Notiziario dei Musei e delle Biblioteche cittadine   [BSPN XXVII [1933] fasc. I-II - pp. 198-201]

I. Museo Civico e Galleria Giannoni.

L'uno e l'altra restarono chiusi durante tutto il 1932 e lo saranno per quasi tutto il 1933 perche sono in corso i lavori per la sistemazione della nuova sede del Museo Civico nel Broletto e per l'ampliamento della Galleria d'Arte Moderna.
 


II. Statistica delle opere entrate nelle Biblioteche Negroni e Civica nell'anno 1932.

Biblioteca Negroni.

 OpereVolumiOpuscoli
Acquisti63873934
Doni e omaggi   
   Prof. Riva118-
   Municipio610-
   Giannoni comm. A.11-
   Diversi1039
 18329
    
Totali *70177143

* Come si può notare il numero totale indicato alla voce "Opere" [701] non corrisponde alla somma [656]


Biblioteca Civica.

 OpereVolumiOpuscoli
Per acquisti1742702
Per doni e omaggi   
   Tarella comm. A.461401147
   Gray on. E. M.33372
   Viglio prof. A.934676
   Municipio di Novara7812810
   Ambasciata di Polonia20515
   Giannoni comm. A.191213
   Tencajoli prof. C.14212
   Diversi835569
 801686344
Per diritto di stampa38077308
    
Totali13551033654

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Specchietto complessivo delle opere entrate nelle due Biblioteche durante il 1932.

 OpereVolumiOpuscoli
Acquisti **857100936
Doni e omaggi819718353
Per diritto di stampa38077308
Totali **20521804697


Totale generale: 2501

** Anche in questo caso l'errore nella somma delle "Opere" acquistate è ripetuto.

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Biblioteche Negroni e Civica
Statistiche del 1932
.

Statistica generale dei lettori e delle opere date in lettura

statistica 1932

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Classificazione delle opere date in lettura

statistica 1932

NECROLOGIE   [BSPN XXVII [1933] fasc. III - pp. 309-314]

GIOVANNI BORDIGA.

Il 18 dello scorso giugno si è spento in Venezia Giovanni Bordiga, Commissario Governativo, di quella R. Scuola Superiore di Architettura che, per l'opera sua appassionata e perseverante, surse nel 1926, seconda dopo quella di Roma.

Matematico, artista, filosofo, l'unica armonia che sta a fondamento di forme, così varie in apparenza del pensiero umano, Egli sentiva. Convincimento ch'Egli con inesausta fiamma trasfondeva ai discepoli traendoli a ricercare lo spirito essenziale d'ogni cosa e quello sopra ogni altro considerare.

Raro potere educativo ed animatore che, congiunto alla dirittura morale, alla austera semplicità di vita, alla cordialità del rapporto, fece di Giovanni Bordiga grandissimo Maestro, non solo nella scuola, ma per tutti quelli che per fortunata ventura con Lui ebbero dimestichezza.

L'abitudine meditativa ed un certo apparente distacco dalle correnti cose, lo potevan far giudicare uomo che alla pratica realizzazione desse scarso valore. La multiforme attività del suo ingegno gli consentì, invece, oltre al lasciar nella mente e nel cuore dei discepoli traccia care ed indelebili, di compiere opera albissima e vasta.

Di sé Egli, solo volle scrivere:
Nato a Novara il 2 aprile 1854. Ingegnere e Professore di Matematica nei RR. Istituti Tecnici di Pesaro, nel 1874, e di Venezia nel 1879. Nel 1902 incaricato di Geometria descrittiva presso la R. Università di Padova. Nel 1917 Professore ordinario di Geometria proiettiva. Presidente della R. Accademia di B. A.

A cui devesi aggiungere quanto nella sua modestia si tacque: pubblicò pregevoli studi matematici; spiegò fervida azione quale segretario del Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti; pose nel 1897 le basi della Esposizione biennale d'Arte veneziana che condusse poi dal 1920 al 1926; fu Presidente della R. Accademia B. A. di Venezia e della Fondazione Querini Stampalia, che accoglie una ricca biblioteca ed una nota pinacoteca, portando ovunque vivida luce di scienza, sensibilità di artista, saggezza di amministratore. Conchiudendo il suo elevato e lungo oprare con la Scuola di Architettura di Venezia, ch'Egli, scienziato in origine, ma artista nell'animo, valutando la necessità della rinascita della figura dell'Architetto volle e fondò.

Sebbene il Prof. G. Bordiga non appartenesse alla nostra Società Storica sentiamo il dovere di ricordarlo con sincero compianto e con profonda ammirazione perche onorò la sua Novara nella scienza e nella scuola e la ricordò ed amò con tenerezza filiale e nostalgica sempre. E lo facciamo con le nobili parole scritte dalla Rivista «Architettura» del Sindacato Nazionale Fascista degli Architetti (Luglio 1933) a cui va il sentimento di gratitudine dei Novaresi per l'altezza d'inspirazione e la profonda simpatia con cui è stata ricordata la nobile figura di un nostro Concittadino.

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MARCO FINAZZI

Il 3 di novembre scorso, fulmineamente, scomparve dalla vita, l'avv. M. Finazzi, carissimo amico nostro, fedele alla nostra Società Storica fin dai primi momenti, di cui ricopriva in questi ultimi anni la carica di Consigliere, concittadino per tanti e tanti titoli benemerito, studioso appassionato, anche se inedito, di cose nostre e specialmente di numismatica, membro attivo di numerose istituzioni benefiche e culturali, fautore di ogni iniziativa che tendesse ad accrescere decoro alla sua città beneamata.

La sua scomparsa, che di tanto strazio fu causa alla Madre veneranda, alla Compagna teneramente amata, al fratello carissimo, rinnovò in noi quel senso di sgomento che affligge i superstiti alla dipartita dei buoni con cui si sperava di compiere, come in fida compagnia, il viaggio terreno. Ci proponiamo di dire di Lui più ampiamente e più degnamente e di dedicare alla Sua memoria un lavoro che gli era caro e per cui andava raccogliendo materiale prezioso.

Vada da queste pagine alla Madre, alla Sposa, al Fratello l'espressione del vivo compianto della nostra Società Storica che ha partecipato profondamente al lutto crudele.

A[lessandro] V[iglio]

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VITO FEDELI

A 67 anni, nel pieno vigore dell'intelligenza, tormentato negli anni ultimi da molte sofferenze, ha cessato di vivere nello scorso giugno il prof. Vito Fedeli, nato a Foligno ma novarese per lunghissima residenza fra noi.

Fu membro del Consiglio Direttivo della nostra Società, fu collaboratore di questa Rivista: ma la sua attività si rivolse specialmente nel campo musicale. Direttore dell'Istituto Musicale Brera, direttore d'orchestra, insegnante valoroso, era conosciutissimo a Novara; prese attiva parte alla vita politica prima del Fascismo e coperse notevoli cariche amministrative; all'avvento del Fascismo vi aderì subito sinceramente e vi militò nobilmente, generoso nel prestare l'opera della sua intelligenza senza mai nulla chiedere in compenso.

Ma, come accade spesso, il suo più vero valore di artista e di studioso non venne forse giustamente apprezzato. Egli fu un compositore di musica sacra di nobile inspirazione, di forme elevate; le sue produzioni in tal campo assai numerose, ebbero l'onore di esecuzioni di primo ordine a Roma, a Milano e all'estero. Le sue ricerche di storia della musica e degli strumenti musicali e di critica musicale in genere, apprezzatissime, sono consegnate in articoli e in volumi numerosi. La bibliografia delle sue opere, fino al 1928, contava 103 titoli; dopo quell'anno molt'altro è da aggiungere; ma degnissimo monumento duraturo alla sua fama egli pose negli ultimi anni della vita, fra il duro morso dei mali fisici, componendo il fastoso volume dedicato a «Le Cappelle musicali di Novara» ch'ebbe la gioia di veder pubblicato negli ultimi mesi della sua mortale carriera dalla Casa Ricordi.

Nobile intelligenza, passione dell'arte e dello studio, generosi affetti si fondevano in Lui armoniosamente. Un eccessivo amore di verità e un carattere combattivo gli amareggiarono talvolta le gioie del successo. Speriamo di poter fare di Lui altra volta e in altra siede più degna commemorazione di queste rapide note.

A[lessandro] V[iglio]

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ETTORE SILVA

Ricordiamo con vivo cordoglio la figura dell'avvocato Ettore Silva, spento da lunga e tormentosa malattia il giorno 20 novembre.

Con la sua scomparsa si fa più esigua la schiera dei novaresi che, sull'esempio dei Bianchini, dei Garone, dei Morbio, dei Frasconi e specialmente del nostro indimenticabile Morandi, sapevano associare alle cure domestiche e a quelle della professione, la riverenza sempre vigile delle memorie cittadine e l'ausilio ad ogni opera ohe tendesse a farle rivivere o a meglio illuminarle.

L'avvocato Silva, nato da distinta famiglia e cresciuto al culto delle virtù familiari e civiche, fu valente e onesto uomo di leggi, all'innata probità unendo un alto concetto della professione, cui l'aveva avviato l'esempio del suo Maestro, il compianto avv. Poggi. Né questo gli impedì di assumere pubblici uffici, attendendovi con lodevole zelo; sedè, infatti, ripetutamente tra gli Assessori del Comune, presiedendo, tra l'altro alla Pubblica Istruzione; fu tra i Direttori degli Asili d'Infanzia come già suo Padre era stato, e amministratore solerte e scrupoloso di Opere Pie.

Con vivo e schietto senso d'italianità, diede il suo nome alla «Dante Alighieri» né l'abbandonò mai più. Fu quello stesso sentimento nazionale che lo trasse, non giovane d'anni, ad arruolarsi volontario nella guerra mondiale, dove più tardi avrebbe combattuto con onore il suo primogenito, mentre la moglie, la madre eletta quetava l'ansia del cuore lavorando assiduamente nella Sezione Femminile del Comitato Civile di Preparazione. Rese negli uffici segnalati servizi, senza risparmio di fatiche e di forze, e chiusa la guerra vittoriosa, rimase ancora per alcuni mesi in Trento, fedele fino all'ultimo al dovere che gli era stato imposto. Né, ritornando, reputò d'aver diritto ormai al riposo che, anzi, assunse il grave compito di Presidente del Comitato Provinciale degli Orfani di Guerra, e lo conservò fino alla recente riforma, oculato nell'amministrare e nello spendere, ma coraggioso nel richiedere e nel difendere, paterno di sollecitudine e di conforto a fanciullezze disarmate come a dolenti maternità.

Alla nostra Società apparteneva dagli inizii e ne era Vice Presidente, dalla fondazione, avendo conservata consuetudine di studio, curiosità intelligente delle cose cittadine, giovanile simpatia per quelli che se ne occupassero. Per queste sue doti era stato chiamato dal Ministro dell'E. N. a far parte della Commissione Provinciale d'arte, e i suoi colleghi della Commissione stessa lo avevano chiamato alla Presidenza, carica ch'egli tenne sempre con dignitosa fermezza.

Lo decoravano le insegne dei S. Maurizio e Lazzaro, grate, perché congiunte particolarmente alle istituzioni di quella Casa Sabauda che, onorava e serviva in sfioro lealismo; ma più nel concetto di quanti lo conoscevano, lo decoravano le molte doti, non ultima una rara, schietta modestia che non era mai ritrosia o scontrosità.

È un altro dei nostri che ci lascia; e come membro diletto della Famiglia, lo accompagniamo col nostro commosso e reverente saluto.

Rosa Cesare

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Di altri due buoni amici della nostra Società dobbiamo rimpiangere la scomparsa in quest'anno particolarmente duro per la nostra Famiglia; il Cav. Gaudenzio Frego, cittadino esemplare per la sua disinteressata e attiva e onestissima opera in uffici e amministrazioni pubbliche, solerte difensore degli interessi agricoli della nostra regione e propulsore convinto e indefesso della agricoltura nel Novarese, è morto nel luglio scorso.

Nella notte del 20 novembre u. s. è deceduto anche il Socio Avv. Cav. Carlo Bevilacqua che dedicò tutta la sua vita operosa al lavoro e alla Famiglia.

Ai Famigliari dei due Soci, colpiti così duramente, il nostro compianto e la nostra affettuosa parola di conforto.

Al momento d'andare in macchina ci perviene la tristissima notizia della morte improvvisa, del Comm. Ing. Alberto Tarella (1 dicembre). Inviamo la nostra parola di conforto alla desolata famiglia. Dell'ottimo Amico diremo nel prossimo numero della Rivista.

A[lessandro] V[iglio]

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NECROLOGIE   [BSPN XXVII [1933] fasc. IV - pp. 424-428]

Canonico GIULIO ROMERIO.

Il 12 febbraio, verso le ore ventuno, a Varallo, un insulto cardiaco spegneva in un baleno il canonico Giulio Romeno. Da qualche mese la sua fibra era minata: così che la morte, appostata in silenzio alle sue spalle, abbreviò pietosamente il calvario di sofferenze che il male insidioso aveva fatto presagire ai molti che amavano il buon sacerdote e che s'erano accorati del precoce e rapido tramonto di una nobile vita. Non aveva infatti ancora raggiunta la sessantina: e fino a un anno fa il roseo volto, pronto ad accendersi di tutte le fiamme pure, serbava intatta quella floridezza virginale di forme che era il suggello di un'anima aperta ai pensieri solenni e benevoli. A dipingere la sua figura fisica e morale bisogna ricorrere alla tavolozza manzoniana.

Chi conobbe il canonico Pietro Calderini, lo scienziato valsesiano che apparve ai suoi contemporanei come la copia di don Giuseppe Flores di Piccolo Mondo Moderno, oggi gli avvicina istintivamente nello stesso alone di gloria il nome del canonico Romerio: sopra la differenza delle insopprimibili note incisive personali i due profili si assomigliano nelle linee maestre del disegno. Studiosi entrambi, pur non essendo il Romerio cresciuto, come l'altro, nell'ambiente della scuola: autodidatti, perché se al Calderini il diploma di lettere non fu il tirocinio a un cospicuo curriculum di naturalista, neppure al Romerio l'avviamento seminarile poteva aver dato la vocazione spiccata e il metodo severo agli studii storici; innamorati della nativa Valsesia con quella chiaroveggente tenerezza che è cifra di superiorità spirituale: felici entrambi nel temperamento fornito di eminenti doti naturali, e, quel che più conta, saldo in quell'equilibrio che a tutte le egregie qualità infondeva armonia unitaria di movenze e fecondità di opere.

Anzi risalendo più in su negli annali del clero valsesiano, così tipico nelle spiccate sue caratteristidhe, si sarebbe detto che ne rivivesse tutta la tradizione nel canonico Rome-rio, filtrata e chiarita in una luminosa coscienza. In lui v'erano le scintille dello zelo e della carità del Giacobini, l'esattezza del Lirelli, la versatilità del Sottile, la temperanza di criterii del Bracchi e del Magni, la purezza dei principii del Reale e del Mazzola, l'intuito artistico e il fascino della bontà comunicativa e conquistatrice del suo immediato predecessore, il Calderini. Alla Valsesia molto deve la Chiesa novarese: quindici secoli di storia hanno scavato un solco comune, non deviabile pel variare di circoscrizioni amministrative. Quando la verde conca, sterile da alcuni decennii, chiuderà la parentesi rigermogliando di bocci di vocazioni, un fiotto sano di apporti valsesiani rimescolato colle diverse correnti della diocesi ne alzerà il rendimento.

Orbene il Romerio cominciò appunto a scrivere delle ori gini del cristianesimo in Valsesia per l'esposizione regionale del 1908. Fu una primizia e non ricordo che sia stata pubblicata. Nell'anno seguente la direzione del Museo e della Pinacoteca, a cui fu chiamato e che conservò per quasi trent'anni, gli fu uno stimolo e una palestra non solo ad arricchirne notevolmente le dotazioni, ma a una serie copiosa di monografie che allineata in ordine cronologico arriva a un totale rispettabile. Un commosso e nutrito cenno, scritto da penna competente sul Corriere Valsesiano del 17 febbraio, ne abbozza un primo e sommario elenco: quanto basta per un'idea approssimativa di un'attività a getto continuo. Generoso con tutti disseminava i suoi lavori su Bollettini e su Riviste: anzi era appena composto nella pace della tomba quando usciva, inopinatamente postumo, un suo studio sulla Collegiata di S. Gaudenzio nella Rivista d'Arte Sacra: fu l'estremo tocco al quadro illustrativo della città natale, a cui lavorava da un trentennio circa: quadro ohe andava poco per volta allargando dimensioni e prospettive, come i freschi dei pittori del cinquecento che popolavano ogni anno le grandi pareti delle chiese di sempre nuove creazioni.

Le benemerenze dello studioso e del cittadino attento a tutte le manifestazioni della vita pubblica, promotore operoso della coltura popolare, avevano a comune denominatore l'evangelica semplicità del suo spirito sacerdotale. In un'atmosfera talvolta densa di nubi e gravida di tempeste egli librandosi all'altezza serena della sua missione fu sempre ritenuto come un ideale giudice di conflitti e più ancora un conciliatore di animi. E posso ripetere di lui ciò che scrissi, ora fanno ventott'anni, del suo maestro, il Galderini: che tese lo spirito volonteroso a tutte le iniziative fresche e buone, e nella vigorosa fede trovò l'alimento ad una speranza sempre viva nei destini cristiani dell'Italia risorta.

La fiaccola che egli partendo depose sulla soglia in lumine vitae trovi mani degne di raccoglierla.

Giovanni Gavigioli.

 

Il Consiglio della Società Storica Novarese e gli amici del nostro Bollettino Storico, riuniti in un pensiero di compianto per la scomparsa del Can. G. Romerio, ne rievocano la bella e serena e coscienziosa figura di sacerdote e di studioso, seguendo le commosse parole del nostro Can. prof. Cavigioli. Si può dire che col Romerio la Valsesia perde un uomo prezioso: e la Valsesia, che ha una sensibilità squisita per la sua tradizione artistica e culturale, sa bene che cosa significhi aver perduto uno studioso che a lei si era votato con tanto ardore, con tanto ingegno, con tanto purissimo disinteresse.

Noi, pensando a Lui e all'opera sua di ricercatore e di scrittore, pensiamo istintivamente al nostro Morandi che in tante qualità gli rassomigliava.

Chiniamo la fronte reverenti alla suprema Volontà e raccogliamo nel nostro cuore la memoria dei migliori nostri Amici scomparsi.

 

Aggiungiamo un primo elenco delle opere scritte dal Can. G. Romerio e ci proponiamo di completarlo con maggior agio. Ricordiamo che il R. fu per il nostro Bollettino un collaboratore prezioso e un amico affezionato. Molti dei suoi scritti comparvero, prima che in estratto, nelle pagine di questa Rivista.

Tali sono i numeri III, V, VI, X, XI di questo elenco bibliografico che non tiene conto dei molti articoli del R pubblicati nei giornali in trent'anni di feconda attività letteraria.

È notevole che in questi ultimi anni, nonostante gli assalti del suo male crudele, il Romerio lavorava quasi più intensamente. Pochi giorni prima di scomparire egli aveva consegnato un lungo articolo intorno a «La rivista "Arte Cristiana" e la Scuola "Beato Angelico"» alla Gazzetta della Valsesia: articolo che uscì in due puntate, una il 10 febbraio e l'altra pochi giorni dopo la Sua morte, il 24 dello stesso mese. Un altro lavoro di notevole importanza Egli veniva pubblicando su «Il Corriere Valsesiano», e cioè «Un Capitolo inedito sopra le opere di G. Ferrari in Valsesia» giunto appena alla terza puntata (Corriere Valsesiano, 17 febbraio 1934) e che forse rimarrà interrotto.

A un tratto questa promettente e coscienziosa attività è cessata con grave danno degli studi e della coltura delle nostre terre. Nulla di più triste che piangere sulle tombe schiuse troppo presto a rapire i buoni e i generosi.

A[lessandro] Viglio

 

Saggio di Bibliografia di G. Romerio

I. - 7 manoscritti di U. Foscolo e di G. Mazzini del Museo «Calderini» di Varallo e l'edizione P. Rotondi della «Divina Commedia», Tipografica S. A. Cooperativa, Novara 1921.
II. - La Società d'Incoraggiamento allo Studio del Disegno in Valsesia. Cenni Storici - Scuola di Disegno e Scultura - Benefattori.Tip. Zanfa, Varallo 1924.
III. - Niccolo da Varallo, Pittore di vetrate del secolo XV, Stab. E. Cattaneo, Novara 1925.
IV. - Varallo, la Città del S. Monte. Fascicolo 119° della Collana «Le cento Città d'Italia» con 44 illustrazioni, Casa Editrice Sonzogno, Milano 1926.
V. - Due tavole di G. Ferrari rappresentanti S. Francesco che riceve le stimmate. Con una tavola fuori testo, Stabil. Tip. E. Cattaneo, Novara 1926.
VI. - Pievi e Parrocchie in Valsesia, Stabil. Tip. E. Cattaneo, Novara 1927.
VII. - Il S. Monte di Varallo. Fascicolo I della Collana «Santuari d'Italia» con 27 illustrazioni, Casa Editrice «Pro Familia», Milano 1928.
VIII. - La Società per la conservazione delle opere d'Arte e dei Monumenti in Valsesia. Cenni storici 1875-1928, Stab. Arti Grafiche, Varallo 1929.
IX. - Il culto di Maria in Valsesia. Con una tavola fuori testo e 10 illustrazioni, Libreria Emiliana Editrice, Venezia 1929.
X. - Stemmi Comunali di Valsesia. Con 22 riproduzioni di Stemmi e Sigilli, Stab. Tip. E. Cattaneo, Novara 1931.
XI. - Il Sacro Monte di Varallo in una tavola del '500. Con una tavola fuori testo, Cattaneo ed., Novara 1931.
XII. - L'Arte in Valsesia, Stab. T. Miglietti, Milano 1931.
XIII. - Il Santuario di Varallo eretto a Basilica Minore, Tipografia Testa - Unione Tipografica Valsesiana, Varallo 1932.
XIV. - La Valsesia alla Vergine Madre di Dio Maria, Il Culto Mariano in Valsesia, esaminato nella Storia, nei Santuarii, nella Devozione, nelle arti plastiche, nella Musica, nella Letteratura, nelle Arti Grafiche e nel Folklore. Con 108 illustr. e 1 tavola fuori testo, Arti Grafiche De-Grandi e C, Varallo 1932.
XV. - 7 Prevosti più illustri della insigne Collegiata di Varallo: Lorenzo Ravelli (1613-1690) - Venerabile Benedetto Lodovico Giacobini (1650-1732), Unione Tipografica Valsesiana, Varallo 1933.
XVI. - Varallo nella sua Storia Civile e Sacra - Ricordo del Terzo Centenario della prima Coronazione della Madonna venerata nella insigne Collegiale di S. Gaudenzio di Varallo (3-4-5-6 giugno 1933), Arti Grafiche De-Grandi e C, Varallo 1933.

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Statistiche delle Biblioteche Civica e Negroni.   [BSPN XXVII [1933] fasc. IV - pp. 429-431]

Statistica delle opere entrate nelle Biblioteche Negroni e Civica nell'anno 1933.

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Specchietto complessivo delle opere entrate nelle due Biblioteche durante il 1932.

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Statistica generale dei lettori e delle opere date in lettura.

statistica 1933

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Classificazione delle opere date in lettura

statistica 1933

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