Spigolature

Suore operaie: le Apostoline di Borgo San Martino a Novara

di Rita Favergiotti

Novara, corso San Martino (oggi via Andrea Costa) in una cartolina d'epoca. In questa via nacque la Sironi

Il Sobborgo di San Martino di Novara ebbe, nell’Ottocento, un notevole sviluppo industriale.
L’industrializzazione del sobborgo sconvolse la struttura sociale delle famiglie residenti; nella famiglia agricola patriarcale, che aveva costituito la grande maggioranza della popolazione delle cascine della zona, tutti i componenti erano impegnati insieme nel lavoro dei campi, le donne avevano loro spazi che occupavano senza mai staccarsi dal gruppo famigliare, sempre sotto la tutela e l’appoggio del capofamiglia; i gruppi famigliari erano ampi e comprendevano spesso le famiglie di diversi fratelli che lavoravano indivisi le terre di famiglia o avute in affitto sotto l’autorità riconosciuta del maggiore.
La religione, anche se spesso vissuta solo superficialmente, era comunque praticata e le regole morali non ne venivano discusse.
Anche quando le donne si trasferivano in città per impiegarsi al servizio nelle case dei “signori” venivano, in gran parte dei casi, assunte da famiglie con le quali quella d’origine aveva legami, o perchè proprietarie dei terreni che lavorava o perchè provenienti dal medesimo luogo, a volte anche legate da lontani vincoli parentali; esse passavano in pratica dalla tutela del padre a quella del datore di lavoro.
Nel giro di pochi anni il sobborgo si trovò invece ad essere abitato in prevalenza da famiglie operaie, nuclei più piccoli, monofamigliari, residenti in stanze affittate nelle grandi case “di ringhiera” che furono costruite nel borgo in gran parte nella seconda metà dell’Ottocento, lungo la via Andrea Costa, il corso Torino e la via Pietro Micca.
In queste famiglie operaie il padre lavorava in fabbrica ed aveva perso gran parte della sua autorità assoluta sulla famiglia, egli non controllava più la fonte di guadagno, la terra, anche perchè pure la moglie, nella gran parte dei casi, lavorava fuori casa o anch’essa come operaia, nelle fabbriche tessili o nelle molte attività collaterali (moltissime donne del borgo erano attive come lavandaie o andavano a servizio ad ore nelle case della borghesia in espansione) ed era quindi produttrice di reddito come il marito; pure i figli che lavoravano in fabbrica diventavano indipendenti e potevano decidere subito del loro destino, non erano più legati alla terra come unica fonte di guadagno, si spostavano dove trovavano lavoro.
Anche le giovani che trovavano lavoro negli opifici erano più indipendenti dalla famiglia di quanto non fosse pochi anni prima e questo veniva poco accettato da molte famiglie comunque ancora legate alla morale preesistente, già allarmate dall’influenza che a loro poteva derivare dal contatto con le numerose giovani, provenienti dal contado e impiegate nelle tessiture e nelle fabbriche del sobborgo che, vivendo sole, avevano atteggiamenti più disinvolti e idee molto più libere.
La religione era molto meno sentita, sia per un diffuso sentimento anticlericale che si era andato diffondendo in quegli anni in risposta all’atteggiamento antiunitario della Chiesa nel periodo risorgimentale, sia per la crescita, fra i lavoratori dipendenti, tanto operai quanto braccianti agricoli, delle idee socialiste.

il vescovo Davide Ricardi

La chiesa novarese, guidata in quegli anni dal vescovo Davide Riccardi (1), molto sensibile alle tematiche sociali e del lavoro, si stava ponendo il problema di intervenire sull’educazione morale delle giovani, attuando interventi sociali che contrastassero il diffondersi delle ideologie laiche e socialista, trovò un notevole aiuto in una giovane insegnante, Innocenza Sironi.
Innocenza (battezzata Innocente) era nata nel Borgo nel 1868, figlia di Angelo Sironi, originario di Varese, che aveva una piccola attività di fabbricante di pettini, con redditi sufficienti a consentirgli di far studiare tutti i suoi figli.

lapide commemorativa di don Giovanni Bellotti, vicario di San Martino - rimossa negli anni Sessanta

Innocenza si era diplomata maestra ed era frequentatrice assidua della parrocchia, all’epoca retta da don Giovanni Bellotti, un parroco attivo e molto amato dalla popolazione che fu probabilmente il primo ad incoraggiare la sua vocazione all’educazione delle giovani che si concretizzò in dapprima nella istituzione del Consorzio del Sacro Cuore, indirizzato principalmente verso l’educazione cristiana delle giovani della parrocchia, in parallelo alla Congregazione di San Luigi che il parroco aveva istituito negli stessi anni per l’assistenza spirituale dei fanciulli.
Per la Sironi il Consorzio fu solo il primo passo per la realizzazione delle idee di apostolato che ella voleva concretizzare nella creazione di uno specifico ordine religioso, idea che coltivava da tempo ma che si decise a realizzare in seguito a un voto fatto nel momento di una grave malattia.

Particolare della Cappella del Sacro Cuore, nella chiesa di San Martino, prima dei restauri. Il dipinto raffigurava la congregazione del Sacro Cuore, la consorella inginocchiata alla sinistra di Gesù viene tradizionalmente identificata con la Sironi.

Sulla scia e probabilmente a imitazione, dei contemporanei movimenti di Therese de Montaignac (Terz’ordine del Sacro Cuore) e di Caterina Volpicelli (2) (Ancelle del Sacro Cuore), Innocenza intendeva attuare la sua opera di apostolato cattolico, non nel chiuso di un convento, ma in mezzo alla gente, istituendo un ordine di suore laiche che, pur riunite a vivere in una casa comune, continuassero a esercitare le loro attività ordinarie, negli opifici del Borgo, portando sul posto di lavoro la loro testimonianza di vita cristiana, dedicando poi il resto del loro tempo all’assistenza spirituale delle fanciulle e alle pratiche religiose.
Nel 1896 la Sironi, raccolse, prima in un appartamento presso l’Ospedale Maggiore, poi in una casa di proprietà della sua famiglia, che sorgeva nell’attuale via Morandi, alcune giovani che intendevano condividere la sua esperienza di vita comunitaria, fondando le “Spose Apostoline del Sacro Cuore di Gesù”: alle sue seguaci Innocenza propose una vita di grande sacrificio e spiritualità che univa devozioni e rinunzie della vita conventuale a una normale vita lavorativa.
L’idea di base era quella di portare in mezzo alle lavoratrici, donne che proponessero con la loro parola e, soprattutto, con l’esempio, modi di vivere aderenti ai dettami della religione, agendo “come apostoli fra la gente”, da qui la scelta del nome per la nuova congregazione.
Il legame con la comunità degli apostoli era presente anche nello statuto che, in previsione di una espansione futura dell’ordine, disponeva che ogni comunità dovesse essere formata al massimo da dodici donne più la superiora.
La piccola congregazione cominciava a prendere una forma stabile quando la salute della fondatrice cominciò a declinare, per la tisi che tornò ad aggredire il suo corpo già colpito pesantemente anni prima; e il 22 settembre 1903, dopo una lunga malattia, Innocenza morì.
La morte della fondatrice sconvolse la vita della piccola comunità che, privata della sua direzione fu sul punto di sfaldarsi, ma riuscì poi a sopravvivere e a crescere sotto la guida di Carlotta Stampini, donna semplice ma di grande intelligenza e sensibilità che ottenne in affitto una piccola abitazione presso la casa parrocchiale di San Martino, in cui, nei giorni festivi, le Apostoline cominciarono a riunire le giovani del Borgo, aprendo così il primo oratorio femminile della Diocesi.
Dopo pochi anni la congregazione riuscì ad acquistare un fabbricato in via Perazzi dove ampliò notevolmente la sua attività di accoglienza e di assistenza delle giovani.
Le Apostoline continuarono a lavorare in fabbrica fino al 1920, quando in seguito alle agitazioni sindacali, che assunsero anche forti colorazioni anticlericali, decisero, su consiglio delle autorità ecclesiastiche, di abbandonare il lavoro in fabbrica, continuando ad esercitare in casa l’attività di magliaia, cucitrice e sarta, mantenendo solo, all’esterno, l’attività di vendita di ortaggi su un banchetto in piazza delle Erbe.
Venuto così a mancare il contatto diretto con le lavoratrici, sul posto di lavoro, le Apostoline si concentrarono sull’apostolato fra le giovani, facendo dell’Oratorio di Sant’Agnese il più vivace centro dell’associazionismo cattolico femminile del novarese.
Purtroppo le vocazioni per una vita così sacrificata scarseggiavano e la congregazione andò ad esaurirsi con la morte delle apostoline entrate nei primi venti anni di vita della comunità; l’ultima fu Giuseppina Ariatta che, alla sua morte, nel 1977, lasciò erede la Parrocchia di San Martino del fabbricato di proprietà della congregazione che ospita oggi l’asilo parrocchiale e il cinema VIP.

(1) – Davide dei conti Riccardi (1833-1897) vescovo di Novara dal 1886 al 1891, poi arcivescovo di Torino, fondò in diocesi numerose associazioni operaie cattoliche e promosse la diffusione della stampa diocesana; anche il suo successore Edoardo Pulciano (1852-1911) curò molto l’assistenza spirituale degli operai nel periodo del suo episcopato dal 1892 al 1901.

Caterina Volpicelli

(2) – Therese de Montaignac (1820-1885) di nobile famiglia aveva fondato nel 1874 il movimento delle Oblate del Sacro Cuore che prevedeva sia un ramo di religiose che un ramo di laiche consacrate.
Molti sono i punti di contatto fra Caterina Volpicelli (Napoli 1839-1894) e Innocenza Sironi, entrambe provenienti da famiglie borghesi anche se di diverso livello sociale (la Volpicelli apparteneva a famiglia decisamente più ricca e influente) avevano fondato movimenti legati alla devozione al Sacro Cuore e rivolti all’assistenza alle giovani, entrambe dopo una crisi mistica conseguente a una grave malattia.
Entrambi gli ordini scelsero di operare fra la gente non adottando un abito religioso ma mantenendo l’abito di uso comune (le Ancelle della Volpicelli vestirono l’abito delle signore borghesi, mentre le Apostoline continuarono a indossare il semplice abito delle popolane con gonna lunga e camicetta).
Tanto il movimento della Volpicelli quanto quello della Sironi, anche se apprezzati a livello locale, trovarono forti opposizioni negli ambienti di curia per ottenere il riconoscimento del movimento quale ordine religioso.
Entrambe, infine, morirono ancora giovani, lasciando i movimenti da loro fondati in una fase di crescita ancora incerta.

Congregazione delle Spose Apostoline del Sacro Cuore di Gesù
Statuto

1 – la santificazione delle aggregate mediante la pratica delle virtù proprie del Divin Cuore e l’osservanza dei tre voti religiosi di ubbidienza, castità, povertà da emettersi annualmente nella festa del Sacro Cuore.
2 – l’istruzione della Dottrina Cristiana dei bambini e delle bambine della Parrocchia in cui si trovano fino all’età prescritta dalle leggi ecclesiastiche.
3 – l’assistenza all’oratorio festivo femminile, quando sarà aperto, nella loro casa.
4 – la cura delle ammalate a domicilio, nel limite del possibile e secondo la capacità dei soggetti.
5 – la santificazione del clero, la conversione dei peccatori, la liberazione delle anime sante del Purgatorio mediante speciali devozioni.

Pratiche
1 - ogni giorno, tutte assieme, reciteranno le preghiere del mattino e della sera, assisteranno alla Santa Messa, si accosteranno alla Santa Comunione, faranno un quarto d’ora di meditazione e altrettanto di lettura spirituale, la visita al SS Sacramento, l’esame di coscienza: diranno il Santo Rosario e la Coroncina del Sacro Cuore per meglio imprimere il ricordo di quelle virtù speciali, che devono esercitare.
2 – tutti i mercoledì mangeranno di magro (eccetto le feste di precetto) e offriranno la Santa Comunione e ogni altra pratica esercitando le opere buone di ogni genere di quel giorno, le pene, le gioie, i lavori e qualsiasi altro evento, piacevole o disgustoso, gli atti stessi più necessari alla vita e materiali, come il cibo, il riposo e il sollievo per la conversione dei peccatori.
La medesima offerta faranno tutti i venerdì per le anime purganti.
Ciascuna consorella poi per turno, a cominciare dalle più anziane, farà la suddetta offerta dalla domenica al sabato, per la santificazione del clero in generale e del clero diocesano in particolare.
3 – ogni settimana si accosteranno al Sacramento della Penitenza per regola e non potendo, anche per ogni quindici giorni ma non oltre.
4 – ogni mese faranno il giorno di ritiro e precisamente al primo venerdì che consacreranno tutto alla riparazione al Sacro Cuore secondo l’istituzione e le intenzioni di Gesù col massimo raccoglimento e fervore.
5 – ogni anno, nel mese di dicembre, faranno un triduo di esercizi spirituali, dopo i quali rinnoveranno i Santi Voti.
6 – procureranno di avere continuo il pensiero della presenza di Dio, richiamandola con frequenti giaculatorie e con qualche comunione spirituale.
7 – avranno speciale divozione a Maria Santissima, a San Giuseppe, all’Angelo Custode che invocheranno, inoltre a San Giovanni Evangelista e Santa Margherita Alacoque che si costituiscono Patroni speciali della Congregazione.

Direzione, Accettazione, Professione
1 - La Congregazione dipenderà da un sacerdote nominato da Monsignor Vescovo e nulla faranno le Apostoline senza il suo consiglio.
2 - E’ retta internamente da una Superiora e una Assistente nominate tra le consorelle a maggioranza di voti ogni tre anni e sempre rieleggibili.
La Superiora curerà l’osservanza esatta della Regola, amministrerà i beni temporali sotto la sorveglianza del sacerdote delegato, procurerà il necessario alle consorelle che tratterà sempre maternamente con la carità del Cuore SS di Gesù.
L’Assistente la coadiuva in tutto nell’opera e nel consiglio e forma con la Superiora il Piccolo Capitolo (inizialmente erano previste due assistenti poi ridotte a una sola).
3 – Le consorelle non possono essere più di dodici, oltre la Superiora in ciascuna casa religiosa.
Le aspiranti non devono avere più di trentanni, devono fare domanda scritta alla Superiora, esprimendo la buona volontà che le anima e presentare: I l’atto di battesimo, II l’attestato di buona condotta rilasciato dal proprio parroco; III l’attestato di sana costituzione fisica: IV l’attestato di sana costituzione mentale, V un sufficiente corredo personale e da letto.
La domanda coi documenti sarà presentata prima al Piccolo Capitolo, poi a tutte le consorelle riunite per la discussione e l’accettazione. Quella dote in danaro verrà stabilita di volta in volta dalla superiora.
4 – l’accettata farà un anno di noviziato e poi sarà proposta dal Piccolo Capitolo al Capitolo Generale: se approvata, emetterà, d’accordo col sacerdote delegato, i voti annuali e passati tre anni la consorella verrà definitivamente aggregata alla Comunità.
5 – le consorelle si tratteranno colla massima carità ed umiltà con l’esempio di una vita profondamente religiosa si incoraggeranno e si aiuteranno nell’osservanza della regola e nel lavoro e si correggeranno a vicenda con pazienza e prudenza nei loro difetti.
6 – le consorelle vivono coi frutti della terra e del proprio lavoro e tutto metteranno in comune ne possederanno alcuna cosa, ma avranno il necessario dalla Superiora a cui dovranno rivolgersi anche nei piccoli bisogni e per piccoli permessi secondo i voti fatti.
7 – se qualche consorella verrà meno alla regola o allo spirito religioso, dopo inutili private correzioni, la Superiora la consegnerà al sacerdote delegato il quale provvederà secondo i casi.
Qualora poi per qualsiasi motivo una consorella uscirà non potrà pretendere altro che il denaro portato all’ingresso e il corredo allo stato in cui si troverà allora.
8 – le consorelle ammalate o inabili al lavoro non potranno essere espulse dopo il noviziato ma saranno amorosamente assistite e curate.
9 - se la Congregazione venisse sciolto, per qualsiasi motivo, dall’Autorità Superiore, allora si venderanno gli stabili e il ricavato quello che possederà, dedotte le spese e quanto ciascuna potrà aver portato entrando, che sarà devoluto alla stessa, tutto sarà diviso in parti uguali alle consorelle.
Se invece la congregazione venisse a mancare per deficienza di soggetti, dopo la morte dell’ultima superstite consorella, i beni stabili e mobili andranno al parroco pro tempore per l’oratorio femminile.
10 - Se con la benedizione di Dio si potranno formare altre case queste avranno le medesime regole, qui sopra esposte e dipenderanno, come la Casa Madre dalla Congregazione di San Martino in Novara.