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Il Duomo, la Canonica e il Battistero di Novara



Conclusioni

Dell’antichissimo Duomo anteriore al secolo XII non esistono più che frammenti lapidei e fusti di colonne: sebbene si possa fare l’ipotesi di una basilica colonnare avente press’a poco le dimensioni e la forma della chiesa romanica, non possiamo assolutamente dare un responso serio su di essa.

Delle opere eseguite nell’alto medio evo esiste solo più un fusto di colonna: per analogia con altri simili, per esempio quelli delle colonne del ciborio di S.Apollinare in Classe esso può esser datato approssimativamente ed attribuito al secolo VIII od al principio del IX.

Il Duomo romanico apparteneva senza alcun dubbio alla ricostruzione eseguita dal Vescovo Litifredo nel 1132 circa: la sua forma icnografica colle caratteristiche torri scalarie in facciata, la cupola, le volte a costoloni sul sistema alternato sono altrettante conferme di questa data documentaria, che è in pieno accordo collo stile della decorazione e le murature in mattoni e frammenti a spina pesce (1).
Di queste basiliche con matronei, e torri scalarie in facciata si hanno numerosi altri esempi tutti del sec.XII: S.Giulio d’Orta, la chiesa di Gozzano preesistente all’attuale, limitatamente al novarese: poi S.Maria Maggiore di Vercelli, S.Lorenzo di Verona etc., chiese del secolo XII che hanno col Duomo di Novara legami di parentela molto stretti.
All’episcopato di Litifredo vanno pure attribuiti il campanile e la sistemazione della canonica.

Il campanile richiama chiaramente il secolo XII per lo stile delle sue murature: la Canonica ha essa pure tratti di murature del sec.XII ma ha pure paramenti del sec.XI, che sono composti di frammenti di cotto messi con disordine...

È evidente quindi che il Vescovo novarese quando sistemò le abitazioni dei canonici utilizzò varie costruzioni preesistenti rimodernandole opportunamente.

Quanto al battistero non è possibile definirne con precisione l’età. Non credo che possa risalire all’epoca romana classica: la sua ubicazione di fronte alla cattedrale e sull’asse di essa, la costruzione dei muri con spessi giunti di malta a grossi granelli, l’uso frequentissimo di mattoni romani di spoglio escludono che si possa trattare di un edifizio romano del periodo imperiale.
La struttura ottagonale con nicchie rettangolari e semicircolari alternate fu usata largamente dal secolo IV al XII e per se stessa non basta per stabilire una data: alcuni elementi ci possono tuttavia servire di guida (2).
La struttura statica, colle mensole reggenti il tamburo e le colonne negli angoli a scopo più che altro decorativo, può essere paragonata a quella del Mausoleo di Diocleziano di Spalato (sec.IV) e più che tutto a quella del battistero d’Albenga, (fine del secolo V) battistero che ha col nostro una somiglianza strettissima.

In Albenga per altro il carattere classico è molto più marcato: una cornice corre all’imposta delle nicchie, coronando altresì le mensole che sono di forma parallelepipeda: al fianco delle finestre del tamburo vi è un ordine di arcate classiche cieche: a Novara invece non vi sono decorazioni classicheggianti, i pulvini hanno sezione trapezia e gli archivolti con evidente sconcio si impostano in parti in falso: è in accordo ciò con lo spirito di quei secoli?
Inoltre gli antichi ottagoni a nicchie, come il Mausoleo di Diocleziano, le cappelle di S.Aquilino e S.Sisto presso S.Lorenzo di Milano, il battistero di Milano, quello di Brescia, S.Gregorio di Milano, il battistero di Albenga erano all’esterno semplicemente poligonali (3), e la muratura ne mascherava le forme interne: a Novara invece le nicchie sono espresse internamente ed esternamente come nei battisteri romanici.

È quindi lecito arguire che il nostro battistero è posteriore al secolo V: esso non può per altro essere attribuito al secolo X o tanto meno al periodo romanico: la parentela col battistero d’Albenga è pur sempre molto stretta, le colonne sono tutte eguali e sono state tolte da un edificio classico in ottimo stato di conservazione, poiché anche oggidì sono quasi intatte: inoltre il tracciamento del battistero molto preciso, le misure sono regolarissime e l’esecuzione è buona ovunque nella parte più antica, mentre le murature del secolo X manifestano una grande rozzezza.
Infine le ampie finestre di Novara, dimostrano una età anteriore alla romanica in cui furono preferite le feritoie a doppia strombatura.

Io penso che probabilmente il nostro battistero fu costruito nel periodo Carolingio, nel secolo IX.
In quell’epoca S.Maria di Novara ebbe nuovo lustro ed importanza dalla creazione della collegiata dei canonici: il nostro battistero inoltre ha nelle absidi semicircolari un tracciato lievemente a ferro di cavallo, e ciò a causa delle colonne negli spigoli e noi sappiamo che le absidi a ferro di cavallo furono largamente usate dagli architetti del periodo Carolingio: inoltre la cornice a frontone con due alette orizzontali (fig.53) ha riscontro con quella della chiesetta di S.Gangolfo ad Isola Superiore già da me illustrata e che risale essa pure, probabilmente, al secolo IX (4): in fine le colonnette su alto piedestallo hanno riscontro in altri noti edifizi Carolingi, la Cappella della Pietà di S.Satiro di Milano e la chiesa di Germigny des Prés.

La cornice superiore e la cupola sono invece romaniche: esse appaiono di epoca anteriore al Duomo: gli archetti pensili sono di esecuzione rozza, le nicchiette a fornice sono esse pure imprecise ed incerte: penso che queste opere complementari si possano attribuire alla seconda metà del secolo XI, al 1070 circa.

(1) A. K. PORTER sulla base dello stile aveva attribuito il Duomo di Novara al 1125 circa (Lombard. Arch. III, pag.115.

(2) Il protiro che si riscontra a Novara con tre aperture coperto da volte a botte unico nel suo genere: il triplice passaggio che si riscontra in una sala ottagona a nicchie della Domus Augustana (Rivoira Arch. Rom. fig.120) non ha carattere di avancorpo o protiro né può essere invocato da solo per attribuire all’epoca romana il nostro battistero bens per stabilire una certa qual paternit romana alle sue disposizioni planimetriche.

(3) Cfr. MONNERET DE VILLARD: Note d’Archeologia lombarda.

(4) Cfr. B.S.P.N.: 1932, pag.203 ss.