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L'Architettura Romanica nel Novarese - I Monumenti



NOVARA - Tutti i Santi

I. - La chiesa di Tutti i Santi a Novara è stata profondamente trasformata ma nei muri laterali, nella cupola e nell’abside mostra chiare prove di antichità (fig.262) cosicché è giocoforza, ammettere che la struttura romanica si conserva in gran parte sotto le cornici e gli intonaci posteriori.
Era in origine a tre navi terminate da absidi semicircolari e spartite da arcate di ampiezza proporzionata in modo da determinare quattro campate oblunghe trasversalmente nella nave ed altrettante oblunghe nel senso longitudinale in ognuna delle navatelle.
Tutte queste campate, ad eccezione dell’ultima della nave che ha una cupola con alto tamburo, sono coperte da volte a crociera: prima delle absidi vi era poi un breve tratto di volta a botte nel presbiterio.
Non si può affermare con sicurezza essere le attuali crociere tutte romaniche, poiché uno spesso strato di intonaco le ricopre ma io credo che almeno qualche campata di esse risalga alla costruzione originaria: tutti gli archi traversi della nave ed uno della navatella a notte sono spessi e di forma lunata cosicché indicano il sec. XII.
Resta inoltre, nell’angolo nord ovest della navatella a notte, una colonnetta che tuttora regge l’imposta di una volta a crociera con parecchie nervature sporgenti dal muro.
I pilastri fra le navate sono stati invece trasformati completamente nel periodo barocco e non sono più di alcuna utilità per le nostre ricerche: non vi è alcun dubbio, per altro, che opportuni tasti permetterebbero di ripristinare le forme originali senza difficoltà né incertezze.
La muratura dell’edificio è composta in massima parte di laterizio ricuperato da demolizioni, cioé frammenti di mattoni e tegole: questi materiali sono disposti con una certa abilità in corsi orizzontali escludendo il genere a spina pesce.
La cupola, in origine, doveva contenere le campane ed a rigor di termini non dev’essere considerata come un tiburio lombardo, ma come una lanterna campanaria, simile a quelle esistenti nell’antica S.Maria Maggiore di Vercelli e nel S.Stefano di Verona.
L’intradosso della calotta superiore può essere ispezionato, privo di intonaco: è costituito da materiali minuti disposti in file concentriche e l’armatura era limitata alla parte centrale.
Nello spazio sottostante vi è attualmente una tazza di costruzione barocca e non si può comprendere se in origine vi fosse una volta oppure un soppalco e se i pennacchi fossero a tromba od a superficie sferica.
Non è possibile neppure definire il genere e l’importanza degli eventuali contrafforti delle volte; in corrispondenza della cupola se ne osserva uno (fig.263), contro il muro della nave: in tutti gli altri punti i muri della nave e delle navatelle sono lisci.


II. - La decorazione esterna comprende cornici di archetti pensili senza lesene intermedie lungo l’abside ed il muro della nave ed in gruppi di quattro nella cupola: tali archetti pensili hanno larghe mensole decorate da rozze testine oppure da altri ornamenti del genere scolpiti nel cotto.
Lo spazio semicircolare intermedio è poi riempito in molti archetti da mattoni disposti a raggiera su uno sfondo piano ribassato come a Sannazzaro Sesia, S.Pietro di Robbio, etc.
Questi archetti a sfondo apparecchiato si osservano, in perfetta conservazione, sul muro a giorno della nave (1) , ma chiare tracce di altri analoghi si hanno sulla cupola e sul muro a notte della nave quantunque restauri posteriori abbiano riempito di calce gli spazi semicircolari stessi, mascherando le decorazioni suddette.
Le finestre originali si riconoscono ancora nella cupola e nel muro a giorno della navatella. Quelle della cupola sono in due piani: nel piano inferiore vi erano monofore, abbastanza spaziose a spalle rette (almeno a quanto pare), contornate da una risega ed arcuate nella parte superiore.
Nell’altro piano vi erano bifore con la colonnetta centrale di cotto apparecchiato: il capitello è di tipo cubico sferico ed è sormontato da un pulvino parallelepipedo con una cornice terminale: ambedue sono in pietra.
Il semipilastro esistente nell’angolo nord ovest della chiesa è coronato da un capitello cubico sferico senza collarino né abaco, in pietra. La finestra della navatella a giorno è arcuata nella parte superiore ed ha doppia strombatura con apertura a feritoia.


III. - Le origini della chiesa di Ognissanti non sono chiare. La prima menzione esplicita del monumento che sia giunta a noi risale al 1124; in tale anno il Vescovo Litefredo ha tolto ai sacerdoti delle chiese di Novara l’obbligo di recarsi nelle quattro feste principali alla Matrice di S.Maria e, fra le altre chiese elencate nell’atto di dispensa, si trova quella omnium sanctorum (2) .
Bianchini riassume un documento del 1329 per cui le famiglie De Maggi e De Pani si intitolavano fondatrici, patrone ed avvocate della chiesa e sulla presentazione fatta da esse in tale anno del sacerdote Giacomino Cavallazzi ad un beneficio; in detta chiesa il Vescovo Uguccione gli conferiva la canonica istituzione nel castello di Mattarella (3).
Non conosciamo tuttavia i titoli del patronato delle due famiglie né in qual modo esse avessero influito sulle opere edilizie della chiesa: il Bianchini giudica che i favori largiti siano consistiti in una dotazione ed in un restauro piuttosto che nella costruzione originaria (4). Nel sec. XV fu eseguito l’affresco colla Madonna del latte nella navatella a notte (5) .
Nel sec. XVIII l’interno della chiesa fu ridotto a stile barocco.
Al principio del sec. XIV fu rifatta la facciata nello stile neo-classico.
Il monumento appare ora profondamente trasformato ma non vi è alcun dubbio che un cauto restauro, data la presenza della struttura originaria sotto le mascherature posteriori, donerebbe alla città di Novara un importante edificio romanico.

»»» NOVARA - S. Ambrogio..

(1) L’unico punto da cui si possono osservare questi elementi è un finestrino dell’alloggio al primo piano della casa attigua verso giorno.
(2) BSSS.: LXXIX doc. CCCVII.
(3) BIANCHINI: Le cose rimarchevoli della città di Novara pag.74.
(4) Ibid., pag.75.
(5) MASSARA: (L’iconografia di Maria Vergine, pag.43) lo giudica opera di Giovanni de Campi.

Immagini

Fig 262 - Novara- S.Maria d’Ingalardo - Abside
Fig 263 - Novara- S.Maria d’Ingalardo - Abside