Notiziario   [BSPN XXV [1931] fasc. I - pp. 152-154]

La scoperta del Palazzetto dei Paratici nel Broletto.

In attesa di dare, un'altra volta, notizie più ampie e particolareggiate intorno a questo argomento, è forse utile informare i nostri lettori sui primi risultati dell'esplorazione dei muri dell'edificio retrostante alla Loggetta settecentesca nel Broletto.

Nelle pubblicazioni fatte sinora intorno agli edifizi del Broletto, non si è mai potuto chiaramente designare la natura dell'edificio a levante del cortile perché la sua originale natura ci sfuggiva sotto l'intonaco e sotto i molti rimaneggiamenti subiti da esso in tempi diversi. L'appoggio del portico a loggiato completò nel sec. XVII o nel XVIII, lo sfiguramento dell'edificio.

Ora gli assaggi ordinati, con provvido atto, dall'ill. signor Podestà per consiglio della Sopra Intendenza, e compiuti sotto la guida dell'arch. Lazanio, ci mettono in grado di determinare con quasi assoluta certezza la natura di quella casa.

Sono bastati pochi giorni di intelligente lavoro di scrostamento dell'intonaco e di prudenti scalpellate per rivelarci la facciata di un palazzetto antichissimo, appoggiato al lembo orientale dell'Arengo, di contro alla camera curriculi, nel sec. XIII. La muratura e numerosi elementi architettonici già affiorati ci permettono di identificare in questo edificio il Palatium novum in cui avvenne l'investitura enfiteutica fatta da diversi Sindaci e Procuratori dei Paratici dei Calegari, dei Pellicciai e dei Tessitori il 28 maggio del 1285. (Rimando al capitolo del mio studio sall'Antico Palazzo del Comune di Novara, intitolato appunto: Il Palatium novum del 1285 e la Torre dei Paratici).

Così un altro lato importantissimo della fisionomia del Broletto è scoperto e un elemento nuovo è aggiunto alla storia bella e interessante di quel monumento secolare di cui Novara giustamente si vanta.

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Per Ugo Ferrandi.

Il Governo ha concesso, per intercessione del nostro Presidente, On. E. M. Gray, che la lapide col medaglione dell'esploratore Ugo Ferrandi, venga apposta alla casa che fu già la dimora del venerando concittadino in Via Ravizza. Alle spese per la lapide e per il medaglione hanno contribuito generosamente il Comune di Novara e Istituti e Cittadini di cui pubblicheremo a suo tempo il nome.

Medaglione e lapide sono opera dello scultore prof. cav. uff. E. Tandardini.

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Per l'inventore del "cembalo scrivano„: Francesco Ravizza.

Anche al Ravizza, Novara si appresta a tributare le debite onoranze. Infatti sarà murata una lapide con medaglione di bronzo in quel palazzo del mercato che fu sua residenza nel periodo più fecondo della sua attività d'inventore.

Contributi del Comune, della Provincia, di Istituti, di privati, di cui daremo poi notizia, ci hanno permesso di raccogliere i fondi sufficienti per le onoranze che saranno degne del benemerito concittadino.

Lo scultore R. Molla è autore del medaglione e della lapide.

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Una piccola biblioteca di storia dell'arte moderna

sta per essere costituita nella sala di direzione della Galleria Giannoni. Un prezioso gruppo di libri è già stato concesso dal generoso donatore della Galleria Comm. Alfredo Giannoni: ad essi sono stati aggiunti alcuni volumi già di proprietà della biblioteca del Museo Civico - Archivio Storico. Un sussidio di L. 300 è stato concesso dalla generosità della Banca Popolare Cooperativa, come contributo annuo a tale scopo.

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MUSEO CIVICO - ARCHIVIO STORICO   [BSPN XXV [1931] fasc. I - pp. 152-154]

Doni nel 1930

1. - L. 300, della Banca Popolare Cooperativa di Novara, da spendersi in libri di storia e d'arte per la Biblioteca del Museo.
2. - Fittili gallo-romani provenienti dagli scavi di Lortallo (1909) e dell'età di Golasecca provenienti da scavi d'Ameno (1925) e di Lortallo (1929-1930).
Donati dall'Ing. Giulio Decio, R. Ispettore onorario dei Monumenti, con il consenso della R. Sopraintendenza e la concessione dello Stato; restaurati a cura del Municipio e sistemati in apposita vetrina nella Sala archeologica del Museo Civico.
3. - Ingrandimento di un disegno-sezione della Mole Antonelliana di Novara.
Dono Arch. L. Vietti.
4. - Arca funebre romana inscritta rinvenuta nella Cascina La Schiavenza di Garbagna.
Dono del signor dott. Giacomo Buslacchi, Novara. Collocata sotto l'Arengo.
5. - Grande stemma marmoreo dei Caroelli, collocato sotto l'Arengo.
Dono della V. Confraternita della Parrocchiale di Garbagna.
6. - Vecchio orologio d'argento.
Dono dei signor L. Bertelli di Novara.
7. - Grande quadro a pastello rappresentante il Viale Q. Sella di Novara, del pittore Michele Cascella.
Dono dell'avv. cav. E. Bossi.
8. - Statua in marmo: La fioraia dello scultore Serafino Ramazzotti.
Dono dei figli del fu Signor Isidoro Grignaschi.
9. - N. 19 pergamene dal 1290 al 1741 di Dogi Veneti; Manipolo di lettere e ordini di diversi principi e di re spagnuoli (doc. cartacei); Manipolo di 30 lettere autografe di persone illustri diverse (sec. XIX).
Dono del Comm. Alfredo Giannoni.
10. - Carlo Emanitele I - Miscellanea - Torino - Casale Monferrato. Stab. Tipografico Miglietta, Milano e Comp. success. Cassone, 1930, VIII, 2. voll, in 8° di pagg. 430 + 454.
Dono della Società Storica Subalpina (vol. CXX - CXXI della B.S.S.S.).
11. - Rondolino Ferdinando: Storia di Torino antica (dalla origine alla caduta dell'Impero), Torino, Fratelli Bocca 1930, IX.
Dono della Società Piem. di Archeologia e B. A. di Torino (vol. XII degli Atti della Società).

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Acquisti nel 1930.
1. - N. 36 lastre fotografiche d'opere d'arte del Novarese.
2. - Arca funebre romana inscritta rinvenuta alla Cascina Cortenova, collocata sotto l'Arengo.
3. - Restaurati, a spese del Comune, due ritratti di ignoti, del Museo Civico (sec. XVII).

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Visite al Museo Civico nel 1930.

Il Museo Civico fu aperto 45 domeniche: dal 23 novembre soltanto al pomeriggio della domenica, per cambiamento di orario. Il numero totale dei visitatori, compresi quelli straordinari dei giorni feriali (comitive e scolaresche) fu di 6728.

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GALLERIA P. E A. GIANNONI Visite nel 1930.

Le visite gratuite alla Galleria Giannoni furono in così grande numero nelle prime domeniche di apertura che non fu possibile calcolarne il numero. Basti dire che una vera folla passò nelle splendide sale a tutto dicembre. Numerosissime anche le visite a pagamento dei giorni feriali.

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Necrologie   [BSPN XXV [1931] Fasc. I-II - pp. 158-161]

Cav. Uff. Mario Barozzi.
Il 3 di agosto del 1930 si spegneva, per un tragico incidente nella sua villa di Stresa, l'industriale Mario Barozzi.

Raramente la scomparsa di un uomo suscita intorno tanto profondo, vivo, affettuoso rimpianto; le doti di uomo e di cittadino del Barozzi, la sua eccezionale tempra di lavoratore, il suo carattere di nativa squisita bontà, la sua generosità che non attendeva d'esser sollecitata, ma ricercava ansiosa le occasioni d'effondersi, gli avevano creato intorno un'atmosfera di simpatie convinte e una vasta cerchia d'ammiratori e d'amici.

Ricordiamo a suo principale titolo d'onore l'aver saputo tenersi legate le maestranze del suo opificio con commovente solidarietà anche nei tempi di maggior disgregazione delle masse lavorataci e di più accanite lotte fra imprenditori e operai.

Il Barozzi da semplice apprendista e da poverissima condizione sociale era salito, attraverso la gerarchia del lavoro, con duro tirocinio, con tenacissima volontà, con rettitudine esemplare, ai più alti gradi e alla direzione della sua industria.

Membro d'innumerevoli Società industriali, di sodalizii d'ogni genere, di istituti benefici, spandeva largamente e generosamente i tesori del suo ingegno, della sua attività, del suo cuore: e largamente donava.

Sebbene occupato in un incessante multiforme travaglio di opere pratiche, aveva avuto tempo e modo di accostarsi alla nostra modesta opera di valorizzazione delle memorie cittadine e aveva voluto farsi socio promotore della nostra Rivista a cui restò fedele sino all'ultimo.

Vogliamo che il suo nome e la sua Opera esemplare abbiano un ricordo duraturo anche in questo Bollettino che egli onorò con la sua amicizia fattiva.

A[lessandro] V[iglio]

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Avv. Gerolamo Guarlotti.
Nella sua nativa Galliate il 20 febbraio scorso moriva sessantaduenne il nostro socio fondatore benemerito avvocato Gerolamo Guarlotti.

Noi lo ricordiamo su queste pagine dove il suo nome comparve fra quei primi della piccola pattuglia di generosi mecenati dei nostri ideali e dei nostri sforzi nella buona battaglia per l'incremento degli studi storici, con altrettanta gratitudine che venerazione ed ammirazione. Perché Egli, che pur non si occupava di proposito di storiche discipline, ne seguiva con affettuoso interesse, con geniale spirito curioso e per istintivo bisogno di sapere, il movimento e le correnti. E chi scrive sa della sollecitudine di Lui per ogni particolare che venisse ad illuminare qualche punto oscuro della sua Galliate e lo ricorda ricercatore di fittili e di reliquie d'un aggere romano o forse d'una piccola necropoli sulle rive del Ticino, scavatore ansioso, idealista ingenuo che mostrava con orgoglio la sua collezioncina di vasi e d'oggetti rammaricandosi che i mezzi, il tempo, le cure dei suoi affari e le occupazioni legali non gli concedessero di fare di più. Fu uno spirito buono, entusiasta di ogni attività che esaltasse la bellezza; così senti forte l'amore dei monti e diffuse con opera d'apostolo il verbo dell'alpinismo presiedendo per lunga serie d'anni quella novarese «Prealpina Gnifetti» che integrò degnamente nella provincia di Novara l'opera del Club Alpino; così fu a capo di istituzioni culturali, biblioteca, scuole serali ecc. nel suo florido borgo; così seppe con viva passione adunare nella sua bella casa e nel suo studio una notevole collezione di quadri ed una numerosa libreria che contongono buone espressioni dell'arte ottocentesca con alcuni pregevoli pezzi più antichi, insieme con gran parte delle manifestazioni storico letterarie dei nostri dì. Fu per gli amici un gran cuore ospitale generoso e conobbe la gioia del beneficare: si pensi da queste doti quale fosse il suo affetto per la sua famiglia così vivo ed intenso da sentire, per la perdita della sua ottima consorte Margherita Kraus, tanto dolore che ne ebbe indebolita la resistenza agli attacchi d'un male forse leggiero. La Società Storica perde un affezionato amico e lo ricorda con gratitudine e lo addita ai consoci buon esempio, raccomandandone la memoria.

Giuseppe Lampugnani.

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Il Notaio DAVIDE COLOMBO.(Ω 21 Febbraio 1931)
Una figura di galantuomo d'antico stampo, per il quale onestà, dovere, religione, famiglia, civismo non erano parole soltanto, ma convinzione profonda, ma coscienza sicura e solida, ma passione d'ogni ora, ma prassi feconda; ecco in breve il ritratto di questo amico che scompare dalla vita a cui non era attaccato, ma che interpretò cristianamente come una milizia.

E ciò che ho detto potrebbe bastare; ma forse alla sua anima ancora protesa verso i suoi cari potrebbe esser grato qualche ricordo del suo tirocinio umano. Alla debole salute oppose, fin dalla giovinezza, vittoriosa resistenza con una disciplina di vita a tutta prova; e così poté lavorare tenacemente ed essere fedele al suo dovere fino al giorno, anzi, all'ora della morte. Impiegato del Comune prima e poi, per lunghi anni, della Amministrazione Provinciale, come Archivista, amò irraggiare d'una luce di idealità l'opera sua burocratica, con iniziative di carattere culturale o religioso. Fin dagli anni della prima giovinezza si trovò in istretto contatto, per ragione d'ufficio, con il compianto avv. Raffaele Tarella e con tutti gli studiosi che formarono per un felice periodo un cenacolo intorno al venerando Bibliotecario.

Concepì in quel tempo, un vivo amore por le memorie storione e artistiche novaresi e scrisse un volumetto per illustrare la Chiesa e il Convento di S. Nazaro della Costa, sommerso allora nel più abietto letargo. Stimolò, venticinque anni dopo, lo scrivente a una più larga monografia intorno all'importante monumento amato di uno schietto e quasi romantico amore.

Ed ebbe la gioia di veder compiuto, prima della morte, il sogno delizioso della illustrazione e insieme del restauro del monumento idoleggiato.

Pubblicò anche, anonimi, numerosi articoli sulla Gazzetta di Novara per illustrare antiche consuetudini locali o feste, o istituti novaresi.

Predilesse, con affetto intelligente, alcuni pii sodalizi della città; e quel suo affetto era alimentato da viva fede religiosa e da una sua passione inestinta per la tradizione, per in memoria del passato, per la nostalgica rievocazione della storia cittadina.

Un'altra passione ch'egli nutrì silenziosa nel cuore fu quella della beneficenza; egli avrebbe voluto possedere per donare; e donò quanto più poté ai poveri seguendo una esigenza del suo nobile cuore.

Fu un fedele amico della Società Storica Novarese e della sua Rivista: assiduo alle Assemblee, curioso dei problemi ivi discussi, sagace e prudente nei consigli.

Al buon amico, al fido compagno partecipe dei nostri ideali, il fraterno ricordo.

A[lessandro] V[iglio]

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ATTI DELLA SOCIETÀ STORICA NOVARESE   [BSPN XXV [1931] fasc. IV - pp. 500-521]

Assemblea del 29 novembre 1931.

L'anno millenovecento trentuno, X E. F., addì 29 del mese di novembre, alle ore 16,30, in Novara, nella sala maggiore della Biblioteca Civica-Negroni, regolarmente convocata, si tenne l'Assemblea Generale ordinaria della Società Storica Novarese, per la trattazione del seguente ordine del giorno:
1. - Commemorazione dei Soci defunti: Ing. Cav. Uff. M. Rosina; Avv. G. Guarlotti; Notaio D. Colombo; Cav. Uff. M. Barozzi; Avv. Cav. Uff. Luigi Gray; Avv. Cav. A. Mercandino; Geom. A. Boggione.
2. - Relazione morale della Società per l'anno 1931;
3. - Relazione finanziaria della Società per l'anno 1930;
4. - Proposte per l'incremento degli studi di Folklore nella Provincia di Novara (Prof. Rosa Cesare);
5. - Per la carta archeologica della Provincia di Novara (Teol. D. Lino Cassani);
6. - La sistemazione del Museo Lapidario della Canonica (Prof. A. Viglio);
7. - Elezione di un nuovo Membro del Consiglio Direttivo in sostituzione del Prof. O. Scarzello;
8. - Varie.

Presiede l'adunanza l'on. E. M. Gray, Presidente della Società Storica e sono personalmente intervenuti i signori: Gr. Uff. Ing. E. Aimone; Mons. Cav. Teol. Don Lino Cassani; Comm. Giuseppe Rossi; Ing. Cav. G. Bronzini; Prof. Dott. Cav. Uff. O. Cipollino; Comm.A. Giannoni; Ing. Giulio Priuli; Comm. Ing. A. Tarella; Conte Avv. Marco Caccia; Cav. G. Frego; Avv. Cav. Marco Finazzi; Dott. Negri Pierino; Avv. Cav. E. Bossi; Prof. A. Riva; Geom. Cav. G. Bertoli; Conte Avv. Cav. Fr. Gibellini Tornielli; Rev. Can. Don Andrea Pagani; Prof. Uff. Vito Fedeli; Not. Avv. A. Filippetti; Cav. Dir. A. Rolando; Mons. Can. G. Barlassina per Novara Sacra; Mons. Can. A. Cattini; Dott. Carlo Barozzi; sig.na Barozzi; sig. Vincenzo Boggione; Avv. Cav. E. Silva; Prof. R. Cesare; Prof. Dott. Cav. G. Lampugnani; Avv. Comm. P. Montani; sig. G. Tadini; Geom. U. Rizzotti; Avv. Cav. A. Mentasti; Mons. Cav. Sac. Don V. Marucco; Dott. Comm. Fr. Pezza; Ing. G. Decio; Prof. Cav. A. Rasario; signor Cantillo Bertola; A. Airoldi; Dott. A. Viglio, segr.
Hanno inviata adesione scritta i soci signori: Dott. Prof. Cav. Uff. Preside M. Morengo; Gr. Uff. Rag. E. Giardini; Rag. G. Sala; Can. Prof. Don G. Romerio; Sac. Prof. Dario Franceschi; Prof. Dott. C. Bornate; Prof. Dott. O. Scarzello.

*   *   *


Alle ore 17, essendo trascorsa mezz'ora da quella fissata per la convocazione (art. 9 dello Statuto) il Presidente dichiara aperta la seduta.

Domanda la parola il prof. dott. G. Lampugnani, Presidente del Consiglio Amministrativo delle Biblioteche, per esprimere il proprio compiacimento alla Società Storica che ha voluto onorare la sede delle Biblioteche scegliendola a luogo preferito per l'assemblea annuale e per dichiarare che, come Presidente dei'importante istituzione culturale cittadina e a nome del Consiglio Amministrativo, che le porte della Biblioteca saranno non solo aperte ma spalancate per accogliere i membri di una Società tanto benemerita nel campo culturale, alla quale egli si onora di appartenere.

L'on. Gray risponde ringraziando delle gentili parole, tanto più gentili in quanto è segno di squisito senso di ospitalità che il padrone di casa ringrazii gli ospiti di essere andati da lui e dichiara che la Società Storica Novarese trova nell'ospitalità della Biblioteca Negroni Civica ragione di orgoglio e motivo di rallegrarsi per aver trovato la sede più degna che potesse desiderare alle sue assemblee.

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Commemorazione dei Soci defunti.

Il prof. dott. G. Lampugnani ha la parola per commemorare i soci avv. G. Guarlotti; geom. A. Boggione; ing. M. Rosina.
Intorno all'Avv. Guarlotti l'oratore svolge i concetti da lui sinteticamente esposti nella Necrologia del Guarlotti pubbl. in questo Bollettino (A. XXV, Fasc. I-II, pag. 159); dell'ing. Rosina il Lampugnani con calda appassionata parola illustra le doti di professionista e di patrono e propagandista convinto ed entusiasta delle istituzioni alpinistiche novaresi; la rievocazione della indimenticabile figura del Rosina strappa vivissimi applausi alla assemblea. Del compianto amico, come collaboratore della nostra Società, si è già scritto in questa Rivista (A. XXIV, Fasc. II-III, pag. 344).

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Indi l'oratore ricorda la bella, operosa, adamantina figura del Boggione.

In memoria del geometra A. Boggione.

Il geom. Attilio Boggione fu tra gli amici nostri carissimo per numerosissime e pregevoli doti. Prima quell'entusiasmo d'ogni casa bella che lo fece appassionato dell'Alpe su cui conduceva con fede d'apostolo la prima - si può dire - schiera di adepti dell'alpinismo nella nostra città, lo rese fino intenditore d'opere d'arte e gli infuse quello spirito curioso così d'ogni vicenda come d'ogni significazione dei monumenti di Novara per cui valle essere nella lista dei nostri soci.

Lo ricordiamo con tanto desiderio e lo rivediamo con la bella figura energica cui il lungo esercizio della ginnastica e della scherma aveva conservata anche nell'età inoltrata un aspetto giovanile e quella scioltezza di membra che facevan pensare ad una nobile ed ardita immagine di moschettiere.

Modestissimo diede la sua opera quotatissima per l'intelligente diligenza ed anzitutto per l'adamantina onestà, all'Amministrazione dei Canali Demaniali prima ed al Consorzio Est Sesia poi quando, collocato a riposo dallo Stato, volle, lasciando da parte ogni pensiero di riposo, spendere la sua forte attività ai servizi di detto Consorzio.

Morì lavorando: la famiglia, il lavoro, l'amicizia e la pura coscienza del retto cittadino furono la ragione della sua nobile esistenza.

Venne tra noi fin dal 1881 dal Vercellese (n. a Borgo Vercelli il 13 luglio 1857); fu dei fondatori della società Ginnastica e Scherma che fiorì specialmente per la di lui competenza nella quale godeva un vero primato e fu una colonna della Società Prealpina Gnifetti che gli deve il più fiorido periodo di sua vita. Morì il 27 giugno 1931.

G[iuseppe] Lampugnani.

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Quindi ha la parola l'avv. Marco Finazzi per la commemorazione dell'avv. Luigi Gray, di cui riportiamo il testo.

In memoria dell'avv. cav. Luigi Gray.

La luce del mattino non aveva del tutto sbiancato il chiarore dell'alba ancora indugiante nell'ampia sala piena di libri e di carte, e già un uomo alto, adusto nella persona, prendeva posto al suo tavolo di lavoro. Così da anni, da lustri, da decenni, da altre cinquantacinque anni, l'avv. Luigi Gray, lavoratore infaticabile, iniziava la sua giornata, la continuava fino a sera, solo interrotta e distratta dalle cure famigliari.

Apparteneva ad una famiglia di avvocati, e dai suoi maggiori aveva appreso l'esercizio della professione forense, come un sacerdozio nobilissimo, come un regime di vita al quale debbono uniformarsi tutti gli atti quotidiani della vita.

Schivo di pubblici onori, volle e seppe però dare il contributo della sua solida dottrina a favore degli umili e del patrocinio della popolare giustizia. Per tempo lunghissimo fu Conciliatore, e in questa carica, apparentemente modesta, sempre portò un giudizio sereno di bontà e di equità, di conforto e di comprensione nel comporre le piccole umane miserie, che pur sempre travagliano l'animo dei minuzzolanti che invocano giustizia.

La Società Storica Novarese, commemorando l'avv. Luigi Gray, non ricorda solamente uno dei suoi soci migliori, ma ricorda il cittadino, il professionista che appartenne con altri illustri novaresi ad una eletta schiera che della professione forense si erano formato uno scopo altissimo di lavoro e di vita.

Apparteneva a quegli antichi giureconsulti che consideravano il diritto come una religione e quindi l'obbligo di osservarlo e di insegnarlo come un dogma.

Promebat clientibus jura.

A quanti a lui ricorrevano, insegnava come si osservassero le leggi, non solamente come fonte di diritti, ma come e perché importassero obblighi e doveri.

Come ai grandi giuristi del suo tempo, invano gli si sarebbe chiesto di insegnare in qual modo si passano eludere le leggi fiscali o comporre profittevolmente un fallimento. Insegnava invece che non omne quod licet honestum est, e che in tutti gli atti della vita bisogna sempre ricordare gli insegnamenti della romana sapienza, honeste vivere neminem laedere, suum cuique tribuere!

Il giureconsulto che con onestà di vita e con sapiente esperienza insegna che le leggi sono il sussidio più alto e la difesa più civile della Nazione, che insegna come le leggi debbono essere sempre osservate, rispettate e applicate, compie opera della più fervida collaborazione sociale e politica. Pari alla sua laboriosità ed alla sua onestà era la sua modestia; intesa la modestia non già come un'ostentata forma che rifiuta cariche o titoli, ma come una nobile espressione del proprio sentimento che non sopravaluta mai l'opera propria, a scapito dell'economia altrui.

Era proverbiale la sua discrezione; e tutti che a lui si rivolgessero, sapevano con quanta moderazione e disinteresse tutelava e difendeva i loro diritti.

Così visse per lunghi anni l'Avv. Luigi Gray, e così noi lo ricordiamo; e quando quelli che noi chiameremo antichi, ricorderanno un giorno i loro concittadini del passato, rammenteranno che visse un Avvocato il quale per lunghissimi anni si alzava sempre all'alba e lavorava fino al tramonto - che prezioso era il suo consiglio - desiderata la sua toga - disinteressata e illuminata la sua fatica - che lasciò di sé esempio agli altri e che giunto vecchio e onorato alla meta, si spense serenamente fra l'universale stima della sua Città e fra il dolore e la venerazione dei figli e della Compagna devota della sua vita.

M[arco] F[inazzi].

La parola dell'oratore che ha nobilmente rievocata la proba vita dell'avv. Luigi Gray tutta spesa nell'adempimento austero del suo dovere, nell'amore e nell'educazione della Famiglia è salutata alla fine da un generale vivissimo applauso e l'Avv. Finazzi viene affettuosamente abbracciato dal Presidente.

*   *   *

L'Avv. M. Finazzi ricorda brevemente anche un altro Socio strappato in giovane età, quasi fulmineamente, alla Famiglia e agli amici.


L'avv. cav. Augusto Mercandino.

Il giorno 19 giugno del 1930, dopo brevissima violenta malattia, fra lo strazio inenarrabile della madre, della, moglie, del figlio, della sorella, dei parenti, schiantato nella fiorente e laboriosa virilità decedeva in Novara l'Avv. Augusto Mercandino.

Austero e fiero di carattere, colto e studioso, lavoratore indefesso, professionista integerrimo, altamente sentiva l'amicizia, poiché agli amici come alle sue fedi di studio e di pensiero era tenacemente avvinto.

La Società Storica lo ricorda come uno fra i migliori dei suoi soci, amante e devoto alla città ctoe egli aveva scelto, dove lo legava la professione e l'amore immenso alla famiglia sua.

E quando più ricco di promesse e di affetti gli arrideva l'avvenire, in breve volger di giorni, fra l'impotenza della scienza e lo sgomento degli amici il destino lo toglieva a noi, ammonendoci ancora una volita - quando fosse necessario - che l'imprevisto ed il dolore sono i grandi dominatori della vita e della storia.

M[arco] F[inazzi]

*   *   *

Ha la parola il prof. A. Viglio per commemorare i soci cav. uff. M. Barozzi e Not. Davide Colombo; egli illustra quanto già ebbe a scrivere in questo Bollettino in memoria del cav. uff. M. Barozzi (A. XXV, Fasc. III, pag. 158) e del Not. D. Colombo (id., pag. 160 e seg.). Anche alla memoria dei due fedeli amici troppo presto e troppo crudelmente strappati alla nostra Società vien tributato un pensiero di affettuoso, compianto.

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Relazione morale per l'anno 1931.

Per invito del Presidente, il prof. A. Viglio legge la sua Relazione, di cui si da qui il testo integrale.

Prima di riferire intorno all'attività della nostra Società durante l'anno oramai finito, mi corre l'obbligo di ringraziale ì'on. Consiglio Direttivo perché ha voluto chiamarmi alla carica di segretario in sostituzione dell'amico dott. Oreste Scarzello, trasferito per suo desiderio alla sede di Cuneo.

Il suo trasferimento lo ha obbligato a rinunciare con dolore al suo posto; e noi tutti abbiamo vivamente sentito il suo distacco per quanto col cuore l'abbiamo accompagnato in questo passo della sua carriera che lo avvicinava al suo paese natio.

> > >

> > > Relazione morale...

Il Consiglio Direttivo della Società, radunatosi intorno a lui, il giorno 9 novembre 1930, offrendogli un modesto ricordo della ventennale amicizia e della nostra gratitudine, gli ha ampiamente manifestato il proprio rammarico non disgiunto dal compiacimento e, per mezzo di un consigliere, ha ricordato la operosità egregia dello Scarzello a vantaggio della storia novarese, per cui egli era ormai diventato uno dei nostri studiosi più auto» revoii, poiché alla storia di Novara aveva portato il contributo di ricerche tanto più preziose quanto più è difficile trovare l'erudito che abbia competenza speciale nella lettura e nella interpretazione dei monumenti romani e dei documenti medioevali quale egli possedeva con tanta sicurezza e ampiezza.

Ricorderò di lui, per non dilungarmi, e per dire in sintesi il valore dell'opera dello Scarzello, la sua attiva e ampia partecipazione alla pubblicazione del Cartario Novarese nella Biblioteca dela Società Storica Subalpina, l'indice ventennale del nostro Bollettino Storico e la recente preziosa sua pubblicazione sul Museo Lapidario della Canonica, frutto di una severa e appassionata fatica triennale.

Credo di interpretare il sentimento di questa egregia Assemblea rivolgendogli un saluto cordiale, un vivo ringraziamento' e l'augurio che pur da lontano voglia seguire le sorti della nostra Società e contribuire nei limiti del possibile ai nostri sforzi per il raggiungimento-di altre nobili mete.

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L'attività sociale nel 1931.

L'attività della nostra Società, sebbene notevole, non ha potuto quest'anno adempiere tutto il programma che si era proposto.

Nonostante tutta la buona volontà, è qualche volta diffìcile attuare le iniziative con quella prontezza e rapidità che sarebbero nei desideri. Alle volte difficoltà e ostacoli imprevisti si frappongono a rallentare il ritmo dell'azione, se non addirittura ad arrestare le iniziative.

L'Assemblea voglia tener conto di queste ragioni nel giudicare dell'opera nostra.

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Le onoranze a Giuseppe Ravizza.

E cominciamo dalle cose fatte.

1. - Le onoranze all'inventore della macchina da scrivere, il Novarese avv. Giuseppe Ravizza, sono state degnamente celebrate con largo intervento di cittadini e di Autorità il 5 luglio dell'anno in corso.

La inaugurazione della lapide con medaglione fu fatta con nobili parole dal nostro Presidente e con un elevato discorso dal dott. Giuseppe Aliprandi di Padova.

L'impressione generale è stata che tanto il medaglione dello scultore Mella, quanto la sobria densa epigrafe del nostro prof. Giuseppe Lampugnani, quanto l'opuscolo critico-storico-biografìco dell'Aliprandi, quanto tutto l'insieme della commemorazione hanno ben corrisposto all'aspettativa e hanno avuto quello stile di sobrietà e di serietà che è norma di vita per il nostro Sodalizio.

La stampa nazionale ha fatto eco da diverse parti alle onoranze all'inventore del «Cembalo scrivano» e ha avuto una buona occasione per rivendicare all'Italia, in modo documentario, il primato d'una invenzione che è oramai diventata una delle condizioni indispensabili della vita moderna.

E Novara ha così assolto il suo debito di riconoscenza al suo illustre concittadino che a buon diritto potrebbe oggi sedere autorevolmente in questa Assemblea poiché non solo alle invenzioni meccaniche egli applicò l'ingegno acuto, ma ebbe anche vivo il culto per l'archeologia e per gli studi storici in genere.

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Onoranze al Capitano Ugo Ferrandi.

E anche il nostro Ugo Ferrandi, con frase incisiva e ricca di contenuto chiamato maestro di vita coloniale, ha avuto oggi stesso dalla Società Storica onoranze mantenute votatamente in una linea semplice e severa per il desiderio di uniformarsi al carattere schivo e riservato dell'Uomo.

Già nell'ultima Assemblea nostra è stato riferito intorno all'esito fortunato della proposta fatta dal Socio dott. Giuseppe Lampugnani, patrocinata fervidamente dal nostro illustre Presidente, per la nuova denominazione di Lugh-Ferrandi.

Non è qui il luogo di ripetere la vita e le gesta ded Ferrandi egregiamente scritte e proclamate da autorevoli amici e soci di questo Sodalizio e da scrittori dì cose coloniali.

Diremo soltanto che nel bel medaglione e nella vibrante epigrafe rivivrà il nostro Ferrandi tra i suoi concittadini e guarderà ancora dalla sua casa sulla via frequente, come soleva in vita, quando, affacciato al balconcino di tra le imposte socchiuse, stava ad osservare il viavai della gente frettolosa e affaccendata.

Vedendolo dalle finestre del Museo io pensavo alle dure leggi della vita che costringevano uno spirito indomito, nato per respirare l'infinito degli orizzonti marini e il profumo selvaggio di terre ignote, a sogguardare quasi timoroso dallo spiraglio di una casa il piccolo mondo di una città di provincia.

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Lapide al Generale Perrone e a Silvio Pellico.

Si provvederà a collocare la lapide commemorativa del Generale Perrone sul Largo dei Cavadlazzi, dov'era l'albergo della Posta, in cui il prode Soldato mori pochi giorni dopo la ferita ricevuta sul Campo della Bicocca, e la lapide per ricordare il fermo di Silvio Pellico che, ritornato dallo Spielberg, dovette sostare alcuni giorni nell'antica caserma dei Carabinieri della nostra Città, guardato dalla polizia piemontese, prima di ritornare alla diletta Torino e al Padre aspettante.

Tali inaugurazioni potrebbero essere fatte, senza alcuna pompa, il 23 marzo dell'anno prossimo.

In sostanza non la cerimonia importa a noi, ma il fatto che tali lapidi, fissate durevolmente ai muri delle nostre case, hanno una loro continua e profonda funzione educatrice e istruttiva.

La Città rivive così ogni giorno i fatti più nobili e ripensa agli uomini che onorarono la patria grande, o questa patria più piccola ch'è non spregevole porzione dell'altra.

Così le città onorano sé stesse e si esaltano nel ricordo del loro passato consacrando la memoria degli uomini e dei fatti di memoria più degni.

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Il Museo Lapidario della Canonica.

Fu l'argomento più discusso dell'ultima assemblea: ne riferirò più particolarmente trattando il numero dell'ordine del giorno che lo riguarda.

Basti per le esigenze di questa Relazione dichiarare che il Consiglio Direttivo non è rimasto inoperoso: anzi che ha molto lavorato per condurre in porto entro quest'anno l'iniziativa; il non esservi riuscito non è a lui imputabile, ma alla complessità stessa delle pratiche da esperire e dagli ostacoli da rimuovere.

Il Consiglio Direttivo è però giunto quasi alla meta; in primavera, senz'altro, verranno iniziati i lavori di sistemazione del quadriportieo e verranno condotti rapidamente a compimento.

Intanto il ritardo dei lavori ci ha dato la possibilità di pubblicare il bel volume dello Scarzello che è come la intellettuale preparazione alla fatica conclusiva.

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Per l'incremento degli studi di folklore.

Tra gli impegni non mantenuti, o, per lo meno, non del tutto mantenuti vi è quello della elaborazione dei mezzi per l'incremento degli studii di Folklore nella nostra Provincia.

L'assunto era grave e complesso. Mi sono perciò limitato a stendere una specie di circolare e a prendere accordi con la Presidenza del Dopolavoro che è l'organo oggi più potente e capace di fiancheggiare la nostra iniziativa e di fornirci almeno in parte i mezzi e l'autorità necessari! per riuscire nello scopo. Inoltre, ho cercato e trovato nella prof. Rosa Cesare, nostra collega del Consiglio, la persona che potrà, con la sua intelligente alacrità, preparare, avviare, indirizzare le volontà e le capacità alla raccolta di quel materiale folkloristico che oggi, forse, potremo ancora salvare; fra quache anno non più.


*   *   *

Dopo la rapida esposizione intorno all'opera della Società Storica durante il 1931, è doveroso ed opportuno dichiarare che tali iniziative non avrebbero potuto essere attuate senza il cordiale, pronto e incoraggiante ausilio dell'on. Rettorato della Provincia, dell'Ill. Podestà del Comune, del Consiglio Provinciale dell'Economia, della Banca Popolare di Novara e di privati benemeriti cittadini.

Tali adesioni cordiali, ad onor del vero, non riguardano soltanto queste particolari iniziative della Società Storica, ma tutta la vita del nostro Sodalizio, perché i suddetti On. Istituti e benemeriti cittadini ogni anno con incoraggiante e generosa assistenza favoriscono la pubblicazione del nostro Bollettino Storico, giunto ormai al suo XXIV anno di vita non ingloriosa e mai non respingono le nostre richieste.

Ad essi vada il ringraziamento dell'Assemblea come attestazione della profonda e sincera riconoscenza di tutto il nostro Sodalizio.

Il Relatore: A[lessandro] Viglio.

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Il dott. Fr. Pezza domanda di parlare sulla Relazione, Egli dichiara la sua ammirazione per l'attività veramente mirabile di questo Sodalizio che dimostra tanta vitalità e tanta amorosa sollecitudine per tutto ciò che riguarda l'incremento degli studii storici, la difesa dei monumenti, la passione per il progresso culturale di Novara e della provincia e conforta la sua affermazione con il confronto di altre istituzioni consimili meno vitali. La vibrata dichiarazione del dott. Pezza suscita generali applausi.

Il Presidente ringrazia l'oratore per il suo elogio cortese.

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Relazione finanziaria.

Il Cassiere, teol. mons. don Lino Cassani, espone i bilanci della Società Storica e della gestione intitolata «Premio Morandi» per il 1930, che risultano come qui sotto:

Società Storica Novarese.
Rendiconto finanziario per l'anno 1930.


Entrata

  Lire
1. 1. Avanzo annate precedenti 4.173,00
2. Quota sociale 1930 (L. 5 X 220) 1.100,00
Totale 8.273,72


Uscita

  Lire
1. Penna-ricordo al Prof. Scarzello 260,00
2. Sig. Vignola Pellastri: andata a Garbagna «per l'urna di Atilia Sabina» 46,00
3. Sig. Righetti-Rimoldi per andata a Fontanetto e ad Oleggio alla ricerca di un sarcofago segnalato 110,00
4. Idem per andata Torrione Quartara 28,00
5. Mancia trasporto sedie Società 18,00
6. Alla portinaia del Museo per servizii alla Società Storica 60,00
Totale 516,00


Riepilogo

  Lire
Attivo 5273,00
Passivo 816,00
Attivo netto 4.787,00

Premio Morandi
Rendiconto finanziario per l'anno 1930.


Attivo

  Lire
1. Avanzo anni precedenti 312,00
2. Interessi capitale 3000 lire Consol. 5 % 150,00
  462,00


Passivo

  Lire
  0,00
Avanzo netto 462,00

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Proposte per l'incremento degli studi di folklore nella provincia di Novara.

Prende la parola la prof. Rosa Cesare per riferire intorno al IV argomento all'ordine del giorno; della sua vivace e ampia relazione ecco i punti fondamentali:
A chi segua anche superficialmente l'odierno moto intellettuale, non può sfuggire l'importanza che hanno assunto e vanno assumendo gli studii folkloristici in ogni regione d'Italia. Monopolio un tempo di una sparuta pattuglia di iniziatori, quali il Pitré, il Ricci, il De Gubernatis, il Nigra, il D'Ancona, e più tardi, il Novati, il Loria, o considerati uno spasso da dilettanti, vantano oggi un buon numero di cultori e pubblicazioni, riviste, archivii; persino un Museo di Etnografia Italiana.

L'Opera del Dopolavoro, strumento anch'essa d'una rinascita nazionale, tende a risuscitare o a conservare il folklore sotto l'aspetto delle feste caratteristiche, delle adunate di costumi, delle cerimonie particolari, delle gare di canto, per allontanare le folle dalla pedissequa e servale imitazione delle usanze straniere e ricondurre alla bella tradizione paesana: basti ricordare la maravigliosa sfilata, che s'offerse in Roma agli occhi ammirati di italiani e di stranieri, a onorare e festeggiare la fulgida giovinezza dei Principi di Piemonte.

Ma la Società Storica Novarese, affiancandosi al Dopolavoro per le ricerche folkloriche, più che illuminare il lato pittoresco, dovrebbe mirare ad adunare, a ordinare e a interpretare quanto di ciò che, M detta «la cultura dei volghi», rivela antiche origini, aspetti di vita, ricordi di fatti o di tradizioni, attitudini mentali, moti dell'animo, eredità sempre viva della stirpe.

È un immane materiale che può costituiire una documentazione storica, diversa da quella delle pergamene, delle carte, di tutte le svariate fonti, e che ha pure la sua importanza. Purtroppo, in una civiltà altissima, nìa febbrile e livellatrice, che distrugge le distanze e meccanizza i mezzi di lavoro e di comunicazione, molti aspetti e aratte ristici tendono a scomparire per forza di cose; e già appare meno facile di quanto fosse - poniamo vent'anni fa - ritrovare nelle nostre valli alpine, come nei più remoti villaggi della Sicilia e della Sardegna, abiti, gioielli, merletti, mobili, usanze un tempo proprie di tutta una popolazione. La gente di campagna cerca di travestirsi meglio die può, in modo cittadinesco, le più umili classi urbane e quindi, le più spontanee, si sforzano di perdere l'originaria fisionomia per confondersi nella più uggiosa uniformità.

Più lento a scomparire è un certo fondo spirituale: credenze, superstizioni, proverbi, racconti, canti; ma anch'essi hanno sempre meno interesse per i giovani smaliziati e avvezzi ai diletti del cinematografo e della radio. Di qui, la necessità di sottrarre quanto rimanga ancora alla dispersione o alla irremissibile dimenticanza, di adunarlo come materiale etnografico o documento spirituale e storico. Ciò si fa in parecchie parti d'Italia con''rigoroso criterio scientifico e serietà d'intenti, poiché è tempo di togliere il folklore di mano ai dilettanti e agli improwisatori.

Paese e gente nostra novarese destano già l'attenzione di più d'uno studioso; a tacere del Rusconi, nel manipolo di giovani che una trentina di anni fa si raccoglievano intorno a Raffaele Tarella e dal suo amare disinteressato idei sapere ricevevano avviamenti e stimoli a illuminare le vicende novaresi con l'indagine paziente e severa, il folklore trovò due sensibili spiriti che ne saggiarono l'esplorazione: uno purtroppo, scomparso: il compianto Antonio Massara con il bel volume Tipi e costumi defia campagna novarese (1) e uno per fortuna vivo, vegeto e militante, A. M. Viglio che pubblicò su questo stesso Bollettino un saggio su gli «Usi nuziali di Sambughetto», singolare e non comodo paese dell'Alta Valle di Strona (2).

Ma quanto rimarne ancora da esplorare nelle zone del Guaio, del Verbano e dell'Ossola! E perfino questa pingue e monotona pianura corsa da infiniti rivi, tutta campi, risaie, prati, orti, rotti qua e là da casali, da villaggi e da borghi, questa gente nostra della Bassa operosa e procacciante, cui un antico giudizio (o pregiudizio) vorrebbe negare genialità, fantasia, péne-trazione, confondendo la rozzezza del dialetto e degli atteggiamenti esteriori con la rozzezza dello spirito, che vastissimo materiale può offrire di osservazione e di raccolta! Il popolo è dovunque un fanciullo grande, e come tale, un artista in potenza, tanto più artista quanto meno ha mortificato l'ala della fantasia e la spontaneità della concezione con la disciplina del ragionamento.

> > >


> > > Proposte per l'incremento...

Per queste e altre ragioni che omettiamo - e che potrebbero anche essere d'indole morale, nel desiderio di conoscerlo profondamente nel male e nel bene, per renderlo migliore e, se possibile, più felice - riteniamo che non disdica alla Società Storica questa branca di studii con i mezzi e te vie che potranno essere suggeriti da opportune indagini e dalle ponsulte di una Commissione che si aggregherà -un numero cospicuo di collaboratori nella Provincia, scegliendoli tra le seguenti categorie: RìR. Parroci, Medici, Insegnanti, Podestà, Segretari Comunali, senza contare qualcuno^ di quei benestanti ai quali Yotium cum dignitate e la carità del natio loco hanno insegnato l'amore e l'interesse delle tradizioni locali. Tutto ciò rende necessario, è evidente, l'ausilio validissimo del R. Provveditore agli studi, dei R. Ispettori Scolastici, del Presidente e dell'Ordine dei Sanitarii, dei Gerarchi del Dopolavoro, istituzione che ha propaggini in ogni Comune e frazione di Comune.

Per riassumere, gli intenti sarebbero i seguenti:
1. - Formazione - o inizio della formazione coi primi volumi - di un Corpus che della Provincia nostra raccolga e illustri quanto rimane ancora della letteratura popolare, delle tradizioni, delle credenze, delle superstizioni, degli usi, dell'arte paesana, dei giochi fanciulleschi o no, delle danze, dei canti, delle feste ecc.

Un tal Corpus richiederà tempo lungo, collaborazione di molti, revisione paziente, ordinamento razionale, spesa non piccola per la stampa, i clichés ecc. ecc.

2. - Formazione in un secondo tempo di un Museo che accolga mobilio, utensili, vasellami, gioielli, merletti, abiti, adornamenti, arte ingenua nella quale sia visibile una tradizione di attitudini e di gusti, lontana dalla piatta volgarità di quanto si produce e si vende in serie, così nei magazzini delle grandi città, come sui mercati dei paesi più remoti.

Questo secondo lavoro, come più arduo per ricerca, camperei, trasporto, locali, in una parola, difficoltà finanziarie d'ogni specie, andrà rimesso senza dubbio a tempi migliori, meno travagliati dei presenti; o almeno, potrà sperare di trovar gli aiuti opportuni, quando l'altra opera, rivelando la solidità delle sue linee architettoniche e la serietà degli intenti, avrà saputo destare l'interesse e trovare ausiliarii in ogni punto della Provincia. Comunque, non sarebbe impossibile l'inizio della raccolta che troverebbe forse asilo temporaneo al Museo Civico.

Riserviamo alla Commissione che sarà costituita, il compito di formulare proposte concrete.

R[osa] Cesare.


La relatrice è molto applaudita e le sue proposte sono pienamente approvate. Il dott. O. Cipollino raccomanda di tener presente che i medici più anziani che vivono la vita stessa delle famiglie nei paesi della pianura e della montagna, per la loro stessa attività in mezzo al popolo e per la coltura superiore di cui vanno forniti sono elementi preziosi per la cooperazione richiesta dalla Commissione che sarà costituita e si dichiara pronto a dare tutto il suo favore in seno al Sindacato dei Medici per appoggiare le iniziative della Società Storica che ha tutta la sua cordiale approvazione.

Il prof. A. Rolando raccomanda di tener conto particolare nella raccolta del materiale folkloristico delle canzoni popolari e dei loro antichi motivi che possono costituire un ricco e importante nucleo di canti delle nostre regioni.

Il prof. A. Viglio riferisce intorno agli accordi già da lui presi, come Commissario provinciale per il folklore, con il V. Presidente del Dopolavoro, Capitano Vittorino Caccia, entusiasta della iniziativa. Qualche cosa è già stato fatto nella estate scorsa per dare vita alle riviste di costumi regionali: a Pallanza per le feste dei costumi del Piemonte e a Novara in occasione della Festa dell'Uva. Ma molto più vasto è il programma che sta davanti alla Società Storica e al Dopolavoro per l'avvenire e molti anni si richiederanno per ottenere utili risultati: ma occorre cominciare subito.

Il Presidente, on. Gray, dichiara che si procederà tra poco a nominare una Commissione la quale preparerà il suo programma per quest'anno e, aiutata dal Consiglio e da altre Autorità, inizierà subito la sua utile fatica.

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(1) Antonio Massara, Tipi e costumi della campagna novarese. Fratelli Miglio 1913-1915.
(2) A. M. Viglio, «Usi nuziali di Sarabughetto», in Bollettino Storico per la Provincia di Novara, anno XXIV [1930]. Vedi anche: A[lessandro] V[iglio], La caverna delle streghe in Valle Strona, Cattaneo ed., Novara 1913; in cui sono spunti di leggende di quel luogo.


Per la carta archeologica della provincia di Novara

Il Presidente da poi la parola al Rev. Mons. Teol. Don Lino Cassani per la sua relazione sull'importante argomento,, intorno al quale ebbe già occasione di riferire nel Congresso Storico Subalpino del settembre scorso a Borgosesia, con vivo successo. Naturalmente il Cassani si propone non di disegnare egli stesso la carta archeologica della Provincia, a cui attende ufficialmente la Sopra Intendenza, ma di fornire a tale scopo tutto il materiale di notizie rintracciabili: fatica a cui solo può attendere uno studioso come lui da tanti anni dedicatosi a tali ricerche particolari e al corrente delle fonti a cui si può attingere.

S. Ecc. il Senat. Rizzetti, sette anni or sono, esprimeva all'Autorità Ecclesiastica di Novara un suo desiderio - che ogni parroco della provincia avesse a scrivere, sia pure in modo sommano, la storia della propria parrocchia. Felice idea: egli ebbe il conforto di vedere subito iniziarsi un ciclo di sette anni nell'evolversi del quale l'Annuario ufficiale della Curia Vescovile «Novara Sacra» avrebbe pubblicato le notizie storiche di ogni parrocchia della diocesi, scritte dai rispettivi parroci. E col prossimo dicembre il ciclo di queste pubblicazioni sarà un fatto compiuto.

All'ammasso prezioso di tali notìzie si potrebbe però fin d'ora fare un rilievo: sono troppo pochi i parroci i quali abbiano onorato il loro paese citando le notizie di scavi per farne risalire te origini almeno all'epoca romana. È una lacuna tanto più rimarchevole quanto più limpida è la primavera dei nuovi tempi, i quali più forte ci fanno sentire il bisogno di un ritorno alle origini romane, italiche.

Uno studio, fatto in base ai Registri e manoscritti vari del Museo Civico di Novara, alle Relazioni annuali della Società archeologica di Novara., a Notizie Scavi, ecc, può dimostrare che la Provincia di Novara, nell'epoca romana, dalla linea traversale Romagnano, Borgomanero, Arona in giù era abitata, se non proprio colla stessa densità demografica, almeno colla stessa precisione di località stazionali, come al presente. Tanto non si può dire dalla suddetta linea verso i Monti, ove le numerose vallate che sfociano nel Verbano, nel lago d'Orta, o nella Toce, sono tanto ricche di paeselli, quanto povere di pane, di popolo e di storia. Ma anche qui, i paesi capovolte e le pievi, donde nacquero poi le piccole, storicamente insignificanti, parrocchiette di campagna, tutte possono vantare i segni sempre preziosi della loro romanità.

Di tali ricerche archeologiche, fatte col consenso ed in diretta dipendenza dalla R. Sopraintendenza dei Monumenti antichi per il Piemonte e Liguria, eccovi un brevissimo sommario, espresso quasi esclusivamente con dati numerici, tanto aridi quanto eloquenti.

NOVARA.

La città, nel perimetro delle sue mura spagnole, di poco maggiore di quello delle mura romane, 1 Kmq. circa, ha sette parrocchie. Ivi tutto il sottosuolo ha dato e da avanzi romani: frammenti di mosaici, di croste marmoree, di ipocausti, di acquedotti, di pavimentazioni stradali, di muri; fittili, monete imperiali, famigliari, consolari e quarantaire marmi letterati, dei quali uno greco, doppiamente prezioso perche anche figurato. Anche le parrocchie suburbane, che serrano da vicino questo Kmq., tutte hanno dato avanzi di romanità ed altri cinque marmi iscritti: totale per Novara quarantotto marmi, che, come si può vedere nella pubblicazione del Prof. Scarzello, sono altrettante pagine di storia.

A sud di Novara.

Attorno a Novara, nel raggio di una quindicina di Km., l'agro ha restituito, quasi con prodigalità i segni di Roma.

Così a sud di Novara si contano tre pievi con un totale di 20 parrocchie; le pievi corrispondono al «pagus», le parrocchie al «vicus». In 14 di queste si ebbero oggetti di scavo ed un totale di 10 marmi letterati.

Sul fianco destro di Novara.

La pieve di Trecate, sulla sponda del Ticino, ha 6 parrocchie, tutte con ricchi ritrovamenti e 2 marmi letterati. Non tengo conto dei marmi non iscritti, anche se romani.

Sul fianco sinistro di Novara.

Terso la Sesia, la pieve di Mosezzo con 8 parrocchiette, che sono semplici cascinali. Eppure in 4 di esse si ebbero avanzi romani e un totale di 3 marmi letterati, assai importanti.

Per ragione di confine di Provincia faccio cenno di Biandrate, che ci ha dato 6 marmi scritti, monete romane, mas-siliote grecizzanti, ed avanzi fìttili abbondantissimi.

A nord di Novara.

Chiude il confine dell'agro novarese la pieve di Momo con 9 parrocchie. Sette di esse diedero avanzi romani, con un complesso di 4 marmi iscritti; e qui domina S. Bernardino con la sua necropoli preromana, col suo marmo in caratteri etruschi del nord, i suoi elmi dì bronzo tipo etrusco, ecc, in parte già scavata metodicamente e studiata dal dott. P. Barocelli, in parte tuttora allo stato vergine.

Fiancheggiano questa pieve, verso il Ticino, Oleggio e, verso la Sesia, Carpionano; complessivamente 14 parrocchie; in 8 di esse sì rivelarono gli avanzi di Roma e un'apporto di dlffi 4 marmi letterati.

Nel centro della Provincia.

Al disopra della regione, che fu il Municipium (Novariae, la zona traversale che va dal Ticino alla Sesia comprende le pievi di Varallo Pombia, Suno, Gattico, Borgomanero, Romagnano con 31 parrocchie. Di esse ben 26 sono terreno archeologico, abbondantissimo, con la ricchezza di 46 marmi, la necropoli di Varallo Pombia scavata del prof. Fa-bretti nel 1883, quella di Castelletto scavata dal Marazzini e quella di Suno raccolta dal Ravziza nel ricco e bene ordinato Museo di quel borgo, museo letteralmente buttato dalla finestra, dato in gioco ai bambini e disperso da quel Consiglio Comunale dell'immediato dopo guerra. Unici avanzi i 13 mayrmi iscritti, troppo duri a infrangere, ed ora a Novara per merito del podestà G. Voli.

Sulla destra del Lago Maggiore.

Risalendo verso i monti comincia il diradamento. Non tutti i paeselli di montagna hanno risposto all'appello, ma le pievi, i capovalle, si.

Eccoci al Verbano ed al sovrastante Vergante. Vi si contano 10 pievi con 82 parrocchie; solo una trentina di queste sono note come terreno archeologico; eccellono Arona, Invorio, Mercurago colla sua «stazione preistorica più remota che si conosca nel Novarese», Massino, Pallanza, Cannobio. Quanto però questa sponda del lago da Arona a Cannobio fosse romana, lo dicono i suoi 20 marmi latini; e quanto fosse già civile, prima dei romani, lo indicano le 5 lastre etnische di Levo, ora in parte nel museo di Torino, e la lapide, essa pure etrusco,, o semplicemente italica, di Cannobio, studiata, come le 5 di Levo, dal prof. Fabretti.

IL LAGO D' ORTA.

Questo lago ha 8 pievi, costellate da una nebulosa di ben 78 parrocchiette, delle quali solo una ventina risplendono con qualche ritrovamento archeologico. Ma anche qui la voce di Roma si fa sejntire in ben 8 marmi letterati. E questa voce è pur superata dagti antenati dormienti nella necropoli preromana di Lortallo, scoperta dal comm. Decio e studiata dal dott. Barocelli.

ATTORNO AL LAGO DI MERGOZZO.

Questa perla poco nota, che forma il punto di sutura del Verbano e della Toce, e fu (e forse è) un fortissimo punto strategico per sorvegliare lo straniero da qualsiasi passo (nell'ampio arco da Cannobio a Macugnaga) egli tentasse di scendere verso il piano novarese, ci da, non solo i sepolcreti romani diMergozzo e di Gravellona, ma sopra tutto la meritatamele celebre necropoli di Ornavasso, prettamente gallica, nella quale quei guerrieri andavano a dormire il sonno eterno, carichi delle loro armi, oggi preziosissime, e ben muniti di monete che vanno dal 234 all'an. 84 av. Cr.; e tra queste il rarissimo «denaro» «Caius Munitorius» dell'86 av. Cr., che manca fin nel Museo di Napoli ed in quello Vaticano, ora a Torino.

L'OSSOLA.

Qui il diradamento è anco? maggiore. Da Ornavasso in su si contano 7 pievi con 68 parrocchie. Di esse solo una decina può figurare nel campo archeologico; dislocate però in modo da stendere come un'ampia rete su tutta la regione. E poi i marmi iscritti: tre. Pochi, ma sufficienti per conclamare anche dall'estremo limite della Provincia la lingua e la storia di Roma.

Ho usato, poco sopra, la parola diradamento; avrei anche potuto dire: povertà. Né, da quelle valli, tanto povere di pane, si potrebbe pretendere di più. Tuttavia un'amico carissimo di Novara, sentito che la sua pieve aveva risposto all'appello archeologico con un solo paese, protestò, promettendomi notizie di molti ritrovamenti romani. Dubito che possa mantenere la parola. Ma quando penso che a Gur-ro ed a Gurrone nella Val Cannobinai la valle degli spazzacamini, nel 1837, si rinvenne una piccola necropoli romana con monete di Commodo e di Antonino e che fin su a Ma-lesco, a 800 metri, si trovarono avanzi romani, ora nel Museo Galletti di Domodossola, non solo rinasce la speranza di nuovi ritrovamenti, ma si consolida IZa supposizione di non riconoscimento e di cieca dispersione, in troppe parrocchie, dei loro maggiori titoli di nobiltà.

LA VALSESIA.

Infatti la Valsesia, ove gente intelligente ha saputo conservare, raccogliere, elencare i suoi valori, conta cinque Musei, che concorrono a dirne la storia.

Questo il sommario delle mie ricerche d'archivio che, col consenso ed alla dipendenza della R. Sopraintendenza saranno stampate, con la debita citazione delle fonti, con elenchi abbondanti, minuti, precisi, quali richiede la materia, e distribuite zona per zona., pieve per pieve, parrocchia per parrocchia, così da dare la visione topografica delie stazioni romane nella provincia di Novara.

Per cui Novara, che ritrova in ogni sua pieve il «pagus», in più di duecento delle sue parrocchie il «vicus»; che vanta 7 tavole etnische e 160 marmi iscritti romani; che dispiega, nelVArchivio della Cattedrale, le sue pergamene medioevali su di un pluteo marmoreo romano; che fa sedere i suoi Vescovi su di un marmo del secolo di Augusto; che battezza i suoi figli nell'urna marmorea di Doxa, la cui romanità ed eleganza può esserle invidiata da tutti i fonti battesimali dell'Urbe, potrà comparire la continuazione del «Municipium firmissimum Novariae» ricordato da Tacito, e dirsi con vanto figlia «Di quella Roma, onde Cristo è Romano».

Mons. L[ino] Cassani.

Vivi applàusi accolgono la dotta e vivace relazione di Mons. Cassani al quale il Presidente rivolge i suoi rallegramenti e l'augurio di poter rapidamente condurre in porto ila nobilissima fatica mirante a dotare la Provincia di un repertorio archeologico paragonabile a quello che lo Scarzello ha donato alla città nostra.

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La sistemazione del Museo lapidario della Canonica

Ha la parola il Prof. Viglio.

Egli richiama i punti fondamentali della questione già trattata ampiamente dal prof. Scarzello nell'Assemblea dell'anno precedente. Abbandonata la proposta di trasferire la raccolta lapidaria nel Broletto, per ovvie ragioni di opportunità e di semplificazione del progetto di sistemazione dell'importante raccolta, bisognava però spingere la soluzione sul terreno pratico. Già il relatore aveva proposto in una adunanza del Consiglio Direttivo che l'incarico affidato dall'Assemblea del 1930 al Consiglio Direttivo di studiare la questione fosse dal Consiglio stesso deferito a una Commissione costituita da due delegati del Comune, due del Capitolo dei Canonici; due della Società Storica e uno della Sopra Intendenza per le Antichità e Scavi. Tale commissione fu costituita con la nomina avvenuta da parte degli Enti su citati in questo modo: avv. cav. uff. E. Silva e avv. cav. Marco Finazzi per il Comune; Can. prof. G. Barlassina e Can. prof. teol. G. Cavigioli per il Ven. Capitolo dei Canonici; Mons. teol.cav. don Lino Cassani per la Sopra Intendenza; prof. dott. A. Viglio e architetto cav. G. Lazanio per la Società Storica Novarese.

I commissarii suddetti, dopo alcuni sopraluoghi e adunanze, convennero nei concetti espressi in una relazione inviata agli Enti interessati, a cui si richiese anche una cooperazione finanziaria subito concessa da alcuni di essi. Il preventivo fissato in cifre dal tecnico architetto Lazanio s'aggira intorno alle L. 8000. S'attende ancora dal Comune una risposta in merito: dopo la quale si spera di poter dare inizio, senz'altro, alla sistemazione dell'importante Museo.

Come conclusione della discussione avvenuta in merito, l'Assemblea da mandato ai due Delegati del Comune di recarsi dall'Ili.mo Signor Podestà per consegnargli l'Ordine del qiorno i cui concetti furono approvati alla unanimità.

Ordine dei Giorno

L'Assemblea Generale della Società Storica Novarese, nella sua seduta del 29 novembre 1931, udita la Relazione riguardante la sistemazione del Museo Lapidario della Canonica, considerato l'alto valore e l'alta importanza di quel ricco nucleo di monumenti posti recentemente in piena luce dallo studio del prof. O. Scarzello, fa voti perché l'Ill. Signor Podestà di Novara, sollecito di tutti i problemi che interessano l'incremento della dignità e della coltura cittadina, naturale custode e difensore delle memorie del nostro passato, voglia dare un rapido compimento al progetto di sistemazione della Canonica che la Commissione costituita da Membri eletti dal Comune, dal Capitolo dei Canonici, dalla Società Storica Novarese e dalla Sopra Intendenza gli ha a, suo tempo sottoposto.

Il Presidente annuncia che il Comune ha recentemente acquistata la Casa Cazzaniga per il completamento della Galleria Giannoni e che il comm. Giannoni donerà, appena sistemate le sale, una nuova raccolta di opere moderne di pittura importanti e significative.

Un grande applauso viene tributato dalla Assemblea al munifico Donatore presente.

Esaurita così la trattazione dell'interessante argomento, il Presidente pone ai voti la proposta che a sostituire il prof. O. Scarzello nel Consiglio Direttivo della Società sia chiamato l'avv. cav. Marco Finazzi. La proposta è approvata. E alle ore 19 la riunione ha fine.

Il Segretario: A[lessandro] Viglio.

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Notiziario   [BSPN XXV [1931] fasc. IV - pp. 522-528]

Lapidi a G. Ravizza e Ugo Ferrandi

L'inaugurazione del ricordo a Giuseppe Ravizza.


L'inaugurazione avvenne il 5 luglio 1931, alle ore 11, alla presenza di Autorità e di buon pubblico. Oratore ufficiale il prof. G[iuseppe]. Aliprandi di Padova, Presid. dell'Accademia italiana di stenografia, presentato dall'on. E. M. Gray, Presid. della Società Storica Novarese.

L'on. Gray, dopo avere dichiarato che si era deciso di dare alla manifestazione un carattere intimo, rivolge il pensiero alla salma gloriosa di S. A. R. il Duca d'Aosta, grande artefice di storia, e che è salito nel cielo della gloria con l'aureola dei grandi eroi, senza macchia, dopo avere legato al suo carro trionfante la vittoria. Soggiunge che l'ultimo suo pensiero fu rivolto ai combattenti e fa rifulgere la grande figura dell'invitto Condottiero che seppe tener concordi e avvinte al suo cuore le schiere dei Combattenti.

L'oratore dice quindi che scende dalla grandezza della storia del Duca scomparso or ora dal mondo dei vivi, ma più vivo che mai e presente, alla odierna ed umile cerimonia inaugurale, affermando però che non vi è in ciò contrasto di sentimenti, come non v'è divario fra Condottieri, artieri e capitani di industria nella sfera dei valori ideali, e ricorda con viva commozione che nella stessa via ed a poca distanza, ha chiuso la sua gloriosa esistenza un altro concittadino illustre: il capitano, esploratore Ugo Ferrandi. Termina il suo elevato discorso ricordando che il Ravizza donò alla vita moderna uno strumento prezioso, vero miracolo d'utilità pratica ed onorò così il suo ingegno. Novara ha ragione di essere fiera del suo figlio e di onorarlo come fa. L'on. Gray è vivamente applaudito e complimentato.

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Presentato con lusinghiere parole dell'on. Gray, l'oratore ufficiale prof. cav. uff. G. Aliprandi di Padova, autore dell'opuscolo pubblicato in omaggio alla memoria dell'avv. Ravizza, esordisce ricordando i due memorabili discorsi accademici di Vincenzo Monti e di Ugo Foscolo con i quali si incitavano gli italiani a rivendicare la priorità di invenzioni diventate retaggio di stranieri. Colpa dei tempi poco atti ad accogliere e apprezzare e propagare le invenzioni specialmente meccaniche, mentre altrove, le felici attitudini di alcuni popoli, in singolare modo favorite dal movimento commerciale, erano capaci di concepire lo sfruttamento su ampia scala delle invenzioni tecniche.

È notevole il fatto che l'Italia, sul principio dell'800, allinea tre figure di inventori: Antonio Meucci per il telefono, Giuseppe Ravizza per la macchina da scrivere, Niccolo Barsanti per il motore a scoppio; nascono a pochi anni di distanza gli uni dagli altri - quando il secolo ancora non era uscito di minorità - ottengono i brevetti per le loro invenzioni quasi contemporaneamente, intorno al 1860.

Ma tutti e tre sono egualmente sfortunati perché i connazionali non possono apprezzare le loro opere e così, per limitarsi alla macchina da scrivere, le idee fondamentali del «Cembalo Scrivano» passarono in America e ritornarono in patria con etichetta straniera.

L'oratore richiama del Ravizza alcuni particolari biografici, e particolarmente ricorda le ansie e le trepidazioni per il suo ritrovato meccanico, immagina l'intima gioia della ricerca, descrive le pazienti attese per giungere alla valorizzazione (purtroppo mancata) dei suoi modelli, delinea lo sconforto provato sul finire della sua vita laboriosa, quando a Genova ebbe modo di vedere una macchina da scrivere, americana, con principi simili ai suoi.

Rassegnato il Ravizza attende la sua ultima ora terrena che chiude una vita laboriosa e schiude una esaltazione che durerà nei secoli. Giusti sono questi tributi di ammirazione e questi atti di riconoscenza che gli Italiani vanno compiendo per coloro che riuscirono a far convergere sul nostro Paese l'attenzione (sia pure grifagna) degli stranieri; oggi più che naturale appare questo rammemorare delle azioni degli antichi perché solo quando una Nazione è politicamente forte, le esaltazioni del genio sono possibili.

L'ora della nostra Patria è di quelle fulgide e auree e quindi l'opera del Ravizza appare in tutta la sua magnificenza ed assolvendo questo simpatico tributo d'affetto, la città di Novara contribuisce a dare al nostro Paese quella immortale ricchezza che è il frutto della gioia divina provocata da invenzioni e scoperte.

L'oratore, che parlò con grande fervore e con alta nobiltà di forma, fu salutato infine da uno scroscio di applausi.

Siamo lieti di poter annunziare che l'avv. Negri di Casale, nipote del grande Inventore, presente alla cerimonia, promise di far dono, un giorno, del primo modello del «cembalo-scrivano» al nostro Museo Civico.


La inscrizione.

Diamo il testo della felicissima e molto lodata epigrafe incisa nella lapide al Ravizza. È opera del prof. dott. cav. Giuseppe Lampugnani.

Giuseppe Ravizza
Tra i più illustri figli di Novara
Splende per sapere giuridico
Diligenza di civiche indagini storiche
Ed eletto animo di patriota
Ma tra i figli d'Italia
Balza in gloria da penombre obliose
E s'erge sulla schiera degl'inventori
Per quel cembalo scrivano
Entrato nella vita delle genti civili
Ordigno indispensabile
Benefico nitido rivelatore del pensiero umano.
Nato a Novara il 19 marzo 1811
Morto a Livorno il 30 ottobre 1885.


Il medaglione.

I medaglione che campeggia nella lapide a Giuseppe Ravizza è opera dello scultore R. Mella di Novara. Il giovane artista, che ha già dato qualche prova vigorosa nella scoltura e che altre ne darà prossimamente, ha saputo foggiare una testa forte ed espressiva.

Negli occhi assorti, nella bocca segnata e chiusa vigorosamente è scolpita la forza volitiva del geniale inventore; nei larghi piani con cui il volto del Ravizza è trattato, il Mella rivela sapienza e nobiltà di modellatore. Davvero non si direbbe che questa bella medaglia abbia avuto per esemplare una modesta fotografia!

La riprodurremo nel prossimo numero del Bollettino.


L'inaugurazione della lapide a Ugo Ferrandi.

Ugo Ferrandi, a tre anni dalla sua morte, ha avuto dal Governo d'Italia e dalla sua città due significative dimostrazioni.

Il nome di Lugh è, da ora, indissolubilmente legato al nome del suo assertore e difensore; la casa della nascita e del tardo riposo, tanto cara al Vegliardo, è, per sempre, segnata dalla sua effigie e da parole esaltatoci dell'opera generosa da lui compiuta.

Molte Autorità e molto pubblico ali'inaugurazione del 20 novembre scorso. Il buon papà Ferrandi, un po' scontroso in vita, ha certamente sorriso nel vedere i suoi concittadini radunati davanti alla sua casa per onorarlo.

Oratore ufficiale il Preside Prof. Dott. Luca De Regibus, valoroso decorato di guerra. Breve discorso tutto animato da una commozione nata da profonda consapevolezza del valore ideale non perituro della gesta ferrandiama; chi parlava era un combattente, un dotto, giovane di spirito e di corpo, reduce da eroiche esperienze, convinto che l'eroismo è non fuori ma in mezzo alla vita e non solo-per dar materia ai poeti ma gloria e pane ai fratelli di oggi e di domani.

Difficile riassumere la felice improvvisazione. Il Capitano Ferrandi - disse - onora la Sezione del Nastro Azzurro; è figura cara perché umile ed eroica nel tempo stesso; ma forse non è noto come si merita. L'opera sua deve essere valutata nel tempo suo. Noi vivi in più felici tempi abbiam minori meriti di lui. La Società Storica Novarese ha avute un lodevole senso storico nel rievocare per affermarla e glorificarla, la figura del pioniere. L'oratore, a questo punto, intreccia un parallelo suggestivo fra l'eroismo dell'Esploratore e quello dei nostri Fanti in guerra, tra Adua e Caporetto. L'uno e gli altri minacciati dal disfattismo imperversante resistettero e trionfarono.

E il Ferrandi come era solo! La lapide è gloria per Novara, omaggio al Ferrandi, ma specialmente ammonimento ai giovanissimi che faranno e vedranno la patria più grande.

L'on. Gray, presidente della Società Storica, con alata parola riafferma la bellezza di questa cerimonia educativa e ammonitrice e fa la consegna del Monumento al Podestà cittadino, Marchese Luigi Tornielli di Borgolavezzaro.

L'inscrizione dettata dal Prof. Giuseppe Lampugnani.


UGO FERRANDI
Esploratore Maestro di vita coloniale
Novara (6 Gennaio 1852 \ 25 Ottobre 1928)

Temprata su tutti i mari l'audace giovinezza - Approdò ai lidi somali destinati all'Italia - E vi pose il fondamento della fortuna coloniale - Fu signore dell'animo di quelle genti - Che lo cantano inviato divino in loro leggende - E quando il triste rogo d'Adua - Parve ardere tutto il cuore eroico della Patria - Ne accolse la più fulgida favilla nel prode cuore - Per donare alla storia la pagina epica di Lugh. - Tutta la sua vita fu di grandi geste - Luminose d'ardimento d'accortezza - Di purissima fede italica - Precursore affermatore della nostra sicura grandezza oltremare.


Il manifesto della Società Storica.

Per le solenni onoranze ad Ugo Ferrandi, la Società Storica Novarese pubblicò il seguente, manifesto:

Da tre anni il Capitano Ugo Ferrandi riposa in una umile fossa del Cimitero, dove volle essere sepolto senza pompa e senza compianti.

Ferrea tempra di lottatore, dalla giovinezza audace alla tarda austera vecchiaia, tenne fede a un ideale tanto più bello quanto più deriso, riaffermato oggi con potenza realizzatrice da Benito Mussolini: la grandezza dell'Italia coloniale.

Con disperata energia, avventuroso eroe omerico, difese e tenne contro l'orda barbarica, la cittadella di Lugh, cuore della futura Colonia. E il Duce, giusto dispensiere di gloria, irradiò di nuovo splendore i due nomi fondendoli e foggiandoli in un solo e armonioso: Lugh-Ferrandi.

Novara amò il suo Figlio tornato alla solitudine della sua casa modesta, dopo compiuta la gesta di grande bellezza e poesia: da sé, per l'Italia più grande.

Novara vuol onorare il nome del suo figlio silenzioso e generoso; né Egli potrà disdegnarlo, perche onorando il suo nome s'insegna ad onorare la virtù operosa e schiva, si agita dinnanzi alle giovani irrompenti generazioni il vessillo dei nuovi destini d'Italia oltre mare. Novaresi!

Domenica alle ore 14,30 verrà inaugurata una lapide commemorativa a Ugo Ferrandi sulla facciata della casa da Lui abitata, in Via Ravizza (già del Mercato) al N. 5, con cerimonia semplice e severa. Chi sente il culto per gli uomini che operarono con coraggio e con puro amore alla Patria, si trovi presente.


Il medaglione e la lapide.

Sono opera dello scultore Tandardini Edoardo di Novara.

La medaglia fu plasticata alla presenza stessa del Vegliardo, negli ultimi mesi della sua vita; ed è una impressione piena di verità e di energia: di essa molto bene fu già detto nei giornali cittadini e noi l'abbiamo già riprodotta in una bella incisione alcuni mesi or sono.

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Al congresso della Società Storica Subalpina di Varallo e Borgosesia del settembre scorso, presieduto da S. E. il Conte De Vecchi di Val Cismon, molti furono gli argomenti di storia attinenti alia nostra regione trattati dai Congressisti. Rimandiamo agli Atti del Congresso che verranno tra non molto pubblicati.

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Restauro degli affreschi dell'abbazia di S.Nazzaro Sesia

Per interessamento della Società Storica Novarese, e per deliberazione del giovane Podestà intelligente e operoso di quel Borgo, geom. Magro, gli affreschi benedettini di quella illustre Abbazia, già descritti in questa Rivista da Padre Bernardo Barbonaglia [«Gli affreschi del chiostro di Sannazzaro Sesia» in BSPN XXIV [1930], n. 1, pp. 105-111], furono, nell'estate scorsa sapientemente ripuliti, fissati e ravvivati dal pittore Mainini di Vanzaghello. Il Mainini ha saputo strappare al velame della polvere secolare depositata dei quadri freschi e luminosi, senza aggiungere nemmeno un atomo di colore. L'opera fu collaudata e vivamente approvata dal Sopraintendente Prof. G. Pacchioni.

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Chiese del Mille nella regione novarese

Qualche anno fa, per iniziativa della nostra Società e a spese del Comune di Novara e della Società stessa furono fotografate, sotto la guida dell'ìng. Verzone Paolo di Vercelli, molte chiese sconosciute o poco conosciute della prima arte romanica della nostra regione e delle regioni contermini. Le lastre sono al nostro Museo Civico. Possiamo con viva soddisfazione annunciare che l'architetto Verzone pubblicherà in ogni numero della nostra Rivista, a cominciare dal prossimo, la illustrazione di esse con commento critico-storico. A nessuno sfugge l'importanza della iniziativa a cui daremo tutta la nostra buona volontà e le nostre cure.

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