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Il Duomo, la Canonica e il Battistero di Novara



NOVARA - Battistero

I. - La pianta del battistero è un ottagono avente per ogni lato nicchie alternativamente rettangolari e semicircolari separate da colonne corinzie poste su alti piedestalli in muratura (1) (fig.52).
Queste colonne sorreggono il tamburo della cupola o meglio fingono di sorreggerlo poiché gli archivolti del tamburo sono impostati su grosse mensole in pietra, che sono incastrate nella muratura profondamente e quantunque appaiono semplici pulvini in effetto reggono di sbalzo tutto il peso del tamburo (2) (fig.53).
Le nicchie di pianta rettangolare sono coperte da volte a botte ad archivolto liscio, invece quelle semicircolari sono precedute da un arco in aggetto che si imposta sulle mensole, sporgendo verso l’interno in falso perché le mensole sono disposte radialmente mentre gli archi hanno intradosso cilindrico o quasi.
La parte di mezzo è coperta da un’alta cupola a padiglione.
In origine il battistero era preceduto verso levante da una specie di protiro di cui non possiamo definire la forma con estrema precisione: le tracce esistenti in un andito laterale alla nicchia rettangolare d’ingresso, verso notte, ci provano l’esistenza di un ampio passaggio coperto da una volta a botte ed aperto sia verso la nicchia che verso l’atrio antistante al battistero.
E’ probabile che uno simile esista simmetricamente cosicché il battistero sarebbe stato preceduto da un portichetto con tre fornici coperti da volte a botte (3).
La forma precisa di questo portichetto non può essere definita per altro in modo convincente ed assoluto: anzitutto la forma del frontone è dubbia perché le tracce esistenti sono contradditorie (4), poi l’ipotesi di un battistero completamente aperto, sia pure verso un atrio interno, con tre grandi fornici non lascia del tutto persuasi (5).
La cupola e la parte più alta del tamburo colle cornici di nicchiette e d’archetti appaiono sensibilmente posteriori a tutto il resto del monumento (6): non possiamo però accertare se in origine la cupola, per cui era stata disposta staticamente l’intera struttura, già esistesse e sia stata ricostruita oppure se vi fosse semplicemente un tetto sostenuto da legnami in vista.
I paramenti della parte più antica si possono studiare dall’interno del ripostiglio già citato: sono di regola di mattoni romani disposti con cura in corsi orizzontali i giunti di malta sono abbastanza spessi e lisciati in piano verticale (7): la malta ha sabbia a grossi granelli.
Il nucleo centrale è formato da frammenti di cotto messi disordinatamente.
Alcuni resti di intonaco rossiccio antichissimo all’esterno del tamburo indicano che in antico vi doveva essere un intonaco del tipo signino.
Le tegole erano appoggiate sull’estradosso delle calotte sopra le nicchie coll’interposizione di poca calce: esistono ancora in situ alcuni embrici del tipo romano e le impronte degli altri che furono tolti (8).
La parte superiore del tamburo è di materiali laterizi più piccoli: essa per altro è frutto di un restauro posteriore (9): dall’interno del ripostiglio citato si scorgono anche tratti di muro romanico di frammenti a spina pesce: la chiusura del fornice laterale a notte, la sopraelevazione e l’ampliamento del frontone del portico: appare così evidente che quando fu ricostruito il Duomo venne sistemato anche il quadriportico antistante colla costruzione col perfezionamento del muro a filo del frontone del portico del battistero.


II. - La parte più antica del battistero non aveva decorazioni: le absidiole all’esterno hanno semplici cornici con due file di mattoni in aggetto (10): nelle nicchie rettangolari la cornice seguiva il frontone ma, inferiormente, vi dovevano essere due piccoli risvolti orizzontali alle estremità laterali: questi particolari mi pare si possano arguire dal poco che è rimasto (fig.53)Il tamburo aveva lesene angolari di un certo aggetto e cornice di mattoni eguale a quella ricordata (11).
L’interno è pure sprovvisto d’ornamenti.
Le colonne sono ottimamente conservate e d’ordine corinzio: sei sono scannellate e due liscie.
I piedestalli sottostanti sono terminati da una semplice tavola rettangolare.
Al centro dell’ottagono vi è un recinto ottagonale in muratura intonacato che probabilmente riproduce una disposizione antica ed in mezzo vi è una vasca ricavata da un’edicola romana cilindrica colla scritta:

VMBRENAE
A F POLLAE
DOXA LIB
T F I (12)

Le finestre, riconoscibili nel tamburo sono molto ampie e centinate superiormente.
La cornice del tamburo è formata da archetti pensili di rozza esecuzione e da una sovrastante cornice di nicchie a fornice con una ghiera verso l’esterno.
Queste opere sono frutto di una sopraelevazione al di sopra dell’antica cornice testé ricordata.
Il battistero aveva pavimento a mosaico del quale esistevano avanzi ancora nel 1590 e 1594 (13): ma ora non se ne può rintracciare nulla: il piano antico forse corrispondeva a quello dell’intercapedine che circonda la vasca battesimale ma non si può averne certezza.


III. - La storia del battistero segue da vicino quella del Duomo non è quindi il caso di ripetere quanto si è già detto a proposito di questo.
Il monumento fu rimaneggiato nel periodo romaninico quando fu costruita la cupola, chiusi i fornici d’ingresso laterale e rialzato il muro anteriore del nartece rinchiudendolo nella cinta del quadrilatero.
Dal ripostiglio già citato a notte dell’ingresso si ve dono, appunto sul muro di chiusura del fornice, tracce di un antico affresco coperto da un altro affresco del sec.XV rappresentante la Vergine col figlio tra due Santi.
Ulteriori restauri si ebbero nel periodo barocco.
Sei delle nicchie furono occupate da altrettanti gruppi di statue di terra cotta colorata rappresentanti scene della Passione di Cristo: contemporaneamente alle statue in questa stessa occasione furono eseguiti affreschi decorativi, modificate di forma alcune finestre e costruito il lanternino della cupola.
Il monumento appare ora quasi completamente circondato da fabbricati religiosi e nell’andito a notte dell’ingresso si vedono traccie di una cappella ovale barocca (14).
Data l’ubicazione che assicurava un intenso interesse religioso è naturale che nella zona siano state eseguite molte opere ma la struttura antica risparmiata anche dai vandalici ricostruttori dello scorso secolo è ancora intatta ed aspetta di poter esser liberata per apparire nelle sue forme venerabili.

»»» Nota supplementare

(1) La questione, talvolta sollevata, se in origine il battistero avesse all’esterno le nicchie chiaramente espresse oppure inchiuse in un blocco ottagonale di muratura come aveva rilevato OSTEN (tav. XIV) e come si vede nel battistero d’Albenga ed altrove, non ha ragione di esistere: dal piccolo cortiletto a giorno del battistero si vede ben chiaramente che le nicchie erano espresse anche all’esterno: eguale constatazione si fa dall’andito a notte dell’ingresso e dai sottotetti attigui. (Cfr. CASSANI in B. S.P. N. 1932, pag.495 ss.).
(2) L’estremità interna di una di queste mensole si scorge dall’interno di un andito laterale all’ingresso. Le mensole sono incastrate tra una nicchia e l’altra in punti cioè dove la muratura ha uno spessore grandissimo: e l’incastro è quindi forte e sicuro: il concetto di regger volte di sbalzo su mensole incastrate, già largamente usato dai Romani, è ottimo poiché le spinte sono più facilmente contenute dato che il punto di applicazione è portato più avanti.
(3) Nell’andito si scorgono ancora gli archi del muro frontale e dell’absidiola la muratura è rotta e guasta dove si attaccava la volta a botte coprente il passaggio, volta evidentemente contemporanea ai muri. Il diaframma di chiusura dell’arco verso l’atrio della basilica è dell’epoca romanica, quello dell’absidiola è di epoca posteriore.
(4) Si vede distintamente il frontone con la sua pendenza ma non è possibile scorgere tracce del tetto sul muro che separa il passaggio laterale da quello mediano. Questo muro è poi, almeno in parte, staccato dal frontone, il che farebbe pensare che fosse di costruzione posteriore: invece l’esame delle murature in mattoni sembra escludere quest’ipotesi.
(5) L’ipotesi di tre passaggi aperti va difficilmente d’accordo con la presenza nell’interno delle preziose suppellettili, usate in altri ben noti battisteri antichi. - VENTURI: Storia I, pag.108-109. Grisar. Roma alla fine etc. pag.335.
(6) Dal cortiletto a giorno si scorge chiaramente una lunga fessura orizzontale che separa le murature delle due epoche.
(7) La muratura del frontone del portichetto e del muro trasversale sono di questo tipo che è simile ai paramenti detti alla cappuccina secondo l’espressione moderna. Eguale è quello dell’absidiola attigua ma nella parte superiore pare vi siano stati dei restauri poiché alcuni mattoni sono più piccoli ed i giunti sono ripassati cosicché la superficie della malta risulta inclinata. In un punto o due del paramento del frontone vi sono alcuni frammenti di tegola disposti verticalmente, preludio ai paramenti a spina pesce in qualche altro punto si ritrovano anche ciottoli.
(8) Tali embrici misurano cm. 40 x 59. Il frontone del portichetto era coperto da lastre di cotto tuttora esistenti.
(9) Questa muratura non mostra grandi differenze di materiale con quella del tamburo sottostante sebbene dalla piazza antistante al Teatro Coccia sia ben chiara ed evidente la separazione fra la parte antica e quella più moderna della cornice: forse il tamburo fu restaurato esso pure quando furono rimaneggiate le murature estreme della parte superiore delle absidiole (cfr. nota 7)(fig.54).
(10) Le antiche cornici della parte inferiore si scorgono nell’andito già ricordato: quelle verso il cortiletto a giorno (fig.53)sono state intonacate posteriormente e ridotte a piani inclinati.
(11) Le cornici antiche furono tagliate a filo ma se ne scorgono le traccie (dalla piazza antistante al Teatro Coccia) lateralmente al piccolo campanile di S.Giovanni.
(12) SCARZELLO: Museo della Canonica, pag.78. L’edicola ha lo stile del III secolo.
(13) Cfr. RACCA: Del Duomo e del Battistero, pag.69, che ricorda gli atti di visita pastorali di MonS.Speciano (1590) e Bescapé (1594) in cui sono menzionati tali mosaici.
(14) Tale cappella fu costruita demolendo anche parte del muro dell’absidiola del battistero.

Immagini

fig.51. Novara: Battistero   Pianta

fig.52. Novara: Battistero   Interno

fig.53. Novara: Battistero   Esterno

fig.54. Novara: Battistero   Particolare del Tamburo

fig.55. Novara: Battistero   Sezione (Fassò)

Fonti:

NOVARA - Battistero - (nota supplementare)

Dopo la pubblicazione, dello studio sul Fonte novarese ho potuto eseguire un accurato sopraluogo durante certi lavori di riparazione dei tetti ed ho osservato parecchi dettagli che chiariscono meglio la struttura del monumento.
Sotto alle tegole attuali è conservata la copertura originale di embrici fissati sul rinfianco delle volte delle nicchie e la muratura, osservata da vicino, appare costituita, come si è detto, di mattoni romani di spoglio e spessi giunti di malta: le lesene angolari del tamburo sono abbastanza grosse e sporgenti (cm. 50 X 25 circa) e sono, in parte, intonacate con malta signina (impastata di coccio pesto).
Sono inoltre penetrato, attraversando il tetto poiché la volta è caduta, nel passaggio laterale (a giorno) del pronao, riconoscendolo identico, o quasi, all’altro: la copertura era a botte e se ne conservano ancora notevoli resti.
Ho rilevato anche tracce di una spalla in marmo nel muro di facciata cioè in quello verso oriente: la pianta della ricostruzione da me pubblicata va quindi modificata: i due passaggi laterali erano chiusi da porte verso il quadriportico.
Il confronto del nostro monumento con i battisteri coevi di Albenga e Frejus (1) , forniti di due passaggi paralleli fiancheggianti la nicchia dell’abside, mi ha persuaso che anche nel nostro caso, la nicchia mediana, quella dove si trova l’ingresso, doveva essere chiusa verso l’esterno e contenere l’altare.
La pianta pubblicata va quindi modificata anche in questo punto.
Non vi sono più, quindi, le incertezze che lamentavo nel mio studio precedente: il battistero era fornito di chiusure verso il quadriportico e conteneva l’altare nella nicchia orientale, come volevano le usanze cristiane e medioevali.
Il doppio ingresso era praticato appunto per non compromettere l’orientazione del piccolo presbiterio: non si può escludere che uno dei passaggi servisse poi all’ingresso dei neofiti e l’altro per l’uscita dopo la sacra funzione.
Allo stato attuale di cose non si può tracciare una pianta completa e sicura in tutti i dettagli: mi auguro che presto si facciano nel prezioso sacello quei prudenti tasti che ci illumineranno sulle dimensioni delle finestre e delle porte, sulla quota del pavimento e sugli altri punti ancora incerti.

(1) DE ANGELIS D’OSSAT: I battisteri di Albenga e Ventimiglia (in Boll. R. Deput. St. Patria Liguria Ingauna e Intemelia 1936).