L'antico Palazzo del Comune di Novara
e gli edifici minori del Broletto


di Alessandro Viglio - BSPN XXII (1928) n. 1

● Introduzione
● Capitolo I
     Un Palazzo del Comune extra muros
     La Casa della Credenza
     La conquista del Broletto
● Capitolo II
     Il Palatium Communis e le questioni relative.
     La Cronaca dell'Azario
     Il valore della lapide del 1346
     Le condizioni politiche-economiche sociali...
     L'esame architettonico-artistico del monumento
     La camera curriculi
     La fascia pittorica del Palazzo
     Le due protomi
     L'arengheria
     Il pozzo
     La stallazza
     La sala dei Consoli di Giustizia e quella dei Referendarii
● Capitolo III
     Il Palatium novum del 1285 e la Torre dei Paratici
     Il Palazzo del Podestà
     La loggetta
     L'edificio di ponente del Boletto
     Dipinti negli edifici del Boletto
● Immagini fuori testo
● Appendice documentaria
● Notizie documentarie intorno a lavori eseguiti...
● G. Lazanio: Relazione sul progetto di restauro...
● Disegni del progetto di restauro


Introduzione

Il Palatium Communis Novariae è, fra gli edifici del Broletto, il più antico, e, di gran lunga, il più importante.
Intorno ad esso, sopratutto, ho, da qualche anno, insistentemente concentrato le mie ricerche d'archivio per indagarne l'origine e per fissarne, pur nella povertà grande di documenti, la storia. La sorte di questo nobile edificio fu molto triste; eretto ad affermare la potenza politica del Comune, l'intraprendenza e intelligenza artistica dei nostri padri, venne poi man mano trascurato, guasto, abbandonato alla mercé dei confinanti, dei bottegai, di chi volesse recargli sfregio; se i sanculotti lo fecero bersaglio delle loro fucilate per colpire gli stemmi gentilizii che lo adornavano, i cittadini s'adoperarono in tempi diversi e in mille modi per deturparlo; finché un Sindaco propose addirittura di venderlo per farne quattrini da impiegare nella costruzione di un foro boario e di un pubblico ammazzatoio (1).

Per un voto la proposta non fu accolta.

Così l'edificio restò quasi a dispetto degli uomini, come già si era difeso con la robusta saldezza delle sue muraglie contro ogni sorta di offese. È però giusto ricordare che il Palazzo non fu sempre e da tutti trascurato o guasto. Il Comune stesso nel sec. XVI, vedendo gli sconci e i danni compiuti nel Broletto per cause diverse, aveva provveduto a nominare dei deputati ad aptacionem pallatii (2), dei criterii dei quali sappiamo però troppo poco.

Opera indirettamente vantaggiosa alla illustrazione dell'importante edifìcio compì, intorno al principio del XIX, il prete Frasconi, il quale compilò una monografia che si conserva manoscritta nell'Archivio Capitolare del Duomo di Novara intitolata: Documenti autentici riguardanti il Broletto del Comune di Novara, il Pasquario di S. Maria e la Canonica della Cattedrale.
Tale lavoro non è però altro che una silloge di notizie cronologiche assai sporadiche, superficiali e scarne ricordanti il Broletto e qualche suo particolare.
Il Frasconi non approfondì lo studio per individuare i varii edifici e per fissare le date importanti per ciascuno di essi; anzi, come vedremo, l'aver dato importanza a certe notizie e l'averne negata ad altre, lo condussero ad equivoci che furono poi assunti da altri come verità di fede: sicché la critica intomo alla genesi del palazzo comunale antico si arenò in affermazioni assurde e false, ripetute a vuoto.

Opera meritoria per la salvezza dell'edificio compì il Bianchini pubblicando, nel 1854, un opuscolo in difesa del Palazzo di giustizia contro la profanazione che ne voleva fare il Sindaco Gabriello De Medici, a cui già accennammo (3). La difesa del Bianchini è convinta e coraggiosa; ma altrettanto debole ed errata la sua esposizione, priva di ogni esame critico intorno alla storia del monumento. Certo è però che da allora in poi si guardò a quell'edificio con maggior rispetto. Anzi cominciò da allora l'attenzione vigile di alcuni benemeriti cittadini che avrebbero voluto suscitare intorno al Palazzo la simpatia e l'interesse che provavano essi stessi.

In epoca posteriore, rivolsero al monumento amorosamente l'occhio indagatore i membri della Consulta della Società Archeologica; e, per essi, l'ing. G. Fassò scrisse una relazione che diedi alle stampe (4). Il Fassò trovava assai arduo e difficile il ripristino materiale anche semplicemente nella parte esteriore verso il cortile o broletto, senza porre a soqquadro l'interna distribuzione dei locali e accennava, in questo modo, alla possibilità di un restauro solo nel caso che lo si volesse fare in pieno e non come opera di facile dilettantismo. Descritto l'edificio e fatte alcune sensate osservazioni, il F. si augurava che si potessero almeno restaurare o copiare da abile artista le pitture sotto la grondaia, praticare degli assaggi nei profili dei finestroni ed altri siti per scoprirne la primitiva forma e ricostruire in disegno tutta la facciata come trovavasi in origine. E la riproduzione delle pitture fu fatta in quel tempo dal pittore Arienta di Varallo e l'abbiamo al Museo: s'intende solo della parte di mezzogiorno e non di quella di nord dove le tracce sono ormai troppo sbiadite.

L'augurio che si togliessero le due protomi di sarizzo dal colmo del tetto non ebbe effetto allora, ma solo molto più tardi (1910) quando una di esse, spaccatasi, sprofondò nel sottotetto.

Assaggi ai profili delle finestre e restauri degli arconi delle porte d'ingresso furono eseguiti dall'ing. Giuseppe Bronzini in diverse riprese, ma con lo stesso indefettibile amore. Sicché le parti del bel corpo visibili qua e là sotto l'orribile veste imposta all'edificio dalla mania del brutto di secoli ignoranti, paiono domandar pietà al cittadino e allettare con la promessa di svelare tutto il bellissimo corpo all'occhio di quella generazione che saprà meritarsi tanta gioia.

La difesa dell'edificio e la tesi della urgente necessità del restauro non solo del nucleo più antico, ma di tutto il complesso quadrilatero, fu ripresa più tardi per opera della Società Storica Novarese e di alcuni suoi soci più ardentemente convinti della bellezza e della opportunità dell'opera. Di tali nobili conati è traccia nei giornali cittadini dell'ultimo triennio e, sopratutto, nel Bollettino Storico per la Provincia di Novara (5).

Autorità politiche e amministrative cittadine, artisti e architetti, uffici d'arte e, infine, il Governo Nazionale mostrarono il loro vivo interesse al problema, la cui soluzione basterebbe da sola a meritare alla nostra generazione la benemerenza in un campo nel quale la nostra città — confessiamolo lealmente — poco ha seminato, molto ha trascurato, e, qualche volta, ha vandalicamente distrutto.
La bellezza dell'idea non allettò soltanto sognatori e artisti, ma uomini pratici e istituti che offersero un segno tangibile della loro approvazione: ricordiamo il cav. uff. Alfredo Giannoni che donò una sua ricca e preziosa quadreria al Comune perche la collocasse nel Broletto restaurato, proponendo e imponendo, così, la soluzione di un problema geniale ricco di splendidi corollarii; e la Banca Popolare di Novara la quale spontaneamente e con alto sentimento di esemplare civismo, offerse una cospicua somma per contribuire col Comune alle spese necessarie alla sistemazione degli storici edifici.

Mentre questa memoria sta per uscire, le cose sono condotte a tal punto che l'inizio dell'opera nobilissima non può tardare.
Il primo Podestà Fascista di Novara, Ing. Comm. Gen. Filippo Oddone-Mazza, ha dato tutte le disposizioni necessarie perché il restauro si compia e ha impostato in bilancio una forte somma.
Da queste pagine sia lecito dirgli ancora una volta che dalla sua volontà pensosa e tenace si aspetta la restitutio dell'edificio in cui ha palpitato più fervida la vita dei nostri padri gloriosi.
Novara, con il restauro del suo Broletto, potrà conquistarsi degno posto nella splendida pleiade delle città italiane che portano in fronte il diadema delle Grazie (6).


(1) Seduta Municipale del 28 maggio 1853 in: Atti mss. del Consiglio Comunale (Archivio del Comune).
(2) Ordinati Comunali in: Arch. stor. del Comune (3 luglio 1587).
(3) Del Palazzo di giustizia di Novara — Memoria di F. A. Bianchini, istoriografo della città, Tipografia nazionale Rusconi, Novara 1854, di pagg. 16.
(4) G. Fassò, «Palazzo di Giustizia» in: Boll. Stor. per la Prov. di Novara, XIX, n.2, pag. 137 e segg. (La Relazione porta la data: 12 giugno 1878).
(5) Per gli ultimi sviluppi dell'idea v. specialmente in: Bollett. storico cit. anno XXI, fasc. I, pag. 119, «Notiziario» -La quadreria Giannoni donata al Comune di Novara, e . pag. 124 e segg.,-Per il restauro degli edifici dell'antico Broletto; in: Corriere della Sera, 13 luglio 1927, V. Bucci, «Per l'antico Broletto di Novara»; in Bollett. stor. cit. anno XXI, fasc. IV, pag. 487, «Atti della Società Storica Novarese» -Palazzo Pretorio e Galleria Giannoni.
(6) Debbo dichiarane che ho condotte le mie ricerche negli archivi cittadini e in quelli di fuori che presumibilmente avrebbero dovuto conservare documenti relativi all'argomento. Neppure a Milano (Archivio di Stato e Archivio storico del Comune) riuscii a rintracciare incartamenti o notizie sul nostro Broletto. Sicché ho dovuto limitarmi alla ricerca e all'esame di tutti i più minuti elementi forniti dagli archivii novaresi e allo studio delle fonti statutarie e cronistiche, locali. Confido tuttavia di avere spinto abbastanza avanti la conoscenza del monumento e sopratutto di avere fatto luce nel caos dalle notizie contradditorie finora contendentisi il campo nella storia di tutti gli edifici del Broletto.