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L'Architettura Romanica nel Novarese - I Monumenti



I monumenti romanici novaresi nella storia dell’arte

Quasi tutti gli edifici studiati in precedenza sono situati in piccoli paesi: è logico quindi che mostrino grande semplicità di ornamenti ed arcaismo di forme: è pertanto significativa la mancanza di ricche decorazioni e di scolture anche nelle chiese più importanti.
Scarsissime sono infatti ovunque le opere degli scalpelli: nel Duomo di Novara abbiamo trovato qualche modesta scoltura, nel S.Giulio d’Orta abbiamo ammirato il famoso ambone ed un capitello di buona fattura: a Fontaneto si sono rintracciati i resti degli antichi plutei ma in generale gli elementi decorativi e specialmente i capitelli affettano forme semplicissime: si ricordino per esempio le chiese di Casalvolone, Dulzago, Briona, Armeno e lo stesso S.Giulio d’Orta.
Dobbiamo quindi riconoscere che nella regione novarese vi era una tradizione di grande semplicità: quindi se vogliamo ricercare il pregio dal punto di vista archeologico ed estetico dei monumenti studiati, dovremo prendere in esame le proporzioni e le strutture. Notevole importanza ha il battistero di Novara il quale risale, come abbiamo visto, alla tarda romanità: la bellezza delle proporzioni interne ed il senso classico spaziale ricordano nello stesso tempo la maestà dell’arte romana e la leggerezza di quella bizantina: esso fa parte di un gruppo di ottagoni a nicchie contemporanei sparsi per l’Italia settentrionale e che sono fra le più chiare testimonianze dell’architettura di quei tempi lontani (1): un esame dettagliato di essi ci porterebbe tuttavia troppo lontano dal campo di studio che ci siamo prefissi, il periodo romanico, ed è quindi miglior cosa per noi rivolgerci piuttosto agli altri edifici di epoca vicina al mille.
Fra questi noi abbiamo la fortuna di rintracciare parecchie fra le basiliche a volta più antiche non solo dell’Italia settentrionale, ma dell’Europa intera: il pregio archeologico di questi monumenti è quindi cospicuo ed abbiamo il dovere di illustrare, sia pur brevemente, la questione.
Fino a qualche anno fa si credeva che il problema delle volte fosse stato affrontato, e risolto, solo nel periodo romanico: le indagini più recenti tendono invece a rivendicare anche una certa abilità in proposito agli architetti carolingi (2). È tuttavia diffusa l’opinione che nei sec.IX e X le volte siano state costruite, con una certa frequenza solo nelle Asturie ed in Catalogna, rispettivamente (3); in realtà un esame più accurato dimostrerebbe che coperture in pietra (volte a botte, di modeste dimensioni come era possibile in epoca di scarsa organizzazione industriale) furono usate anche in Italia, sulle navate delle basiliche.
Noi abbiamo nel Novarese una antica chiesa coperta da botti nelle navate laterali: S.Genesio di Suno ed una ragguardevole aula coperta da volte nervate si trova nel Vercellese: la parrocchiale di S.Michele di Balocco (4).
Questi due monumenti non risalgono tuttavia ad epoca anteriore al mille: lo schema della copertura a botte contenuta da arcate-contrafforti interni è ancora quello carolingio delle chiese asturiane e del S.Zeno di Bardolino sul Lago di Garda (5) ma le volte hanno nervature trasversali che indicano chiaramente l’evoluzione dell’arte costruttiva e lo stile decorativo esterno, con gli archetti pensili e le lesene, ci toglie ogni dubbio in proposito. Dobbiamo quindi riconoscere in queste chiese una tarda manifestazione dell’arte carolingia: esse hanno per l’archeologia medioevale importanza notevole poiché testimoniano che lo schema di basilica coperta da volte a botte verso il mille non era particolare della sola Catalogna (6) ma era usato nel Novarese e nel Vercellese: ulteriori ricerche metterebbero in evidenza altri edifici dello stesso genere nelle varie parti del Piemonte, nella Liguria e fors’anche nella Francia meridionale.
Quella che ieri sembrava un’eccezione diventa così la regola e l’unità stilistica della primitiva arte romanica nei paesi mediterranei è provata anche nel campo della copertura a botte.
Un edificio di notevole pregio archeologico è il S.Martino di Pombia il quale in epoca antichissima, cioé verso l’anno mille, doveva esser provvisto di un arco traverso sulla nave (arco “diaframma”): esso contiene quindi uno degli esemplari più antichi di questa struttura di sostegno del tetto: altri se ne trovavano nelle distrutte navatelle del S.Eustorgio di Milano (c. 1000) (7) e nella chiesetta della Pieve di Velezzo in Lomellina (8).
Interesse molto maggiore presentano poi le chiese coperte da volte a crociera ed a costoloni: fra di essi si notano esemplari di grandissima antichità che sono degni di studio attento e di considerazione ponderata: procediamo quindi a descrivere brevemente i tipi costruttivi ed i metodi allora in uso.
Le volte a crociera erano state largamente usate dai romani e poi, meno frequentemente, dai bizantini e carolingi: i romani le avevano formate ad unghie cilindriche, i bizantini invece di sesto leggermente rialzato, i costruttori del IX secolo nuovamente cilindriche (S.Teuteria presso i SS.Apostoli di Verona (9), le cappelle di S.Barbara ai SS.Quattro Coronati (10) e S.Zenone in S.Prassede a Roma (11), S.Zeno di Bardolino, ecc.).
Gli architetti del periodo romanico apparecchiarono invece le loro crociere secondo un sesto notevolmente rialzato, dando ad esse forma quasi di cupola: in questo modo la spinta era ripartita lungo tutto il perimetro, pur avendosi una maggior concentrazione nel punto d’imposta, ed i muri cooperavano validamente a contenere le volte in sesto.
Queste crociere romaniche avevano anche nervature trasversali (cioé archi sporgenti dall’intradosso a separazione di ogni campata da quelle adiacenti) e costole sporgenti dal muro cioé mattoni (o, più raramente, conci di pietra), aggettati dalle pareti perimetrali ed apparecchiati secondo archi di cerchio: tutte queste nervature mancano nelle volte carolingie, almeno nell’Italia settentrionale, e sono caratteristiche dei tempi posteriori al mille (12).
In un secondo tempo si procurò un ulteriore rinforzo colle nervature apparecchiate negli spigoli diagonali le quali sono celebrate come uno degli elementi costruttivi del Medio-Evo più fecondi di risultati: gli splendori e gli ardimenti dell’architettura gotica hanno avuto infatti il loro punto di partenza nella crociera costolonata.
Qual’erano le funzioni di queste nervature? Evidentemente quella principale era l’economia delle armature in legname: la formazione di una crociera normale comporta quattro centine perimetrali e due diagonali: la formazione di costole sporgenti dai muri permetteva di risparmiare alcune di queste centine e le nervature trasversali diminuivano sensibilmente la importanza delle altre perimetrali: si rendevano così necessarie solo più quelle incrociate nel centro.
La creazione di archi diagonali in muratura ha consentito un’ulteriore riduzione anche in queste ultime.
Allo stesso risultato di economia di legname portava la forma rialzata della volta e l’apparecchio delle unghie secondo corsi leggermente convergenti al centro: l’aderenza di un corso con quello attiguo, resa più grande dall’inclinazione dei piani di posa e l’appoggio dato dalle pareti perimetrali alle superfici delle vele a doppia curvatura permettevano di ridurre le armature del manto. Non bisogna dimenticare che nella costruzione delle volte è da temersi più la deformazione che lo sfasciamento delle armature: quindi l’irrigidimento delle strutture offerto dagli archi trasversali (ben apparecchiati con sottili giunti di malta fra i conci in modo da offrire una rapida sistemazione d’equilibrio) e la particolare forma a doppia curvatura delle vele (formate in parte di materiali in equilibrio statico e nel rimanente appoggiate fermamente sulle costole sporgenti dai muri) permetteva di eliminare ogni precauzione e limitare centine, puntelli e manto al minimo.
Veramente istruttiva al riguardo è la forma lunata delle nervature trasversali (13): nelle vicinanze della imposta dove i materiali, anche per la forma data all’intradosso, si reggevano in equilibrio senza sostegni di sorta, le costole sparivano nel corpo della volta per evitarne l’eccessivo aggetto in vicinanza dei supporti: nella parte attigua alla chiave invece sporgevano completamente dall’intradosso onde sostenere per mezzo di assicelle la parte della volta che pesava inerte durante la presa degli agglomerati: nelle piccole campate, anzi, un profilo acconcio della volta stessa (si ricordi la cripta di Oleggio) permetteva di limitare il manto alla sola chiave e gli archi assumevano un aspetto falcato.
A presa avvenuta, tolti i puntelli (le nervature trasversali permettevano di costruire le varie campate indipendentemente l’una dall’altra) le volte presentavano un vero monolitismo nelle varie parti e si appoggiavano anche sulle pareti: cosicché la concentrazione delle spinte alle imposte, data altresì la resistenza delle malte alla tensione e l’elasticità delle strutture, era solamente relativa e non assoluta. È quindi logico attenderci un uso saltuario e modesto dei contrafforti esterni poiché a variabilità nell’effetto di spinta doveva corrispondere incertezza nell’impiego degli elementi resistenti (14).
Nessuna debolezza si trova, invece, nell’impiego dei pilastri poiché le membrature sporgenti da essi accompagnavano quelle delle volte, prima in forma di lesene sovrapposte, poi di lesene e semicolonne: evidentemente fra volte nervate e pilastri a fascio vi è corrispondenza reciproca tanto che è stato osservato che i problema della basilica a volte è dipeso dalla risoluzione del problema dei supporti.
Tutto quanto si è detto vale anche per la volta a crociera costolonata, cioé provvista di costoloni diagonali (15) la quale va considerata come un semplice sviluppo di quella cupoliforme: essa era infatti costruita con metodi identici a quelli descritti or ora e si comportava staticamente in modo poco diverso dalla crociera normale: l’unica variazione consisteva in una concentrazione delle spinte un po’ più accentuata alle imposte per la compressione elastica delle due nervature diagonali durante la presa delle malte della volta propriamente detta.
Ora se passiamo in rivista le varie regioni d’Europa per cercarvi le più antiche basiliche con volta a crociera e ne confrontiamo i monumenti con quelli Novaresi e gli altri Vercellesi da me studiati in precedenza in altra sede, risulta evidente la parte preminente assunta dall’Italia Settentrionale ed in particolare dalle nostre due regioni nella genesi del nuovo organismo.
Fuori d’Italia si possono citare le chiese catalane di Santa Maria d’Aneu, Ovarra e Sant’Aventi d’Arboust in Catalogna e quella d’Escales in Francia (16): queste basiliche hanno bensì crociere in tutte le campate ma risultano di stile più recente del S.Pietro di Carpignano, del S.Genuario di Lucedio (17) e del S.Vincenzo di Pombia della metà del sec.XI.
Se poi teniamo presente che nella seconda metà del secolo stesso si hanno S.Maria di Rado e la “Pieve” di Lenta nel Vercellese (18) e nei primi anni del XII la chiesa di Ognissanti di Novara, ed il S.Remigio di Pallanza, che in Liguria si ha un esemplare antichissimo del genere nel S.Paragorio di Noli (vi si trovano volte a crociera solo nelle navatelle ma i pilastri hanno membrature a fascio, interrotte, anche verso la nave) (19), che la cripta di S.Vincenzo di Galliano (Brianza) monumento autentico del 1008 (20), ha già crociere di tipo interamente romanico non si potrà dubitare che la basilica su volte a crociera non sia stata creata nell’Italia Settentrionale.
A conclusioni poco diverse porta lo studio delle volte a costoloni diagonali (croisées d’ogives): esse non sono state usate nell’Ile de France prima del secondo terzo del XII secolo (21) e le volte della cattedrale di Durham sono bensì attribuite alla fine del secolo XI (22) ma non mancano gli oppositori a questa datazione (23).
Invece le volte di Casalvolone (anteriori al 1120), S.Giulio di Dulzago (secondo quarto del XII secolo) e del Duomo di Novara (1132) sono datate da documenti inoppugnabili e si riattaccano direttamente ad una tradizione costruttiva che ha usato costantemente le crociere cupoliformi: esse formano con quelle di Sannazzaro Sesia (24), del S.Bassiano di Lodi Vecchio (25) e della cappella di S.Benedetto a Civate (26) un gruppo compatto, ben definito come un anello di una serie.
Piena conferma dell’asserto si ottiene dall’esame delle varie strutture complementari, cioé degli archinervature degli intradossi e delle membrature dei pilastri.
Mentre le nervature delle volte della Francia del Nord o dell’Inghilterra hanno sezione relativamente complessa, torica o sagomata a cordoni, quelle della Lombardia e le altre della Francia del Sud derivate da esse sono semplicemente rettangolari (27).
Così pure i pilastri di Casalvolone, Dulzago, Novara e Sannazzaro Sesia hanno lesene diagonali che continuano fino a terra le nervature incrociate secondo lo stesso principio di logica costruttiva che ha creato i pilastri a lesene sovrapposte delle antiche basiliche a volta dell’ XI secolo (Carpignano, Pombia, S.Maria di Rado a Gattinara): invece generalmente i pilastri delle chiese Anglo-normanne, dell’ Ile de France ed anche di quelle Lombarde (28) (Calvenzano, Rivolta d’Adda, S.Ambrogio di Milano e S.Michele di Pavia) hanno sezioni relativamente complesse che dimostrano una fase di sostituzione di intenti estetici ai primitivi concetti di logica funzionale.
Particolare somiglianza hanno invece fra loro le sezioni dei pilastri di Casalvolone e Lodi Vecchio, cosicché l’antichità della chiesa di S.Bassiano, già manifesta per i caratteri delle murature e lo stile decorativo dei capitelli, è confermata pienamente anche dal tipo degli organi di sostegno delle navi.
Dobbiamo ricordare infine la cupola della chiesa d’Ognissanti a Novara che si manifesta fra le più antiche della Lombardia (28): essa, inoltre, mostra chiaramente la derivazione dai prototipi orientali poiché ha un tamburo alto, con due piani di finestre come la chiesa della “Theotokos” di Salonicco datata 1028 (29). ed ha strettissima parentela con le lanterne campanarie di S.Maria Maggiore di Vercelli e S.Stefano di Verona. L’importanza dei monumenti romanici delle Diocesi di Novara e Vercelli è quindi notevole per la storia dell’architettura medioevale: in queste due regioni i costruttori del mille e del mille e cento hanno, fra i primi, realizzato il sogno di tanti secoli : la basilica a volte.
La varietà di forma e la bellezza delle proporzioni dell’antica Cattedrale di Novara e del S.Giulio d’Orta ci dimostrano inoltre la profonda sensibilità estetica degli architetti d’allora: essi hanno saputo valersi delle loro cognizioni tecniche per la realizzazione di splendide opere d’arte e sono degni di tutta la nostra ammirazione e di tutto il nostro studio.


»»» “Ut gratias reddam„

(1) G. DE ANGELIS D’OSSAT: I battisteri di Albenga e Ventimiglia (in Boll. R. Deput. St. Patr., Liguria, Ingauna e Intemelia 1936) pass.e specialmente pag.222 ss.
(2) Cfr. HUMANN: Zur Geschichte der karol. Baukunst I pag.30 ss.; RIVOIRA: Origin. Arch. Lombarda II pag.362 ss.; LASTEYRIE; L’Arch. religieuse en France à l’epoque romane, pag.139 ss.; HAUPT; Die Baukunst der Germanen pag.197 ss.; RIVOIRA: Arch. Musulmana pag.247 ss.; GOMEZ MORENO: Iglesias mozarabes pass.
(3) PORTER: Spanish romanesque sculpture I pag.47.
(4) Cfr.: Il mio studio in Arch. Romanica nel Vercellese pag.25 ss.
(5) PORTER: Lombard. Arch. II pag.90 ss.
(6) PUIG Y CADAFALCH: Arquitect. romanica a Catalunya II pag.121 ss.: La geografia y els origens del primer art romanic pag.143 ss.
(7) PORTER: Lombard. Arch. I pag.93 sS.e II pag.614. sS.ed anche DE DARTEIN: Etude sur l’architecture lombarde pag.209 e CATTANO: L’Architettura in Italia dal sec.VI al mille circa pag.225-226.
(8) Cfr.: la mia comunicazione al Congresso della Soc. Piem. di Archeol. e Belle Arti, (Asti) in corso di stampa.
(9) DA LISCA: La chiesa di S.Teuteria e Tosca in Verona (Madonna Verona 1913 e 1914 ed estr. a parte) pass.
(10) MUNOZ: Il restauro della chiesa e del chiostro dei SS.Quattro Coronati pag.28 ss.
(11) BALDORIA: La cappella di S.Zenone a Santa Prassede in Roma (Arch. Stor. dell’Arte 1891) pag.256 ss.
(12) WARD: Medieval Church vaulting pag 38 sS.e specialmente PORTER: The construction of lombard and gothic vaults pasS.Sono errate le critiche di Rivoira in Architett. Romana pag.184.
(13) PORTER: The construction cit. pag.17 ss.
(14) PORTER: Lombard Arch. I pag.127 ss.
(15) AUBERT: Les plus anciennes croisées d’ogives, (extr. Bull. Monumental 1934) pass.
(16) PUIG Y CADAFALCH: La geografia y els origens del prim. art romanic pag.242.
(17) Cfr.: Il mio Architettura romanica nel Vercellese pag.61 ss.
(18) Ibid.: pag.41 ss e pag.45 ss.
(19) D’ANDRADE: Relazione dell’Uff. Region. Monumenti Piemonte e Liguria pag.100 ss.
(20) PORTER: Lombard Archit. II pag.439 ss.
(21) AUBERT: Les plus anciennes croisées d’ogives pag.69 sS.dell’estr.
(22) BILSON: La cathédrale de Durham et la chronologie de ses voutes (Bulletin Monumental 1930 pag.5 ss.).
(23) LASTEYRIE: L’architecture religieuse en France à l’epoque romane pag.497.
(24) PORTER: Lombard Arch. III pag.388.
(25) SANT’AMBROGIO: Lodi Vecchio S.Bassiano pasS.e PORTER: Lomb. Arch. II pag.490 ss.
(26) PORTER: Lomb. Arch. III pag.388.
(27) PORTER: Lombard Arch. I pag.120 ss.: sono errate le critiche di Enlart su questo punto (Le moyen age 1920, mai août pag.186).
(28) PORTER: Lomb. Arch. I pag.86 sS.e 104 ss.; PUIG Y CADAFALCH: La geografia etc. pag.367 ss.
(29) RIVOIRA: Origini Arch. Lomb. II pag.309; DIEHL: Manuel d’Art. Bizantin pag.439 ss.