Recensioni e Segnalazioni

Morire a ventanni.
Lettere dal fronte di Giuseppe Piccolini di Momo

Sapevo dell'esistenza delle lettere del mio prozio Giuseppe Piccolini sin da bambino ma non le avevo mai viste.
Mia nonna Teresa, sua sorella maggiore, ogni tanto accennava a questo suo fratello ben voluto. Mi parlava delle battaglie sul Carso, della sua scomparsa nella "Bainsizza", senza più avere avuto notizie in seguito alla decima battaglia.
Dopo la terribile notifica della sua morte, ricevuta con un arido cartoncino postale, nulla pervenne dei suoi effetti personali. Introvabile il tascapane forse distrutto insieme al corpo dallo scoppio di un ordigno. Si seppe in seguito che morì per ferite di guerra e che fu sepolto nella Dolina Bari.
Mia nonna Teresa mi raccontò che sua madre Lucia, alla fine dell'"Inutile Strage", quando il territorio fu dichiarato non più zona di guerra, si fece accompagnare dal figlio Giacomo nel Carso e per giorni vagò di cimitero in cimitero per tentare di ritrovare il nome del caro figlio. Tutti tentativi inutili anche perché, dopo Caporetto, nelle cruente battaglie chissà quante esplosioni avranno devastato ogni parte del territorio e, come capitava spesso, disseppellendo i morti e magari interrando i soldati vivi con la ricaduta delle macerie.
Improvvisamente, esausta, la bisnonna Lucia si fermò sulla soglia di uno dei tanti cimiteri improvvisati e si lasciò andare in un lungo e disperato pianto, affermando che sentiva che il proprio adorato Giuseppe era sepolto lì, pur senza più cercarne il nome. Alla fine si lasciò convincere a ritornare a casa ma il dolore le minò la salute ed infatti morì tre anni dopo di crepacuore, come si diceva allora.