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L'Architettura Romanica nel Novarese - I Monumenti



CARPIGNANO - San Pietro

I. - La chiesa di S.Pietro di Carpignano è a tre navi terminate da abside (fig.211).
L'abside maggiore è semicircolare internamente e poligonale esternamente, le altre sono scmicircolari anche all'esterno (fig.212).
Le due navatelle sono coperte da volte a crociera, quattro campate ogni navatella: la navata di mezzo è invece difesa da un solaio ma in origine doveva essere coperta essa pure da quattro campate di crociere oblunghe trasversalmente o almeno tale era l’intenzione dei costruttori.
Ciò è dimostrato dalle sezioni del pilastri preparati evidentemente per un sistema uniforme di crociere (figg.211, 213 e 214): essi sono composti infatti di un nucleo rettangolare di muratura che porta applicate, sia verso la nave che verso le navatelle, due lesene sovrapposte: due fasce simili formano generalmente i semipilastri nei muri laterali: quella inferiore serve d’imposta alle costole sporgenti dai muri mentre l’altra sostiene l’arco traverse della volta.
Le absidi sono coperte da semicalotte e non sono precedute, contrariamente all’uso comune, da brevi tratti di presbiterio coperti da volte a botte.
Le murature sono di qualità scadente: i paramenti sono formati da ciottoli malamente disposti in corsi di scarsa orizzontalità e da frammenti vari di spoglio: il cotto è riservato per lo piu alle lesene ed alle parti ornamentali, ma si trovano anche brevi tratti di frammenti di tegole a spina pesce nei paramenti lisci.
Le volte hanno forma irregolare ed esecuzione rozzissima: le crociere sono di forma quasi piramidale e le unghie hanno rigonfiamenti notevoli, dovuti a cedimenti delle armature in legname durante la presa delle malte: le costole sporgenti dai muri hanno forma irregolare che si allontana sensibilmente dalla semicircolare (fig.215).
Le volte sono formate in genere con ciottoli ed abbondante malta, una specie di conglomerato: gli archi traversi e le costole sporgenti dai muri sono invece di mattoni ricuperati da antichi edifizi.


II. - La decorazione del monumento è limitatissima: all'esterno vi sono archetti pensili e lesene: sulle absidi vi sono archetti a coppie (fig.212): sui muri laterali delle navatelle archetti a tre a tre: sulla facciata non esistono ornamenti di sorta.
La cornice dell’abside maggiore soprastante agli archetti è formata da cinque corsi di mattoni disposti a piano inclinato (1) e l’andamento di essa è, come si è detto, poligonale in pianta anziché semicircolare.
Le finestre sono a doppia strombatura semicircolari superiormente.
All’interno non vi sono decorazioni di sorta: le lesene continuano negli archi senza capitello od abaco di sorta.
La lavorazione delle parti decorative è mediocre: le lesene e gli archetti, eseguiti in cotto, sono di apparecchio imperfetto: le finestre a doppia strombatura sono ottenute, a quanto pare, di getto e conservano le traccie delle armature in legname sull’intradosso delle arcate coniche superiori.


III. - La storia di questo monumento è abbastanza oscura: da una Bolla di Innocenzo II, ora perduta, appare che in origine esso era di pertinenza della S.Sede e che nel 1141 fu ceduto da quel Pontefice ai Cluniacensi di Castelletto Monastero perché propagassero il loro ordine monastico: la cessione venne fatta al priore di Castelletto, Giovanni, coll’obbligo di corrispondere alla S.Sede tre soldi milanesi ogni anno (2).
La concessione fu poi confermata successivamente nel 1143-1144 da Celestino II ed il 7 settembre 1184 da Lucio III (3).
Della vita posteriore del Monastero non ho potuto conoscere nulla: esso dovette aver breve durata perché il Bescapé (fine sec. XVI) ne parla come di un’istituzione soppressa da tempo (4).
L’edificio ebbe a soffrire moltissimo per i restauri: fin dal periodo gotico, forse nel sec. XIII, venne ricostruita la parte superiore della navata di mezzo: in questo rafforzamento, per altro, non vennero più costruite volte, ma fu provvisto un semplice tetto.
È probabile che tale ricostruzione si sia resa necessaria per le cattive condizioni statiche delle volte primitive eseguite in modo inesperto e che il timore di nuovi cedimenti abbia fatto sostituire ad esse una copertura più povera, ma più leggera e sicura: le membrature aggettanti dai pilastri vennero interrotte, inutili ormai, ad una certa altezza.
La ricostruzione si identifica facilmente: la muratura è di buona qualità, composta di mattoni e ciottoli accuratamente disposti.
Così il frontone posteriore colla cornice a denti di sega e gli oculi dal profilo caratteristico.
Le volte delle navatelle vennero poi ricostruite nel periodo barocco, seguendo approssimativamente le disposizioni originarie: una sola campata ci è rimasta delle crociere dell’XI secolo, quella della navatella a giorno adiacente all’absidiola.
I muri furono deturpati da porte e finestre fin dal periodo gotico: quando fu rifatta la parte superiore della nave di mezzo, furono eseguiti gli oculi e la finestra circolare della facciata: in tempi più recenti si aprirono porte e finestre rettangolari nei muri e nelle absidi: l’absidiola a notte fu sopraelevata e circondata esternamente da una rozza scala in legno, la nave maggiore venne divisa da un soppalco e da un tramezzo trasversale, le navatelle suddivise da altri tramezzi, chiudendo anche le arcate fra le tre navi, e via via.
La chiesa è ora sconsacrata: i vani in cui è suddivisa sono utilizzati come magazzini o cantine e quindi, per la mancanza di aria e luce, i muri appaiono gonfi, neri e coperti di muffa, in condizioni da far pietà.
Pare, da quanto mi fu riferito, che l’edificio sia passato nelle mani di privati in seguito alle leggi di incamerazione dei beni ecclesiastici e che per qualche anno sia servito come magazzino e locale per riunioni e banchetti (!) finché, verso il 1875, fu tramezzato e ridotto nelle attuali pietose condizioni che suonano vergogna al paese di Carpignano.

»»» OLEGGIO - S. Michele.

(1) Non si può essere certi che questa cornice, a piano inclinato, sia contemporanea agli archetti pensili o non sia piuttosto posteriore e contemporanea alla parte superiore della nave, rifabbricata nel sec. XIII.
(2) KEHR: Italia Pontificia VI-II pag.35.
(3) KEHR: Italia Pontificia VI-II pag.36.
(4) BESCAPÉ: Novaria Sacra pag.91-92 ed. Ravizza pag.106. Altra istituzione religiosa del paese erano i Canonici di S.Apollinare soppressi molto prima dal Bescapé: i beni di questi Canonici secondo RAVIZZA (pag.106 in nota) furono assegnati alla mensa vescovile di Biella all’atto della sua istituzione. CHIARA: (Le Abbazie del Novarese pag.52) vuole invece che i beni assegnati al Vescovo Biellese nel 1772 fossero quelli di S.Pietro.

Immagini

Fig. 211 - Carpignano - S.Pietro - Pianta
Fig. 212 - Carpignano - S.Pietro - Absidi
Fig. 213 - Carpignano - S.Pietro - Interno della nave (parte anteriore)
Fig. 214 - Carpignano - S.Pietro - Interno della nave (parte absidale)
Fig. 215 - Carpignano - S.Pietro - Volta della navatella a giorno