La Casa Della Porta in Novara

di Carlo Nigra - BSPN XV (1921)

Quello fra i passati secoli che architettonicamente presenta i maggiori contrasti è forse il Sec.XV, che nato in pieno medioevo morì tra gli splendori del primo rinascimento. Sorsero al principio di esso numerose costruzioni civili ammantate di eleganti terracotte che gli architetti del tempo, usi ancora ad adoprare il sesto acuto, sapevano genialmente ordinare servendosi della buona argilla della regione e dell'abilità delle maestranze locali nel lavorarla.

Fra gli edifici ispirati a quest'arte che ancora ci restano emerge la piccola casa che sorge in Novara nella via Cannòbio sotto il nome di Casa Della Porta, casa che costituisce certo uno dei migliori esempi della decorazione laterizia di quei tempi.

La Casa Della Porta pervenne a noi in condizioni tali da permetterci di apprezzarne il valore artistico, valore che ben seppero valutare gli egregi uomini preposti alla conservazione dei patrii monumenti, e che indusse il Barone Romano Gianotti a salvarla, acquistandola e donandola all'Istituto delle Opere Pie di San Paolo, onde la ritornasse al suo primo splendore e ne facesse la sua Succursale in Novara. Ed è veramente significante che nella via che prende il nome da chi fondò in Novara il primo Monte di Pietà, venga ad insediarsi ora quel Sodalizio che ebbe il vanto di impiantare a Torino fin dal 1579 una simile Istituzione.

Esso volle dare a me l'incarico di studiarla e di procedere al suo restauro, e di ciò rendo qui grazie al suo illustre Presidente. Gli studii intrapresi per poi procedere al restauro della Casa Della Porta mostrarono subito come essa fosse il risultato di costruzioni, ricostruzioni ed aggiunte fatte in diverse epoche. Infatti il nucleo primitivo di essa è costituito interamente di materiale laterizio frammentario romano, posto in opera a spinapesce come si usò nelle costruzioni dei secoli vicini al mille. Fra questi materiali trovansi molti di quei cilindretti di terracotta che anche in Piemonte sorreggevano nelle case romane i pavimenti dei locali destinati ad essere riscaldati (1). Si può quindi con certezza ritenere che ivi sorgesse ai tempi di Roma un edificio importante che doveva essere munito di apparecchi per riscaldamento e per bagni. E si sa che a Novara, colonia romana fin dal 706 di Roma ed iscritta poi alla Tribù Claudia, esistevano Bagni pubblici e privati che traevano l'acqua dalla Sesia presso Romagnano mediante un lungo acquedotto (2). Questo edificio romano già sorgente sull'area della Casa Della Porta fornì poi i materiali per la costruzione di una Casa ivi eretta in epoca imprecisata non molto lontana dal mille. I rilievi ci diedero con bastante approssimazione la pianta e 1'elevazione di questa primitiva Casa, grazie allo speciale apparecchio a spinapesce con cui è disposto il materiale dei suoi muri, di cui alcuni portano ancora oggidì le traccie dell' appoggio dell' antico tetto. La Casa aveva due soli piani e risultava al pian terreno di un Andito di ingresso fiancheggiato da due grandi sale, ed al primo piano di due saloni coperti forse dal solo tetto. La scala doveva essere esterna. Questa Casa fu rialzata di un piano nel corso del Sec.XIV mediante muri costrutti con mattoni fatti espressamente e disposti a paramento, ottenendo così i due grandi ambienti del sottotetto che ancor esistono. Le finestre pervennero a noi quasi intatte, sì che per restaurarle non si dovette che aggiunger loro i pochi mattoni che mancavano. Datano anche da tale epoca i fori entro i quali si trovò parte delle mensole di legno che reggevano la gronda del tetto.

La tradizione locale vuole che sul principio del Sec.XV, il Cardinale Ardicino Della Porta abbia acquistato la Casa per farne la sua residenza, dandole la veste di cui pervennero fino a noi gli abbondanti resti. Nessun documento è però finora venuto a confermare tale tradizione, ne è facile cogli elementi che abbiamo disponibili stabilire di quanto la realtà si avvicini alla leggenda. Vediamo ad ogni modo ciò che lo studio diligente della casa attribuita al Cardinale Ardicino ci può rivelare. Il Cardinale avrebbe costrutto a sinistra dell'andito d'ingresso un grande arco destinato a portare il muro superiore che divide in due uno dei saloni del primo piano. Egli avrebbe allargata la porta d'ingresso ed aperte le quattro finestruole a strombatura destinate ad illuminare i locali del pianterreno. Al primo piano egli avrebbe fatto aprire le tre grandi e ricche finestre che guardano verso strada, facendole in rottura nei muri vecchi e strapiombanti, tanto che dovette raccordarle ad essi con smussi in calce; ed avrebbe poi costrutti i due soffitti in legno del primo piano. Egli avrebbe conservato le aperture del secondo piano, nonché la lobbia in legno a cui queste ultime davano accesso. Non v'è indizio dell'esistenza di una scala interna, per cui si deve ritenere che essa fosse posta all'esterno verso il cortile e difesa dalla grandissima gronda che pervenne sino a noi.

Esaminando questi lavori l'attenzione si porta subito sugli stemmi incastonati nella ricca decorazione laterizia che inquadra le finestre del primo piano.

Primeggia fra di essi lo stemma Della Porta della finestra destra, sormontato dal cappello cardinalizio e fiancheggiato dalle iniziali gotiche C. P., che qualcuno lesse erroneamente A. P. Ad esse fa riscontro sulla finestra di sinistra un altro stemma Della Porta sormontato dalla mitra vescovile. Le iniziali C. P. dello stemma Della Porta stanno a designare un Della Porta dal nome che cominciava colla lettera C. ; e nel Sec.XV, la genealogia di tal famiglia presenta il solo nome di Corrado, terzogenito del Cardinale Ardicino, che vi corrisponda. Nei timpani delle tre finestre ricorrono altri stemmi raggruppati nella fotografia che riproduciamo. Il biscione visconteo incastonato nel timpano destro della finestra centrale, e quindi in un posto d'onore, ha per noi particolare importanza, poiché, oltre ad indicare il casato della moglie del Cardinale Ardicino, esso sta per rito a stabilire chi comandava a Novara quando la Casa fu rimaneggiata. Gli altri stemmi appartengono certamente a Famiglie nobiliari allora alleate ai Della Porta. Lo stemma portante la Cicogna sormontata dal cimiero colle tre penne, si riferisce al ramo della famiglia Cicogna stabilitosi in Novara, di cui intorno al 1450 un Bernardo ed un Luigi erano famigliari della Corte di Bona di Savoia, Duchessa di Milano (3). Lo stemma della finestra sinistra riproduce l'impresa della Camarra, specie di cavezza irta di punte usata allora per infrenare i cavalli riottosi. Il Beltrami (4) dice che essa fu portata anche dai Lampugnano. Incerta è l'assegnazione degli stemmi incorniciati da un quadrilobo.

Trattandosi di monumento novarese, pensando al suo costruttore la mente corre facilmente al nome di un architetto di questa città che visse in quei tempi e che compiè grandi cose lontano dalla patria. Intendo parlare di Bartolino di Maestro Giovanni di Novara, che chiamato a Ferrara dal Marchese Nicolo II, vi iniziò nel 1835 quel Castello ultimandolo in brevissimo tempo. Egli lavorò a Mantova pel Gonzaga fra il 1395 ed il 1405 innalzandovi il Castello di Corte (vecchio) che ricorda quello di Ferrara, e fu anche a Milano nel 1400 insieme con Bernardo da Venezia per dar consigli intorno ai lavori del Duomo. Tornato a Ferrara, oltre a molti lavori minori, vi eresse Castel Tedaldo ed il Palazzo Belfiore, e pare vi sia morto intorno al 1410 (5). Queste date non permetterebbero di potergli attribuire alcuna ingerenza nei lavori della Casa novarese se non fosse possibile il dubbio sulla loro esattezza. Ed il dubbio sarebbe avvalorato dalla constatazione di affinità non solo di forma ma anche di sistema correnti fra le terrecotte della Casa di Ferrara di quel tempo e quelle di Casa Della Porta (6). Si confronti infatti le terrecotte ornanti le porte della Casa Gombi e della Casa di via Cammello 20 in Ferrara, con quelle della porta di Casa della Porta.

Più facile è stabilire la derivazione architettonica della Casa. La decorazione di Casa Della Porta ha molti rapporti con quelle di note Case e Monumenti lombardi del Sec.XV; ne ha poi di specialissimi con quella del S.Lorenzo di Mortara e del S.Francesco di Vigevano, di cui riproduce nelle finestre le larghe inquadrature delle loro porte principali. Nel novarese tale partito decorativo si riscontra nella Parrocchia di Gattinara e nella Abbazia di S.Nazaro Sesia, la cui chiesa fu ricostrutta nella forma attuale dall'Abate Antonio Barbavara, investito di tale carica il 21 Febbraio 1429 e che morì intorno al 1467 (7). Ed è probabile che i lavori di questa Chiesa siano stati iniziati poco dopo la investitura sua, cioè verso il 1430. La porta principale del S.Lorenzo di Mortara e quella minore del fianco settentrionale della Chiesa, furono costrutte nell'anno 1443 come indica l'incisione esistente sopra un antico embrice romano murato nell' interno della Chiesa (8). Coi dati surriferiti e coi raffronti che si possono con essi istituire, si vede come non risulti affatto confermata la leggenda popolare, e come essa venga anzi in qualche punto contradetta. Ad ogni modo l'epoca della ricostruzione di Casa Della Porta non può andare oltre il 1447 anno in cui finiva a Novara la dominazione Viscontea ed in essa viveva Giorgio Della Porta, fratello di Ardicino e Prevosto della Chiesa di Novara, che con testamento 1449 lasciava suoi eredi i figli di Ardicino (9).

Ardicino fu creato Cardinale o nel 1429 (10) o nel 1431 (11) da Papa Martino V (altri vuole che ciò sia avvenuto nel 1418 (11a), ed il Béscapé, certo erroneamente, nel 1459) e morì in Roma nel 1434 (12). Prendendo come più probabile la data del 1429 e tenendo presenti quelle del 1430 della Chiesa di S.Nazaro e quella del 1443 della Chiesa di S.Lorenzo, si può ritenere che la ricostruzione di Casa Della Porta attribuita al Cardinale Ardicino, abbia avuto luogo fra il 1430 ed il 1447, e che i lavori siano molto probabilmente stati eseguiti dopo la morte del Cardinale per cura precipua del figlio Corrado che incise sullo stemma di famiglia le sue iniziali. Le modeste case dei nostri padri lasciano difficilmente documenti che servano a tracciarne la storia veritiera, nè per la strettezza del tempo è stato a me possibile consultare l'archivio di Casa Della Porta messo gentilmente a mia disposizione dal Conte Gaudenzio. Spero di poterlo fare fra non molto rendendone poi conto ai lettori del bollettino.

Ho dovuto così far parlare quasi esclusivamente la casa stessa, tracciando colla sua scorta le grandi linee della sua vita passata che si può così riassumere:

Edifizio importante ai tempi di Roma, diede poi i materiali per la costruzione di una modesta casa di soli due piani eretta intorno al mille. Nel Sec.XIV questa fu rialzata di un piano, e nella prima metà del XV Sec.il Cardinale Ardicino, o suo Figlio Corrado, ne curarono il rifacimento che giunse fino a noi.

I lavori intrapresi intorno alla Casa Della Porta avevano per iscopo di ricondurre alla primitiva loro forma le parti artistiche della Casa, e di sistemare il resto ad uso di abitazione e di sede della Succursale novarese delle Opere Pie di S.Paolo. Nell'esecuzione di questo compito ho cercato di attutire i contrasti inevitabili nascenti dal programma stesso, armonizzando per quanto era possibile le parti antiche con le moderne. Perciò, mentre ho eseguito il restauro archeologico della facciata seguendo le rigorose norme necessarie a tali lavori, ho inspirato il resto ad uno stile volutamente diverso, ma tale da evitare soverchie dissonanze fra le parti della casa. Le condizioni statiche di essa erano poco rassicuranti. I muri, sconnessi ed indeboliti dai ripetuti rimaneggiamenti e dalle breccie in essi praticate, presentavano strapiombi rilevanti specialmente verso il cortile. Il tetto era in condizioni pericolose. La facciata invece si presentava staticamente in discreto stato. Mia prima cura fu adunque di rinforzare con chiavi ed abbondanti iniezioni di cemento i muri destinati ad essere conservati e di rifare quasi completamente il tetto e le gronde. Poi procedetti alla demolizione dei muri pericolanti e di quelli aggiunti dopo il Sec.XV. Intrapresi in seguito il vero restauro archeologico limitato però alla facciata, ai due soffitti in legno superstiti dalle manomissioni subite dalla Casa, ed alla parte superiore del muro verso corte, col ripristino della lobbia in legno di cui rimanevano indizii abbondanti, sistemando le aperture che vi davano accesso e ricostruendo la amplissima gronda che la proteggeva. Le rimanenti parti della Casa furono ordinate ad alloggi ed uffici, e nella corte fu innalzato un padiglione per i servizi di Banca , abbassando il livello del terreno onde soddisfare alle prescrizioni del Regolamento d'Igiene. Nel restauro della facciata si sostituirono alle terrecotte mancanti e deteriorate altre terrecotte che nella forma e nel colore riproducessero esattamente le antiche. Lo stesso monumento fornì quasi sempre gli elementi necessarii al suo restauro, tanto che della porta si dovettero soltanto rinnovare i mattoni che il tempo e gli agenti esterni avevano deteriorati. Le finestre del piano terreno furono rifatte valendosi delle traccie esistenti sulla facciata, ed una delle loro inferriate trovata nelle demolizioni servì di modello per le altre.

Delle tre grandi finestre del primo piano , quella di destra era la meglio conservata: lo era meno quella centrale, e quasi completamente manomessa e mascherata era la finestra di sinistra. A tutte mancavano i davanzali, ma le traccie lasciate dai loro mattoni sull'arricciatura adiacente fornirono dati sufficienti per stabilirne la forma e per individuare la disposizione delle mensoline e degli archetti trilobati. Così mentre si poterono completare cogli elementi locali, le grandi inquadrature delle finestre, i mattoni dei loro davanzali dovettero essere presi a prestito da finestre coeve trovate a Romagnano ed a Mortara. Delle finestre del 2° piano già dicemmo più addietro. Fu facile ricostruire l'antica sporgente gronda mediante le traccie delle antiche mensole e l'inclinazione del tetto. Nell'androne fu ristorata una porticina che dava accesso al salone di destra e che ora da adito alla scala. La ricostruzione delle chiusure delle finestre fu agevolata dai cardini che una di esse conservava. Le imposte della porta furono imitate da quelle tuttora applicate alla antica porta della Chiesa di S.Nazaro Sesia già citata. Il muro di facciata fu riattato, lasciando qua e là in evidenza le antiche aperture otturate e l'interna struttura a spinapesce. Il tratto di muro sovrastante alla porta, dove il muro originario non era a paramento od a spinapesce ma fatto alla rinfusa, doveva in antico essere coperto da intonaco dipinto ; tanto più che in sua immediata vicinanza il paramano riprende regolarmente con netto distacco. Del resto a quell'epoca erano di uso comune gli affreschi sulle porte di ingresso: feci perciò dipingere su quel tratto l'insegna della Banca, ispirandomi volutamente ad uno stile diverso da quello della facciata, e prendendo a modello esempi forniti dal primo rinascimento lombardo. Nessun indizio permise di stabilire che il muro di facciata di Casa Della Porta fosse in antico tutto coperto di decorazioni a graffito o ad affresco, quantunque ne abbia potuto far dubitare la conoscenza di altra Casa esistente in Novara in quell'epoca, appartenente agli Avogadro e giunta a noi sotto lo strano nome di Tandem posi haec, poiché aveva la facciata dipinta completamente a fresco con riquadri dove a caratteri gotici erano segnate le suddette tre parole. Ed ora che la munificenza del Barone Gianotti e l'illuminata generosità dell'Opera Pia di S.Paolo ci hanno permesso di ridare alla Casa Della Porta l'elegante veste primitiva, facciamo voti che l'esempio sia seguito da quelli che possono, e che molti dei negletti gioielli sparsi per i nostri paesi, trovino chi voglia e sappia sbarazzarli dalla ganga che li avvolge per ritornarli al primitivo loro splendore.


(1) Assandria e Vacchetta, «Nuove indagini sul sito di Augusta Bagiennorum», in Atti Soc. Arch. e Belle Arti di Torino, vol. VII, fasc. 6°.
(2) C.Morbio, Storia della Città di Novara, ed altri.
(3) O.F.Tencaioli in Ars et Labor, anno 64, n. 8.
(4) Rassegna d'Arte, maggio 1901.
(5) Gruyer. L'art ferrarais, vol. I, pag. 266.
Archivio storico dell'Arte, vol. II e vol. V.
Atti Dep. Storia Patria di Modena e Parma, sez. IlI, vol. I.
(6) G.Agnelli. Ferra e Pomposa. - Porte di Ferrara.
(7) B.Barbonaglia. «Gli Abati Commendatarii di S.Nazaro Sesia» in Archivio della Soc. Vercellese di Storia ed Arte, anno X.
(8) S.Pezza. «I restauri di S.Lorenzo» nel Giornale della Lomellina.
(9) Bori dott. Mario, «Giovanni e Costantino Della Porta Podestà di Pontremoli e di Castelnuovo», Boll. Stor. Prov. di Novara, 1913
(10) Moroni. Dizionario di Erudizione Storico-Ecclesiastica, vol. LIV.
(11) F.A.Bianchini. Le cose rimarchevoli della Città di Novara, 1828.
(11a) Tettoni e Saladini. Teatro Araldico, vol. III.
(12) Moroni. Op.cit.