Spigolature

La famiglia Morbio

di Luigi Simonetta

La famiglia Morbio è fra le più antiche famiglie del patriziato novarese, già documentata nel XII secolo, fu insignita nel 1307 del titolo comitale da papa Clemente V per aver contribuito alla lotta contro i seguaci di Fra Dolcino in Valsesia.
Il cognome suggerisce, con grande probabilità, la provenienza della famiglia dal comune luganese omonimo.

Stemma dei Morbio

La famiglia fu presente in continuità nelle gerarchie civili e religiose novaresi: dal 1482 era titolare del diritto di patrocinio sulla cappella dei santi Gerolamo e Sebastiano in Duomo e aveva una “voce” nel consiglio decurionale.
La casata ebbe diverse diramazioni, residenti a Milano, Lodi e Pavia; nel Novarese la residenza principale era in Ghemme, dove i Morbio avevano possedimenti ed erano patroni di una cappella nella parrocchiale; i Morbio possedevano anche una antica casa di villeggiatura e Carcegna sul lago d’Orta - oggi proprietà Favergiotti - che conserva ancora lo stemma della casata sulla cappa dell’antico camino.

Questo ramo della casata portava il cognome di Morbio Zapelloni, avendo unito al proprio quello di una antenata appartenente a quella importante e ricca famiglia di Borgomanero, ed aveva legami matrimoniali con molte altre casate nobili locali: Tornielli, Tettoni, Visconti, Caccia, Boniperti, Cattaneo e Leonardi.

Dedica di Francesco Bianchini a Francesca Morbio vedova Bollini - Indicatore Novarese 1833

Il ramo primogenito, ammesso nell’Ordine di Malta nel XVII secolo, si estinse con Francesca Morbio di Paolo, madre del noto intellettuale novarese Prospero Bollini; la casata continuò con un ramo secondario di giureconsulti che, a inizio Ottocento, era rappresentato da Gaetano, uno dei fondatori della Società Archeologica di Novara, padre dei due più noti esponenti della famiglia: Carlo e Cesare.

Novara, cimitero urbano - Tomba della famiglia Morbio con il busto di Cesare [1812-1887]

Cesare (1812-1887) fu sindaco di Novara, consigliere comunale, direttore della Biblioteca e pittore di qualche pregio; suo figlio Giuseppe (1836-1890), ultimo della famiglia in Novara, capitano di cavalleria decorato di medaglia d’argento a Montebello, lasciò al Museo Novarese una ricca raccolta d’arte.

Carlo (1811-1881) fu uno storico di rilievo, autore di oltre 90 opere, tra le quali la Storia dei municipi italiani e fu in corrispondenza col Manzoni a cui fornì materiale documentario sulla Milano del Seicento; la sua importante raccolta di documenti, stampe, monete e oggetti d’arte andò dispersa alla sua morte: in parte fu donata alla Biblioteca Civica di Novara ma in gran parte fu venduta a privati, un lotto fu acquisito dalla Biblioteca Braidense di Milano; il suo archivio personale, suddiviso in nove faldoni, fu donato alla Biblioteca Ambrosiana.

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Pio Morbio, figlio di Carlo fu uno dei quattro soci fondatori del Corriere della Sera di cui cedette le quote all’industriale tessile Benigno Crespi, marito di sua sorella Giulia, i cui figli presero il cognome di Crespi Morbio.
Fra i discendenti di Giulia Morbio spicca la nipote Giulia Maria Crespi Morbio morta a 97 anni il 19 luglio 2020 unica figlia di Aldo Crespi Morbio, figlio secondogenito di Giulia e Benigno.

Giulia Maria dalla metà degli anni sessanta gestì la proprietà del Corriere della Sera, prima della cessione ai Rizzoli, ma è nota soprattutto per essere la fondatrice e presidentessa del FAI, Fondo per l’Ambiente Italiano.