Bollettino Storico per la Provincia di Novara - CIV (2013) I/II
Ariotta 1513 - Marignano 1515

Editoriale

Come la maggior parte delle associazioni culturali, la Società Storica Novarese ha dovuto confrontarsi con i radicali cambiamenti introdotti, nel mondo della pubblicistica scientifica, dalle mutate modalità della ricerca e dalle nuove abitudini di lettura.
La «rivoluzione digitale» ha profondamente modificato le consuetudini lavorative, grazie all’uso del personal computer, della posta elettronica e alla facilità di accesso alle pubblicazioni antiche, ormai massicciamente digitalizzate. È indispensabileessere coscienti dell’importanza di tale fenomeno, così come dei mutamenti intellettuali, tecnici e istituzionali avvenuti negli ultimi decenni...
Il Bollettino Storico deve evolvere. Elemento immediatamente visibile è il cambiamento di periodicità: la rivista adotterà una cadenza annuale nell’intento di dare spazio ad una lettura attenta ed alla discussione. Una periodicità che renderà più semplice la valutazione scientifica dei testi - processo indispensabile per il mantenimento del prestigio accademico ma che richiede tempo e riorganizzazione della struttura - e, non secondariamente, consentirà una riduzione dei costi editoriali.
Tale cambiamento è parte di un più grande progetto, che già negli scorsi anni ha visto nascere il sito internet [ www.ssno.it ], dapprima come semplice vetrina ed in seguito come spazio nel quale esporre i risultati di piccole ricerche...
Se il Bollettino Storico vuole continuare ad esistere dovrà essere più di una rivista. Non dovrà esprimere una linea ma una esigenza, non un programma ma una prassi, un modo di fare.
In una parola, e nella pienezza di senso del termine, uno stile.

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«Novara, città celebre e molto abbondante»

di Sandro Callerio

… au petit jour, le duc d’Auge se pointa sur le sommet du donjon de son château pour y considérer, un tantinet soit peu, la situation historique. Elle était plutot floue. Des restes du passé trainaient encore cà et là, en vrac.

Novara Mediolanensis Ducatus Civitas. Communicavit Georg. Houfnaglius
da: Civitates orbis terrarvm: Theatri Praecipvarvm Totivs Mvndi Vrbivm Liber Sextvs, Georg Braun; Abraham Hogenberg, [Coloni[a]e Agrippin[a]e. 20. die Septemb. Anno M.DC.XVII.] — [Coloniae Agrippinae], 1618

Fatta salva l’individuazione di differenti protagonisti, ed un tono generale certamente meno idilliaco, non avrebbe dovuto essere molto differente lo scenario che si poteva prospettare a qualunque Decurione novarese nei primi anni del XVI secolo.
Novara era stata infatti consegnata nel 1494 al Duca d’Orléans, per tornare sforzesca dopo quattro mesi d’assedio da parte delle truppe di Ludovico il Moro.
Ancora un "passaggio di proprietà" nel 1499, a favore di Luigi XII di Francia, seguito dal cambiamento di campo a favore del Moro che, [nuovamente] assediato in città, viene catturato dai Francesi durante il tentativo di fuga il 10 aprile 1500. Le iniziative belliche della Lega Santa riconsegnano nel 1511 Milano, e con essa Novara, a Massimiliano Sforza, nel frattempo succeduto al padre, morto in prigionia. Segue l’assedio francese del 1513, culminante nella battaglia dell’Ariotta, il cui esito sarà ribaltato a Marignano, come analizzato negli studi che seguono. E tutto ciò in attesa del definitivo passaggio in mano spagnola nel 1535.

Il ducato francese di Milano nel 1516
(© Marino Viganò e Fondazione Trivulzio, Milano).

La centralità di Novara, in questo scenario caratterizzato dalle pretese francesi sul Ducato di Milano, dalla volontà espansionistica dei Cantoni d’oltre Gottardo e dall’interesse pontificio al mantenimento dello status quo, ci è testimoniata anche dalla frequenza con cui la città «celebre e molto abbondante» è citata da Francesco Guicciardini nella sua Historia....

«Un coup de dés jamais n’abolira le hasard»

Il ribaltamento, conseguente agli eventi di Marignano, del destino, non solo novarese, si rivela fondamentale nella definizione dell’assetto territoriale, politico ed economico del nostro territorio. I primi decenni del XVI secolo vedono la classe dirigente decurionale rimaner salda sotto qualsiasi governo, sempre pronta a fare gli interessi della Comunità, che alla fine erano coincidenti con l’utilità del gruppo dirigente, destinato a durare, oltre il governo francese, oltre al successivo governo sforzesco, oltre al lungo governo spagnolo, cioè per secoli, sino alla rivoluzione industriale...

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«Novara. Dalla battaglia dell’Ariotta alla battaglia di Marignano.
Il dominio di Massimiliano Sforza sulla città
»

di Giancarlo Andenna

Se la dominazione francese sulla Lombardia ha potuto contare di recente su numerosi e ottimi studi ad opera di preparati ricercatori, meno fortunata è stata l’indagine storica del periodo compreso tra il 1512 e il 1515, quando sotto lo sforzo economico dell’impero, sotto l’irruenza degli irriducibili sostenitori milanesi della casata degli Sforza e sotto l’impeto dei quadrati dei picchieri elvetici, guidati dal cardinale Sedunense, Matteo Schiner, l’erede di Ludovico il Moro, il giovane Massimiliano Sforza, divenne duca di Milano, sul finire del mese di dicembre.

Ministeria dei poveri

Proprio per illuminare tale situazione è stato scritto questo articolo, fondato solo sui verbali delle riunioni del Consiglio della città, dal febbraio 1513 sino febbraio 1517, quando era ormai ripreso a pieno regime il sistema di governo del re francese Francesco I. Si tratta di due volumi degli Ordinati, classificati con il numero 199/1 e 199/2 dell’Archivio Storico Comunale della città, ora conservato presso l’Archivio di Stato di Novara.
I verbali si aprono con la seduta del 10 febbraio 1513, quando la città era da poco più di un mese e mezzo caduta completamente nelle mani degli uomini di Matteo Schiner e di Massimiliano Sforza. Infatti la resa del presidio francese entro il poderoso castello sforzesco era avvenuta il 23 dicembre 1512.
Tuttavia la città il 14 ottobre 1512 era già amministrata per ordine di Matteo Schiner, che aveva assunto, per disposizione papale, la carica di vescovo novarese, dal conte Lancillotto Borromeo, con il titolo di Ducale Governatore e Commissario. Questi, cui era affidato il governo anche di Alessandria e dell’intera Ossola, era rappresentato a Novara dal suo luogotenente Giacomo Caymi, che divenne poi durante la seconda dominazione francese Maestro delle Entrate ordinarie, a conferma del fatto che gli uomini dell’amministrazione erano in grado di passare da un sistema di governo all’altro senza grandi difficoltà.

Louis-Joseph Masquelier [1741-1811].
Bataille de Marignan, dessinée d'après le bas-relief de Primatice de Bologne, sur le mausolée de François I.er, à Saint-Denis, [s.d.].
[gallica.bnf.fr / Bibliothèque nationale de France]

Si giunse così, tra operazioni militari e trattative alle due giornate della battaglia di Marignano, in cui l’esercito francese, guidato da Francesco I, sconfisse gli Elvezi, comandati e spronati con un celebre discorso, da Matteo Schiner. La classe dirigente novarese non cambiava, rientravano solo in città i due capi, Opicino Caccia il Nero e Manfredo Tornielli e i pochi fuoriusciti, ma Paolo Tornielli, Rolando Avogadro, Ambrogio Caccia, Nicola Brusati, Francesco Baliotti, Tommasino Nibbia continuavano la loro azione di amministratori della città e insieme di prestatori di denaro al Comune.
La classe dirigente decurionale, formatasi con la riforma degli Statuti del 1460, rimaneva salda sotto qualsiasi governo, sempre pronta a fare gli interessi della Comunità, che alla fine erano coincidenti con l’utilità del gruppo dirigente, destinato a durare, oltre il governo francese, oltre al successivo governo sforzesco, oltre al lungo governo spagnolo, cioè per secoli, sino alla rivoluzione industriale.

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«Gian Giacomo Trivulzio da Novara a Marignano»
(6 giugno 1513 - 13/14 settembre 1515)

di Marino Viganò

Bernardino de’ Conti, «io.[hannes] iac.[obvs] trivvltivs march.[io] vigle.[vani] marescal.[cvs] franciæ imp.[erator] octies», «io.[hannes] iac[obv].s trivvltivs», «1518 A.[nnorvm] 77»
olio su tavola, [1519], mm 635 x 995 (Collezione privata, s.n.).

Chi è il nostro protagonista, giunto alla soglia dei settant’anni carico d’esperienza e vittorie? Nato a Crema, attesta il conterraneo Pietro Terni, suo segretario, il 24 giugno 1442 secondo il pronostico astrologico edito da Girolamo Cardano, Gian Giacomo Trivulzio è secondogenito di Antonio, condottiere, e di Franceschina Aicardi Visconti, pavese, di recente nobiltà e ottime aderenze, che già hanno Gian Fermo e avranno Nicola Rainero detto Renato.
Affidato verso il 1451 al duca Francesco I Sforza, istruito col suo primogenito ed erede, Galeazzo Maria Sforza, dall’umanista Guiniforte Barzizza, orfano di padre nel 1454, ha preso parte alla spedizione in appoggio a Genova ribellatasi a Carlo VII di Valois nel 1461, alla guerra del «Bene pubblico» accanto a Luigi XI di Valois contro i baroni di Francia nel 1465-’66, al conflitto contro Venezia nel 1467, dove s’è guadagnata la stima di Federico III da Montefeltro, duca di Urbino, provetto soldato, che l’ha consacrato stella nascente nel militare: li noui cazano li uechij.
Dopo alcuni anni in una corte infida per invidie e ostilità, s’è portato in pellegrinaggio a Gerusalemme, una tradizione tornata in auge, rientrando in tempo per partecipare alla campagna del Piemonte e all’assedio di San Germano Vercellese; e per assistere all’assassinio a Milano del duca Galeazzo Maria Sforza, il 26 dicembre 1476.
Capo riconosciuto della fazione dei Guelfi, ancora accesa di rivalità antiche con quella dei Ghibellini, il Trivulzio è stato quindi accolto da Bona di Savoia, vedova del duca, nel Consiglio di reggenza.
...

[Jacob Hoffmann], La battaglia di Novara del 6 giugno 1513, c. 1576 (Ch. Silberysen, Chronicon Helvetiae, parte iii, fol. 44v.).

Sia come sia, Novara resta senz’altro una pagina nera per il Trivulzio, che risulta impegnarsi a rovesciarla in alleanza con Venezia, da dove il Sanuto lo segue. Fo aldito il messo venuto da missier Zuan Jacomo nominato Vicenzo, qual referì molte cosse, et che francesi non verìa sì presto», nota a fine giugno, inoltre «missier Zuan Jacomo li disse havia scrito una altra letera a la Signoria e mandata una letera dil Roy.
... il 26 [luglio 1514] torna a occuparsi del fronte italiano, suggerendo una diversione armata veneziana nelle Puglie, simile a quella posta in atto per la guerra di Ferrara, o «del Sale», nel 1482-’84, per alleggerire la pressione degli aragonesi tra Bergamasca e Bresciano: manda letere aute di Franza, et aricorda la Signoria saria bon mandar la nostra armada in Puia per far divertir, et comemora, quando fo la guerra di Lombardia al tempo che ’l ducha di Calabria era sul Stado nostro, il mandar di la nostra armada in Puia fo causa che seguì la paxe, e il ducha di Calabria fu contento, e la Signoria rimase con honor, vadagnò il Polesene, e cussì saria al presente...

Anonimo, Allegoria dell’ingresso di Francesco i di Valois-Angoulême a Lione per la campagna di riconquista del Milanese, [1515], tempera su carta, mm 180 x 305 + 220 x 305, a destra Gian Giacomo Trivulzio (Herzog August Bibliothek, Wolfenbüttel, Handschriften, Guelf. 86.4 Extravagantes. L’entrée de François premier roy de France en la cité de Lyon le 12 juillet 1515, foll. 7v.-8).

Il 6 settembre [1514] Georg von Hohensax, patrizio svizzero, portò letere di misser Zuan Jacopo Triulzi, e fè una oration latina; il 7 si ha missier Zuan Jacomo non era a Lion, ma andato; il 16 le nuove vertono sulla mobilitazione per l’assedio svizzero di Digione, con l’invio di Jean IV de Rieux, seigneur de Rochefort: Pur il Re à scrito missier Zuan Jacomo vengi a Lion, el qual era zonto, et manda etiam monsignor Rocha Forte a Degiun, qual è capitanio di la sua guarda, per ingrossarsi più contra diti sguizari, benchè monsignor di la Trimolia scrive esser bastante. Pure il cardinale Schiner, a metà settembre, segnala il Trivulzio a Lione ...
... Primo obiettivo valicare le Alpi incognito poiché, intercettati al Monginevro o al Moncenisio, i francesi potrebbero venir bloccati e battuti prima ancora di calare nella piana piemontese. Ma i francesi contro tutte le previsioni riescono a passare. Sanuto, da un corriere da Lione a inizio agosto, riesce a trarre con sufficiente certezza come il Re era zonto a dì 3 a Garnopoli, e tutto l’exercito avanti, et che missier Zuan Jacomo Triulzi era a Umbrun con le zente, ch’era 30 mia da Susa, et pasava tutavia li monti, et che sguizari erano retrati; siché certo francesi è pasati; dalla lettera del 5 del condottiere al cugino Teodoro Trivulzio, generale dell’alleata repubblica di Venezia, che era lì con le zente, et che fin 4 over 5 zorni desenderia li monti...

Itinerario dell’armata indirizzata da Gian Giacomo Trivulzio dall’Argentera alle porte di Milano, 11 agosto-1° settembre 1515 (R. Inganni, Origine e vicende della cappella espiatoria francese a Zivido presso Melegnano (1515-1606), Milano, Agnelli, 1889, allegato n. [1]).

... Paolo Giovio, con informazioni di prima mano, si dilunga sulle disposizioni per la battaglia: Borbone e’l Triuultio haueuano i principii de gli alloggiamenti alla Chiesa di San Giuliano, la quale è in vna villetta; & haueuano preso la via publica da man sinistra, hauendola fortificato benissimo, d’ogni parte con altifossi, & con argini secondo vsanza del paese; e: Il Triuultio & Borbone, iquali molto prima auisati della venuta de nemici, haueuano messo le genti in ordinanza, & piantato l’artiglierie in luogo accomodato, essendo eglino senza dubbio stretti, per ritardare la furia de nemici mettendo loro all’incontro le fiamme, & per priuargli, anchora, che non potessero seruirsi delle case, & fortificaruisi dentro, abbruciarono tutti gli edifici della villa, & si ridussero in luogo piu aperto ...
Né durante la mischia il condottiere resta in seconda linea, se Pasquier le Moyne conteggia fra i caduti le guydon du seigneur Jehan Jacques; un’istantanea riferita pure dal Giovio – Il Triuultio anch’egli mentre che indarno soccorreua l’Alfier suo, ch’era tolto in mezo da nemici, & si moriua, fra le lancie & l’alabarde de nemici trauagliato, feritogli il cauallo, & trattogli il pennachio dell’elmo, souragiungendogli i suoi soldati si liberò del pericolo...

[«Maestro dell’Antifonario dr 1 di Busto Arsizio»], «Bataille de Marignan en 1515», [inizi xvi secolo], inchiostro su pergamena, mm 317 x 218 (Musée Condé, Chantilly, Divers, v, n. 347/402vi).

... La guerra è conclusa.
Gian Giacomo Trivulzio ne ha determinato in gran parte le sorti, da protagonista qual è sempre stato – come i documenti e i cronachisti puntualmente attestano – tanto nel ripiegamento strategico del 1512 quanto nella disastrosa campagna del 1513 e, infine, nella spedizione di riconquista del 1515, in virtù dell’esperienza e determinazione sue.
Dirette, è ovvio, pure al recupero del proprio Stato trivulziano, caduto sotto occupazione.

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«Novare ou l’échec de Louis II de La Trémoille»

di Laurent Vissière

[Benedetto Bigordi il Ghirlandaio],
«L. de la Tremoïlle»
olio su tavola, [1486?], mm 110 x 170 (Musée Condé, Chantilly, inv. pe18).

Il se présentait à la mémoire des hommes une image qui semblait tirée du passé: c’était dans cette même Novare qu’avait été fait prisonnier Lodovico Sforza, père du présent duc; c’étaient les mêmes capitaines, [Louis] de La Trémoille et Gian Giacomo Trivulzio, qui se trouvaient dans le camp français; et auprès du fils combattaient certaines des mêmes enseignes et certains des mêmes capitaines des Cantons qui autrefois avaient vendu le père. Aussi La Trémoille avait-il écrit avec superbe au roi qu’il remettrait le fils entre ses mains en ce même lieu où il lui avait remis le père.

Pour parler de la bataille de Novare, Francesco Guicciardini ne cache pas son étonnement, qui fut sans doute celui de tous les contemporains, toujours à chercher dans l’Histoire des coïncidences, des signes et des leçons.
En 1513, par exception, l’Histoire semblait vraiment se mettre à bafouiller. D’ailleurs, aucune bataille ne pouvait mieux symboliser l’éternel recommencement des guerres d’Italie: depuis la première expédition de Charles VIII, en 1494, toutes les tentatives de domination française sur une partie de la Péninsule s’étaient soldées par des échec à plus ou moins brève échéance, et la guerre reprenait donc, inlassablement, aux mêmes endroits et avec les mêmes combattants.
Cette vision des choses, qui a fini par s’imposer dans l’historiographie de la période, ne s’en s’avère pas moins très superficielle, car la situation géopolitique de 1513 avait énormément évolué par rapport à celle de 1500 et, de manière plus notable encore, les concepts tactiques et stratégiques, aussi.Ce sont ces questions qui font l’objet du présent article, plus que la bataille même de l’Ariotta, étudiée de façon magistrale par Mario Troso
Vainqueur à Novare en 1500 et vaincu au même endroit, quelques années plus tard, Louis II de La Trémoille fut sans doute l’un des personnages les plus actifs et les plus en vue de la période. Et il n’est pas inintéressant d’étudier la désastreuse campagne de 1513 en se focalisant sur son action.

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«Ariotta - Marignano, 1513-1515»

di Mario Troso

Marignano doveva essere la ripetizione della vittoria dell’Ariotta del 6 giugno 1513: con questa fatale presunzione gli Svizzeri assalirono i Francesi trincerati nei pressi di Marignano il 13 e il 14 settembre 1515.

Indicazione schematica del percorso seguito dalle truppe francesi per raggiungere Trecate.

La marcia dei Francesi verso Trecate inizia già a pomeriggio inoltrato. Il loro sganciamento, lento sia per i combattimenti che impegnano la retroguardia contro gli Svizzeri effettuanti sortite da Novara sia soprattutto per la necessità di incolonnare le truppe e il consistente treno dei bagagli, richiede al comando francese la risoluzione di un grave problema logistico, dovendo avviare su strada una colonna di almeno dodici o tredici chilometri9, composta da uomini, cavalli e salmerie.
È già sera quando i Francesi invece di raggiungere Trecate si accampano in aperta campagna all’altezza della cascina Ariotta10, a circa metà strada tra Novara e Trecate. Contro il parere del Trivulzio e del procuratore veneto Andrea Gritti, la decisione è presa da La Trémoille: considerava le truppe troppo stanche per continuare una faticosa marcia notturna? O riteneva che il buio fitto avrebbe ostacolato il movimento di un esercito tanto numeroso e del suo complesso parco logistico? O considerava una perdita di tempo giungere a Trecate che era fuori strada rispetto alla direttrice per Milano?

Mappa della battaglia dell’Ariotta che ricostruisce i movimenti dei mercenari svizzeri usciti da Novara all’alba del 6 giugno e la posizione assunta dai corpi francesi nella sera del 5 giugno.

Il piano per l’assalto ai Francesi accampati è studiato a tavolino dai comandanti nel consiglio di guerra: ricalca lo schema tattico già utilizzato nelle gloriose vittorie sulle armate del Duca di Borgogna a Grandson, Morat e Nancy tra il 1476 e il 1477 e come allora prevede la divisione delle loro truppe in tre formazioni.
...
È prevista anche una mossa preliminare effettuata dagli enfants perdus che, agendo velocemente alla spicciolata e di sorpresa, dovevano impossessarsi dell’artiglieria schierata davanti alla cascina Ariotta con l’immediato sostegno del corpo. ... la formazione in arrivo da Gallarate al momento si trova ancora al di là del Ticino.

Mappa che ricostruisce le fasi finali della battaglia dell’Ariotta con i Lanzi di Gheldria accerchiati e gli altri corpi francesi in fuga.

Francesco I sorprende chi lo attendeva: nell’agosto 1515, su consiglio del Trivulzio, con il corpo principale dell’esercito sceglie invece il Passo della Maddalena o di Argentera82; invia piccoli reparti di truppa sul Moncenisio per ingannare i Confederati e in quattro giorni scavalca le Alpi ed entra in Valle Stura. Dall’avanguardia si distacca una colonna al comando di Jaques de Chabannes signore di La Palice e di Pierre Terrail signore di Bayard che passando per Saluzzo, Savigliano, Racconigi e Carmagnola aggira le truppe pontificie, 1.200 fanti e 1.500 cavalli, che, al comando di Prospero Colonna, stavano prendendo posizione come ala sinistra dello schieramento confederato.

Schema della battaglia di Marignano: prima fase, 13 settembre 1515.

...
Il primo contatto avviene sulla destra francese (F4) dove è concentrata tutta l’artiglieria e dove gli Svizzeri dell’ala sinistra sono fiduciosi, impegnando il corpo a corpo, di poter raggiungere i cannoni come a Novara, conquistarli e rivolgerli contro l'avversario. L’attacco dei Confederati sfonda, con slancio che non viene compromesso dai vari ostacoli naturali o creati dal nemico, la linea dei tiratori, respinge un attacco della cavalleria e si impossessa di sette-otto cannoni, ma le continue cariche della cavalleria del Borbone e del Trivulzio, che cercano anche di incunearsi nei vuoti aperti dall'artiglieria francese, obbligano i picchieri a fermarsi sulla difensiva, così che il loro slancio viene meno e i Francesi hanno modo di riprendersi.
Dopo circa un’ora dall’inizio della battaglia l’avanguardia francese, cioè la prima delle tre linee di difesa è sbaragliata: i superstiti devono ripiegare sulla seconda linea. Quindi lo slancio iniziale è riuscito a rompere una linea ed è solo lo schieramento su più linee che salva i Francesi. Gli Svizzeri non sono però riusciti a conquistare il parco delle artiglierie e si trovano ora davanti ai Lanzi di Gheldria, nucleo portante per la resistenza della seconda linea.
La battaglia intrapresa dai Confederati per conquistare questa linea ha inizio quando il sole sta tramontando (il sole il 13 settembre tramonta alle 18.37) e continua poi al chiarore di luna. I Lanzi indietreggiano, ma sono sostenuti e probabilmente salvati dai colpi dell’artiglieria e dall’avvicendarsi di continue cariche della cavalleria francese, con alla testa il Re, così che verso le undici di sera quando le nuvole oscurano la luna e la battaglia si spenge gli Svizzeri hanno frantumato la prima linea francese raggiungendo e superando Zivido, ma i Francesi sono ancora in possesso della loro seconda linea.
Con la notte la grande carneficina scompare alla vista, ma restano le grida dei feriti e dei morenti e tra gli Svizzeri l’estremo disagio dei superstiti, a corto di bevande e di viveri. E, in una grande confusione, ancora qualche sporadico combattimento. La notte è insolitamente fredda; gli Svizzeri, che guadando fossati e canali si sono inzuppati fino alle ossa, soffrono ancora di più la bassa temperatura; inoltre non possono accendere fuochi per evitare di essere facile bersaglio delle artiglierie nemiche, né possono rintracciare gli sbandati. Nonostante suonino i tamburi per i Francesi e le trombe di Uri per i Confederati chiamando a raccolta, nell’oscurità molti si sono persi, perché i fossati profondi e la notte buia ci ha fatto disperdere, quando in parte ci siamo riuniti eravamo assetati, affamati e freddi come rane, poiché la notte era fredda e non era permesso di accendere fuochi per via del nemico.

Schema della battaglia di Marignano: seconda fase, 14 settembre 1515.

...
La ripresa del combattimento (doi hore inanzi dì scrive Vergerio; hora una avanti zorno; scrive il Contarini: tra le quattro e le cinque quindi poiché il sole sorge alle 5.59), vede i Francesi non più schierati in profondità, ma su una sola linea e gli Svizzeri ancora all’attacco: è la destra SV1 che inizia la manovra contro la sinistra francese F1+F2 (comprendente i superstiti fanti e tiratori della prima giornata) con estrema violenza e mettendola in crisi; può essere salvata dalle cariche di cavalleria F3+F7 e da lanzi tedeschi che il comando francese distacca dalla destra F9. A questo punto il centro svizzero SV2, continuamente sottoposto al tiro dell’artiglieria, attacca e, superato fossato e parapetto, si azzuffa con le Bande Nere di Gheldria F6 che rinculano, ma è oggetto di cariche di cavalleria F3+F7 alle quali contribuisce anche cavalleria che il Comando francese richiama dalla destra F4+F8 non abbastanza impegnata dalla sinistra svizzera che le sta di fronte.
Le cariche ripetute della cavalleria pesante francese, cui partecipa anche il Re, ristabiliscono così la situazione e gli Svizzeri della formazione centrale SV2, colpiti di fronte e dai lati, devono arretrare ripassando il fossato.
La situazione del momento vede una sinistra svizzera SV3 che è rimasta passiva e non interviene, l’assalto del quadrato svizzero centrale SV2 che si è arenato, e sulla destra la colonna svizzera aggirante SV1 che continua il combattimento contro la sinistra francese F1+F2 costringendola ad arretrare. Francesco I continua a prelevare rinforzi dalla destra non impegnata F9 e dal centro stabilizzato F6 per cercare di contenere il cedimento della sua sinistra.
Lo svolgimento della battaglia con la vittoria dei Francesi trova due diverse interpretazioni. Secondo la prima: Ce n’est pas à l’infanterie française qu’est dû, ce jour-là, le succès de nos armes: elle ne valait pas celle de cantons helvétiques. Ce n’est pas non plus à la cavalerie: les trente belles charges de la gendarmerie contribuèrent beaucoup au gain du combat, mais il leur fallut parfois s’arrêter net devant une haie de six cent piques; le terrain, d’ailleurs, leur était défavorable. Le rôle décisif, c’est l’artillerie qui l’a joué; sans elle, comme le comprit Trivulce, la victoire était aux Suisses; grâce à elle les meilleurs soldats de l’Europe, les fantassins du plus froid courage, furent écrasés.
Per la seconda: ce n’est pas l’artillerie française qui est venue à bout des carrés de piquiers suisses, comme on présente si souvent cet événement. Celui-ci n’est pas réductible à la rencontre de la pique et du canon: une formation archaïque confrontée à l’arme moderne par excellence. L’artillerie du début du XVIe siecle ne dispose que d’une très faible cadence de tir. Les Suisses connaissent l’artillerie et ont trouvé une parade: en avant des carrés, des fantassins légers, appelés enfants perdus, se précipitent vers les pièces et les neutralisent avant l’intervention de l’infanterie lourde. Si le Cantons ont été vaincus à Marignan, c’est parce que le connétable de Bourbon a su réalizer une combinaison entre l’artillerie, l’infanterie et la cavalerie. Les piquiers de l’armée royale ne sont pas de taille face à leurs homologues suisses; Bourbon en fait de simple défenseurs des pièces contre les enfants perdus. La cavalerie est impuissante face aux carrés hérissant leur pointes; Bourbon organise des charges continuelles, non pour briser les carrés, mais pour les forcer à se mettre en garde, donc à s’arrêter, les exposant ainsi, chaque fois, aux effets du feu.
In conclusione Francesco I pur avendo vinto a Marignano si è mostrato debolissimo con gli Svizzeri: ha pagato 700.000 corone e ha ‘regalato’ loro tutto quel territorio del Ducato di Milano oggi denominato Canton Ticino perdendo l’occasione di mantenere intatto il Ducato del quale rivendicava l'eredità.
Gli Svizzeri rinunceranno infatti alle 300.000 corone offerte dal Re di Francia perché preferiranno tenersi le terre occupate.
Così il Ducato di Milano perderà ogni possibilità di riunificazione e un pezzo di Lombardia entrerà definitivamente a far parte della Confederazione Elvetica.