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L'Architettura Romanica nel Novarese - I Monumenti



ORTA S.GIULIO - [ISOLA S.GIULIO] - S.Giulio   ***

I. - La chiesa di S.Giulio d'Orta è una basilica a volte del tipo più completo: è a tre navate con transetto sporgente, tre absidi, cupola sulla crociera e gallerie (figg.238-246).
Le navate sono coperte dalle volte originali a crociera cupoliforme sul sistema alternato: sulla nave di mezzo vi sono due crociere di pianta quadrata ed in corrispondenza, in ognuna delle navatelle altre quattro piccole campate di crociere.
Aderenti alla facciata vi sono poi tre campate di crociere sostenute da due colonnette verso l’interno che formano una balconata trasversale che riunisce fra di loro i due tratti longitudinali delle gallerie, coperte esse pure da crociere cupoliformi analoghe a quelle sottostanti delle navatelle.
L’accesso alle gallerie si ha per mezzo di due scalette a chiocciola contenute nelle piccole torri di facciata analoghe a quelle dell’antico Duomo di Novara (figg.239 e 240).
Ciascuna delle braccia del transetto è coperta da una campata delle solite volte cupoliformi: la cupola ha l’intradosso coperto di stucchi barocchi cosicché non può essere studiata all’interno: parrebbe però che i pennacchi originali fossero a tromba e che la volta fosse un padiglione ottagonale: le absidi sono coperte da semi-tazze e sono precedute da un breve tratto di volta a botte (figg.238 e 244).
Molto alterata si presenta l’abside mediana; nella parte inferiore il muro è ridotto a metà spessore poiché verso l’interno vi sono cinque arcate sostenute da mensole che portano di sbalzo la parte sovrastante; in questo modo si è ottenuto maggiore spazio per gli stalli (1).
Le volte, coperte da stucchi ed affreschi, sono ancora quelle originali (2) sia nelle navate che nelle gallerie: esse sostengono sull’estradosso il materiale di copertura (lastre di pietra) coll’interposizione di un rinfianco in muratura (3): nelle navatelle laterali sopra le volte delle gallerie vi è però un corridoio longitudinale per evitare un peso eccessivo di materiale di rinfianco (4): la pendenza originale di queste falde era minore che non le attuali che tagliano, sia pur di poco, le finestre della nave (5).
Nello stato attuale della basilica non è possibile accertare la sezione di tutti i pilastri della nave: la seconda coppia a partire dalla facciata presentava verso la nave una lesena con una semicolonna sovrapposta che si intravvede nel pilastro a notte, decorata da affreschi: gli altri supporti sono mascherati da stucchi barocchi e non possono essere studiati.
I semipilastri delle navatelle (fig.245) appoggiati ai muri longitudinali sono composti di una semicolonna sovrapposta a due lesene: la prima lesena serve di imposta alle nervature sporgenti dai muri, la seconda agli spigoli delle crociere, la semicolonna agli archi traversi.
Le membrature sporgenti dai pilastri verso le navatelle sono composte di una lesena ed una semicolonna (due prime campate) od una semplice lesena (due campate susseguenti) (6).
La facciata verso l’interno non ha membrature e le volte della balconata ad essa adiacente sono impostate su mensole in pietra incastrate ed in aggetto e, dall’altra parte, su due colonnette isolate in pietra: le colonnette attuali sono barocche ma si conservano in una cappelletta vicina alla chiesa le due originali, riconoscibili per le dimensioni e lo stile.
Nelle gallerie i semipilastri appoggiati ai muri sono costituiti di due fasce sovrapposte e quelli applicati ai pilastri verso la nave hanno una semplice lesena in aggetto.
Esternamente vi sono contrafforti di sezione uniforme: quelli corrispondenti alle imposte della nave sono più alti degli altri e salgono al di sopra dei tetti delle navatelle, quali contrafforti traversi, fino ai muri della nave di mezzo.
La muratura è in blocchi di pietra squadrati e scapoli rozzamente foggiati (fig.246): nelle parti ornamentali dell'abside maggiore e della cupola sono usati anche mattoni (figg.241 - 243).
In genere la pietra squadrata è riservata agli spigoli dei muri e agli stipiti delle finestre mentre i frammenti irregolari formano le pareti: nell’abside di mezzo, però, si fa uso esclusivo di blocchi riquadrati (7).
Nelle gallerie i semipilastri appoggiati ai muri sono costituiti di due fasce sovrapposte e quelli applicati ai pilastri verso la nave hanno una semplice lesena in aggetto.
Alla chiesa è vicino un grande campanile (fig.247) che appare coevo o di poco posteriore ad essa; è di pianta quadrata a sei piani di finestre ed è interessante e curioso per la disposizione delle scale: dalla parte a notte, opportunamente ispessita, vi sono rampe ascendenti sostenute da volte rampanti che si risolvono lateralmente in due scale a chiocciola.
La muratura del campanile è simile a quella della chiesa ma di qualità anche migliore: nella parte inferiore e nelle lesene vi sono blocchi squadrati, nelle specchiature muratura un po’ meno regolare, intonacata.


II. - La decorazione della chiesa è varia ed interessante: la facciata, le torri scalarie, la cupola, e l’absidiola a giorno hanno cornici d’archetti pensili senza lesene intermedie: i muri della navata, quelli del transetto e l’absidiola a notte ne sono invece sprovvisti.
La cupola (fig.242) è ornata da arcate cieche, tre per ogni faccia, sostenute da colonnette in pietra con capitelli del tipo corinzio: l’abside maggiore ha nicchie a fornice sormontate da archetti pensili concentrici alle nicchie stesse.
L’esecuzione di tutti questi elementi decorativi è buona: gli archetti sono di regola eseguiti in cotto e le mensole di sostegno sono lavorate in varie fogge: la cornice della cupola ha anche una fila di mattoni a denti di sega e lo spazio semicircolare compreso entro gli archetti è fatto di frammenti di cotto a spina pesce a scopo ornamentale: la parte superiore delle nicchiette dell’abside maggiore è pure in cotto (fig.241).
Le finestre sono di regola monofore a doppia strombatura (fig.246): quelle dell’abside, eccezionalmente, sono a spalle rette, più ampie.
Nel transetto e nella cella delle torri di facciata vi sono bifore contornate da una ghiera: il capitello è a gruccia.
Nel frontone della facciata ed in quelli del transetto vi è una croce luminosa: al centro della facciata vi è attualmente una finestra barocca cosicché non è possibile accertare la forma dell’apertura originale; probabilmente questa era un occhio rotondo (8).
L’apparecchio di queste finestre è buono: sono eseguite di regola con blocchi squadrati di pietra che hanno interpolati qua e là pezzi di cotto.
Il portale principale è di forma semplice, centinato e contornato da una semplice risega: il portale laterale a giorno è di tipo simile.
I capitelli delle semicolonne e dei pilastri formano un complesso vario ed interessantissimo: uno (fig.248) è di stile composito e di esecuzione curata con abaco ornato da una treccia, due grosse foglie angolari ripiegate, caulicoli piatti, vegetali stilizzati nella parte centrale e collarino liscio.
Gli altri otto capitelli, nelle semicolonne delle navatelle, sono tutti del tipo cubico e molto rozzi per disegno ed esecuzione (fig.249): uno è un cubo che porta in rilievo nella faccia principale una specie di albero senza foglie (9) e lateralmente una rozza voluta (a); altri due, derivati dal capitello corinzio, hanno due ordini di foglie sporgenti eseguite duramente come lingue e superiormente rozzi caulicoli o rosoni (d); il quarto capitello ha pure due ordini di foglie segnate da nervature incise a spina pesce (e); il quinto ed il sesto hanno un ordine solo di foglie incavate in foggia di cucchiaio e nella parte superiore volute incise o rosoni (b); il settimo ha nella faccia principale due grandi rozze ed alte volute ispirate ai caulicoli corinzi (c); l’ottavo ha semplicemente un ordine di foglie incavate a mo’ di cucchiaio.
Tutti questi capitelli sono opera di una mano quanto mai rozza (10), ma sono tuttavia contemporanei alla chiesa ed al primo capitello descritto il quale è, come si è visto, di ottimo disegno ed esecuzione impeccabile.
Questo fatto è dimostrato dalla forma stessa di essi, preparati appositamente per le semicolonne della chiesa e quindi lavorati nella sola parte in vista: i capitelli di questo genere non possono essere attribuiti ad epoca anteriore al mille (11).
Le membrature dei semipilastri delle gallerie sono coronate semplicemente da una gola: una sagoma simile si ritrova in molte lesene del piano inferiore: quelle residue sono coronate da grosse modanature, intagliate anche a dentelli sovrapposti e di scarso aggetto.
Modanature e dentelli vi sono pure nelle due mensole in pietra incastrate nella facciata che reggono la balconata in pietra che riunisce le due gallerie.
Le due colonne che sostenevano questa balconata verso la chiesa sono state asportate ed incorporate in un’edicola esterna alla chiesa (12): esse hanno capitelli ispirati dal corinzio, con caulicoli ed un solo ordine di foglie (fig.250).
Le basi sono formate di un semplice toro sovrapposto ad una tavola.
Il pulpito, una delle opere più famose degli scalpelli romanici è eseguito in serpentino d’Oira, ed è sostenuto da quattro colonne (13): tre dei quattro parapetti si sono conservati ed ognuno di essi ha la parte centrale sporgente, su pianta semicircolare.
Sul primo (fig.251) è rappresentata l’Aquila col libro su un fondo di fogliami stilizzati a bassorilievo: ai lati due animali grotteschi (un grifone ed una lucertola) ed un personaggio avvolto da un mantello, probabilmente S.Giulio (14).
Sul secondo vi sono tre simboli degli Evangelisti: al centro l’Angelo, ai lati il Bue alato ed il Leone.
Sull’ultimo parapetto, verso la navatella, si osservano scene grottesche ed ornamenti: al centro un cerbiatto, preda di due fiere ed ai lati un centauro con l’arco incoccato ed arabeschi: altri ornamenti di foglie stilizzate formano lo sfondo del centauro e delle fiere (fig.252).
La cornice inferiore è trattata magistralmente con foglie d’acanto profondamente cesellate: le quattro colonnette meritano esse pure una menzione particolare: due hanno il fusto liscio, la terza l’ha coperto di vimini intrecciati, ed il quadro di intrecci che paiono suggeriti dai lavori in ferro battuto.
I capitelli sono imitati da quelli classici: uno è dorico, l’altro corinzio (fig.253), ed un terzo composito: l’ultimo capitello ha testine angolari ed e a campana con un ordine di foglie: le basi sono molto larghe ed hanno appendici angolari in forma di pagnottine.
L’esecuzione dell’intero ambone è splendida e le caratteristiche del marmo serpentinoso d’Oira contribuiscono a mettere in evidenza l’incisiva potenza dello scultore (15): le foglie (fig.253) hanno nervature profonde, margini taglienti ed acuti, i capitelli sono classicamente concepiti (16), le figure si staccano nettamente sul fondo e l’artista ne ha messo in grande evidenza il volume, evitando di segnare le pieghe nel mantello del Santo, nella veste dell’Angelo e via via perché il contrasto fosse più marcato.
La composizione è profondamente decorativa: l’artista era preoccupato che il suo pulpito riuscisse vario e ben ornato ed è riuscito splendidamente allo scopo sacrificando anche l’animazione delle figure che sono deliberatamente rappresentate immobili, di faccia, senza che si manifesti alcun sentimento sui visi impassibili.
Il pavimento era a mosaico e rappresentava i varii segni dello zodiaco e le visioni di S.Giuseppe: fu distrutto il secolo scorso (17).
La decorazione del campanile è limitata alle cornici d’archetti pensili spartiti da una lesena intermedia in gruppi numerosi: le aperture sono monofore, bifore e trifore; queste ultime, limitate alla cella campanaria, furono rimaneggiate nei supporti in epoca posteriore: sul lato a giorno sono infissi due antichi bacini policromi.


III. - Un’antichissima tradizione che rispecchia la anima semplice e pia del Medio Evo riferisce la primitiva costruzione della Basilica ai fratelli Giulio e Giuliano: secondo i leggendari (18) questi due santi erano sacerdoti nativi di Egina e, profughi dalla patria loro, si erano recati presso l’Imperatore Teodosio per propagare la fede Cristiana.
I due fratelli percorsero dapprima il Lazio costruendo basiliche ed altari e battezzando i gentili e poi si recarono in altre provincie operando indefessamente finché giunsero nel Novarese: novantotto erano le chiese da essi costruite quando vennero a Gozzano e vi gettarono le fondamenta di un’altra basilica.
Recatisi quindi in cospetto del lago Cusio decisero, infine, di innalzare sull’Isola la loro centesima basilica e di costruirsi ivi i sepolcri.
S.Giuliano ritornò a Gozzano ad ultimare i lavori di costruzione incominciati poco prima, S.Giulio si recò nell’Isola: mancando di barca per il tragitto si valse per grazia Divina della sua Cappa e miracolosamente allontanò dall’Isola stessa i serpenti che la infestavano: questi rettili obbedendo all’ordine ricevuto dal Santo l’abbandonarono infatti recandosi sul monte Camucino.
S.Giulio cominciò i lavori della sua chiesa dedicata ai dodici Apostoli (19): S.Giuliano portò a compimento quella di Gozzano e vi fu seppellito: il fratello ultimò la chiesa dell’Isola e dopo qualche anno di vita esemplare trovò in essa glorioso sepolcro (20).
L’Isola S.Giulio nell’alto medio evo ebbe notevole importanza strategica per la sua posizione che la rendeva a quei tempi quasi inespugnabile: Paolo Diacono ricorda Minulfo, Duca dell’Isola S.Giulio, ucciso da Re Agilulfo per aver tradito i Franchi (21): nel 956 Berengario II vi fu assediato da Litolfo figlio dell’Imperatore Ottone (22). Nel 967 Villa, moglie di Berengario vi fu assediata nuovamente da Ottone che personalmente guidò le operazioni guerresche (23); l’Isola capitolò dopo due mesi di sanguinoso assedio ed Ottone largì ai Canonici di S.Giulio (24) un diploma di donazione in data 29 luglio 962 (25).
Le due corti di Agrate e di Barazzola passarono così ad impinguare colle loro rendite il Capitolo: pare tuttavia che il possesso fosse in seguito contestato ad essi, probabilmente da potenti del partito Arduinico, perché il Vescovo Gualberto lo conferì di nuovo nel 1036 (o 1039) (26) con altri diritti (27): i canonici di S.Giulio sono nominati in una convenzione con quelli di S.Maria di Novara del 6 agosto 1040 (28).
La chiesa è ricordata come pieve nel 1133 (29): nel 1249 vi fu seppellito il Vescovo Novarese Odemario (30).
Nel sec. XV la Basilica fu decorata da numerosi affreschi: ve ne sono che portano la data del 1412 e 1486: nel 1479 fu consacrato l’altar maggiore (31) e nel 1499 quello dedicato a S.Antonio (32).
Opere di decorazione furono eseguite pure nel sec. XVI, specialmente per ordine del Vescovo Giov. Angelo Arcimboldo nel 1541 (33): alcuni affreschi sono attribuiti a Bernardino Lanino (34).
L’interno della chiesa fu ridotto nello stile barocco con opere durate due secoli: in linea di massima la struttura romanica fu rispettata: la cripta fu distrutta e rifatta nel 1697-1698 nella forma attuale (35): nella nave e nel transetto le lesene furono coperte di intonaci uso marmo e le pareti e le volte decorate da caratteristici affreschi e da stucchi (36).
Furono inoltre formate due grandi cantorie con organo al termine dei matronei, le arcate delle gallerie chiuse da balaustre di marmo rossiccio e sostituite le due colonne di sostegno del braccio adiacente alla facciata.
All’esterno la chiesa è quasi intatta: la facciata fu alterata colla formazione di un finestrone e colla costruzione di un portico davanti alla porta maggiore.
Il pulpito fu privato di una colonna, ritrovata poi nel 1880 casualmente e restituita al primitivo ufficio col rifacimento della base mancante (37).
Un vandalismo imperdonabile fu perpetrato lo scorso secolo colla distruzione del pavimento a mosaico (38).
La chiesa è ottimamente conservata e non si desidera per nulla che un restauro tendente a restituire lo stile romanico venga a distruggerne la grazia ed a toglierle la vita e la bellezza che traspare da ogni parte.


Appendice

COTTA L'lsola di S.Giulio nella Diocesi di Novara
(Estr. Lib. IV della Corografia della Riviera). - Pag. 25-27.

L’insigne chiesa Collegiata del Santo, situata nel fianco meridionale in sito spianato a scalpello, lunga passi 45 e larga nella crocera 30, nel restante 25, sostenuta da 10 colonne, alta a giusta simmetria, tutta a volta e senza chiavi (a guisa di S.Ambroggio di Milano) pauimento a musaico, commesso di pietruzze bianche e nere d’assai pregio ma di rozzo disegno raffigurante li segni del Zodiaco, le visioni di Giuseppe. e alcune invenzioni... tre sono gli altari ma poco più di 150 anni fa, vi se ne contavano dieciotto alcuni de’ quali stavano anco su ’l pavimento de’ portici superiori.
Quindeci furono distrutti per cagione della indecenza, dell’apparato e della positura... .

»»» ISOLA S. GIULIO - Battistero (?).

(1) Queste arcate absidali sono completamente coperte di stucchi barocchi.
(2) Si è voluto che la navata di mezzo fosse coperta in origine da un tetto in vista sostenuto da archi traversi (archi diaframmi).
Appare anzitutto un controsenso la presenza di una cupola sull’incrocio di una nave con un transetto sprovvisto di volte.
Poi l’esame delle attuali strutture con gli archi traversi, le costole di forma lunata appoggiate ai muri laterali, gli intradossi di forma sferoidica caratteristica ci assicurano che le volte attuali sono quelle originali: una conferma si ha infine dalla presenza di una sola finestra nel muro laterale per ogni campata della nave ad altezza conveniente perché non fosse tagliata dagli archi perimetrali: qualora non vi fossero state, in origine, volte sarebbe stato logico prevedere due finestre, come nei muri laterali delle navatelle e delle gallerie.
Quanto alle altre volte della chiesa sopra alle navatelle, alle gallerie, transetto, cupola etc. esse appaiono originali (Cfr. NIGRA: La Basilica di S.Giulio pag.100) quantunque gli intonaci e gli stucchi di cui sono coperte ne falsino le forme: originali sono pure quelle sotto alla balconata nell’interno della facciata.
(3) Questi rinfianchi in muratura dimostrano una volta di più che le crociere della chiesa sono romaniche: nel periodo barocco si usava sostenere il tetto con un’armatura lignea a sè mentre la concezione delle volte sostenenti il materiale di copertura è particolare dell’alto medio evo.
(4) Siccome le falde al di sopra delle gallerie avevano una unica pendenza, il rinfianco in vicinanza del muro della nave avrebbe avuto un’altezza notevole ed un peso eccessivo: il corridoio (riprodotto da NIGRA tav. XXV) alleggerisce quindi molto le volte sottostanti.
(5) NIGRA: La Basilica di S.Giulio pag.88-89.
(6) NIGRA: (La Basilica di S.Giulio pag.87-88 e tav. XXI) ha dedotto da questo fatto che anche nelle due prime campate della nave maggiore vi fossero in origine gruppi di una semicolonna e di una lesena sovrapposta e nelle altre due campate una semplice lesena, essendo i pilastri di sezione cruciforme: è sempre un’ipotesi poiché le lesene attuali non lasciano possibilità di un esame probatorio tanto più che non si può escludere che alcune membrature siano state scalpellate e quindi l’aggetto attuale delle fasce sia minore dell’aggetto del sistema antico di supporti: gli stucchi dei capitelli e delle trabeazioni sotto agli archi d’imposta della cupola impediscono poi di verificare se l’aggetto degli archi corrisponda a quello delle lesene.
(7) Si è voluto che l’abside fosse più antica del resto della basilica per questa presunta particolarità dell’apparecchio: in realtà l’abside non è l’unico punto della chiesa in cui i paramenti siano formati esclusivamente da blocchi squadrati: per esempio sono di questo tipo i muri del transetto nella parte inferiore.
Comunque il trattamento dei paramenti dell’abside non ha nulla di eccezionale tanto più che non si scorgono screpolature o soluzioni di continuità fra la muratura absidiale e quella attigua: essa è simile a quella delle parti strutturali dell’edificio ed è stata eseguita ad opus quadratum probabilmente per conferire maggior dignità all’abside stessa.
Inoltre si deve osservare, per troncare i dubbi, che una prova di maggiore antichità si dovrebbe cercare in una maggiore rozzezza di struttura e non già in una finitezza eccezionale!
(8) Credo che le traccie esistenti escludano la presenza di una bifora quale si vede nel restauro proposto da NIGRA: S.Giulio tav. XXVIII. Cfr. RUSCONI: Il Lago d’Orta, pag.152.
(9) Questo capitello ha schema simile ad uno della distrutta chiesa d’Aurona (PORTER: Lomb. Archit. IV tav. 115 fig.1) per quanto quello d’Orta sia semplificato e rozzo.
(10) Le foglie sono trattate come linguette liscie o come cucchiai incavati: un capitello che ha le foglie lavorate dimostra meglio degli altri la rozzezza dello scultore: le vene delle foglie sono trattate come una lisca di pesce graffiata profondamente: le rosette sono pure graffiate od incavate in una superficie liscia.
(11) Le semicolonne furono usate, quali membrature di sostegno delle costole delle volte, solo nel sec. XI ed è inammissibile che si costruissero semicolonne in epoca anteriore: d’altra parte i capitelli sono appena sbozzati ed informi nella parte murata (come si intravede qua e là con un’attenta osservazione) cosicché l’ipotesi di un ricupero e di un ulteriore impiego di pezzi antichi resta escluso.
Né deve essere interpretata la rozzezza dell’esecuzione come prova sicura di antichità: capitelli simili a quelli di S.Giulio si ritrovano nel sec. XII a Sovana, in Toscana (SALMI: Arch. Rom. in Toscana tav. 254).
(12) L’identificazione di queste colonne si ha dalle dimensioni (che tornano perfettamente) e dallo stile.
(13) Una di queste colonne, già mancante, venne rintracciata casualmente nel 1880 e rimessa in opera.
(14) Il Santo in verità è rappresentato senza nimbo ma può identificarsi per il mantello ed il bastone più volte ricordati negli atti. (PORTER: Lombard Arch. II pag.470).
(15) NIGRA: S.Giulio pag.99.
(16) PORTER: Lombard Arch. II pag.470-471.
(17) RUSCONI: pag.154.
(18) Dei codici che si conservano colla vita dei due Santi il più antico secondo il FUSI (I Greci Apostoli pag.95, in nota) sarebbe quello della Cattedrale di Novara: ed altre redazioni della vita che si ritrovano negli atti del MOMBRIZIO (Sanctuarium II fol. 44-46) e dei Bollandisti (Acta SS.XXXI Januarii II pag.1101-1104); nei codici di Arona, di S.Gaudenzio di Novara, di S.Giuliano di Gozzano e di S.Giulio d’Isola (ora mancante perché asportato, pare, dall’avv. Rusconi il secolo scorso) sarebbero posteriori. La vita del Codice di S.Maria di Novara fu pubblicata dal GUILINO (Vita dei SS.Confessori Giulio Prete e Giuliano Diacono) nel 1749 e poi dal FUSI (I Greci Apostoli pag.213).
(19) La redazione è per altro posteriore al 1066 poiché ricorda il delittuoso massacro di Arialdo nell’Isola Bella e risale probabilmente al sec. XII (FUSI: I Greci Apostoli pag.98-99 in nota).
(20) RUSCONI: Lago d’Orta (pag.141-142) suppone che la chiesa di S.Giulio possa identificarsi colla Basilica degli Apostoli dedicata dal Vescovo di Novara Onorato coll’orazione inaugurale di Ennodio, ma, come ha notato PORTER (Lomb. Arch. II pag.468), non vi sono prove al riguardo, tanto più che la chiesa di Onorato (c. 489), posteriore a S.Giulio di quasi un secolo, era sorta sulle rovine di un tempio: così appare dal titolo (Dictio missa Honorato Episcopo Novariensi in dedicatione Basilicae Apostolorum ubi templum fuit idolorum).
(21) De Gestibus Lang. Lib. IV capo III. Nel 1697 in occasione di certi lavori di scavo presso la Basilica si scoprì un piccolo sarcofago con la leggenda MEINVL e contenente i resti di uno scheletro privo del capo che venne identificato per quello di Duca Longobardo. Il sarcofago, parte di un piedestallo romano con scolture ornamentali e scavato internamente per l’uso funerario è ora adibito quale cassetta delle elemosine (RUSCONI: Il Lago d’Orta pag.147).
(22) ARNULF: Histor.Mediolanensis 1. 1 e 6.
(23) Cfr.: MURATORI: Ann. a. 962.
(24) Non si sa quale sia l’origine del Capitolo di S.Giulio: per analogia cogli altri del Piemonte e Lombardia si può congetturare sia stato formato nel sec.IX.
(25) Mon. Hist. Patr.: Chart. I 194.
(26) SAVIO: Vescovi. Piemonte pag.263.
(27) BESCAPÉ: Novaria Sacra pag.333 trad. Ravizza pag.310.
(28) Mon. Hist. Patr.: Chart. I 529.
(29) Dal diploma di Innocenzo II BSSS: LXXIX doc. cccxx.
(30) Cfr.: Dittici di S.Gaudenzio presso SAVIO, Vescovi I pag.242.
(31) Da Antonio Caccia Vescovo coadiutore di Giovanni Arcimboldo (BAZZETTA: Storia del Lago d’Orta pag.79).
(32) Cfr.: Appendice.
(33) NIGRA: La Basilica di S.Giulio pag.83.
(34) BAZZETTA: Storia del Lago d’Orta pag.79.
(35) BAZZETTA: Storia del Lago d’Orta pag.79. L’architetto fu il sacerdote G. H. Martelli di Miasino.
(36) RUSCONI: Il Lago d’Orta pag.156.
(37) RUSCONI: pag.154.
(38) RUSCONI: pag.154.

Immagini

Fig. 238 - Orta S.Giulio - Pianta 1/200
Fig. 239 - Isola S.Giulio - S.Giulio - Facciata
Fig. 240 - Isola S.Giulio - Particolari delle torri scalarie
Fig. 241 - Isola S.Giulio - S.Giulio - Particolari abside e cupola
Fig. 242 - Isola S.Giulio - S.Giulio - Particolari della cupola
Fig. 243 - Isola S.Giulio - S.Giulio - La cupola
Fig. 244 - Isola S.Giulio - S.Giulio - Interno
Fig. 245 - Isola S.Giulio - Intemo della navatella a notte
Fig. 246 - Isola S.Giulio - Muratura e finestra della navatella a giorno
Fig. 247 - Isola S.Giulio - Campanile
Fig. 248 - Isola S.Giulio - S.Giulio - Capitello nella navatella.a notte
Fig. 249 - Isola S.Giulio - S.Giulio - Capitelli delle navatelle
Fig. 250 - Isola S.Giulio - S.Giulio - Capitello nella cappella attigua alla chiesa
Fig. 251 - Isola S.Giulio - S.Giulio - Il pulpito
Fig. 252 - Isola S.Giulio - S.Giulio - Il pulpito
Fig. 253 - Isola S.Giulio - S.Giulio - Capitello del pulpito