuto fu dedicata a Antonio Gramsci e corso Carlo Alberto divenne corso Giuseppe Mazzini.
I resti bronzei del monumento a Umberto I non furono ritrovati, il basamento fu livellato e la piazza fu dedicata a Giacomo Matteotti.
Come anche odierni accadimenti ci ricordano, nel corso dei millenni innalzare, abbattere e, talvolta, ricostruire monumenti è stato uno dei modi preferiti di (ri)scrivere la Storia.

SIC TRANSIT GLORIA MUNDI!


1 - Pompeo Marchesi (Saltrio 1783 – Milano 1858) scultore neoclassico di grande rinomanza allievo del Canova; lavorò all’Arco della Pace a Milano e realizzò numerose statue monumentali.
2 - Giacomo Giovanetti, Monumenti inaugurati in Novara il giorno Onomastico di S.M. il Re Carlo Alberto 4 Novembre 1937, Artaria, Novara 1837.
3 – Pelagio Palagi (Bologna 1775 – Milano 1860) celebre pittore e architetto dipinse per la Basilica di san Gaudenzio la grande pala con la donazione di S. Adalgiso.
4 – Ambrogio Borghi (1848 – 1877) ottimo scultore milanese, allievo dell’Accademia di Brera, morto purtroppo in giovanissima età, autore anche di un’altra statua di Vittorio Emanuele per Verona.
5 – Benvenuto Pirotta (Novara 1868 – 1910) scultore novarese, allievo del collegio Caccia, autore di numerose opere in bronzo e marmo di committenza pubblica e privata, aveva lo studio a Novara in corso Carlo Alberto 35, godette di larga stima e influenza nella vita artistica della Novara della Bella Epoque.
6 – Gaudenzio Rossi, scultore novarese, con studio in corso Carlo Alberto 23, autore della statua di Felice Cavallotti a Intra e di molte opere marmoree nel cimitero di Novara.
7 – Carlo Emanuele III, re inamovibile – BSPN 2001 pag. 453 454




Il re ritrovato

di Luigi Simonetta

Manifesto del 26 settembre 1905

Il 26 settembre 1905 Novara ebbe l’onore di una visita della giovane coppia dei reali Savoia: Vittorio Emanuele III ed Elena di Montenegro venuti per inaugurare il monumento al defunto Umberto I ucciso a Monza nel 1900.
Nell’occasione, oltre ad altre iniziative quali l’inaugurazione della nuova sede dell’Ospedale di san Giuliano, l’amministrazione comunale predispose festeggiamenti e intrattenimenti per gli illustri ospiti: un rinfresco all’albergo dei Tre Re, un concerto della banda comunale con cantata appositamente scritta dal maestro Vito Fedeli preceduta dall’esecuzione dell’Inno Reale e serata di gala al Teatro Coccia con esecuzione dell’opera “L’amico Fritz” di Mascagni.

Obbiettivo principale della visita era l’omaggio al defunto sovrano; già nel 1902 si era cominciata a diffondere nella pubblica opinione novarese la necessità di ricordare con un monumento il re Umberto, che già aveva visitato Novara nel 1874, quando era ancora un giovane principe ereditario circondato dall’aura di valoroso combattente risorgimentale, eroe della battaglia di Custoza, che aveva ispirato ad Edmondo de Amicis il celebre capitolo del libro Cuore sull’incontro tra Umberto e il soldato Coretti.
Il comune aveva individuato come sede del monumento lo spazio allora occupato dal giardino di casa Pampuri, di fronte a palazzo Natta, all’angolo fra via Conobio e corso Carlo Alberto, deliberando l’abbattimento della recinzione e l’adattamento dell’area a piazza pubblica, dedicata a re Umberto.

Medaglia commemorativa
Cartolina commemorativa

Solo nel 1905 però il progetto prese concretezza per l’intervento della Società di Mutuo Soccorso “Esercito”, allora presieduta dall’avv. Amos Brughera (1), che decise di finanziare l’iniziativa per celebrare il venticinquesimo anniversario della propria fondazione finanziandosi anche con la vendita di cartoline e medaglie commemorative.
Il bronzeo monumento reale fu eretto nella piazzetta prospiciente Palazzo Natta, dedicata al defunto e rappresentava il sovrano in piedi, a capo scoperto, appoggiato a una sciabola, in divisa militare con una giubba da ussaro con alamari appoggiata sulle spalle e il chepì nella mano destra.

Progetto della cancellata

Sul basamento in granito di Baveno, ornato da una grande aquila in bronzo che stringeva fra gli artigli uno stemma sabaudo, vi era la dedica “a Umberto I, Novara”, era un manufatto imponente, alto complessivamente circa sette metri; nel 1909 il monumento fu completato con una artistica cancellata in ferro su zoccolo di granito opera delle ditte novaresi Valli e Simonetta.
Autore dell’opera fu lo scultore novarese Gaudenzio Rossi , vissuto a cavallo fra il XIX e XX secolo, al quale si devono anche la statua di Felice Cavallotti a Intra e numerose altre opere nel circondario novarese.

Piazza Umberto I con il monumento recintato

Ben pochi novaresi ormai ricordano quella statua, abbattuta da una squadra fascista nella notte fra il 28 e il 29 settembre 1944 assieme ad altre memorie regali: la statua equestre di Vittorio Emanuele II, il busto di Ferdinando duca di Genova sull’Allea e il monumento commemorativo di Carlo Alberto in piazza del Rosario.
Solo il monumento a re Vittorio tornò al suo posto nella piazza poi dedicata ai Martiri della Libertà; del monumento a Umberto fu poi abbattuto anche il piedestallo e la piazza fu dedicata a Giacomo Matteotti, sopprimendo così ogni memoria del controverso sovrano che diede il nome a un periodo non esaltante della storia d’Italia - l’Italietta umbertina - segnato da grandi problemi nella crescita del Paese appena unificato, nel quale alle istanze popolari per una vita migliore e per un paese più giusto avevano risposto le cannonate del generale Bava Beccaris, a cui il Re, fautore di una politica conservatrice e autoritaria, aveva dato pieno sostegno.

Modello marmoreo del monumento a Umberto I opera di Gaudenzio Rossi

Tempo fa ebbi occasione di osservare nel deposito del marmista novarese Wladi Bergamini una statua marmorea che il proprietario riteneva raffigurasse re Vittorio Emanuele II, ma che identificai subito come una raffigurazione di Umberto I.
Si tratta di un marmo di circa un metro d’altezza, bucherellato in molti punti, nei quali erano ancora inseriti alcuni sottili ferretti: si trattava, con ogni evidenza, del modello originale utilizzato per la preparazione dello stampo da cui ricavare la statua in bronzo definitiva. Ho potuto in seguito osservare con maggior attenzione l’opera, nel frattempo ripulita e risistemata, confrontandola con una foto del monumento abbattuto, ciò che mi ha consentito di confermare senza alcun dubbio la mia prima intuizione: si tratta effettivamente del modello scolpito da Gaudenzio Rossi e servito alla ditta Betta di Torino per la fusione della statua novarese di Umberto I.

L'attuale proprietario sig. Bergamini non ricorda con precisione la storia della statua, ereditata dal padre, anch’egli marmista e discendente da una famiglia di marmisti comaschi.
Il signor Wladi Bergamini ha ereditato anche altre statue marmoree e alcuni strumenti anticamente utilizzati per la realizzazione dei modelli per la fusione dei bronzi; si tratta, probabilmente, di materiale proveniente dalla liquidazione del laboratorio di Gaudenzio Rossi, sito al nr 23 di corso Carlo Alberto - l'attuale corso Mazzini. E così, un'ottantina d'anni dopo l’abbattimento della statua, e a pochi giorni dal centoventesimo anniversario della morte a Monza, il 29 luglio 1900, per mano di Gaetano Bresci, il secondo re d’Italia può tornare a mostrare ai novaresi la propria immagine, grazie all'importante recupero di un pezzo di storia novarese.


1 – Amos Brughera era pronipote del celebre poeta novarese Giuseppe Regaldi: suo padre Luigi aveva sposato in prime nozze la figlia dello storico Francesco Bianchini.