Note e documenti

Chimica per i Beni Culturali
Il contributo dell’Istituto Donegani
allo studio e restauro della Porta del Paradiso

di Emilio Mello (*)

Il trasferimento temporaneo, nel marzo 1981, all’Istituto Guido Donegani di Novara del rilievo con le Storie di Giuseppe, il primo a essere rimosso dalla Porta del Paradiso del Battistero di Firenze e ricoverato all’Opificio delle Pietre Dure per essere restaurato, non fu assolutamente un evento fortunato o casuale.
Infatti già dal 1979 il Centro Ricerche Donegani del Gruppo Montedison era diventato una società, la Istituto Donegani S.p.A. con un organico di 750 persone di cui 200 ricercatori (una delle più importanti strutture di ricerca chimica e sui materiali a livello internazionale) e con questa nuovo assetto si era aperta ad attività e servizi in favore di terzi.

Una di queste aree, creata e diretta dallo scrivente, era proprio quella dei Servizi per lo Studio e la Conservazione di Beni Culturali che, per i manufatti metallici, si avvaleva delle competenze specialistiche del Dipartimento di Corrosione ed Elettrochimica.
In questo gruppo di ricerca era da qualche anno confluita una rilevante parte dei ricercatori dell’Istituto Sperimentale dei Metalli Leggeri che, già dagli anni cinquanta sotto la guida prima del prof. Panseri e in seguito del prof. Leoni, avevano eseguito studi di metallurgia antica, utilizzando principalmente le tecniche metallografiche su diverse antiche armi da taglio in ferro e in bronzo e sui più importanti monumenti bronzei italiani tra i quali, dopo l’alluvione di Firenze del 1966, la Porta del Battistero.
In quegli stessi anni una intensa e proficua collaborazione dell’autore con Edilberto Formigli, restauratore della Soprintendenza Archeologica della Toscana, incaricato in seguito del restauro dei Bronzi di Riace, aveva portato a importanti risultati sulla comprensione delle tecniche di fabbricazione della granulazione e della filigrana etrusca e sulla natura della patina scura rinvenuta, sotto le incrostazioni marine, in diverse aree della superficie della statua A di Riace, detta del guerriero.
Tutte queste circostanze concomitanti e particolarmente favorevoli avevano indotto il direttore dell’Opificio delle Pietre Dure, prof. Umberto Baldini - tra l’altro in rapporti di stima e amicizia con il direttore del Donegani, prof. Paolo Parrini - a chiedere il contributo scientifico dell’Istituto.
Disponendo così di specialisti della corrosione dei metalli antichi e di una strumentazione scientifica avanzatissima, per effettuare un accurato e completo piano di indagini sulla composizione, struttura e stato di conservazione, si poteva affrontare nel modo migliore uno dei più complessi progetti di conservazione mai trattati dall’Opificio: l’intervento di restauro della Porta del Paradiso del Ghiberti.

Come scrive il dr. Siano nel suo saggio sulla «Lettura materica della Porta» in Il Paradiso ritrovato. Il restauro della Porta del Ghiberti, le attività scientifiche messe in atto dall’Istituto Donegani furono esemplari e a suo dire rappresentavano un avanzamento metodologico nello studio della fonderia d’arte rinascimentale.
Ma pur se innovativo per questa specifica applicazione, l’approccio multidisciplinare, già sufficientemente consolidato in ambito archeologico, stava affermandosi nell’ambiente fiorentino anche nel settore del restauro.
La capacità di dialogo e di costruire una rete efficace di collaborazioni del Soprintendente Baldini e la disponibilità di molti studiosi impegnati nella ricerca scientifica nelle Università, Enti di ricerca pubblici e privati a mettere a disposizione le loro competenze per lo studio di alcune importanti opere d’arte, furono alla base di questa operazione culturale che trovò un momento di sintesi nella grande mostra del restauro che fu organizzata a Firenze nel 1982 che fu emblematicamente intitolata Metodo e Scienza, operatività e ricerca nel restauro.
A questa seguirono, nel 1983 a Milano il convegno Chimica e Restauro, La scienza per la conservazione e nel 1984 sempre a Firenze, il Simposio internazionale Scientific Methodologies Applied to Works of Art che videro come organizzatori e principali attori i direttori e i ricercatori dell’Opificio e dell’Istituto Donegani e che «smossero le acque» e risvegliarono l’interesse di molti colleghi.
Dopo qualche anno i tempi erano maturi e anche la politica si mosse varando nell’ambito del Progetto finalizzato chimica fine e secondaria del Consiglio Nazionale delle Ricerche una nuova tematica di ricerca per la conservazione dei beni culturali e negli anni successivi alcuni Programmi Nazionali di Ricerca dedicati a nuovi metodi e prodotti per il restauro dando definitivamente il via in Italia a studi e ricerche in questo importante settore.


(*) Emilio Mello, ricercatore presso l’Istituto Donegani dal 1976 al 1988, è stato docente del corso di Scienze Sussidiarie dell’Archeologia ( in seguito denominato Archeometria) presso l’Università degli Studi di Pisa dal 1983 al 1992; di Conservazione dei monumenti lapidei presso l’Università degli Studi di Bologna dal 2000 al 2004; di Chimica per i Beni Culturali presso l’Università del Piemonte Orientale dal 2000 al 2010.
Direttore dei Laboratori Scientifici e Sviluppo ricerca Scientifica del Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale (sede del corso di laurea in Conservazione e restauro dell’Università di Torino) dal 2005 al 2012; attualmente docente nel settore disciplinare Chimica e fisica per il restauro presso ACME Novara.