Lutti nella nostra famiglia   [BSPN XXXVII (NUOVA SERIE IX) [1943] N. 1/2 - pp. 117-119]

In memoria di Mons. ROCCO BELTRAMI

Mons. Rocco Beltrami, figura di uomo esemplare per la sua elevata concezione del dovere e della dignità sacerdotale, colto, operoso e modesto, è scomparso nella piena maturità dell'intelligenza, quando ancora molto bene e molto lavoro voleva e poteva compiere in adempimento dei delicati uffici che gli erano commessi e degli studi che amava per vocazione. Ossolano di schiettissima tempra (era nato a S. Rocco di Premia nel 1880 da famiglia ossolana) non si adattò al solo esercizio della vita pastorale; o meglio concepì questo esercizio in modo più ampio e complesso. Anzitutto sentì che nel commercio con la coltura, coi libri, con menti elette e studiose era il mezzo per ravvivare, rigenerare^ completare la preparazione intellettuale e spirituale della giovinezza e del seminario ; segregato in una parrocchia d'alta montagna, ai confini della Patria, fra una popolazione che risentiva ancora profondamente dei secolari contatti con altre genti, s' adoperò per conquistarne l'anima e per trasportarla quasi e inserirla nella nostra civiltà e nel nostro modo di vivere e di sentire. Degli alpigiani di Val Formazza, più vicini e comunicanti con le popolazioni della Valle del Rodano che con quelle italiane, in lunghi anni di ministero sacerdotale, parlandone il dialetto aspro e barbarico, approfondendo la conoscenza degli usi e dei costumi, conquistando gli animi, fece un compatto nucleo di buoni italiani non soltanto attraverso l'opera pastorale quotidiana verso tutti, ma specialmente educando le giovani generazioni e organizzando quelle squadre di sciatori formazzini che riportarono innumerevoli e splendide vittorie nelle prime gare nazionali e internazionali di quello sport.

Mons. Beltrami dimostrò anche in altri modi efficaci il suo particolare amore di patria. Durante la conquista libica si prodigò come cappellano militare al conforto spirituale e al bene materiale dei combattenti affidati alle sue cure; così come, più tardi, dalla fiducia del vescovo Mons. Cerato e dal Cardinale Bonzano chiamato all'alto ufficio di Prelato per l'emigrazione italiana, si dedicò, prodigando intelligenza e premura, ai missionari inviati all'estero per l'assistenza delle comunità operaie italiane. Furono, quelli, anni di grande fervore e di operosità esemplare. Dopo la morte del Cardinale Bonzano, di cui Mons. Beltrami godette la fiducia più completa, si ritirò nella sua provincia e poi al capoluogo, meta sognata del suo riposo negli anni maturi.

E qui, infaticabile, tracciò il suo programma di lavoro: studi prediletti e attività inerenti alle mansioni affidategli dal suo Vescovo, e affettuosa e viva ripresa della confortevole famigliarità con gli amici.

A noi, della Sezione novarese della R. Deputazione, in particolare, portò il suo prezioso contributo di collaboratore con la ricerca e la diligentissima descrizione dei cimelii bibliografici di varie istituzioni: ricorderò i suoi lavori su: Incunabuli di biblioteche e di archivi novaresi (1937 e 1939), pubblicati nel nostro Bollettino Storico e l'articolo promettente su «La coltura novarese sul finire del sec. XV e nella prima metà del sec. XVI», edito nel fasc. 1-2 del 1938.

Altro meditava di preparare e pubblicare servendosi della buona conoscenza acquisita dei tesori di quell'Archivio di S. Maria del Duomo cui è splendidamente legato il nome del nostro Frasconi e che era stato affidato alla sua diligenza e alle sue cure, ma le infermità che insidiosamente progredivano, minando la robustezza del suo fisico, gli troncarono disegni, attività ed entusiasmi.

Il suo cuore generoso cominciò a dare segni preoccupanti di gravi disfunzioni e sotto gli assalti del male, dopo una lotta aspra durata lunghi mesi, cedette di schianto. Egli lasciò, dietro sé, l'orma del suo passaggio, come soltanto accade degli uomini buoni, virtuosi, operosi, rivolti a cose alte e belle. La sua immagine vive e vivrà, fedele e sorridente, nella memoria degli amici e di tutti coloro che ebbero da lui conforto e aiuto spirituale e materiale.

A[lessandro] Viglio.

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Alessandro Viglio †   [BSPN XXXVII (NUOVA SERIE IX) [1943] N. 3/4 - p. IX]

Questo numero del Bollettino Storico esce abbrunato nell'animo se non nella veste.

Mentre stiamo licenziandone le pagine scompare prematuramente chi ne era l'animatore, l'ordinatore, il sostenitore: ALESSANDRO VIGLIO.

Ne abbiamo salutato ora le sue spoglie vegliate dal commosso cameratismo degli insegnanti e degli studenti di Novara; dai componenti il Consiglio di Amministrazione delle Biblioteche novaresi.

Domani la sua salma scenderà come egli voleva nella nuda terra; riposando accanto alle spoglie di G. B. Morandi del quale era stato discepolo camerata collega e continuatore.

Gli studi storici di Novara perdono in Viglio un solido sagace appassionato cultore; le Biblioteche un direttore vigilantissimo; la Società Storica Novarese (come fu chiamata dal Morandi) un benemerito nel pensiero e nei fatti.

Diremo degnamente di Lui altra volta; oggi ci limitiamo ad annunciarne la scomparsa alla piccola famiglia di questa Rivista che era una delle sue gioie più pure, uno dei suoi pensieri più costanti.

Prof. Gottardo Mellerio   [BSPN XXXVII (NUOVA SERIE IX) [1943] N. 3/4 - pp. 221-225]

Per GOTTARDO MELLERIO
(19 AGOSTO 1884 - 7 GENNAIO 1942)

Un anno è ormai trascorso da quando, per una lunga, dolorosa malattia, nella quale seppe ancora una volta far rifulgere la sua forza d'animo e la grande serenità di fronte alla morte imminente e prevista, si spegneva in Novara il Prof. Dr. Gottardo Mellerio, nato a Santa Maria Maggiore (Vigezzo), ma da molti anni insegnante al R. Liceo Ginnasio Carlo Alberto di Novara, e socio della R. Deputazione Subalpina di Storia Patria, corrispondente del Bollettino della Società Storica Subalpina.

La sua fine immatura non solo ha privato la scuola classica italiana di uno dei suoi maestri più dotti, più esperti e più sinceramente appassionati, ma costituisce anche una grave perdita per la nostra cultura: il Mellerio infatti, uomo di lettere nel senso più alto della parola, fin dai 18-20 anni si era dedicato ininterrottamente allo studio dei più grandi autori di tutte le nazioni del mondo: dei nostri forse non c'era autore grande o piccolo che non conoscesse per lettura diretta e totale.

Dotato di intelligenza non comune e di finissimo senso artistico, egli aveva assaporato, non solo, ma assimilato il fiore di tutte le letterature; senonché, stretto dai doveri della scuola, da lui sempre osservati con rara coscienza, e dalle vicende della vita quotidiana, non poté fornirci — attraverso poche pubblicazioni - che qualche piccolo saggio della sua cultura immensa e delle sue elette qualità artistiche. Ben altro ci avrebbe dato se il lungo e dolce sogno di trascorrere gli anni maturi nel meritato riposo, fra Novara e la sua Santa Maria, non fosse stato irrimediabilmente disperso dalla morte.

Non esagero in nulla se dico che la cultura letteraria del Mellerio era eccezionale: a vent'anni tra i migliori alunni della Facoltà di lettere dell'Università di Torino, egli era forse quello che più conosceva direttamente i grandi classici italiani, e molti dei latini e greci; e già volgevasi ansioso alle letterature straniere moderne.

Da allora, salvo in parte la parentesi della guerra 1915-1918, non si arrestò mai: appena libero dagli impegni della vita pratica, egli amava, come Montaigne, separarsi dalla folla, sottrarsi spesso anche agli amici, per entrare tutto solo nei placidi ma poco frequentati sentieri della sapienza e dell'arte antica e contemporanea: da per tutto scopriva profonde verità (talvolta sepolte sotto cumuli di errori), e qualche nuova bellezza anche nella lettura degli autori secondari che sovraccaricano — per non dire infestano — le nostre biblioteche: anche questi pur camminando come ciechi a tastoni, talvolta — sia pure per caso — sanno filare diritti! Perciò, pur dando la preferenza agli autori sommi, non trascurava i minori: di qui anzi nacque la sua tesi di laurea, ed il suo primo lavoro letterario, dedicato ad Emilio Praga.

Val la pena di accennare brevemente, perché ne vediamo illuminato il carattere generoso del compianto Amico. Con qualche diffidenza preconcetta egli aveva cominciato a leggere le poesie del Praga, ormai dimenticate o spregiate, specialmente dopo che il Carducci aveva preso in giro i romantici cantori della luna, «celeste paolotta»: parecchi critici avevano completamente stroncato il poeta milanese, mentre autori di storie letterarie, come il d'Ancona e Bacci, non lo nominavano nemmeno, pur raccogliendo altri illustri ignoti. In mezzo a molte scorie, il Mellerio vi scorgeva invece subito anche lampi di sincera poesia: lo trovava in parecchi luoghi «poeta squisito» non già per la facilità del verso, «ma per il modo di concepir le cose, di vederle, di interpretar la natura, di rendere i suoi sentimenti». E quando poi seppe che il Praga aveva avuto una vita infelicissima troncata da «morte immatura e solitaria», non poté trattenersi dal rendere personalmente giustizia a questo artista doppiamente sventurato, in vita prima, e nella persecuzione dei critici dopo la morte. Ed eccolo studiare a fondo lo scapigliato poeta milanese, analizzando acutamente alcune sue poesie veramente belle, valorizzandole secondo il merito, e... tirando profonde, sanguinanti «zampate» ai «critici in panciotto bianco» che con la pretesa di essere artisti puri, spassionati, equilibrati (?), finiscono o col copiarsi tacitamente a vicenda, o con l'affermare le più solenni sciocchezze su autori che essi non hanno compreso, perché male avvezzi a distaccare cerebralmente la poesia dalla vita. L'opera del Mellerio: La poesia di Emilio Praga, Tipografia Palatina, Torino 1913, è certo lo studio più completo sul tanto discusso romantico milanese: in questo suo primo lavoro letterario già appaiono abbondanti i segni della vasta cultura e dell'acutezza dell'autore.

La guerra del 1915-1918 — alla quale il Mellerio partecipò ardentemente e valorosamente — e poi gli agitati anni del dopoguerra lo distrassero lungamente, se non dallo studio, certo dallo scrivere (salvo qualche battagliero e spesso caustico articolo sui giornali di provincia). Fu il tempo in cui, nella sua profonda coscienza civile, Egli sentì il dovere di uscire dalla solitudine e di lasciar momentaneamente da parte anche i suoi studi prediletti, per scendere in piazza e frammischiarsi al popolo a difendere gli ideali ed i valori di Vittorio Veneto: grande apparve allora la sua pura, disinteressata passione italiana, traboccante nelle parole ardenti, e, quando occorreva, anche nelle sue aspre polemiche: talune sue considerazioni ed esortazioni, taluni suoi articoli — che per l'alternarsi della descrizione caricaturale all'ironia ed alla satira pungente, solavamo chiamare ... pirotecnici! — avrebbero meritato di entrare nelle antologie.

Pur tuttavia, anche dopo il 1920 abbozzò alcuni lavori letterari, e fece per la Biblioteca Universale Sonzogno e per altri editori alcune traduzioni di autori francesi ed anche latini; di queste però raramente dava notizia agli amici, considerandole come cose trascurabili. Ma, come dicevo, gli impegni della scuola e le vicende della vita lo assorbivano sempre troppo perché si potesse dedicare ad opere di più alto valore o di più vasta mole; sicché solo negli ultimi anni aveva dato alle stampe una tragedia in tre atti Mariam, un Esopo, e Tre anni di latino. Grammatica per la scuola media, Garzanti, Milano; documento della sua appassionata esperienza scolastica. Contro queste poche pubblicazioni, stanno assai più numerose e varie quelle inedite, di cui diamo un elenco forse non completo:
Il palanchino della Madonna, Romanzo.
I fiori del male, traduzione in versi da C. Baudelaire.
San Francesco alla corte del Soldano, commedia apostolica in tre atti, in versi.
Incontri di Francia, volume di versi, traduzioni da Murger, Sully, Prudhomme, Corbiere, Mallarmé, Verlaine, Rimbaud, Verhaeren, Le Roy, Jammes, Klingor.
La parola ai pionieri, antologia di viaggiatori, guerrieri e missionari italiani in Africa, in quattro volumi.
La spedizione in Russia nei ricordi di Alessandro Verza, capo delle guardie d'onore del principe Eugenio.
Fiori di storia e di poesia biblica.
L'Odissea, tradotta, riassunta e annotata da Gottardo Mellerio.
Canti abissali, Poesie.

Vogliamo sperare che — passata questa infernale bufera che sconvolge e travolge il mondo — si possa pubblicare almeno una scelta di tutti questi lavori. Pur troppo non avremo tutto quanto speravamo da Lui, ma certo non poche luci e molli palpiti della sua anima eletta: il meglio di sé Egli lo diede alla scuola: il meglio di Lui è sparso, come polline da fiore a fiore, nell'intelletto e nel cuore degli alunni che per circa quarant'anni educò ed aperse non soltanto all'amore del sapere, ma anche a tutti quegli ideali che sono patrimonio della nostra multimillenaria civiltà classica e cristiana.

Anche in tempi di servitù intellettuale, Egli seppe pensare da sé, mantenendosi discepolo e non mai servo dei grandi scrittori del passato e contemporanei; perciò insegnava con sincerità, oltre che con passione; sicché il raggio luminoso della sua dottrina si rifletteva sempre nell'animo dei suoi alunni, destandovi nuovi germi di vita intellettuale. Così Egli concepiva l'insegnamento: come i cursores di lucreziana memoria, ogni anno voleva consegnare a nuove generazioni le fiaccole ardenti della civiltà passata, lampada vitae perché esse ne rischiarassero il loro nuovo cammino; condivideva in ciò intimamente il pensiero di Renato Serra, scrittore caro alla nostra gioventù, tragicamente scomparso nei primi giorni della passata guerra, e da noi vivamente compianto — il quale scriveva nel 1910, mentre ci preparavamo alla laurea: Un sentimento profondo uguaglia noi ai nostri fratelli che sono stati ed a quelli che saranno; al padre Omero quando spande il suo dire in mezzo agli uomini che se ne vanno come le foglie della primavera; e a Saffo che parla delle Pleiadi scintillanti, e a tutti quelli che sono venuti sopra questa terra alla cara luce del sole a soffrire e ad amare e a godere le cose belle che ci sono, e così, parlando con voce tranquilla e con chiari occhi riguardando i compagni e il mondo, sono passati come anche noi passeremo. Perennis humanitas! Di questa perenne umanità, se la sorte gli impedì di essere adeguato interprete nella creazione artistica, Gottardo Mellerio fu certamente uno dei più appassionati apostoli nella scuola: la sua missione pur avendo avuto appena il tempo di trasparire nei discorsi e negli scritti, si è svolta essenzialmente tra i giovani, da Vercelli a Torino, a Milano e sopratutto a Novara: un tesoro di sentimenti e di dottrina passò per opera sua in giovani anime, e quindi trasfigurandosi e rifiorendo, non si disperse: rimase e rimane ancora, mentre Egli è morto. Morto? Mi sovviene qui di una conversazione universitaria avuta con lui davanti ad un dubbio di Euripide, tanto vicino, in quel passo, al pensiero cristiano: È forse questa che viviamo — così agitata e breve — la vera vita, o non piuttosto la lunga eterna notte che la precede e la segue, e talvolta l'accompagna?. Certamente il nostro indimenticabile Amico è rientrato nella vera vita.

Crodo, 2 novembre 1943.
Paolino Pellanda.

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Biblioteche Negroni e Civica - Museo Civico e Galleria Giannoni:
doni e acquisti
   [BSPN XXXVII (NUOVA SERIE IX) [1943] N. 3/4 - pp. 226-231]


STATISTICA DELLE BIBLIOTECHE NEGRONI E CIVICA,
DEL MUSEO CIVICO E DELLA GALLERIA D'ARTE «P. e A. GIANNONI» NELL'ANNO 1943

ATTIVITÀ DELLE BIBLIOTECHE.

Libri donati - Movimento generale dei lettori e delle opere prestate - Classificazione delle Opere secondo la materia - Servizio prestito a domicilio - Libri ed opuscoli entrati nelle Biblioteche.


La Sezione di Novara della R. Deputazione Subalpina di Storia Patria affida alla Biblioteca Civica tutte le pubblicazioni che riceve in cambio ed in omaggio, che, per il 1943 furono N. 30.





Principali donatori di libri nell'anno 1943

 VolumiOpuscoliTotali
Gray Gr. Cord. Ecc.
Dott. Ezio Maria
6156117
Generale Orero56258
Tencajoli Comm. Oreste Ferdinando143448
Omaggi e donatori vari143145
Dai Ministeri di
Ed. Naz. e Ed. Popolare
11718
Consolato Germanico7512
Sig.na V. Molinari8-8
Consolato Ungherese246
Totali183175358

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Movimento generale lettori ed opere nel 1943.

statistica 1943

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Classificazione delle opere date in lettura secondo le materie nel 1943.

statistica 1943

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Servizio prestito libri a domicilio nel 1943.

statistica 1943

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Libri ed opuscoli entrati nelle biblioteche nel 1943.

statistica 1943

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Opere entrate nell'anno 1943
distinte per soggetto
.

SoggettoN.
Argomento novarese85
Romanzi - Novelle59
Educazione - Igiene - Medicina - Sport84
Religione - Filosofia - Morale134
Agricoltura - Industria - Scienze tecniche - Matematiche58
Belle Arti108
Geografia - Astronomia130
Storia209
Letteratura449
Scienze politicha, sociali, economiche228
Argomenti varii ed in continuazione80
Totali1624


Schede compilate nel 1943.

Principali1539
Soggetto1533
Rinvio e spoglio242
Novaresi142
Totali3456






Visitatori dei musei e gallerie d'Arte nell'anno 1943.

statistica 1943

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